Il tuo carrello

Buon compleanno, Internet: sono 25 anni che navighiamo

Oggi Internet compie 25 anni, perché era il 23 agosto 1991 quando la prima pagina di quello che sarebbe diventato “il Web” (questa qui) –>> http://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html

L’invenzione della “tripla doppia v” (il www che vediamo davanti alla maggior parte degli indirizzi dei siti) si deve allo scienziato inglese Tim Berners-Lee (sì, quello che adesso è fra i testimonial della… Tim ), che all’epoca lavorava con un contratto a termine per il Cern di Ginevra ed ebbe l’idea di creare uno spazio condiviso per restare in contatto con i colleghi: lo sviluppò insieme con il belga Robert Cailliau a partire dal 1989 (da qui il “bisticcio” delle date sul compleanno di Internet) e lo rese pubblico appunto nell’agosto del 1991.
– il primo “sito” registrato (anche se i siti ancora non esistevano, e nemmeno la Rete) risale al 15 marzo del 1985: è symbolics.com e appartiene a una ditta di Dallas che produce(va) computer;
– nel 1994 nacque Yahoo , che ora sta morendo sotto i colpi di Google e della concorrenza;

– nel 1995 nacque Amazon, il cui logo, con la freccia che va dalla A alla Z, significa che «qui puoi comprare tutto», appunto «dalla A alla Z»;

– il 1998 è l’anno dell’arrivo di Google (foto) , che oggi utilizza sino a 1000 computer contemporaneamente per risponde a ognuna delle nostre ricerche;


per altre informazioni cliccare qui

http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2016/08/23/AS2yJ8zD-navighiamo_compleanno_internet.shtml

Quando l’Apple era in Italia e gli Apple Store Italiani

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Olivetti, azienda fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, azienda che è stata una delle aziende più importanti al mondo nel campo delle macchine per scrivere, da calcolo e dell’elettronica. Un’azienda che nel 1965 (quindi quasi 10 anni prima di Jobs) aveva pensato il primo personal computer, una rivoluzione per la società di allora, il famoso P101, Programma 101,

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nato dalla mente dell’ingegnere Pier Giorgio Perrotto. Oltre che ad avere un disegno avveniristico, la P101 è stato il primo calcolatore commerciale ad essere digitale e programmabile, piccolo ed economico: il primo personal computer. Proprio in virtù di quel primato la HP ne comprò un centinaio di esemplari per poi uscire, in seguito, con un computer uguale. Per questo motivo, la celebre casa americana dovette risarcire 900 mila dollari all’azienda di Ivrea.

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Ricapitolando, avevamo le idee, avevamo il “know how”, avevamo la tecnologia ed eravamo 10 anni avanti agli americani. Ma la cosa più straordinaria era che, come poi ha fatto la Apple 20 anni dopo, l’Olivetti non faceva solo prodotti funzionali e sempre più indispensabili per le aziende, realizzava anche prodotti “belli” che venivano proposti in una chiave nuova, sotto la luce dell’ “italian design” che da sempre contraddistingue il Bel Paese. Ho scritto questa breve riflessione guardando alcune foto di quel periodo, guardando le vetrine, gli espositori, le luci e come venivano presentati i prodotti, che sono molto molto vicine a quelle degli odierni “store” della casa di Cupertino, con il piccolo dettaglio che sono stati realizzati con quaranta (!) anni d’anticipo.

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Purtroppo, poi, dopo una travolgente escalation di grandi idee, arriva alla guida dell’azienda, De Benedetti, un finanziere, uno che pensava a risanare e far soldi, uno a cui interessavano il valore in borsa e non gli investimenti sulla tecnologia e, pian piano, ha svenduto, svilito, depauperato, il VANTAGGIO enorme TECNOLOGICO che la casa di Ivrea aveva nei confronti del resto del mondo. Un vantaggio di immagine, di idee e di tecnologia, un vantaggio buttato nel cassonetto in cambio di un po’ di ricchezza. Quanta commiserazione per questi italiani privi di amor proprio, quanto dovremmo biasimare il sistema non MERITOCRATICO italiano che ha messo al vertice di grandi aziende persone che, quantomeno, e voglio essere buono, non erano all’altezza del loro compito.

Ma ora è così, ci siamo fatti rubare stile, idee e tecnologia, e ci siamo fatti colonizzare, anche con PC e telefoni.

Tuttavia, è bene ricordarlo, in un tempo lontano, ma non tantissimo, gli “Apple” store, erano quelli italiani della Olivetti.

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Credits: Foto del “Negozio Olivetti” di Venezia.

