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Cine-Concerto di Harry Potter a Roma!

L’Associazione Orchestra Italiana del Cinema è lieta di annunciare in prima nazionale il Cine-Concerto Harry Potter e la Pietra Filosofale che si terrà nei giorni 2, 3 e 4 dicembre 2016 presso l’Auditorium Conciliazione di Roma.

Il film-concerto di Harry Potter è un’altra fantastica esperienza tratta dal mondo magico di J.K. Rowling: la prima opera della serie, realizzata nel 2001 e nominata per sette BAFTA e tre premi Oscar, tra cui Miglior colonna sonora originale al 74° Academy Awards, segna ora il debutto della “Harry Potter Film Concert Series” un tour mondiale di Cine-concerti lanciato da CineConcerts e Warner Bros. Consumer Products a partire dallo scorso giugno e che ha già fatto registrare il sold-out all’Hollywood Bowl e in tutti i più importanti teatri in cui è stato annunciato.

Il tour italiano, che vedrà coinvolti sul palco 80 musicisti della OIC, mostrerà al pubblico degli appassionati potteriani l’ambizioso progetto di riformattare ogni pellicola della saga, in funzione del format “Cine-Concerto”. La formazione eseguirà dal vivo la straordinaria colonna sonora del premio Oscar John Williams, in sincrono con le immagini, i dialoghi e gli effetti speciali del film proiettato su uno schermo in alta definizione di ben 12 metri. I biglietti per Harry Potter e la Pietra Filosofale saranno in vendita a partire dal XXXX sul sito www.ticketone.it

A dirigere l’Orchestra sarà Justin Freer, acclamato specialista del genere “film with live orchestra” nonché presidente e produttore della CineConcerts: “La serie di film di Harry Potter è uno di quei fenomeni culturali che capitano una volta nella vita e che continuano a deliziare milioni di fan in tutto il mondo. È con immenso piacere che offriamo, per la prima volta in assoluto, l’opportunità di ascoltare la premiata colonna sonora eseguita dal vivo da un’orchestra sinfonica, il tutto mentre l’adorato film viene proiettato in simultanea sul grande schermo. Sarà un evento indimenticabile”.

Per Brady Beaubien, co-produttore dell’intero progetto “Harry Potter è sinonimo di euforia in tutto il mondo. Speriamo che, eseguendo questa musica incredibile in simultanea con il film intero, il pubblico si diverta a fare ritorno in questo mondo e a riconfrontarsi con le tante, magnifiche personalità e avventure che lo abitano.”

Così Marco Patrignanipresidente dell’Orchestra Italiana del Cinema e produttore dello spettacolo in Italia: “Siamo orgogliosi di portare in Italia questa nuova e straordinaria forma di spettacolo rappresentata dal Cine Concerto. Il ruolo della musica nel film è determinante e questa è un’occasione unica per scoprire come il talento di un grande compositore come John Williams possa contribuire al successo di un’opera cinematografica. E’ altresì straordinario poter ammirare i singoli musicisti mentre creano un unico grande suono e scoprire i colori e le suggestioni che ogni strumento è capace di creare in relazione a ogni momento del film. Harry Potter è una delle opere editoriali e cinematografiche di maggior successo della storia e credo che questo cine-concerto possa rappresentare una occasione imperdibile per tutte le età, di rivivere o scoprire, dall’inizio, questa appassionante avventura e lasciarsi trasportare dalla magia della musica.

CineConcerts è una delle maggiori società produttrici di esperienze musicali dal vivo accompagnate da mezzi visivi. Fondata dal produttore e direttore d’orchestra Justin Freer e dal produttore e scrittore Brady Beaubien, ha intrattenuto milioni di spettatori in tutto il mondo grazie a presentazioni musicali che ridefiniscono l’evoluzione delle live performance. Alcune delle recenti esperienze di musica dal vivo includono Il gladiatore, Il padrino, La vita è meravigliosa, DreamWorks Animation In Concert,Star Trek: The Ultimate Voyage 50th Anniversary Concert Tour e Colazione da Tiffany. Justin Freer è diventato in poco tempo uno dei direttori di colonne sonore più ricercati, con un lungo elenco che va dai grandi live sinfonici alle proiezioni olografiche. Ha fatto la propria comparsa in alcune delle maggiori orchestre del mondo, incluse la Chicago Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra, la New York Philharmonic, la Philadelphia Orchestra, la Philharmonia Orchestra, la San Francisco Symphony e la Sydney Symphony Orchestra. Dalle proiezioni di film con orchestre dal vivo agli eventi sportivi con musiche interattive, fino alle programmazioni di vacanze in ambientazioni originali 3D, CineConcerts si trova in testa all’intrattenimento dal vivo.

Casagiove, Artestate 2016: la strana coppia, Frank Gambale e la Cracking Art.

Una serata all’insegna del’arte e della musica è stata quella di ieri, 12 settembre a Casagiove, in compagnia degli artisti della Cracking Art, Alex Angi e Kicco, che attraverso l’invasione di una splendida location, il Quartiere Borbonico, hanno mostrato al pubblico come sia possibile cambiare le regole dell’arte, tramutando la plastica, un materiale riciclabile, in graziosi animaletti colorati, che appunto invadono le nostre città, strade, piazze, musei e monumenti, contaminando l’ambiente urbano. Le sculture sono state collocate lì proprio in occasione del Festival Artestate, già famose per esser state installate alla Reggia di Caserta, hanno suscitato la curiosità di grandi e piccini. Ma l’arte genera arte, e la città si infiamma al ritmo del rock del chitarrista australiano Frank Gambale, supportato dalla Ciro Manna Band, composta da quattro giovani musicisti, Ciro Manna, Antonio Muto, Marco Galiero e Alessandro Scialla, che hanno letteralmente incantato tutti con il loro sound, la loro armonia e la loro voglia di trasmettere un amore sconfinato, quello per la musica. Frank Gambale, di origine italiane, ha intrattenuto e divertito la platea, con piccoli aneddoti e ovviamente le sue canzoni. Affascinato dalla bellezza del sud Italia e divertito dagli animaletti colorati, specialmente da un pinguino verde unitosi alla band, ha saputo raccontare la sua anima rock e far innamorare l’intera folla.

