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D.A.R.Y.L. il capostipite del filone I.A. (film completo)

D.A.R.Y.L. è un film di fantascienza del 1985 diretto da Simon Wincer, che tratta di un particolare esperimento scientifico sull’intelligenza artificiale. Il titolo è l’acronimo di “Data Analyzing Robot Youth Lifeform”, traducibile in “Robot analizzatore di dati sotto forma di adolescente” (nell’adattamento italiano è invece “Dati Adolescente Robotico Ittrio Laserizzato”).

Daryl è un bambino sui 9 – 10 anni che soffre di amnesia e che viene trovato a vagare senza meta da un orfanotrofio. Fatta eccezione per l’amnesia, risulta perfettamente sano, e finché i suoi genitori non verranno trovati, viene dato in adozione ai coniugi Richardson, che avevano fatto richiesta. Dopo averlo accudito per alcuni giorni, scoprono che ha delle capacità superiori a quelle dei suoi coetanei. Un esempio è la sua capacità di colpire sempre e con forza la palla da baseball. Però il suo comportamento è talmente impeccabile, autosufficiente e disponibile che la signora Richardson si sente frustrata perché le sembra che questo bambino non abbia bisogno di insegnamenti o di cure da parte di nessuno. Nonostante questo, sia lei che il marito si affezionano molto a lui, il quale nel frattempo fa anche amicizia con “Sisma” Fox, il figlio di Howie Fox, il dipendente che ha affidato Daryl ai Richardson.

Purtroppo dopo alcuni mesi l’orfanotrofio avverte i Richardson che si sono presentati i veri genitori, i quali hanno fornito come prova diverse fotografie che ritraggono il bambino a differenti età, che ne mostrano la crescita nel corso degli anni. Per i Richardson, ma anche per Sisma, è un enorme dispiacere, anche se si accordano per restare in contatto. I genitori portano il figlio a “casa”, ma si tratta della TASCOM, un laboratorio del governo, e qui si scopre che Daryl è in realtà il “Progetto D.A.R.Y.L.”, un esperimento di intelligenza artificiale: anche se il suo corpo è umano a tutti gli effetti, il suo cervello è un micro-computer, che è persino capace di apprendere, il che lo rende migliore anche del più avanzato dei robot elettronici costruiti fino a quel momento, e i suoi “genitori” sono due scienziati, il Dottor Jeffrey Stewart e la Dottoressa Ellen Lamb, sua moglie. Essi stanno a capo del team che lo ha progettato e programmato. Si scopre anche che il responsabile della sua sparizione iniziale è il Dottor Mulligan, un altro scienziato (la persona al volante di una macchina che all’inizio del film guida in una strada tra le montagne ed è inseguita da un elicottero, e che ad un certo punto esce intenzionalmente dalla strada per cadere in un lago e morire). Questo scienziato ha provocato l’amnesia di D.A.R.Y.L. e poi lo ha rubato e messo in libertà poco prima di lanciarsi con la macchina nel vuoto, in quanto si era convinto che D.A.R.Y.L., inizialmente un robot, fosse ormai diventato una persona a tutti gli effetti, capace di provare emozioni proprie e comprendere quelle altrui. Alla TASCOM gli scienziati restituiscono a D.A.R.Y.L. la memoria, ma in seguito ad altri test a cui lo sottopongono, anche in loro inizia a sorgere il sospetto che non sia più un semplice prodotto di laboratorio, tanto da smettere di rivolgersi a lui come se fosse una semplice macchina.