Articolo tratto da http://www.thomasscalera.it

Giocattoli in vendita online per ogni occasione

Vostro figlio vi mette in croce per trovare il giocattolo che ha visto nella pubblicità in televisione o a casa di un amichetto? Senza fare chilometri per le vie della tua città alla ricerca disperata di quello che cerchi, puoi visitare il sito web igiocattoli.net che offre una serie di giocattoli in vendita online per tutti i gusti. Da una ricca collezione di peluche ai modellini di auto e aerei per i maschietti, fino alle bambole e i giochi in scatola, sono tantissimi i giocattoli disponibili per essere acquistati con un semplice click e consegnati direttamente a casa. Gli addetti alla vendita di IGiocattoli.net sono esperti del settore dal 1958 e sono disponibili a dare consigli e idee per un eventuale regalo di compleanno o altre missioni. Inoltre, se sei alla ricerca di una soluzione particolare come i nostalgici giocattoli in legno o giochi da fare all’aperto, ci sono tantissimi prodotti che fanno al caso tuo. Oltre ai giocattoli intesi come tali, inoltre, c’è anche un ricco catalogo di biciclette, articoli sportivi, e articoli per organizzare e animare una festa nel miglior modo possibile.

Non impazzire a fare chilometri tra i negozi della tua città per trovare i giocattoli che tuo figlio ha visto nella pubblicità in televisione, affidati a www.igiocattoli.net oltre a trovare quello che cerchi hai anche modo di rispamiare un bel po’ di soldi sull’acquisto grazie alle tante offerte e prezzi scontati che 365 giorni all’anno vengono proposti da questo shop online del mondo dei giocattoli. Tutte le ultime uscite, i giochi più famosi e richiesti, le bambole, i peluche, le costruzioni, i modellini di auto e veicoli, i giochi in scatola, li puoi trovare tutti su iGiocattoli ad un prezzo davvero molto conveniente con la consegna rapida in 48 ore grazie alla sempre completa disponibilità di ogni articolo nel magazzino. Basta diventare matti per trovare il gioco giusto, accendi il computer o il tuo tablet vai sul sito, sfoglia le varie pagine del catalogo, metti nel carrello i giocattoli che ti servono ed in pochi click li riceverai direttamente a casa tua nel giro di un paio di giorni al massimo.

Nei negozi della tua città non sempre ci sono tutte le novità dal mondo dei giocattoli che tuo figlio vede in televisione nelle varie pubblicità, sul sito iGiocattoli.net invece hai modo di trovare tutteo quello che ti serve al miglior prezzo più basso e conveniente del mercato. In pochi click puoi scegliere tra gli oltre 3000 giocattoli sempre in pronta consegna, pagare comodamente con un bonifico bancario o con carta di credito e vederti recapitati i giocattoli che hai scelto direttamente a casa, ordinandoli stando comodamente seduti sul divano. Grazie allo shopping online potrai così fare un grossa sorpresa a tuoi figlio che non si aspetta di ricevere il tanto desiderato regalo. Non aspettare altro tempo, vai sul sito www.igiocattoli.net fai la ricerca tra le pagine del catalogo, metti tutto nel carrello ed acquista i giocattoli per i tuoi bambini, a tutto il resto ci pensa iGiocattoli con una consegna puntuale, rapida e precisa grazie alla professionalità che li contraddistingue da oltre 50 anni.

La Dichiarazione dei diritti in Internet, i diritti dell’uomo riconosciuti anche nel cyberspazio.

Lo scorso luglio 2015 è stata presentata la Dichiarazione dei diritti di Internet elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet. È possibile leggerla e scaricarla cliccando qui.

Era poco più di un anno fa quando la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha annunciato l’istituzione della Commissione di studio per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet, presieduta dal giurista Stefano Rodotà.

Il documento inizia con un preambolo che recita :

Internet ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni. Ha cancellato confini e ha costruito modalità nuove di produzione e utilizzazione della conoscenza. Ha ampliato le possibilità di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica. Ha modificato l’organizzazione del lavoro. Ha consentito lo sviluppo di una società più aperta e libera. Internet deve essere considerata come una risorsa globale e che risponde al criterio della universalità. […] I principi riguardanti Internet tengono conto anche del suo configurarsi come uno spazio economico che rende possibili innovazione, corretta competizione e crescita in un contesto democratico. Una Dichiarazione dei diritti di Internet è strumento indispensabile per dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale.

Un vero e proprio riconoscimento di come ormai Internet o più comunemente il Worl Wide Web sia una risorsa indispensabile per la crescita culturale e sociale di ogni individuo. Ed è opportuno che questa risorsa sia accessibile a tutti i cittadini, non solo italiani o europei, ma a tutti i cittadini di tutto il mondo.

Il documento è formato da 14 articoli. Di seguito vedremmo i 6 articoli, a mio avviso, più importanti ai quali porrò un mio breve commento.