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Un agosto a ritmo di Festival in giro per l’Europa

 

Questo ultimo scorcio d’estate è ricco di eventi e di festival, in tutta Europa musica cinema e arte in festa animano sere e serate, pomeriggio e giornate. C’è di tutto e per tutti i gusti, ovunque dall’ultimo paesello d’Europa alla metropoli più estesa.

Sul web si possono avere dei suggerimenti utili sui festival a cui andare nei prossimi giorni, ma per trovare un sito ricco e completo di informazioni bisogna guardare questa pagina del Comune di Torino. La pagina sintetizza e illustra tutti i festival di questi mesi estivi in modo da aiutare i turisti a selezionare il festival di proprio gradimento.

Nella bella e dolce Norvegia dal 9 al 13 agosto è tempo di Oya Festival che come sempre si svolge all’interno del Toyen Parken di Oslo, musica eccelsa con esibizioni esclusive, sul palco questo anno PJ Harvey, Massive Attack & Young Fathers, Anohni: Hopelessness, New Order, Eagles of Death Metal, Highasakite, Foals, Jamie XX, Jason Isbell, Mastodon, M83, The Last Shadow Puppets, The Avalanches, Skepta e molti altri.

Anche il Dreambeach festival di Cueva del Almanzora dall’11 al 14 agosto è inserito in questa lista e ha anche prezzi contenuti che partono da un minimo di 24 euro per una giornata. Uno dei più famosi concerti di musica elettronica in Spagna ospiterà diverse star come 50 Cent, Alvaro Sanchez, Benny Page, Ramon Basso.

In Austria invece a Saint Polten al Green Parkdal 17 al 20 agosto, per un minimo di 65 euro si potranno sentire i Bastille, Boys Noize, Jack Garratt, M83, The Lumineers, Walking on Cars, Haim, Foals, The Last Shadow Puppets, Coasts e moltissimi altri.

Nel Regno Unito invece i festival si rincorrono nel penultimo weekend di agosto l’Hylands Park a Chelmsford e il Weston Park nel South Staffordshire con tanta bella e bona musica come quella di Justin Bieber, Sia, Faithless, Bastille, Jess Glynne, James Morrison, John Newman, Fligh Facilities.

Ma le idee non terminano qui, l’Europa è un tripudio di festival ed eventi durante questo mese di Agosto così come mostrato da questa guida di GoEuro che illustra i migliori 100 festival di tutta l’estate. In questo studio si ha un’idea chiara dei prezzi complessivi e della location, recensiti per categorie come numero di persone e i festival più adatti per le famiglie.

In Inghilterra non si può perdere il Creamfield con una line up senza paragoni che passa da Ben Gold a Sam Divine. Il festival inizierà il prossimo 25 agosto e terminerà il 29 agosto con un prezzo minimo di 95 euro per una sola giornata.

Se si ha la possibilità un’altra delle tappe più amate è il Sonus Festival dell’isola di Pag nella bella Croazia, che accadrà dal 21 al 25 agosto. Il prezzo va da un minimo di 25 Euro per partecipare alle feste in barca fino a prezzi di 200 euro per partecipare ai veri e propri concerti con Azimute, Enzo Siragusa, Ricardo Villalobos, Sonja Moonear tanti altri per un programma da sogno.

Lo Sziget Festival di Budapest è il più grande festival di questa lista con una capienza circa di 441.000 persone dal 10 al 18 agosto e con un prezzo giornaliero di 65 euro. Il festival ospiterà anche gli artisti più rinomati come Rihanna, i Chemical Brothers, Manu Chao, Muse, David Guetta e Hardwell.

In Olanda invece dal 27 al 28 agosto è tempo di Mysteryland che ha un prezzo base di 62,5 euro. Un weekend dedicato al meglio della musica con artisti quali Frokack, Diplo, Bekjk, Dave Clarke, Martin Garrix e tanti altri con il loro immenso programma e la loro musica.

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Ruvido e graffiante: Ivan Graziani, ‘Il Chitarrista’ di Dio

Chitarra graffiante, unica. Ivan Graziani manca immensamente alla musica italiana. Il “chitarrista” per eccellenza è protagonista indiscusso della musica italiana. Un cantautore “ruvido” capace però di innovare il rock italiano. Tra i principali virtuosi della chitarra, Ivan Graziani muove i primi passi a metà anni ’60 con la band “Anonima Sound” con i quali incide i primi 45 giri e partecipa al “Cantagiro”. L’album del debutto da solista è “La città che vorrei” del 1973 al quale seguono “Desperation” e Tato Tomaso’s Guitars” (quest’ultimo omaggio al figlio appena nato Tommaso).Ivan_Graziani 1 In quegli anni Graziani collabora come turnista e autore con numerosi gruppi e cantanti affermati. Tra le collaborazioni principali figurano quelle con Herbert Pagani, la PFM-Premiata Forneria Marconi, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Antonello Venditti. In scuderia con l’etichetta “Numero Uno”, Ivan inizia ad ottenere i primi successi personali con l’album “Ballata per quattro stagioni”. Il successo vero arriva però con la canzone “Lugano Addio” e “I Lupi”. L’anno seguente esce “Pigro” che contiene oltre al brano omonimo anche “Monna Lisa”, “Paolina”, “Gabriele D’Annunzio”. Segue il primo vero tour in giro per l’Italia. Nel 1979 esce “Agnese dolce Agnese” che contiene perle quali “Taglia la testa al gallo”, “Fuoco sulla collina”,Ivan-Graziani 2 “Dr. Jekyll & Mr. Hyde” e “Canzone per Susy”. Nel 1980 esce l’album “Viaggi e intemperie” che contiene il brano “Firenze (canzone triste)” considerato il suo più famoso successo. Seguono gli album “Seni e coseni”, il live “Parla tu”, e “Nove” con gli arrangiamenti di Celso ValliIvan-Graziani 4 considerato da Ivan il suo album più bello. Intanto nel 1985 aveva partecipato al Festival di Sanremo con il brano “Franca ti amo”. Tornerà a Sanremo nel 1994 con la canzone “Maledette malelingue” (etichetta Carosello). Nel 1991 usciva l’album “Cicli e tricicli”. Poi a soli 57 anni,ivan_graziani5 stroncato da un tumore, Ivan Graziani muore. L’artista, originario di Teramo, fu seppellito insieme alla sua amata Gibson. “Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista” recita uno dei suoi versi più famosi. E un occhio di riguardo poteva anche averlo nei confronti del pubblico lasciandoci godere ancora della bravura e della musica di Ivan. In fondo però resta sempre nei nostri cuori con la sua chitarra, consegnato all’immortalità.ivan-graziani 3

