Braccio di Ferro è realmente esistito
Una storia incredibile ma questo potrebbe essere il personaggio che ha ispirato il celebre Popeye.
il suo nome era Frank “Rocky” Fiegel ed era un marinaio nato in Polonia nel 1868.
Ritiratosi dalla navigazione lavorò come inserviente/buttafuori alla “Wiebush’s Tavern” di Chester, in Illinois.
Fu proprio in quella taverna che un giovane di nome Elzie Crisler Segar conobbe Frank: rimase subito affascinato da quel bizzarro personaggio, che raccontava storie incredibili di risse e zuffe parlando solo con mezza bocca, in quanto l’altra metà era perennemente occupata dalla pipa.
Anni dopo, ispirato da quei racconti, Segar divenne il celebre fumettista creatore di Popeye, da cui derivò successivamente la serie animata.
Curiosità:
- Popeye deriva da “pop-eyes” ed era il vero soprannome di Frank Fiegel, dovuto ai suoi occhi perennemente gonfi a causa delle frequenti risse in cui era coinvolto.
- Anche Olivia è un personaggio reale: il suo nome era Dora Paskel ed era la proprietaria della bottega del paese: bella e benestante era ovviamente la donna più ambita della comunità.
Vecchi e nuovi Cartoni Animati. Le abissali differenze
Che ci sia una differenza tra vecchi e nuovi cartoni animati, mi pare un dato di fatto insindacabile.
Lo faccio ormai da anni, da quando il mio primo nipote ha cominciato ad interessarsi a quella macchina infernale che risponde al nome di TV. Il sabato mattina, ormai da almeno 5/6 anni i miei nipoti vengono a casa er stare con lo zio “Nerd”. Vogliamo vedere i cartoni! E allora li ho accontentati. Apro Netflix e li metto a guardare i loro preferiti.

Mi sono accorto da tempo che la stragrande parte dell’offerta televisiva dedicata ai bambini (target tra 5 e 10 anni) è per lo più basata sul demenziale. Demenziale – occorre specificarlo – non è il giudizio personale attribuito a questo o quel cartone animato: per demenziale, intendiamo un vero e proprio genere televisivo, così come può intendersi il genere drammatico, comico, fantascientifico o fantasy, quando per esempio parliamo di film. Sicuramente il genere demenziale è un tipo di cartoon che grazie alle sue freddure diverte, non c’è dubbio. Mi chiedevo, però, come questo tipo di Cartoni animati possa impoverire il lessico dei giovani, delle nuove generazioni.
Assisto dunque (e in silenzio) alle puntate di Clarence, di Uncle Grandpa, dei Titans, oppure di The Regular Show: questi, solo per citarne alcuni. Attenzione, cartoni animati su cui – prima ancora del nostro giudizio – interviene (per fortuna) la censura a tutela dei minori, tagliando di fatto scene inappropriate per contenuti o linguaggio. Va da sé che al netto delle scene tagliate, è legittimo domandarsi dove queste “fortunate serie” vadano a parare. Qual è l’obiettivo finale? Posto che – a torto o ragione – quando ci sono di mezzo i bambini, porsi questo interrogativo non è un’eventualità, quanto una necessità. Il punto è: qual è il fine ultimo della stupidità elevata all’ennesima potenza?
La differenza dei cartoon di oggi rispetto a quelli di ieri, onestamente, è enorme. Non per qualità, i tempi sono diversi, i mezzi di oggi infinitamente migliori, ma dal punto di vista narrativo. A quei tempi, infatti, era difficile imbattersi in cartoni animati in cui ogni puntata bastava a se stessa. Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno. [cit. Omar Kamal]
Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno.