Art. 1: Riconoscimento e garanzia dei diritti

Sono garantiti in Internet i diritti fondamentali di ogni persona riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dalle costituzioni nazionali e dalle dichiarazioni internazionali in materia. […] Il riconoscimento dei diritti in Internet deve essere fondato sul pieno rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza e della diversità di ogni persona, che costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti.

È chiaro che questo articolo mira a sottolineare come tutti i diritti riconosciuti all’uomo nel mondo reale valgono allo stesso modo anche nel cyberspazio.

Art.2 : Diritto di accesso

L’accesso ad Internet è diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. […] Le Istituzioni pubbliche garantiscono i necessari interventi per il superamento di ogni forma di divario digitale tra cui quelli determinati dal genere, dalle condizioni economiche oltre che da situazioni di vulnerabilità personale e disabilità.

L’articolo si focalizza chiaramente su uno dei problemi più sentiti nella società italiana, ovvero il Digital Divide. Quest’ultimo vede la notevole differenza che esiste tra chi ha accesso ad Internet e chi no, o peggio ancora tra chi usa i più moderni dispositivi atti alla navigazione ad internet tutti i giorni e chi non ne ha mai usato nemmeno uno.

Art.3 : Diritto alla conoscenza e all’educazione in rete

[…] Le Istituzioni pubbliche promuovono, in particolare attraverso il sistema dell’istruzione e della formazione, l’educazione all’uso consapevole di Internet e intervengono per rimuovere ogni forma di ritardo culturale che precluda o limiti l’utilizzo di Internet da parte delle persone. […].

Questo articolo ricalca in maniera ancora più dettagliata del precedente l’importanza di far sì che le istituzioni pubbliche possano garantire l’uso di internet. Viene sottolineato il ruolo delle scuole le quali hanno il compito di educare i ragazzi ad uno uso corretto di questa tecnologia che può nascondere insidie se non usata in maniera consapevole.

Art. 5 : Tutela dei dati personali

Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati che la riguardano, per garantire il rispetto della sua dignità, identità e riservatezza. Tali dati sono quelli che consentono di risalire all’identità di una persona e comprendono anche i dati dei dispositivi e quanto da essi generato e le loro ulteriori acquisizioni e elaborazioni, come quelle legate alla produzione di profili. […] I dati possono essere raccolti e trattati con il consenso effettivamente informato della persona interessata o in base a altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Il consenso è in via di principio revocabile. […]

Art. 6 : Diritto all’autodeterminazione informativa

Ogni persona ha diritto di accedere ai propri dati, quale che sia il soggetto che li detiene e il luogo dove sono conservati, per chiederne l’integrazione, la rettifica, la cancellazione secondo le modalità previste dalla legge. Ogni persona ha diritto di conoscere le modalità tecniche di trattamento dei dati che la riguardano. […].

Questi due articoli sono tra quelli più importanti del documento che tengono conto di uno dei primi problemi sorti quando internet è diventato di dominio pubblico e sono nate le prime aziende con l’obbiettivo di ottenere dei guadagni dall’uso di internet, ovvero la privacy degli internauti. Non a caso è entrata in vigore solo nello scorso giugno la normativa europea denominata Cookie Law che obbliga tutti i siti che fanno uso di informazioni dell’utente, per creare un profilo a scopi pubblicitari o statistici, di chiedere l’esplicita approvazione da parte dell’utente nel momento esatto in cui accede al sito web. Oltre all’approvazione ogni sito web deve informare l’utente sul meccanismo che viene usato per acquisire i dati dell’utente anche se trattati da terze parti.

Art. 11. : Diritto all’oblio.

Ogni persona ha diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei riferimenti ad informazioni che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza pubblica. Il diritto all’oblio non può limitare la libertà di ricerca e il diritto dell’opinione pubblica a essere informata, che costituiscono condizioni necessarie per il funzionamento di una società democratica. Tale diritto può essere esercitato dalle persone note o alle quali sono affidate funzioni pubbliche solo se i dati che le riguardano non hanno alcun rilievo in relazione all’attività svolta o alle funzioni pubbliche esercitate. […].

Quest’ultimo articolo che ho deciso di trattare si focalizza su un altro dei temi già affrontati negli ultimi anni, ovvero il diritto di ogni persona a non veder indicizzati, dopo una ricerca, siti web che possano riportare informazioni le quali la persone in questione non voglia vengano mostrate. È noto il caso che ha visto coinvolto il motore di ricerca più famoso al mondo Google a seguito seguito della sentenza Google Spain v AEPD and Mario Costeja González, in cui un avvocato spagnolo che aveva avuto dei problemi con dei creditori chiedeva venissero rimossi i link che riportavano al suo nome. In quella circostanza Google dovette eliminare tutti i link che comparivano nelle ricerche correlate all’avvocato spagnolo e che si riferivano alla sua vicenda. Da quel momento Google ha messo a disposizione un modulo per accogliere altre richieste simili.