Quando i Richardson e Sisma vengono invitati nel laboratorio per rivederlo, le lettere “D.A.R.Y.L.” stampate su diverse apparecchiature elettroniche rendono impossibile al Dottor Stewart non rivelare la verità, anche se questa non viene facilmente accettata. Ma il problema peggiore è che il progetto è finanziato dai militari e finalizzato alla creazione di un super-soldato, e visto che D.A.R.Y.L. dimostra di saper provare emozioni e tra queste anche la paura, il Generale Graycliffe lo considera un progetto fallito, per cui annuncia la sospensione dei finanziamenti e dà al Dr. Stewart l’ordine di distruggerlo, dicendogli, tra le altre cose, «D.A.R.Y.L. andrà ai rottami». Il Dottore tenta di fargli capire che distruggere D.A.R.Y.L. sarebbe esattamente come uccidere un essere umano, ma il Generale non gli dà ascolto. A questo punto il Dottore finge di sopprimerlo e lo nasconde in macchina, riuscendo a superare i controlli dei soldati al cancello di entrata e allontanandosi dalla TASCOM. Intanto il Generale va in giro tra i macchinari del laboratorio per ottenere riscontro della distruzione. Quando scopre la verità leggendo una frase che appare su un monitor, e capisce che anche la Dottoressa Lamb la pensa come il marito, fa iniziare un inseguimento da parte di decine di macchine della polizia. Quando D.A.R.Y.L. si mette al volante fa delle acrobazie che gli permettono di arrivare a seminare tutte le auto. Il mattino seguente fanno una sostituzione della macchina e alla guida ritorna il Dr. Stewart. Lungo una strada si imbattono in due blocchi stradali, e anche se riescono a superarli, il poliziotto del secondo blocco spara diversi colpi di fucile e uno di essi provoca al Dottore una ferita che si rivelerà mortale. A questo punto D.A.R.Y.L. non perde tempo per tornare dai Richardson, e per fare questo si reca di notte ad una base aerea militare per mettersi alla guida di un Blackbird, uno degli aerei più veloci mai costruiti, e per riuscirci fa prima scattare il massimo allarme di incendio per depistare l’attenzione di tutti. Una volta decollato immette le coordinate per raggiungere la zona della casa dei Richardson, e fatto questo inserisce il pilota automatico. Il Generale Graycliffe chiede che l’aereo venga abbattuto da un missile, ma gli viene detto che ormai è troppo lontano per essere raggiunto. L’unica possibilità che resta è quella di far esplodere a distanza una carica esplosiva inserita direttamente nell’aereo per eventualità estreme. Via radio informano D.A.R.Y.L. che se entro 6 minuti e 30 secondi non farà marcia indietro l’aereo verrà distrutto. Lui su un’altra frequenza si mette in contatto col walkie-talkie di Sisma per dirgli che sta ritornando e che gli ci vorranno meno di 20 minuti. Gli chiede anche di raggiungerlo al “lago azzurro”. Quando il conto alla rovescia termina, i militari fanno esplodere la bomba e si convincono che D.A.R.Y.L. sia stato finalmente distrutto. In realtà egli si è eiettato qualche secondo prima dell’esplosione. Solo che mentre scende col paracadute perde i sensi e cade nel lago, e quando tocca il fondo si staccano sia il casco che la maschera d’ossigeno. Sisma raggiunge il lago in bicicletta con sua sorella Sherie Lee e dopo un po’ di secondi vedono tornare a galla il suo corpo, che però non si muove e ha la faccia immersa nell’acqua. Sisma si mette a nuotare per raggiungerlo e riportarlo a riva, e dice a sua sorella di fermare una macchina. D.A.R.Y.L. finisce all’ospedale, dove viene raggiunto da tutti: i Richardson e tutta la famiglia di Sisma, ma poi fanno ritorno a casa convinti che sia morto. Sisma però è convinto che sia vivo, dal momento che il suo cervello è un micro-computer e quindi non possa subire danni per mancanza di ossigeno. E i fatti gli danno ragione: ad un certo punto D.A.R.Y.L. lascia l’ospedale e corre verso la casa dei Richardson. Il primo che lo intravede da lontano è proprio Sisma, e successivamente escono tutti di casa e si incontrano nel giardino, abbracciandolo e circondandolo, facendolo così diventare definitivamente parte della famiglia.