Il 2016 è l’Annus Horribilis della Musica, addio al grande Prince

E’ davvero un “Annus horribilis” il 2016 per la musica. Da pochi giorni ci ha lasciato un altro grande artista: Prince. Sulla sua morte aleggiano ancora dei misteri, le indagini sono in corso per stabilire le cause effettive del decesso del cantante simbolo degli anni ’80. Prince è solo l’ultimo di una serie di recenti gravi lutti nel mondo della musica.prince 1 L’anno nero si era aperto con la scomparsa del “Duca Bianco”, David Bowie. Pochi giorni prima era morto Michel Delpech noto cantante francese degli anni ’60. Glenn Frey storico componente e fondatore degli “Eagles” (celebre la sua “Hotel California”), Paul Lorin Kantner membro dei Jefferson Airplane e fondatore dei Jefferson Starship, Dan Hicks (Daniel Ivan Hicks), il brasiliano Naná Vasconcelos, gli statunitensi Ernestine Anderson, Steve Young, Billy Paul, il celebre sassofonista argentino Leandro “Gato” Barbieri, ( suo l’assolo in “Sapore di sale” di Gino Paoli e la colonna sonora del film “Ultimo tango a Parigi), fino al nostro Gianmaria Testa (cantautore italiano molto conosciuto e amato in Francia): sono tutti morti in questi primi mesi del 2016. E infine l’ultima tragica notizia della scomparsa di Prince Rogers Nelson. Il nome Prince deriva dal nome della band dove il padre suonava, ovvero i “Prince Rogers Trio”. Polistrumentista ma in particolare ottimo chitarrista, Prince inizia la sua carriera nel 1978 con l’album “For you” che gli vale il titolo di nuovo Stevie Wonder. Il successo mondiale arriva nel 1984 con il brano “Purple Rain” , pietra portante della colonna sonora dell’omonimo film che riceverà non a caso il premio Oscar.prince 3 Il film e la canzone suscitarono all’epoca non poche polemiche negli Stati Uniti per le frasi spinte in essi contenute (da qui nacque il logo “Parental Advisory – Explicit Lyrics” (“Avviso per i genitori: contiene testi espliciti”), impresso sulle copertine di ogni album con contenuti ritenuti “delicati” per i minori). Altro grande successo l’anno seguente, nell’85, con Around the World in a Day che contiene brani come Paisley Park e Raspberry Beret. Seguirono poi le famose collaborazioni con il leggendario trombettista statunitense Miles Davis che definì Prince il nuovo Duke Ellington. Seguiranno tour e concerti in tutto il mondo e la collaborazione all’album Like a Prayer di Madonna. Gli anni ’90prince 2 vedono un durissimo contenzioso tra Prince e la sua casa discografica, il colosso Warner Bros che in realtà è proprietaria dei “masters” e del nome “Prince”. Il cantante si farà chiamare verso la fine degli anni ’90 “The Artist” (uno dei tantissimi pseudonimi utilizzati dall’artista nella sua carriera) proseguendo il contenzioso con la “sua” casa discografica. In questi anni Prince pubblica altri capolavori assoluti: Sexy Mf, Damn U, The Continental, 7, Chains O’ Gold, The Sacrifice of Victor. Successivamente pubblica l’album Newpower Soul, firmato dai New Power Generation, che esce per la casa discografica EMI corredato da una traccia nascosta: Wasted Kisses, canzone dedicata al figlio morto. Nel 2004 in occasione del ventennale dall’uscita di “Purple Rain”, Prince pubblica l’album Musicology. Poi ancora concerti e tour mondiali e tanti altri album e brani che vedono Prince sempre nelle prime posizioni delle classifiche internazionali.prince 4 Nel 2010 esce “20ten”, Nel 2014 esce con due album, “Plectrum Electrum” firmato con la banda di appoggio 3rdeyegirl e “Art Official Age” (quest’ultimo primo album non interamente prodotto da Prince). Il 21 aprile scorso il triste epilogo di una carriera artistica superba: Prince viene ritrovato senza vita in un ascensore all’interno del complesso di Paisley Park, sua residenza situata a Chanhassen alle porte di Minneapolis, all’età di 57 anni. La causa della morte è inizialmente attribuita ad un’overdose di oppiacei.prince 5 Nei giorni seguenti si diffonde l’indiscrezione secondo la quale l’artista sarebbe morto per complicazioni derivanti dall’AIDS contratta nei primi anni ’90. Ai fan di tutto il mondo resterà un patrimonio musicale unico dovuto alla fusione di diversi stili come funk, rock classico e pop, ma anche rap e rock sinfonico, senza dimenticare le influenze della dance rock, della disco music e perfino della musica psichedelica.