Concludo affermando che il documento a mio avviso è un passo in avanti verso il riconoscimento di Internet come luogo in cui le persone vivono ed interagiscono ogni giorno. Negli anni il documento sicuramente verrà revisionato, modificato e migliorato. E si spera che questo sia il primo passo verso un dibattito sempre più approfondito e serio su quale sarà il futuro di questo mondo fatto di zero ed uno, di immagini, video e post che noi chiamiamo Internet ma che a me piace definire “Villaggio Globale”.

Realtà Virtuale : Matrix è vicina ?

Chi ha visto la trilogia di Matrix avrà familiarità con queste parole di Morpheus, uno dei protagonisti, :

“Ti interessa sapere di che si tratta? Che cos’è? Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. Sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri, sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è”.
 

Sebbene queste parole rievocano il noto Mito della Caverna di Platone, con queste parole Morpheus cercava di far capire a Neo, appena risvegliato dal mondo digitale quale è Matrix, che tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento altro non era che finzione. Una riproduzione digitale e niente più, solo una rappresentazione, codificata con 0 e 1, della realtà.

Questo film seppur in chiave un po’ fantascientifica, è stato il primo ad arrivare al grande pubblico e ad avere un enorme successo mettendo al centro dell’attenzione i “rischi”, che oggi possono sembrare remoti, di alienare l’uomo dalla realtà ed immergerlo in una mera rappresentazione digitale della stessa.

Si pensi ai social network, Facebook, Twitter o altri servizi web come Street View. Essi sono essenziali oggi nella vita di tutti i giorni. Ci permettono di comunicare con persone lontane da noi all’istante, ci permettono di conoscere posti lontanissimi senza esserci mai stati. Tuttavia ci sfugge che la realtà non è quella che vediamo dietro uno schermo, o meglio, è solo una rappresentazione, digitale appunto, della stessa. Una rappresentazione non tangibile.

La domanda che ognuno dovrebbe porsi è : Cosa ci riserva il futuro ?, Come si evolveranno questi strumenti ?.

Realtà Virtuale : Matrix è vicina ?
Realtà Virtuale : Matrix è vicina ?
È possibile essere informati su un determinato evento e sulla vita di un artista o cantante di cui siamo fan. È la riproduzione digitale di ciò che poco più di 10 anni fa le persone facevano, ma uscendo di casa. L’Oculus Rift in mano a Facebook, cercherà proprio di immergerci in un ambiente completamente simulato e quanto più simile alla realtà. Premetto che io non sono contrario a questo approccio a prescindere, sono contrario però al sostituire la vita reale con quella simulata. È importante pertanto sensibilizzare e rendere consapevoli gli internauti dell’utilizzo che ne fanno. Sono già molti quelli che sono diventati automi da tastiera (e detto da un informatico come il sottoscritto dovrebbe far riflettere).

La mia intuizione è questa, e vedremo tra qualche anno se avrò ragione, :

Tra meno di 15/20 anni l’uso di tecnologie per la realtà virtuale, come l’Oculus Rift, Samsung Gear VR, i sistemi ad ologrammi, o i prototipi di Google, saranno nelle case di tutti e influenzeranno totalemente la vita e le abitudini delle persone. Il problema sarà saper distinguere la vita virtuale da quella reale. E sarà importante far si che la prima non sostituisca la seconda, altrimenti Matrix da film di fantascienza diventerebbe la realtà e a quel punto tornare indietro diventerebbe molto difficile. Una volta che una tecnologia diventa di dominio pubblico ed entra nelle case e nalla vita quotidiana delle persone diventa praticamente insostituibile. Si pensi agli smartphone o ai computer, oggi pensare la nostra vita senza il loro utilizzo è impossibile. Bene è importante che ciò non accada anche con i sistemi di realtà simulata. Anche adesso, occore rendersi conto che la realtà è fuori dalle finestre colorate dei nostri smartphone.

I robot ti ruberanno il lavoro ma va bene così

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Voglio consigliarvi un libro. I robot ti ruberanno il lavoro ma va bene così di Federico Pistono, autore, imprenditore sociale, divulgatore scientifico, attivista, blogger e aspirante regista. Pistono esplora l’impatto che gli avanzamenti tecnologici hanno nella nostra vita, che sogna significa essere felici, e propone consigli su come evitare un collasso sistemico nella società.