Hawkeye e lo Spirito del Natale. Il primo trailer

nel primo trailer e nel nuovo poster di Hawkeye, la prossima serie Marvel in arrivo su Disney+. Jeremy Renner, Hailee Steinfeld, Lucky the Pizza Dog e tanto spirito natalizio.

Quest’anno la magia del Natale ai Marvel Studios la porta Hawkeye, la nuova serie Marvel di Disney+ con protagonisti Jeremy Renner, Hailee Steinfeld e… Lucky the Pizza Dog. Ammiriamo insieme il primo trailer e il poster dello show di Disney+.

Sulle note di “It’s the Most Wonderful Time of the Year” continuano a susseguirsi diverse scene dallo show, incluse alcune che anticipano uno spettacolo teatrale a tema Avengers e una con un adorabile inquadratura di Lucky the Pizza Dog, ma anche altre che non possono significare che guai per il povero Clint.

Cosa ci attende davvero il prossimo novembre? Non ci resta che scoprirlo a tempo debito cliccando sul tasto play.

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Matrix Resurrections – il trailer

Dalla visionaria regista Lana Wachowski arriva “Matrix Resurrections”, il tanto atteso quarto film nell’innovativo franchise che ha ridefinito un genere. Il nuovo film riunisce nuovamente le star Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che hanno reso famosi Neo e Trinity. Il film è interpretato anche da Yahya Abdul-Mateen II (il franchise di “Aquaman”), Jessica Henwick (per la TV “Iron Fist”, “Star Wars: Il Risveglio della Forza”), Jonathan Groff (“Hamilton”, per la TV “Mindhunter”), Neil Patrick Harris (“Gone Girl – L’amore bugiardo”), Priyanka Chopra Jonas (TV “Quantico”), Christina Ricci (TV “Escaping the Madhouse: The Nellie Bly Story”, “The Lizzie Borden Chronicles”), Telma Hopkins (TV “Amiche per la morte – Dead to Me”), Eréndira Ibarra (serie “Sense8”, “Ingobernable”), Toby Onwumere (serie “Empire”), Max Riemelt (serie “Sense8”), Brian J. Smith (serie “Sense8”, “Treadstone “), e Jada Pinkett Smith (“Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen”, “Gotham” per la TV). Lana Wachowski ha diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell & Aleksander Hemon, basato sui personaggi creati dai Wachowski. Il film è stato prodotto da Grant Hill, James McTeigue e Lana Wachowski. I produttori esecutivi sono Garrett Grant, Terry Needham, Michael Salven, Jesse Ehrman e Bruce Berman. Il team creativo scelto da Wachowski dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori della fotografia Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la costumista Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer. La Warner Bros. Pictures presenta, in associazione con Village Roadshow Pictures, in associazione con Venus Castina Productions, “Matrix Resurrections”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures. Sarà nelle sale italiane a partire dal 1 gennaio 2022.

Army of the dead, la recensione

Army of the dead è il nuovo film di zombi di Zack Snyder uscito per Netflix.
Credo che non ci sia bisogno di presentare chi sia Zack Snyder, a oggi è uno dei registi più conosciuti degli ultimi anni, famoso per i film dei supereroi DC, in modo particolare la Snyder-cut della Justice League, ma qui scrivendo una recensione su Army of the dead e non su cinema di Snyder che fra altro piace molto come regista.