AC/DC: la band senza voce. Una storia ad alto voltaggio

Senza voce. Ancora una volta uno dei gruppi più importanti della storia della musica Hard Rock, Heavy Metal rischia di perdere la propria voce solista. Gli inossidabili AC/DC infatti potrebbero perdere Brian Johnson il quale sta “perdendo” la voce. Il grave disturbo alle corde vocali che l’ha colpito potrebbe costringere Johnson a lasciare gli AC/DC dopo oltre 30 anni di carriera. Brian infatti divenne la voce solista dopo la scomparsa prematura del primo storico cantante della band australiana: Bon Scott. acdc6Sembra una maledizione. Voci graffianti, rudi, perfette per il “credo” musicale della band. In attesa di conoscere l’eventuale sostituto di Brian è doveroso ripercorrere la storia di una delle band più conosciute al mondo. Innovatori, ribelli e anticonformisti per eccellenza, gli AC/DC nascono ad opera dei fratelli Young. La famiglia di origine scozzese (tutti i componenti degli AC/DC sono di origine britannica) si trasferì in Australia per motivi economici e qui svilupparono la loro passione per la musica Angus e Malcom Young. Nel 1973 i due fratelli Young formarono un gruppo e così, il 31 dicembre 1973, nacquero gli AC/DC. Il nome AC/DC è l’acronimo di “Alternate Current/Direct Current” cioè Corrente Alternata/Corrente Continua, nome perfetto per esprimere l’elettricità e il dinamismo del gruppo. acdc2Insoddisfatti del loro cantante (Dave Evans) i fratelli Young si misero alla ricerca di una voce. Il loro autista dell’epoca si propose subito: era Bon Scott. Voce perfetta che segnò l’esordio degli AC/DC con il loro primo album High Voltage (pubblicato solo in Australia e Nuova Zelanda). L’album seguente fu T.N.T, che contiene brani come It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock’n Roll) e l’omonima T.N.T, ancora oggi considerate tra I brani migliori della band. Il loro successo era però ancora legato soltanto all’Oceania, quello internazionale venne dopo. Fu con Let There Be Rock del 1977 che gli AC/DC trovarono la propria dimensione, liberandosi delle sfumature pop degli album precedenti. Let There Be Rock è un album grezzo che conquistò subito il pubblico, all’epoca condizionato dal genere punk. Seguì l’album Powerage del 1978 al quale seguì un importante tour per il gruppo che ne consolidò la fama in Europa. Solo il mercato americano restava ancora scettico nei loro confronti. La svolta arriva con Highway to Hell del 1979. Infatti con l’omonimo brano Highway to Hell gli AC/DC sfondarono per la prima volta nella top ten inglese e nella top 20 statunitense. Fu un successo clamoroso. Il logo degli AC/DC divenne, come si direbbe oggi, “virale”. Un marchio riconoscibile ovunque e da chiunque, il successo planetario era servito.acdc7 Proprio nel momento in cui si intravedeva l’apice del successo avvenne la tragedia. Il 19 febbraio del 1980 Bon Scott fu trovato morto a Londra, all’interno di una Renault 5 di un amico. Le cause del decesso furono attribuite ad una pesante intossicazione da alcool anche se ancora oggi resta un velo di mistero sulla morte di Scott. La drammatica notizia fu uno shock per il gruppo. La carriera degli AC/DC rischiava di finire prima ancora di aver spiccato il volo. Dopo una lunga ricerca, i fratelli Young grazie ad una registrazione inviata da un fan riuscirono ad individuare il sostituto di Scott: la scelta cadde su Brian Johnson. Il primo album dopo la morte di Scott fu la consacrazione finale della band nella scena musicale mondiale. L’album Back in Black uscì il 25 luglio 1980, con una copertina completamente nera che rendeva omaggio allo scomparso Bon Scott. Il successo fu “globale”. You Shook Me All Night Long e Hells Bells (chiaro omaggio a Scott) e l’omonima Back in Black sono tre delle pietre miliari di un album ancora oggi considerato la “vetta” della formazione australiana.acdc9 I fan furono entusiasti della voce di Brian che col tempo non fece rimpiangere Scott. Nel 1981 uscì finalmente For Those About to Rock (We Salute You), con il quale gli AC/DC raggiunsero per la prima volta la posizione numero uno della classifica di vendite statunitense. La seconda metà degli anni ’80 vide però un appannamento del loro successo. Gli album pubblicati in questo periodo furono molto inferiori alle attese e l’immagine del gruppo si ridimensionò. Nel 1990 esce The Razors Edge che contiene un altro capolavoro: Thunderstruck. La “diavoletto” di Angus era più infiammata che mai.ACDC1 Un rif entrato di diritto nella storia della musica. Storico il concerto (al quale seguì un video) AC/DC Live at Donington. Epocale fu il concerto che il gruppo tenne poco più di un mese dopo a Mosca, organizzato per la celebrazione della fine della dittatura comunista: allo storico evento (cui parteciparono anche Metallica, The Black Crowes e Pantera)acdc3 si recò un folla stimata fra 500.000 e un milione di persone, la più grande mai raccoltasi per un concerto hard & heavy. Il successo appagò gli AC/DC che nel periodo seguente pubblicarono pochi album (molte le raccolte in ricordo del periodo con Scott alla voce). Dopo l’album Ballbreaker, nel 2000 venne pubblicato Stiff Upper Lip. Proseguono i tour mondiali e concerti epici che consolideranno la fama del gruppo. Nel 2008 esce l’album Black Ice.acdc8 Nel 2014 esce infine Rock or Bust, considerato l’album di addio ai fan di Johnson e Angus (che già non partecipa alla registrazione del disco poiché gravemente malato, lo sostituisce il nipote Stevie Young). Gli AC/DC proseguiranno la loro storia o l’addio di Johnson segnerà lo scioglimento del gruppo? La speranza di milioni di fan nel mondo è che il mito degli AC/DC possa proseguire, diversamente la loro immortalità comunque è già scritta. acdc5