State per diventare obsoleti. Credete di essere speciali, unici e insostituibili in tutto ciò che fate; vi sbagliate. Gli informatici hanno elaborato milioni di algoritmi che anche adesso, mentre parliamo, ‘girano’ su server sparsi in tutto il mondo, con un solo scopo: fare tutto ciò che gli umani sono in grado di fare, ma meglio. Questi algoritmi sono programmi “intelligenti”, che stanno permeando il substrato della nostra società. Sono in grado di prendere decisioni finanziarie, prevedere il meteo, ipotizzare quali Paesi dichiareranno guerra. Presto ci resterà poco da fare: le macchine prenderanno il sopravvento. Suona come una fantasia futuristica? Forse lo è: la comunità di pensatori, scienziati e accademici che vedono nell’avanzamento della tecnologia una forza dirompente, in grado di trasformare di qui a poco, e per sempre, il nostro intero sistema socio-economico, sta crescendo ma è ancora ristretta. Secondo loro, nel corso dei prossimi decenni lo spostamento dei carichi di lavoro verso le macchine e le intelligenze artificiale crescerà drasticamente. Tali cambiamenti saranno così radicali e veloci che il mercato non riuscirà a rispondere con nuove opportunità per chi ha perso il lavoro, rendendo la disoccupazione non solo una fase del ciclo, ma strutturale e cronicamente irreversibile. Sarà la fine del lavoro come lo conosciamo. Come cambierà la società? Che rapporto esiste tra la felicità e il lavoro? Come possiamo evitare un catastrofico collasso economico? Qual è il senso della nostra esistenza e come si fa ad essere felici?

I ROBOT TI RUBERANNO IL LAVORO MA VA BENE COSI’
Come sopravvivere al collasso economico ed essere felici

di Federico Pistono
Edizioni CreateSpace Independent Publishing Platform

Federico Pistono è autore, educatore scientifico, attivista sociale, blogger e aspirante regista. Ha scritto di scienza, tecnologia, comunità di Internet, intelligenza artificiale, e cambiamento climatico. Ha conseguito una laurea in Informatica presso l’Università degli Studi di Verona, e ha completato il corso online di Stanford su Machine Learning. Nel 2012 si è laureato presso Singularity University, NASA Ames Research Park, Silicon Valley, un programma speciale il cui scopo è risolvere i grandi problemi dell’umanità, sfruttando le tecnologie in crescita esponenziale. Parla regolarmente in occasione di eventi TEDx, scuole, e simposi in tutto il mondo. È fondatore e CEO di Esplori.


Recensione a cura di Carmine De Fusco

È un libro molto particolare. Federico sta trattando temi davvero nuovi. La terza rivoluzione industriale la respiriamo ogni giorno e spesso siamo ciechi. Il libro, seppur in alcuni contesti un po’ approssimativo racchiude in parole semplici il motivo per il quale il lavoro in futuro non dovrà essere visto come un obbligo ma come un piacere, l’avere delle macchine che faranno il lavoro al posto nostro potrà permetterci di dedicarci a cose più auliche. Chi vorrebbe passare tutta la vita in una fabbrica? a fare un lavoro monotono e noioso. Federico in questo libro fa intendere, anche seppur in maniera implicita, che dobbiamo renderci conto che da qui ai prossimi 10/20 anni ci saranno cambiamenti radicali, ed è giusto che sia così. Fa parte dell’evoluzione dell’uomo, dopotutto l’era della pietra non è finita per mancanza di pietre, ma perché c’è stato il progresso tecnologico. Il progresso tecnologico ci scivola addosso ogni giorno, lo teniamo sotto gli occhi quando prendiamo in mano i nostri smartphone e con un click riusciamo ad avere in tempo reale una notizia su fatti avvenuti pochi istanti prima dall’altra parte del mondo. L’automazione sta entrando nelle case così come i computer lo hanno fatto grazie all’intuizione che ebbero sia Bill Gates che Steve Jobs. Ad esempio, basti pensare che le stime parlano di un boom delle stampanti 3D entro la fine dei prossimi 3/4 anni. In questo modo invece di avere una fabbrica che crei 1 milione di oggetti al giorno, avremo 1 milione di persone che stamperanno ognuno ciò che vuole ogni giorno. Sarà un cambio radicale e questo non dovrà essere nemmeno visto come perdita di posti di lavoro dato che colui che prima lavorava per creare un oggetto con un macchinario, oggi sarà un designer che svilupperà il modello 3D, il quale sarà poi scaricato dall’utente. È solo l’inizio di un cambio radicale nelle nostre vita, e dovranno essere bravi sia i governi che i cittadini stessi a saper affrontare questa sfida. Consiglio questo libro a chi vuole avere una visione diversa, ed una speranza perché l’automazione è già iniziata e non bisogna farsi cogliere impreparati.

Carmine De Fusco è un informatico ed appassionato di tecnologia a 360°. Ha conseguito la laurea in informatica presso l’Università degli Studi del Molise, attualmente studia presso l’Università degli Studi di Salerno nel corso di Reti. In passato si è occupato di elaborazione delle immagini biomediche, attualmente invece sempre nel campo dell’Image Processing si occupa di Digital Image Forensics. Oltre gli studi informatici è appassionato di musica ed audio editing.