Army of the Dead: recensione del film Netflix - Cinematographe.it

Questo è il secondo film di zombi di Snyder, il primo è stato l’alba dei morti viventi, remake del 2004 del film di John Romero del 1978, in pratica è il film in cui un gruppo di sopravvissuti per salvarsi va in un centro commerciale.
Diciamolo subito, non sono proprio un grande estimatore di film o serie di morti viventi, secondo me a parte i film di John Romero e quelli del nostro Lucio Fulci ci sono state davvero poche novità nel genere.
Un genere che purtroppo è oramai stratificato e fin troppo conosciuto, che non riesce più andare oltre i suoi stessi stereotipi, che sia film, o serie tv o fumetti o videogiochi, la storia di zombie resta sempre la stessa, i protagonisti armati fino ai denti sparano alla testa degli zombi, e questi muoiono definitivamente.
In pratica quando vedi una storia di zombi sai già cosa stai vedendo, sai già cosa succederà e puoi persino anticipare le singole scene, a volte le uniche differenze sono il modo in cui gli uomini uccidono gli zombi o viceversa.
C’è da domandarsi se rivedere sempre la stessa storia non sia altro che crearsi una comfort zone o la classica coperta di Linus, dove allo spettatore piace rifugiarsi, arrivando persino ad odiare qualsiasi tipo di storia alternativa; per esempio tra il pubblico c’è chi non sopporta se in una storia gli zombi questi non vanno lenti ecc. per molti gli zombi devo essere sempre gli stessi, cretini, lenti, putrefarti, affamati mai niente che vada oltre questi stilemi.

Army of the dead: Netflix dei morti viventi — Mondospettacolo

Tornado al film di Army of the dead, la storia è facile da riassumere, c’è un convoglio militare che sta attraversando lo stato del Nevada con un carico misterioso, questo ha un incidente, e si scopre che il carico altro non è che un militare che è diventato uno zombie, uno zombie molto veloce e dotato di una certa intelligenza, questo dopo aver attacco la scorta e averla infetta si dirige con loro verso la città più vicina Las Vegas. La città viene presto contaminata e il governo decide di circondarla con dei container per tenere gli zombi rinchiusi. Passano gli anni e alcuni cittadini di Las Vegas sopravvissuti viene proposto di tornare in città per rubare l’incasso di un casinò chiuso in una cassaforte. Questo comando improvvisato è comandato da Scott Ward, interpretato da Dave Bautista, l’ex lottatore di Wrestling e famoso soprattutto per il ruolo di Drax il Distruttore nei guardiani della Galassia.
Army of the dead vuole essere un film di rapina in una storia di zombi, e dopo aver raccontato la distruzione di Las Vegas nei titoli di testa, con una sequenza che ricorda opening di Watchmen, si concentra con la presentazione e il reclutamento dei personaggi protagonisti.

Interessante ambientazione nel vedere Las Vegas come una città distrutta circondata da un muro fatto di container, che può anche ricordare alla lontana l’anime attacco dei giganti; e con qualche piccolo accenno socio-politico dove il governo e l’opinione pubblica americana non sa cosa fare degli zombi o dei sopravissuti sfuggiti alla città. La tendopoli costruita sotto il muro di container sembrano molto simili ai campi profughi di troppe parti del mondo e mentre le persone in quarantena somigliano a degli immigrati ai confini che cercano di rifarsi una vita; ma questi sono argomenti solo accennati, ma dopo tutto le storie di zombi hanno da sempre avuto un sottotesto politico più o meno forte, anche se in Army of the dead gli argomenti sono trattati in modo abbastanza superficiale, perché quello che si vuole raccontare è un action movie dove si vedono zombi fatti a pezzi in tutte le maniere e diciamolo è anche giusto così.

I personaggi vengono introdotti uno per volta, ma sono veramente pochi quelli che restano impressi, tanto che diventa difficile persino ricordarne i nomi, forse ce ne sono troppi, alla fine quello meglio caratterizzato resta il protagonista Scott Ward, cioè Bautista, che ha pure un’interessante dinamica con la figlia. Bautista rende bene il personaggio e in pratica da solo tiene in piedi l’intera storia, e che prende a piene mani dagli eroi action degli anni 80, in particolar modo da Arnold Schwarzenegger nella fisicità del personaggio e dal’umanità di Bruce Wills.
Gli altri sono quasi di contorno e seguiamo in modo abbastanza separato le loro storyline mentre cercano di raggiungere il casino evitando o uccidendo zombi.
Zombi che si dividono in vari tipi tra quelli lenti e quelli più veloci, cioè gli Alpha che hanno persino una certa intelligenza e una specie gerarchia sociale, e sembra essere usciti dai film le colline hanno gli occhi e persino io sono leggenda del 2007 con Will Smith.
Il vero problema è di questo film è che davvero non riesci più di tanto a provare empatia o a simpatizzare con i protagonisti, a parte il personaggio di Bautista e pochi altri, fra altro il piano della rapina fa acqua un po’ dappertutto, e lo spettatore lo capisce ancora prima dei protagonisti a questo s’aggiunge che il film, nonostante alcune piccole novità, non riesce mai ad andare veramente oltre gli stereotipi dei film precedenti, e per tutta la visione ti sembra di vedere qualcosa di già visto in altri lungometraggi e videogiochi, tanto che si può persino giocare a indovinare il destino dei personaggi nella prima mezz’ora.