Tu chiamale se vuoi … omaggio a Lucio Battisti

Non è facile scrivere di una figura musicale immensa come quella di Lucio Battisti. Non basterebbe un’enciclopedia per cercare anche solo superficialmente di comprendere l’opera di colui che incarna la musica leggera italiana. Battisti è la musica italiana, su questo non si discute. Molto altro si potrebbe scrivere sull’uomo e sui “misteri” che lo avvolgono. Non è questa la sede. Molto più prezioso e interessante è il lascito artistico alla musica e dunque a tutti noi.Lucio2 A pochi giorni dall’anniversario della nascita (5 marzo 1943), è giusto ricordare la figura di un cantante che ha segnato e segna la musica non solo italiana. Un innovatore che non ha mai intaccato la tradizione, anzi da essa ha attinto a piene mani. Battisti melodico ma anche rivoluzionario, semplice e complesso, pop,rock e sperimentale e tanto altro ancora. Chitarrista autodidatta, Battisti inizia a farsi strada nella musica negli anni ’60 non senza incomprensioni in famiglia (il padre era contrario ad una eventuale carriera musicale). Prima esperienza significativa sarà quella con I Campioni di Roby Matano. Battisti sarà il chitarrista del gruppo che si esibirà anche all’estero. In quegli anni nasce il brano che poi diventerà Mi ritorni in mente. Nel 1965 Battisti farà l’incontro che gli cambierà per sempre la vita.Battisti-e-Mogol2 Conosce Giulio Rapetti, in arte Mogol, autore della celebre casa discografica Ricordi. Arrivano i primi brani quali Dolce di Giorno (cantata dai Dik Dik) e Per una lira (eseguita dai Ribelli di Demetrio Stratos), brano già innovativo per l’epoca. Nel 1967, Mogol e Battisti sono gli autori del brano 29 settembre che, interpretato dall’ Equipe 84 e più volte trasmesso nel programma radiofonico Bandiera gialla, si classificò al primo posto nella hit parade. Sempre nel 1967, sono ancora una volta autori di un altro brano interpretato e portato al successo dall’Equipe 84, Nel cuore, nell’anima; per l’ex Camaleonte Riki Maiocchi poi scrissero la celebre Uno in più. Nel 1968 partecipa al Cantagiro con la canzone Balla Linda. Il grande successo arriva l’anno seguente. Nel 1969 Battisti viene alla ribalta del grande pubblico grazie alla prima e unica partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone Un’avventura, in cui combina la melodia italiana con le atmosfere e i suoni del rhythm and blues. Dello stesso anno è il brano Non è Francesca.Lucio4 Seguiranno i brani Acqua azzurra, Acqua chiara ( con il quale vincerà nettamente il Cantagiro ’69) e Dieci ragazze. Battisti ha una grande intuizione: fonda insieme a Mogol una casa discografica indipendente, la Numero Uno. Del progetto della nuova scuderia fanno parte la Formula 3, Bruno Lauzi, Edoardo Bennato, Adriano Pappalardo, Oscar Prudente e tanti altri (passerà ancora del tempo prima che Battisti possa lavorare con la nuova etichetta poiché era legato ancora da obblighi contrattuali con la Ricordi). A fine anno arrivano anche i brani Mi ritorni in mente e 7 e 40. Altri due grandi successi.lucio5 Per tutti gli anni ’70 e gli inizia degli anni ’80 Battisti sarà il Re indiscusso della musica italiana. Costantemente primo in classifica davanti anche a mostri sacri della musica internazionale come i Pink Floyd. Un successo incredibile, senza precedenti. Il tempo di morire, Fiori rosa, fiori di pesco, Emozioni, Anna, caratterizzano il 1970. L’anno seguente, 1971, pubblica Pensieri e parole (tra le sue “perle” più grandi), Eppur mi son scordato di te (cantata dalla Formula 3) e la hit per eccellenza: La Canzone del sole.Lucio3 Fioccano intanto le partecipazioni alle trasmissioni televisive della Rai, i concerti, le trasmissioni radiofoniche. Nel ’72 si segnalano I Giardini di Marzo e Comunque bella. Nel ’73 esce l’album Il nostro caro angelo, caratterizzato dal brano omonimo e da La collina dei ciliegi. Il ’73 è anche l’anno di un altro brano epico: Il mio canto libero. Nel 1974, dopo un viaggio in America latina con Mogol, esce l’album Anima latina. Tra il 1975 e il 1980 Battisti pubblica altri album importantissimi quali Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera caratterizzato dal brano Ancora tu. Del ’77 sono invece Amarsi un po’ e Si viaggiare. Nel 1978 escono Una donna per amico e Nessun dolore, brani dove l’influenza dell’elettronica e dei nuovi stili d’oltreoceano iniziano a farsi sentire, mentre l’anno seguente, il 1980, vedono la luce Una giornata uggiosabattisti-mogol (brano che dà il titolo all’omonimo album) e Con il nastro rosa. Questo sarà l’ultimo album in collaborazione con Mogol. I due dopo tanti anni di lavoro e di incredibile esperienze umane (come la passeggiata a Cavallo Roma –Milano del 1970) si separano. Finisce un’era, per qualcuno finisce la musica leggera italiana come era stata conosciuta sino ad allora. Battisti segue un altro percorso, vuole sperimentare. Incontra Pasquale Panella che diventerà il suo nuovo autore. Personaggio complesso, Panella metterà la sua firma per album quali Oh!Era ora, E già, Don Giovanni, L’apparenza, La sposa occidentale, Cosa succederà alla ragazza. Album innovativi sia nelle musiche che nei testi.panella Battisti spariglia, sperimenta, fa arrabbiare critica e fan, ma alla fine vince e cambia ancora una volta la musica italiana. Intanto la sua vita cambia con essa. Già da diversi anni, pur continuando a pubblicare album e scrivere canzoni, aveva abbandonato la scena pubblica custodendo gelosamente la propria vita privata, cercando, in uno sforzo titanico,Lucio1 di tenerla lontana dalla voracità e eccessiva invadenza dei media. L’Italia e il mondo piangeranno la scomparsa di Lucio il 9 settembre del 1998. E la musica non sarà più la stessa. Il ricordo invece sarà indelebile grazie anche ai numerosi artisti che ancora oggi si ispirano al suo stile e alle sue splendide canzoni rendendogli omaggio.Mogol

“Hai visto Lucio? Ce l’abbiamo fatta !”. Gli Stadio vincono Sanremo nel segno di Dalla