Link: Carmine De Fusco (LinkedIn)

Link: il Blog di Andrea De Luca

Per un pugno di click

Allegato di posta elettronica

Manuale del lettore informato nell’era dei social network

Negli istanti immediatamente precedenti il primo duello in assoluto della storia degli “spaghetti western” Clint Eastwood pronuncia la mitica frase a Filipero “prepara tre casse”. Era l’inizio degli anni ’60 e Sergio Leone cambiava per sempre la storia del cinema con Per un pugno di dollari. Un titolo emblematico che attirò al cinema milioni di spettatori desiderosi di evadere dal quotidiano, pronti a cercare refrigerio nel selvaggio west cinematografico. Ebbene, proprio come Joe decide di vendersi, per un pugno di dollari, alle due famiglie rivali nel film di Sergio Leone, così l’informazione ai tempi del social decide di vendersi Per un pugno di click. Provo a spiegare meglio come funziona la nuova legge non scritta dell’informatore moderno che può, attraverso internet, mischiare abilmente l’informazione con la pubblicità, in un’apologia dell’opinione che si trasforma, nel migliore dei casi, in una parzialità non dichiarata e nel peggiore in un evento da social network.

Facebook, Twitter e Google Plus riescono a mobilitare centinaia di informazioni, personali o meno e la nuova informazione non poteva rimanerne indifferente. Anche i grandi sistemi informativi si sono dovuti adattare al vincolo temporale che internet (e ancor di più i social network) impongono e così il senso dello scoop che un quotidiano poteva dare va a scontrarsi con le migliaia di siti che anticipano il tutto, il telegiornale delle 20 su quello che un tempo era il Primo Canale, viene sempre più soppiantato da Repubblica.it, Ansa.it, Gazzetta.it, dall’App di Tgcom, o magari soltanto dai bravi giornalisti di SkyTg24, in diretta sempre e comunque. Ma certo, se fosse solo questo, non si potrebbe rimproverare all’informazione di aggiornarsi in tempo reale. Si pensi allo sport e all’ormai rimpianta Serie A di Calcio di un tempo, quando si attendevano le 18 della domenica per vedere Novantesimo minuto con tutti i gol in un’oretta. Ormai l’informazione è in tempo reale e l’utente è anche disposto a pagare per vederla. Fin qui tutto bene (proprio come nel film L’Odio di Mathieu Kassovitz in cui Hubert dice: “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: <Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.> Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.”. L’atterraggio di questa assurda vicenda in cui è caduta, come vittima e carnefice, la nostra informazione è quello di dover ottenere dei clic sui propri portali per ottenere pubblicità. Per fare in modo che i naufraghi del mare di internet, tra malware e popup, decidano di cliccare sulle loro pagine i moderni giornalisti, figli del copia e incolla, (e magari anche di una buona donna) decidono di condividere il link che contiene la pagina con la notizia da leggere con tanto di titolo e immagine collegata. Qui entra in gioco la nuova tecnica che tanto attanaglia il lettore che si trova alla base della piramide del sapere incagliato tra informazione e scorrettezza di chi ha necessità di aver quel pugno di clic in più del blog rivale, affinché l’imprenditore di turno possa dargli il pane per altri 20 giorni.

Come attirare il naufrago medio del mondo dei social network? Promettendo di dargli qualcosa in più, un po’ tipo il 3×2 al supermercato, o la raccolta punti dei distributori di benzina. Come può la stessa notizia attirare più lettori possibili? Con due sistemi: uno che riguarda l’immagine da allegare all’articolo, spesso fuorviante e fuori luogo, e l’altro che riguarda un titolo generico, falsato, tagliato e perché no anche esagerato. Così quello che su un quotidiano locale che si rispetti sarebbe stato un banale tamponamento, sul nostro portale di pseudo notizie diventa tutt’altro. Proviamo ad immaginare che il titolista del Corriere di Roma possa aver trattato la notizia così “Paura per un incidente in Via Napoli” con un occhiello che racconti “Il tamponamento è accaduto alle 13 di ieri” e un catenaccio che continui: “Lievemente ferito l’autista della Fiat Punto”. A tutto questo, il giornalista che ha scritto con calma la notizia, avrebbe aggiunto nel migliore dei casi una foto dell’incidente, o magari una più generica della strada in cui è avvenuto. Sul link che ha bisogno di centinaia di clic per sopravvivere ancora un po’ la notizia diventa: “INCREDIBILE! Un ferito nell’incedente avvenuto in via…” con tanto di foto di un’auto capovolta. A quel punto anche il più avveduto dei naufraghi sarà portato a scegliere di cliccare, attratto dall’immagine, o magari dal titolo, o peggio ancora dalla parola “incredibile”. Qualcuno si chiederà quale sarà poi il contenuto dell’articolo. La risposta è semplice: poche righe scritte male, magari sbagliando i congiuntivi, confondendo palatali e dentali, dimenticando h e accenti qua e là. Eppure dal momento in cui il povero naufrago avrà cliccato, magari anche solo per curiosità, magari anche solo per dire che quell’articolo fa schifo, il nostro pseudo informatore avrà guadagnato il proprio pane quotidiano. Ma proviamo ad analizzare l’esempio di cui sopra: INCREDIBILE è l’amo a cui abbocca il nostro naufrago, ma può essere sostituito anche da ESCLUSIVO, ASSURDO, DA NON CREDERE, E’ SUCCESSO DAVVERO, e così via. Si tratta di una serie di parole che da sole descrivono la falsità della notizia. Se prendessimo un qualunque dizionario di lingua italiana, o magari anche solo se cercassimo sui vari dizionari online, il significato delle parole appena scritte ci imbatteremmo in una serie di spiegazioni che riguardano un qualcosa che poco ha a che fare con l’incidente in questione. Sul sito www.treccani.it: “incredìbile agg. [dal lat. incredibĭlis]. – 1. Non credibile, difficile a credersi. In che maniera il nostro banale incidente è difficile a credersi?