Alla fine Army of the dead si chiude con il più classico dei cliffhanger dei zombi movie; e dopo aver passato due ore e mezza a vedere questo film, in realtà non ti resta molto, più che altro perché non vuole essere molto di più di quello che è, cioè un film di zombi con alcune piccole variazioni sul tema, resta il dubbio di come sarebbe andato questo film al cinema, anche se forse la durata lo avrebbe penalizzato non poco, e forse qualche taglio in più anche in streaming, non sarebbe stata una cattiva idea.

Perché ci sono ufo e zombie robot in Army of the Dead? I segreti del film di Zack Snyder

E’ un vero peccato che Zack Snyder da grande regista e narratore, non abbia voluto rischiare più di tanto con questo zombi movie, ma forse anche non avrebbe potuto neanche volendo tentare qualcosa di nuovo, un vero peccato perché mi aspettavo qualcosa di più da lui di un compitino svolto, tenendo anche presente che andando su un servizio streaming, si sarebbe davvero potuto fare qualcosa di più coraggioso e originale, se non si rischia oggi su Netflix o su Amazon, dove si vuole rischiare?

Oggigiorno purtroppo stiamo vivendo un momento d’omologazione dei generi cinematografici (e in alcuni casi anche nello streaming), oramai lo spettatore si vede un film già sapendo cosa aspettarsi, soprattutto in certi generi, tanto che sembra davvero vedersi sempre lo stesso film. Vogliamo davvero vedere in un loop infinito storie di zombi e di supereroi per anni e anni? Alla fine non diventeremo noi stessi degli zombi a cui ci viene dato da divorare sempre il medesimo cadavere?

Godzilla contro Kong. Trailer Italiano

Godzilla vs Kong, alla fine il trailer è arrivato.

La Lucertola e lo Scimmione si affrontano di nuovo. Per chi fai il tifo?

Alla fine è arrivato, uno dei film che più mi aveva colpito da ragazzino torna con la moderna CGI, corredate da botte da orbi. Ecco il trailer in Italiano che vi metto qui. Fatemi sapere cosa ne pensate.

https://youtu.be/6BCEGlI1dBA

X-MEN: Dark Phoenix – il canto del cigno degli X-men targati Fox

In questi anni, dominati dai cinecomics, ne abbiamo viste tante, tanti eroi a cui ci siamo affezionati.

La saga di X-men è stata quella che ha dato inizio a tutto, ci ha presentato personaggi oscuri, “umani”, la massima incarnazione dei “supereroi con super problemi” voluta dal Mito.

L’emozionante storia di X-MEN: DARK PHOENIX, che racconta le vicende di un’eroina tormentata che crea una profonda divisione all’interno della sua famiglia e dell’universo X-Men, è interpretata da James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Sophie Turner, Tye Sheridan, Alexandra Shipp e Jessica Chastain. Il film è stato scritto e diretto da Simon Kinberg e prodotto da Simon Kinberg, p.g.a., Hutch Parker, p.g.a., Lauren Shuler Donner e Todd Hallowell.

X-MEN: DARK PHOENIX: IL CULMINE DELLA SAGA DEGLI X-MEN

Cosa fareste se la persona che amate diventasse una terribile minaccia a livello mondiale?