Un sodalizio che ha certamente raggiunto il suo apice sabato scorso ma che rappresenta molto più di una vittoria: gli Stadio vincono il Festival di Sanremo nel segno di Lucio Dalla. Una storia appassionante, un mix di emozioni reciproche artista/artisti-pubblico che resta nei cuori degli ascoltatori. Gli Stadio, composti nella formazione originale, da Gaetano Curreri (voce e tastiera), Giovanni Pezzoli (batteria), Roberto Drovandi (basso elettrico), Andrea Fornili (chitarra) hanno vinto la prestigiosa e più importante manifestazione musicale nazionale con il brano “Un giorno mi dirai”. stadioLi immaginiamo tempo fa in compagnia di Lucio in qualche bar bolognese: “Vedrai, vedrai… un giorno ci dirai”, a scommettere sul loro destino inevitabilmente legato a quello del grande cantautore.dalla4 Fu proprio Dalla a dare loro il nome “Stadio”. Era la fine degli anni ’70 e gli Stadio erano il gruppo spalla di Lucio Dalla. Il tour ‘Banana Republic’, che vede Dalla al fianco di Francesco De Gregori, è il trampolino di lancio della band che da lì in poi inizierà a mietere grandi successi. La prima esperienza degli Stadio con Lucio risale però all’album Anidride solforosa del 1975 seguita poi dall’incisione di “Com’è profondo il mare”. Nel 1981 nascono ufficialmente gli Stadio che accompagneranno ancora una volta Dalla nella sua tourné estiva proponendo anche le loro prime due canzoni:dalla3 ‘Grande figlio di puttana’ e ‘Chi te l’ha detto’. Le due canzoni furono inserite anche nella colonna sonora del film ‘Borotalco’ di Carlo Verdone. Nel 1983 esce il 45 giri che segnerà la loro carriera: Acqua e sapone, per l’omonimo film sempre di Carlo Verdone. Ormai gli Stadio sono una band importante del panorama musicale italiano e l’anno seguente, nel 1984, si esibiscono per la prima volta all’Ariston. Purtroppo arriveranno ultimi con il brano “Allo stadio”. Dall’esperienza sanremese verrà fuori l’Album “La faccia delle donne”. Ma il riscatto arriva pochi mesi dopo. Alla fine dello stesso anno esce infatti “Chiedi chi erano i Beatles”, vera e propria pietra miliare del repertorio della band. Un successo clamoroso. Un brano immancabile nei loro tour e concerti. Nel febbraio 1986 gli Stadio tornano nuovamente a Sanremo con il brano Canzoni alla radio, con la quale per la seconda volta consecutiva si classificano ultimi. Nell’album omonimo che segue sono incluse Lunedì Cinema, già da alcuni anni sigla di apertura di Lunedifilm, rubrica del lunedì sera dedicata da Rai Uno alla trasmissione di grandi film, Incubo assoluto (scritta per loro da Roberto “Freak” Antoni) e Giacche senza vento. stadio4dalla 1Nello stesso anno gli Stadio accompagnano nuovamente Lucio Dalla nel grande e epico tour negli USA “DallAmeriCaruso”. Ennesimo trionfo del cantautore bolognese accompagnato dai fedelissimi Stadio. Nel 1987 esce la raccolta “Canzoni alla Stadio”. Gli anni ’90 sono anni di intense collaborazione (da Bergonzoni, che tura i titoli, a Luca Carboni, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Vasco Rossi e Saverio Grandi, quest’ultimo ancora oggi loro autore principale). Nel 1991 gli Stadio vincono il loro primo “disco d’oro” con il singolo Generazione di fenomeni sigla del telefilm di Rai 2 I Ragazzi del muretto che anticipa album Siamo tutti elefanti inventati (ritenuto dai critici il più riuscito insieme a La faccia delle donne). stadio3dalla5Nel 1999 avviene la loro terza partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Lo zaino scritto per loro da Vasco Rossi: stavolta arriveranno quinti. Ad inizio anni 2000, esattamente nel 2002 arriva uno dei loro ultimi grandi successi: “Sorprendimi”, subito in vetta alle classifiche. Il brano è presente nell’album“Occhi negli occhi” e ancora oggi è considerata una delle più belle canzoni del gruppo. Nel 2007 ancora una partecipazione a Sanremo con la canzone “Guardami”. Nel 2012 il gruppo festeggia i 30 anni di carriera. Intanto album, concerti, tour. E infine la vittoria, la più dolce , la più gradita. Non è stato certo un caso se nella serata sanremese dedicata ai duetti gli Stadio si sono presentati con una bellissima cover de “La sera dei miracoli”.dalla2 stadio5

Lucio torna sempre. Una sua foto (con la quale gli Stadio dialogano) alle loro spalle accompagna l’esibizione. Per l’occasione, il gruppo si è riunito nella sua formazione originale, da Ricky Portera col cappello da Generale Custer a Marco Nanni, seduto in platea. Un successo che premia un sodalizio quarantennale che ha donato tanto alla musica italiana. stadio2Sul viso degli Stadio nel corso della premiazione sembrava stampa la frase: “Hai visto Lucio? Ce l’abbiamo fatta!”. Si, alla fine gli Stadio (e Lucio) hanno vinto.