Oggi il grosso del genere demenziale è fine a se stesso. Non conduce da nessuna parte, se non ad un probabile impoverimento linguistico e sentimentale. Non tutto è da buttar via, per carità. Ma cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo? La capacità di fare battute? L’idea che le relazioni sociali siano a tutti gli effetti un qualcosa di surreale? Vero che poi, noialtri siamo figli dell’estensione animata dei manga giapponesi: in loro c’era speranza, c’erano battaglie e profonda ricerca di un senso futuro delle cose (oltre alla comicità che c’era, ed è bene ricordarlo, non era demenziale). C’erano di mezzo battaglie nobili, al di là del fatto che parliamo di Ken il Guerriero, L’uomo tigre o Lady Oscar. Contenuti forti, certo che sì, ma in grado trasmettere il senso di giustizia condiviso che – diciamocela tutta – oggi si fa difficoltà a trovare.
cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo?
Spesso ci indigniamo quando vediamo la De Filippi, la D’Urso e tutto il trash dei “Grandi Fratelli” e delle “Isole dei Famosi” che ci viene propinato in tutte le salse. Molti si lamentano, è il male? Perché allora non facciamo qualcosa per “selezionare” ciò che guardano in TV i nostri bambini?
Una cosa è sicuramente vera, se diamo per certo che noi siamo anche ciò che leggiamo, allora è altrettanto vero che siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
Come si è concluso il pomeriggio con i miei nipoti? Non so chi abbia vinto, ma dopo un paio di puntate di Goldrake e Jeeg, con un po’ di Mazinger e Mazinkaiser, abbiamo aperto la mia vetrina, preso i robot e abbiamo spento la TV.
E questa, forse, è la mia più grande vittoria.

“Giorni di un futuro passato” porta i supereroi al Museo Nazionale di Napoli
L’artista australiano Adrian Tranquilli, noto per le sue opere con i supereroi, omaggia il bellissimo scenario classico del Museo Nazionale di Napoli con la sua arte contemporanea.
Nel panorama italiano ed internazionale degli ultimi venti anni, Adrian Tranquilli è l’unico artista che ha utilizzato, ininterrottamente ed esclusivamente, i motivi del fumetto super-eroico, sia come materiale primario della sua ricerca, sia come emanazione di un proprio, inconfondibile vocabolario plastico. Di qui l’ossimoro del titolo della mostra, preso in prestito da una nota saga dedicata agli eroi mutanti, pubblicata dalla “Marvel Comics” sulle pagine di “X-Men” nel 1981 e trasposta cinematograficamente, in tempi più recenti, da Bryan Singer (X-Men – Giorni di un futuro passato, 2014).
Nella sua opera poliedrica che abbraccia media differenti, dalla pittura alla scultura, dal disegno al video, Tranquilli indaga la figura dell’eroe, un modello antropologico transculturale che attraversa tempi e simbologie differenti e molto distanti tra loro – da Thor al Golem, da Eracle a Cristo. I supereroi che popolano l’immaginario collettivo da oltre sessant’anni, sono assunti da Tranquilli a modelli paradigmatici di ogni possibile epos eroico, nonché a simbolo del dualismo salvezza/sacrificio alla base della storia cristologica e della mitologia biblica, sulla quale è fondata la cultura occidentale. Le manifestazioni di crisi e decadenza di questo modello culturale, trovano il loro puntuale riflesso iconografico nelle figure che abitano le sue opere. Spossate o sconfitte, variamente super o anti – eroiche, divengono la metafora amara del rapporto tra individuo e collettività, tra il singolo e le strutture di potere che lo annientano, indifferentemente di stampo religioso, ideologico, politico o economico.
Giorni di un futuro passato è la mostra più grande ad oggi mai realizzata sul lavoro di Adrian Tranquilli, concepita come un percorso inedito, attraverso alcuni tra i nuclei tematici più significativi del suo lavoro degli ultimi vent’anni. Numerose le opere esposte, appartenenti alle serie più significative dell’artista, come Futuro imperfetto (1998), Age of Chance (2005), All Is Violent, All Is Bright (2009), In Excelsis (2011 – 13) e The End of the Beginning (2016), presentata, per la prima volta, in questa occasione.