Questa domanda costituisce il fulcro di X-MEN: THE DARK PHOENIX, il noto capitolo sulla Fenice Nera (Dark Phoenix) all’interno dei leggendari fumetti sugli X-Men. Scritta dal leggendario Chris Claremont e illustrata dall’artista John Byrne nel 1980, per molti versi questa storia rappresenta un momento topico della vicenda degli X-Men: Jean Grey acquista una forza tale che neanche la sua famiglia di mutanti riesce a comprendere. Diventa un’outsider fra gli outsider, irraggiungibile anche da chi più le è vicino.

“La saga di Fenice Nera è una delle più amate della storia degli X-Men, soprattutto perché non divide nettamente i personaggi positivi da quelli negativi, il bianco dal nero”, dice Simon Kinberg.

Da sempre appassionato di fumetti, Kinberg ha pensato che fosse importante rendere omaggio all’apprezzata saga di Fenice Nera portandola sul grande schermo. Fin dal 2006 lo scrittore-regista ha collaborato ai film degli X-Men, inaugurati da X-Men – Conflitto finale, e in ogni successivo capitolo del franchise è apparso in veste di scrittore o di produttore (o entrambi). Il primo film alludeva già alla Fenice Nera ma a distanza di 10 anni il filmmaker ha pensato che fosse giunto il momento di approfondire questa storia con un adattamento più inquietante e più fedele, a coronamento della ventennale saga cinematografica. Kinberg non solo ha scritto il copione di questo nuovo capitolo ma stavolta lo ha diretto, debuttando come regista.

Al centro della storia c’è una donna che lotta contro i propri demoni interiori e solo il profondo legame con gli X-Men, che rappresentano la sua famiglia, potrà salvare la sua anima e il mondo. “Questo film si distingue rispetto ai precedenti capitoli del franchise”, afferma Kinberg. “Il materiale originale è diverso dai fumetti degli X-Men a cui abbiamo attinto in passato. È più complesso dal punto di vista psicologico e suscita emozioni inaspettate, più crude e naturali”.

Per riuscire a fondare questo nuovo film degli X-Men sui personaggi, Kinberg è stato sostenuto dal produttore Hutch Parker, anche lui da sempre presente nel franchise, prima in veste di dirigente della 20th Century Fox e in seguito come produttore della serie di Wolverine, inaugurata nel 2013.

Il regista sceglie di ambientare la storia nei primi anni 90 (1992 per la precisione), anni di grande fermento, di grandi cambiamenti e, soprattutto, di importanti rivendicazioni femministe.

E’ arrivato il momento di fare spazio a una protagonista femminile in un film degli X-Men. Le donne dei film di questa saga, interpretate da attrici di grande fascino e spessore fra cui Famke Janssen e Halle Berry, sono complicate, dinamiche, sempre in azione, ma le loro storie non erano mai in prima linea. Dopo circa 20 anni, X-MEN: DARK PHOENIX si concentra sulla vicenda di Jean Grey e sulle donne che la circondano, fra cui Raven (Jennifer Lawrence) e Smith (Jessica Chastain) una nuova presenza malvagia che esorta Jean ad abbandonare la propria umanità e a cedere agli istinti più biechi.

La cosa migliore, a mio avviso, che fa Kinberg è quella di creare una zona grigia nel racconto di questa particolare eroina. In questo film, infatti, non esiste una particolare differenza tra “bene” e “male”, eroe e anti eroe non sono così ben differenziati come in altri capitoli della saga o altri film sui fumetti di supereroi.

Oggi il pubblico è pronto ad assistere a una storia radicale, che scardina tutte le certezze, in cui c’è un personaggio positivo che diventa negativo, un’eroina che perde il controllo e che scatena una forza distruttrice, persino omicida”, dice Kinberg. “I fumetti e i film basati sui fumetti, tendono a dividere nettamente eroi e anti eroi, buoni e cattivi. Quando un eroe fa qualcosa di brutto o quando un villain fa qualcosa di buono, è sconvolgente. Non si sa più da che parte stare.”