Le Orme, il Progressive non potrà mai morire

Sono il simbolo di un genere musicale evergreen che puntualmente ritorna sulle scene: il Rock Progressivo Italiano. Insieme alla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso, agli Osanna, ai Formula 3, ai New Trolls e a Franco Battiato, quest’ultimo assoluto protagonista e innovatore del genere, (solo per citarne alcuni dei più conosciuti) hanno fatto la storia della musica italiana e internazionale. Ogni vero musicista e appassionato di musica sa che non può fare a meno di ascoltare e suonare “Le Orme”. orme5La formazione veneta (il primo nucleo della band si formò a Marghera), è stata la prima a creare, innovare e introdurre nel panorama musicale italiano un genere specifico, il rock progressive. Il nucleo originale composto da Aldo Tagliapietra, dal chitarrista Nino Smeraldi, dal bassista Claudio Galieti, e il batterista Marino Rebeschini, subirà numerose modifiche. Infatti dopo le prime incisioni (come “Fiori e colori”- Flowers and Color ) Rebeschini lasciò il gruppo. Subentrò un altro grande protagonista: Michi Dei Rossi, a lungo batterista del gruppo. Nel 1968 Le Orme iniziano a farsi conoscere al grande pubblico partecipando al concorso canoro “Un Disco per l’Estate” con il brano “Senti l’estate che torna”. Per l’occasione entra in gruppo il tastierista Tony Pagliuca (provenienti dai disciolti Hopopi). Seguì il poco fortunato album “Ad Gloriam”. orme2Si esibiranno più volte anche nel noto “Piper” di Roma. Abbandonata subito la sfera beat, Le Orme si gettano a capofitto sul genere “Prog” che dall’Inghilterra sta per travolgere anche l’Italia. Andrà via anche Smeraldi e Pagliuca avrà l’intuizione giusta: fare un viaggio a Londra per conoscere fino in fondo l’evoluzione del genere Progressive. Sarà un’esperienza decisiva. Le Orme vengono in contatto con band quali Quatermass, The Nice, Yes, e Emerson, Lake & Palmer. Tornato in Italia inizierà così a sperimentare e sviluppare nuovi linguaggi musicali. Nel 1971 esce l’album “Collage” caratterizzato dall’uso intenso delle tastiere. Tra le peculiarità che balzano subito all’attenzione di pubblico e critica c’è anche il trattare argomenti tabù o di forte impatto sociale come la prostituzione e la droga. Emblematici in tal senso sono i brani Era inverno e Morte di un fiore. orme7Nel 1972 esce l’album “Uomo di pezza”, uno dei dischi di maggior successo della band, con il quale non a caso riceveranno il loro primo “Disco d’oro”, grazie soprattutto al brano “Gioco di bimba” che narra la storia di un abuso sessuale di una ragazzina. Alla tematica molto delicata e grave fa da contraltare una melodia dolce e fiabesca. Nel 1973 esce un altro capolavoro: “Felona e Sonora”. Questo album, che valse al gruppo il secondo “Disco d’oro”, orme1è considerato indiscutibilmente la pietra miliare del rock progressivo italiano. Un concept album che ebbe successo anche all’estero. Infatti una versione in inglese, con testi di Peter Hammill, fu pubblicata nello stesso anno dall’importantissima etichetta discografica Charisma, con la quale pubblicavano giganti del rock progressivo come i Van der Graaf Generator o i Genesis. orme6Il disco ebbe un certo riscontro nel mercato inglese, e Le Orme arrivarono così al loro primo tour nel Regno Unito, suonando tra l’altro al celebre Marquee Club. Nel 1974 esce l’album “Contrappunti”, molto classicheggiante e curato. Nel 1975 fa l’ingresso nel gruppo il chitarrista Tolo Marton e nello stesso anno a Los Angeles viene inciso l’album “Smogmagica” che contiene tra l’altro il celebre e fortunato brano “Amico di ieri”. Nel 1976 a Marton subentra l’appena diciannovenne Germano Serafin. Nello stesso anno Le Orme partecipano al “Festival Bar” con “Canzone d’amore” orme3orme4che ebbe un grande successo sfiorando la vetta della Hit Parade. Esce inoltre l’album “Verità nascoste” trascinato dal singolo “Regina al Troubadour”. La favola felice della band stava però per concludersi. Con gli anni ’80 la musica elettronica e la disco presero il sopravvento. Il “declino” sembrava inarrestabile ma Le Orme hanno saputo ritagliarsi comunque una “nicchia” costante nel panorama musicale grazie a pubblicazioni di raccolte, nuovi album fedeli al loro repertorio, tour nazionali e internazionali di grande successo, nonché numerose collaborazioni artistiche. Negli anni ’90 e 2000 poi non sono mancate occasioni per un ritorno alla ribalta del genere “progressive”.orme8 Anzi proprio negli ultimi tempi tale genere sembra aver trovato una nuova linfa. Brani come “Amico di ieri”, “Cemento Armato”, “Sguardo verso il cielo” ecc. sono capolavori assoluti della musica frutto di una sperimentazione forse senza precedenti nella storia della musica italiana. Probabilmente, per generare nuove emozioni, bisognerebbe tornare proprio a “sperimentare” fuori dai canoni e dagli schemi convenzionali propinati dalle tv commerciali e dai talent show. Bisognerebbe seguire le orme (d’obbligo il gioco di parole) di questi grandi musicisti. Ne gioverebbe la musica tutta. E anche noi.

David Bowie, l’ultima nota del “Duca Bianco”