Un insieme di istallazioni dal potente impatto visivo, la cui forza evocativa dialoga con l’architettura del museo e con la statuaria classica, eroica per antonomasia, della Collezione Farnese.
Il percorso espositivo, pensato appositamente per gli spazi del Museo Archeologico Nazionale, si dissemina tra il piano terra, i cortili, le Gallerie Farnesiane e il primo piano del museo. Ospitati in questo contesto, i reperti futuribili di Tranquilli narrano una storia della civilizzazione ironicamente avveniristica, assolutamente altra: innescano una serie di contrappunti spiazzanti con i capolavori ospitati dal prestigioso museo napoletano, restituendo una visione d’insieme volutamente destabilizzante, che cortocircuita classicità e futurologia, archeologia e fantascienza.
La mostra Giorni di un futuro passato è accolta nel Museo Archeologico di Napoli nell’ambito del progetto che, da oltre venti anni, il suo Servizio Educativo porta avanti, per favorire l’incontro tra il patrimonio di antichità in esso custodito e i linguaggi del contemporaneo.
C.S. Museo Archeologico Nazionale di Napoli
INFO: evento fb
MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo, 19, 80135 Napoli
tel. 081 442 2149
La mostra sarà visitabile dal 2 aprile fino al 6 giugno 2016
dal mercoledì al lunedì dalle 10.00 alle 18.00
giorno di chiusura il martedì
Lucca Comics & Games 2015: I numeri di una grandissima manifestazione
4 i giorni dell’evento
5 le sezioni: Comics, Games, Junior, Music& Cosplay e Movie
28 le aree del centro storico coinvolte
oltre 900 i giornalisti e addetti ai media accreditati
Oltre 700 gli stand presenti al festival
582 gli eventi principali realizzati nella manifestazione
900 i bambini delle scuole che hanno partecipato alle attività Junior
1.000 gli aspiranti disegnatori che hanno potuto incontrare gli editori
1.500 gli iscritti alle sfilate del Cosplay
75.000 i metri quadrati occupati dalla manifestazione
208.413 i “mi piace” su Facebok per oltre 1 milione di persone raggiunte.
Foto: Lucia Anselmi e L.Z. per Quotidiano Apuano, che ringraziamo.
Lucca Comics & Games 2015: I numeri di una grandissima manifestazione
4 i giorni dell’evento
5 le sezioni: Comics, Games, Junior, Music& Cosplay e Movie
28 le aree del centro storico coinvolte
oltre 900 i giornalisti e addetti ai media accreditati
Oltre 700 gli stand presenti al festival
582 gli eventi principali realizzati nella manifestazione
900 i bambini delle scuole che hanno partecipato alle attività Junior
1.000 gli aspiranti disegnatori che hanno potuto incontrare gli editori
1.500 gli iscritti alle sfilate del Cosplay
75.000 i metri quadrati occupati dalla manifestazione
208.413 i “mi piace” su Facebok per oltre 1 milione di persone raggiunte.
Foto: Lucia Anselmi e L.Z. per Quotidiano Apuano, che ringraziamo.
Lucca Comics 2015. Essere Cosplayer a #LuccaCG15
Li abbiamo ascoltati per voi, di tutti i tipi, quelli dei videogiochi, quelli dei cartoni, quelli dei film. Essere cosplayer è bello, e loro ci spiegano il perché.
(CLICCA SULLA FOTO IN BASSO PER LA FOTOGALLERY COMPLETA DELLA MANIFESTAZIONE)
Il termine è una contrazione delle parole inglesi costume e play, che descrivono l’hobby di divertirsi vestendosi come il proprio personaggio preferito. Oltre a travestirsi in occasione di manifestazioni pubbliche come i convegni sugli anime, non è inusuale per gli adolescenti giapponesi radunarsi assieme ad amici con la stessa passione solo per fare del cosplay.