esclusivo agg. [dal lat. mediev. exclusivus, der. di excludĕre «escludere»]1. Che tende a escludere o ha forza di escludere: clausola e.; diritto e., che compete a una sola persona o ente, escludendo tutti gli altri dall’esercizio del diritto medesimo; modello e., lo stesso che modello in esclusiva. Riferito a persona, che afferma o giudica troppo recisamente, ritenendo buone soltanto le opinioni proprie e fallaci quelle altrui: non si può ragionare con lui, è troppo esclusivo. 2. Nella logica, proposizione e., la proposizione velatamente composta (equivalente cioè a due proposizioni) che attribuisce il predicato a un soggetto e a quello solo: per es. «non c’è che un Dio»; frase che equivale a due proposizioni: «c’è un Dio» e «non ce ne sono altri». 3. Sul modello dell’ingl. exclusive, riferito ad ambiente (circolo, club, ecc.) la cui frequenza è limitata a determinate persone, di solito a persone particolarm. agiate o raffinate. ◆ Avv. esclusivaménte, escludendo tutto il resto o tutti gli altri, in modo assoluto, solamente, unicamente: l’ingresso è riservato esclusivamente ai soci. …” qui ci si imbatte in ben tre significati diversi ma quello che ci interessa riguarda il fatto che la notizia del banale incidente su via Napoli il nostro cacciatore di click la sta spacciando per unica. Per rendere l’idea, nel giornalismo deontologicamente corretto, Esclusivo significa “che ho solo io”. Per parlare di Gossip ad esempio, le foto del matrimonio di George Clooney sono state vendute, in ESCLUSIVA, per la modica cifra di cinque milioni di dollari alla rivista Vogue. Il noto periodico potrà, senza ombra di dubbio, titolare: ESCLUSIVA, Tutte le foto del matrimonio dell’anno. Per non parlare di ASSURDO o DA NON CREDERE e via dicendo.. Peggio di tutte è la frase di apertura E’ SUCCESSO DAVVERO, come se si volesse dire tutto quello che vi hanno detto fino ad oggi era fantasia, ma questa no, questa è successa davvero.

Altri sceglieranno di cliccare per vedere l’immagine dell’auto capovolta trovata su Google Immagini e magari firmata con tanto di copyright come se appartenesse al sito. Qui c’è poco da commentare: l’immagine è falsa. Situazioni similari accadono con altre immagini, che spesso richiamano a qualcosa di sessuale, di più o meno spinto. Quasi sempre senza contenuti reali coerenti con quanto annunciato. Immaginiamo una foto di una giovane donna in costume e il titolo: “INCREDIBILE. Guardate cosa è accaduto a questa ragazza, ha preso..” Con questo titolo e quella foto chissà quale richiamo al sesso si immagina e magari ha ricevuto (preso) un premio, o ha contratto (preso) una malattia. Altri ancora potrebbero decidere di cliccare sul link per capire in quale via è accaduto l’incidente, o magari, se il titolo fosse stato ancora più cattivo, in quale città è accaduta la tragedia. Non di rado infatti si trovano titoli del tipo: “ASSURDO. Muore a 20 anni Antonio..”. In questo caso il nostro cacciatore di click ha giocato con la vita di un ragazzo nel tentativo sbilenco, ma magari riuscito, di far venire la curiosità di cliccare per sapere dove è accaduto e il cognome del ragazzo, d’altro canto chi non conosce un Antonio?. Si potrebbe continuare a lungo con esempi anche di quotidiani importanti che si sono aperti ai social network. Per esempio alle ore 20 del 2 ottobre 2014 un noto quotidiano nazionale, attraverso il suo profilo facebook pubblica questo link:

Qualora il nostro naufrago decida di cliccare troverà un titolo:

Incredibile!