Grande commozione per la scomparsa del “Duca Bianco”. Anche per David Bowie, come per tanti altri grandi della musica, più che durante la carriera artistica, è la morte ad aver acceso i riflettori della critica e dell’opinione sulla sua opera. I fan di tutto il mondo hanno appreso con la sua scomparsa della lotta contro il cancro che dopo 18 mesi lo scorso 10 gennaio, a 69 anni, ha fatto calare il sipario sulla sua esistenza. Bowie5L’8 gennaio ironia della sorte, era uscito il suo ultimo album “Blackstar”, un vero e proprio testamento. Mentre impazzano le polemiche circa una sua “morte assistita”, addirittura “pianificata” (Ivo Van Hove, il regista del musical Lazarus, scritto da Bowie, in un’intervista alla radio olandese Nos non eslude che il cantautore possa essere stato aiutato per l’ultimo passo. In attesa di eventuali disposizioni testamentarie,si stima che la sua fortuna si aggiri intorno ai 230 milioni di dollari e l’eredità dovrebbe essere divisa tra la seconda moglie Iman, il figlio Dancun, 44 anni, regista, avuto dalla prima moglie Marie Angela Barnett, e la figlia di 15 anni, Alexandria Zahra, nata dal secondo matrimonio), il mondo esprime il suo cordoglio in particolar modo attraverso i social network. Le foto e le canzoni di Bowie praticamente sono ovunque (spesso non senza ipocrisie), meritatamente. La carriera di Bowie è stata folgorante e istrionica, come il personaggio stesso. Vero portavoce della “libertà sessuale”, con le sue maschere e personaggi bisessuali e androgine, Bowie si “trasforma” continuamente, anche artisticamente, cercando sempre nuovi “alter ego”. David Robert Jones (il vero nome di Bowie) nasce a Brixton, Londra, l’8 gennaio del 1947 e pubblica il primo singolo Can’t help thinking about me nel ’66 con i The Lower Third. bowie 3In precedenza, a metà del 1962, David e George Underwood si uniscono ad altri studenti che suonano in un trio chiamato The Kon-rads, che esegue cover. È in questo periodo che, durante un litigio a causa di una ragazza, Underwood colpisce David con un pugno all’occhio sinistro causandogli una midriasi permanente e lasciandolo con una percezione alterata della profondità e della luce. Per questo motivo l’occhio sinistro di David verrà spesso erroneamente creduto affetto da eterocromia. Bowie ha attraversato cinque decenni di musica rock, ora come Ziggy Stardust, ora come Halloween Jack, Nathan Adler o The Thin White Duke (il “Duca Bianco”). Dal folk acustico all’elettronica, passando attraverso il glam rock, il soul e il krautrock, Bowie ha inevitabilmente influenzato molti artisti che sono venuti successivamente alla ribalta. Nel 1967 l’incontro cruciale per la sua carriera, quello con Lindsay Kemp. Dall’artista apprende i segreti della teatralità, della mimica, dell’uso del corpo, elementi fondamentali della sua personalità artistica che si affermerà attraverso le sue tante “personalità”. Dopo tante collaborazioni e fasi “sperimentali” (anche nel cinema e nel teatro), arriva il primo vero successo musicale di Bowie: Space Oddity, uscito l’11 luglio 1969, dopo sole tre settimane dall’incisione e in tempo per l’impresa dell’Apollo 11. La vera esplosione di David Bowie avviene però con l’album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars del 1972 (fondamentali per il nuovo corso di Bowie risultarono in quegli anni i contatti con l’artista Andy Warhol, Lou Reed dei Velvet Underground e Iggy Pop, altri miti indiscussi), in cui è accompagnato dal gruppo musicale eponimo The Spiders from Mars, che contiene una enorme fetta dei suoi classici, da Starman a Moonage Daydream, da Rock ‘n’ Roll Suicide a Ziggy Stardust, brani immancabili nei suoi concerti. David Bowie in 1973Lo “Ziggy Stardust Tour”, iniziato il 10 febbraio 1972 al Toby Jug di Tolworth, con 103 date in 60 città, ideato per promuovere l’album omonimo, è un successo clamoroso. Il disco, letteralmente venerato, racconta la storia del primo dei suoi alter ego scenici, Ziggy Stardust, un extraterrestre bisessuale e androgino trasformato in rockstar. Dopo Station to station (’76) e The Thin White Duke (’76). In quell periodo David si trasferì in Svizzera acquistando uno chalet sulle colline a Nord del Lago di Ginevra. Nel nuovo habitat, il suo consumo di cocaina incrementò ancora di più, causandogli seri problemi di salute. Per distrarsi dallo stress dell’ambiente musicale, Bowie iniziò a dipingere, producendo svariate opere post-moderniste. In tour, prese l’abitudine di portarsi un blocco degli schizzi per disegnare quando preso dall’ispirazione, e fotografare qualsiasi cosa colpisse la sua immaginazione. Visitando gallerie d’arte a Ginevra e il Brücke-Museum di Berlino. Successivamente Bowie lascia Los Angeles dove era rientrato e si trasferisce a Berlino. Con la collaborazione di Brian Eno registra tre degli album più importanti della sua carriera, Low, Heroes e Lodger, la cosiddetta “Trilogia di Berlino”. bowie4Nella capitale tedesca riesce a liberarsi dalla cocaina e inaugura gli anni Ottanta con una nuova, clamorosa svolta stilistica che gli frutterà il più grande successo commerciale della sua discografia, Let’s Dance, un raffinato viaggio attraverso il rock’n’roll, il funky, la dance più elegante. Nel 1981 Bowie collabora con i Queen per la preparazione del loro album Hot Space, nello specifico, per la traccia Under Pressure, estratta poi come singolo. Il duetto si rivela un grosso successo, diventando il terzo singolo numero 1 di Bowie in Inghilterra. Sempre nel 1981 David ottiene il ruolo principale nell’adattamento televisivo della BBC dell’opera di Bertolt Brecht Baal. In contemporanea con la messa in onda del programma, viene pubblicato un EP a cinque tracce con brani tratti dal lavoro teatrale incisi a Berlino, intitolato David Bowie in Bertolt Brecht’s Baal. L’anno precedente, il 1980, Bowie fa un’apparizione cameo nel film tedesco Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, basato sulle esperienze dei giovani tossicodipendenti berlinesi negli anni settanta. La colonna sonora del film è dello stesso Bowie. Tra le altre principali apparizioni cinematografiche si ricordano quella in Furyo di Nagisa Oshima del 1983, Absolute Beginners e Labyrinth del 1986 fino a Basquiat di Julian Schnabel del 1996, nel quale ha interpretato il ruolo di Andy Warhol. Gli anni 2000 lo vedono lontano dalle scene. Il suo penultimo album fu The Next Day del 2013, contente inediti. bowie 1Nel 2007 ha ricevuto il Grammy alla carriera, nel 2008 era stato inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo la rivista “Rolling Stone”. Se sui costumi del personaggio (in particolare il periodo del consumo di droghe, così come per tanti suoi colleghi) si può discutere, il “vuoto” artistico lasciato da Bowie sarà incolmabile. Precursore e innovatore con una lungimiranza che oggi sembra inesistente nel panorama musicale. bowie6Intanto sono già iniziati i preparativi per il concerto tributo che si terrà il 31 marzo alla Carnegie Hall a New York. Tra gli artisti ci saranno The Roots, Cyndi Lauper, the Mountain Goats, Heart’s Ann Wilson, Perry Farrell, Jakob Dylan.