Il cosplay si è legato indissolubilmente alla cultura nipponica, al punto di essere creduto originario del Sol Levante. Difatti il personaggio rappresentato da un cosplayer appartiene spesso al mondo dei manga e degli anime, molto diffusi nel paese asiatico, ma non è raro che il campo di scelta si estenda ai tokusatsu, ai videogiochi, alle band musicali, particolarmente di artisti J-Pop, J-Rock, K-Pop o K-Rock(musica pop e rock giapponese o coreana), ai giochi di ruolo, ai film e telefilm e ai libri di qualunque genere e persino alla pubblicità.
A causa della sua natura eterogenea il cosplay viene praticato in maniera sensibilmente differente nei vari stati in cui si è diffuso, ma il terreno principalmente calcato dai cosplayer è quello delle convention del settore.
Una piccola nicchia in questo campo è costituita dai dollers, il termine che indica un attore dilettante di kigurumi. Questi cosplayerindossano maschere (che li fa definire in giapponese anche animegao, ovvero “faccia da anime”) e una calzamaglia completa per trasformarsi completamente nel loro personaggio.
Una definizione adottata in certi casi è quella di cross-players, da “cross-dressing” e “cosplayer”: si usa talvolta per indicare coloro che abitualmente realizzano cosplay di personaggi del sesso opposto rispetto al loro. Non si tratta comunque di una vera e propria nicchia del cosplay, ma di una definizione a volte usata in modo improprio e non accettata da tutti gli appassionati. Le migliori cosplayers giapponesi si possono trovare ogni domenica ad Harajuku, quartiere di Tokyo, dove decine di ragazze e ragazzi si incontrano per mostrare i propri vestiti ai turisti incuriositi e ai fotografi.
Giocattoli in vendita online per ogni occasione
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Dal 17 al 19 aprile XXI edizione di Torino Comics a Lingotto Fiere – Ospite d’onore è Leo Ortolani, creatore di Rat-man
Dal 17 al 19 aprile a Lingotto Fiere di Torino si svolge la ventunesima edizione di Torino Comics, appassionante mostra-mercato del fumetto dedicata a curiosi, appassionati e collezionisti. Il Salone occupa gli oltre 17.000 metri quadri del Padiglione 2 per la parte espositiva, mentre il Padiglione 1 è dedicato agli eventi per i Cosplayer. Numerose le aree tematiche, dalle proposte degli editori all’oggettistica e ai gadget, dal Japangate dedicato alla cultura del Sol Levante, all’area games con tutte le ultime novità del mondo dei giochi. Non manca uno spazio per gli autori e disegnatori emergenti, rigorosamente autoprodotti.
Gli ospiti
Leo Ortolani è l’ospite d’onore della XXI edizione di Torino Comics. Il creatore di RAT-MAN, celeberrimo personaggio del fumetto italiano parodia dei supereroi americani, sarà a Lingotto Fiere nel pomeriggio di sabato 18 aprile, per incontrare i fan e per concedere firme e dediche sugli albi. Altro grande ospite, a Torino sabato 18 e domenica 19, è Paolo Eleuteri Serpieri, pittore (allievo di Guttuso), illustratore, uno dei grandi maestri del fumetto italiano, autore di Lanciostory, Skorpio e del fantascientifico Druuna: Morbus Gravis. Numerosissimi gli altri autori presenti: dai disneyani Casty, Paolo Mottura, Gigi Piras e Valerio Held agli autori della scuderia Bonelli come Luigi Piccatto, Pasquale Ruju, Nicola Genzianella e Gigi Simeoni. Non mancano alcuni dei più recenti fenomeni editoriali nati sul web, da Don Alemanno, autore del dissacrante Jenus di Nazareth, alla giovanissima Fraffrog, diventata celebre su youtube, che a Torino fa il suo debutto su carta con Shockdom edizioni. Sabato 19, inoltre, è in programma uno spettacolo dei PanPers, noto duo comico torinese che dal 2009 fa parte del cast di Colorado, trasmissione di Italia1.