Non sa di avere un tumore al seno fino a quando il suo cane…

Allegato di posta elettronica

Per poi leggere un articolo che nell’incipit recita:

“Scopre di avere il cancro al seno grazie al suo cane che le salva la vita. Allison Powell da qualche mese aveva notato una strana attenzione da parte del cane verso il suo seno sinistro. L’animale sfregava ripetutamente il muso sempre nello stesso punto, così Allison si decise a fare una visita. Alla 48enne londinese è stato diagnosticato un cancro della mammella in stadio precoce. «Credevo volesse solo attirare la mia attenzione», racconta la donna parlando del suo labrador…”.

Ovviamente l’esempio citato serve solo a ribadire, una volta ancora, che si può essere fuorviati da titoli e immagini utilizzati da chi è in cerca di clic con un sistema che di per sé non può essere condannato, ma che necessita una maggiore consapevolezza da parte di chi naviga su internet ed in particolare utilizza i social network.

Quali consigli dare ad un utente medio? Questa è una domanda da un milione di dollari, ma se c’è un dato di fatto che la comunicazione moderna ci ha insegnato è quello di non credere agli specchietti per le allodole. In pratica potrebbe essere una buona consuetudine non lasciarsi attrarre da titoli troppo esagerati, ma non precisi, da foto poco chiare. Solo non cliccando su link che rimandano a notizie poco circoscritte, talvolta poco precise, peggio ancora che tendono a sfruttare tragedie, si può provare a far ritornare la deontologia giornalistica a quello che sarebbe se solo questo mestiere non fosse in balia di tutti. Certo attira meno “Paura per un incidente in Via Napoli” che non “INCREDIBILE! Un ferito nell’incedente avvenuto in via…” con tanto di foto di un’auto capovolta. Eppure va detto che non ci sono vie di mezzo: il lettore è chiamato, più che mai oggi, a selezionare, e, atto ancora più complesso, a selezionare prima ancora di leggere l’articolo o meglio di cliccare sul link che apre la pagina che permette di finanziare il sito. A tutto questo va aggiunto anche che in genere un portale che tende a cadere in tale sistema è recidivo e, pertanto, qualora si riconosca il sito, come quello che in una precedente occasione ci ha mostrato una notizia falsa, falsata, tendenziosa o anche solo strana, magari ovvia, già sentita o già vista, è forse il caso di evitare di ricadere nel tranello, di evitare di aprire la pagina a cui è collegato il link. Solo in tale maniera, con un numero di clic limitato o pari a zero, il giornalista o il direttore che si nasconde dietro quella pagina potrà scegliere se chiudere il proprio sito o magari provare a seguire una linea deontologica maggiormente aderente al mestiere. A questo punto non si può non chiudere con una considerazione valida sempre e comunque, non fidarsi di chi non si firma, di chi non dichiara pubblicamente la propria identità e la propria storia, di chi fa parlare sempre solo una parte o di chi si scaglia sempre e solo contro un determinato personaggio o una fazione. Nessuno pagherebbe una bolletta ad un’azienda che non si identifica o leggerebbe un libro senza titolo, perché un lettore dovrebbe scegliere di finanziare senza volerlo, attraverso il proprio click, un notiziario scorretto?

Per concludere ancora in maniera cinematografica si dirà che Al Pacino, abilmente diretto da Oliver Stone e doppiato da Giancarlo Giannini in uno spogliatoio pieno di atleti da motivare dice: “Ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini. (Tony D’Amato)”. Quando uomini raccontano storie di uomini dovrebbero dotarsi di onestà e buon senso, qualora un lettore si renda conto che ciò non sta avvenendo nel modo giusto, è il caso di evitarlo in futuro. Magari si sta vincendo la guerra dei click, ma non la si sta vincendo da uomini.

Ognuno insomma tenta di sopravvivere e proprio come in Alive, il film in cui i sopravvissuti di un disastro aereo si mangiano a vicenda, qui i cannibali della notizia la vomitano via in preda ad un anoressico cannibalismo che richiama alla tribalità. Tutto comunque per un pugno di clic, per una fresca condivisione del link da parte del naufrago di turno. Già perché l’aspetto più tetro di tale enorme rito è che l’ignaro navigatore, convinto di approdare nel continente della vera informazione, naufraga nell’isola di Alive in cui Per un pugno di dollari un falso giornalista ti vende, Ogni maledetta domenica, la sua naturale propensione al falso, al tendenzioso e all’esagerato.