Dark Phoenix è una storia forte, è una storia sopra le righe un storia che mette in risalto la “forza delle donne”in tutte le sue forme, un trend che sembra già accomunare Fox e Disney per un futuro che si prospetta davvero interessante.

Alla forza smisurata di Jean Grey fa da contraltare un Charlex Xavier diverso da come siamo abituati a vederlo e da come ci era stato descritto nei capitoli precedenti della saga. Charles è un uomo straordinario, ha fatto tanto per i suoi studenti ma qui, il regista ce lo mostra come una persona imprigionata nel suo ego, nei suoi successi, nel suo rapporto di forza con i “potenti” del mondo. Un uomo che arriva a forzare la sua etica, pensando di “aderire” ad un bene superiore.
Un uomo che fa fatica ad ammettere anche di aver sbagliato. Uno che questa volta potrà fare poco per la sua studentessa, che dovrà lavorare da sola su se stessa.

Un film forte, adulto, che esplora i rapporti interfamiliari delle famiglie cosiddette “allargate”, rapporti difficili con i “fratelli” e con il mondo, cosa a cui gli X-men ci hanno abituato da decenni. Tuttavia ora è tutto diverso, perché il buon padre non c’è, non risolverà il problema, anche perché ne è la causa, ma, questa volta, i suoi “ragazzi” cresciuti, dovranno fare tutto da soli.

E’ il canto del cigno degli X-men ormai pronti a “tornare a casa”, ed essere reintegrati nell’universo cinematografico della Marvel. Il tutto condito con l’arricchimento di intensità creato dalla bellissima colonna sonora di Hans Zimmer. La musica ideata dal compositore premio Oscar® sottolinea il profondo senso di disagio che permea la storia e coinvolge il pubblico nel singolare viaggio di Jean Grey. “Adoro il modo in cui crea una musica che qualche volta non è neanche musica bensì un insieme di suoni”, dice Kinberg di Zimmer. “Non è travolgente e rassicurante, ma ti entra dentro. Suscita forti emozioni senza scadere nel sentimentalismo. È esattamente ciò di cui avevamo bisogno per questo film”.

Onestamente ci sono punti di incontro forti, gli anni 90 sono stati scelti come “inizio”, gli anni in cui inizia il “progetto Avengers”, gli anni in cui si sviluppa il personaggio di Captain Marvel. La scelta di eliminare dei “personaggi chiave” per creare una sorta di “frattura narrativa”.

In ogni caso queste sono solo mie elucubrazioni, ma sono certo che le avranno colte in tanti.

Un film godibile, fatto molto bene, che segna la svolta “impegnata” anche dei film di supereroi, anche se, forse, quelli degli X-men lo erano sempre stati.

Che dire, alla fine un po’ di Women Power viene fuori, e nei “due universi” Marvel che stanno per ricongiungersi, i 2 esseri più potenti (accomunate anche dai colori, ve ne accorgerete nel finale) sono DONNE, e, da oggi, il Marvel Cinematic Universe non sarà più lo stesso.

https://youtu.be/ripvXX7inNk
Il trailer ufficiale in italiano.

“X-MEN: DARK PHOENIX”
JAMES McAVOY
MICHAEL FASSBENDER
JENNIFER LAWRENCE
NICHOLAS HOULT
SOPHIE TURNER
TYE SHERIDAN
ALEXANDRA SHIPP
e JESSICA CHASTAIN

Costumi
DANIEL ORLANDI

Musica
HANS ZIMMER

Supervisore Effetti Visivi
PHILIP BRENNAN

Montaggio
LEE SMITH, ACE

Scenografia
CLAUDE PARÉ

Direttore della Fotografia
MAURO FIORE, ASC

Produttori Esecutivi
STAN LEE
JOSH McLAGLEN

Prodotto da
SIMON KINBERG, p.g.a.
HUTCH PARKER, p.g.a.
LAUREN SHULER DONNER
TODD HALLOWELL

Scritto e Diretto da
SIMON KINBERG

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