La mia chiacchierata con @Cavernadiplatone
Una chiacchierata con #CavernadiPlatone Parliamo di tutto, da Goldrake a AOT, da Devilman a One Piece, Da Ken il guerriero ai Pokemon.
Una chiacchierata con #CavernadiPlatone Parliamo di tutto, da Goldrake a AOT, da Devilman a One Piece, Da Ken il guerriero ai Pokemon.
NB. Questo articolo si riferisce all’anime Golden Boy, non al manga da cui e’ tratto.
” Kintaro Oe, 25 anni, ha lasciato la facoltà di legge dell’università di Tokyo, ma solo perché aveva imparato già tutto ciò che l’università poteva insegnargli.”
Lo sentiamo ripetere alla fine di ogni puntata di questa mini serie animata in 6 episodi ispirata all’opera del geniale Tatsuya Egawa, Golden Boy, che racconta le avventure del suo meraviglioso protagonista Kintaro, studente modello che abbandona tutto e decide di viaggiare per il Giappone in sella alla sua amata bicicletta Mezzaluna, spinto da un’insaziabile voglia di imparare da ogni nuova esperienza che la vita può offrirgli.
Golden Boy nasce dall’esigenza dell’autore di criticare la società nipponica piena di preconcetti, contraddizioni e chiusure mentali. Non a caso, il protagonista non abbandona una qualsiasi carriera universitaria, ma si tratta dell’università Todai, la migliore di tutto il Giappone in cui è quasi impossibile entrare e dove i ritmi estenuanti non lasciano spazio a qualunque tipo di libertà espressiva. Il maestro Egawa descrive il disagio di chi è sempre costretto a reprimere le proprie emozioni indossando una maschera che puntualmente cade grazie all’approccio empatico e gentile di Kintaro che si mostra sempre per quello che è no filter. In particolare lo fa attraverso l’esperienza sessuale, mezzo per comprendere, conoscere e imparare liberando ogni freno inibitorio ma mai usando il sesso fine a se stesso. Se è vero che Kintaro è un pervertito, lo è altrettanto affermare che ha un cuore d’oro: la prima impressione è quella di trovarci davanti un idiota, totalmente fuori dagli schemi dell’inquadrata cultura giapponese, e invece questo giovane riesce sempre a sorprendere celando con umiltà la sua incredibile intelligenza,la facilita’ di apprendimento e le abilita’ nelle arti marziali.
Kintaro si cimenta infatti nei mestieri più disparati, da cuoco a programmatore, fino al ruolo di inserviente ( ed ecco via ogni tabù quando Kintaro non riesce a trattenere il suo desiderio di abbracciare i WC appena usati dalle donne) dando sempre il meglio di se e facendosi apprezzare da tutti coloro che incrociano il suo cammino.
Ottima la qualità grafica grazie al formato OAV, bellissimo a mio avviso il tratto classico dei disegni, curati i dettagli e le ambientazioni. Sono anche rimasta piacevolmente sorpresa dal lavoro di doppiaggio della versione italiana.
A mio parere Golden Boy non è per tutti. Consigliato a coloro che cercano tanta bellezza e non hanno pregiudizi nei confronti di un humour perverso. Qui troverete comicità, divertimento, ma anche un intenso punto di vista filosofico ed un interessante spaccato sociale. No, Golden Boy non è solo sesso anche se, come ci si aspetta da ogni ecchi che si rispetti, le uniche vere protagoniste sono loro: le tette, tante tante e grosse tette.
Il mio voto: 8/10
Golden Boy, oltre il sesso c’è di più.
Che ci sia una differenza tra vecchi e nuovi cartoni animati, mi pare un dato di fatto insindacabile.
Lo faccio ormai da anni, da quando il mio primo nipote ha cominciato ad interessarsi a quella macchina infernale che risponde al nome di TV. Il sabato mattina, ormai da almeno 5/6 anni i miei nipoti vengono a casa er stare con lo zio “Nerd”. Vogliamo vedere i cartoni! E allora li ho accontentati. Apro Netflix e li metto a guardare i loro preferiti.
Mi sono accorto da tempo che la stragrande parte dell’offerta televisiva dedicata ai bambini (target tra 5 e 10 anni) è per lo più basata sul demenziale. Demenziale – occorre specificarlo – non è il giudizio personale attribuito a questo o quel cartone animato: per demenziale, intendiamo un vero e proprio genere televisivo, così come può intendersi il genere drammatico, comico, fantascientifico o fantasy, quando per esempio parliamo di film. Sicuramente il genere demenziale è un tipo di cartoon che grazie alle sue freddure diverte, non c’è dubbio. Mi chiedevo, però, come questo tipo di Cartoni animati possa impoverire il lessico dei giovani, delle nuove generazioni.
Assisto dunque (e in silenzio) alle puntate di Clarence, di Uncle Grandpa, dei Titans, oppure di The Regular Show: questi, solo per citarne alcuni. Attenzione, cartoni animati su cui – prima ancora del nostro giudizio – interviene (per fortuna) la censura a tutela dei minori, tagliando di fatto scene inappropriate per contenuti o linguaggio. Va da sé che al netto delle scene tagliate, è legittimo domandarsi dove queste “fortunate serie” vadano a parare. Qual è l’obiettivo finale? Posto che – a torto o ragione – quando ci sono di mezzo i bambini, porsi questo interrogativo non è un’eventualità, quanto una necessità. Il punto è: qual è il fine ultimo della stupidità elevata all’ennesima potenza?
La differenza dei cartoon di oggi rispetto a quelli di ieri, onestamente, è enorme. Non per qualità, i tempi sono diversi, i mezzi di oggi infinitamente migliori, ma dal punto di vista narrativo. A quei tempi, infatti, era difficile imbattersi in cartoni animati in cui ogni puntata bastava a se stessa. Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno. [cit. Omar Kamal]
Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno.
Oggi il grosso del genere demenziale è fine a se stesso. Non conduce da nessuna parte, se non ad un probabile impoverimento linguistico e sentimentale. Non tutto è da buttar via, per carità. Ma cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo? La capacità di fare battute? L’idea che le relazioni sociali siano a tutti gli effetti un qualcosa di surreale? Vero che poi, noialtri siamo figli dell’estensione animata dei manga giapponesi: in loro c’era speranza, c’erano battaglie e profonda ricerca di un senso futuro delle cose (oltre alla comicità che c’era, ed è bene ricordarlo, non era demenziale). C’erano di mezzo battaglie nobili, al di là del fatto che parliamo di Ken il Guerriero, L’uomo tigre o Lady Oscar. Contenuti forti, certo che sì, ma in grado trasmettere il senso di giustizia condiviso che – diciamocela tutta – oggi si fa difficoltà a trovare.
cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo?
Spesso ci indigniamo quando vediamo la De Filippi, la D’Urso e tutto il trash dei “Grandi Fratelli” e delle “Isole dei Famosi” che ci viene propinato in tutte le salse. Molti si lamentano, è il male? Perché allora non facciamo qualcosa per “selezionare” ciò che guardano in TV i nostri bambini?
Una cosa è sicuramente vera, se diamo per certo che noi siamo anche ciò che leggiamo, allora è altrettanto vero che siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
Come si è concluso il pomeriggio con i miei nipoti? Non so chi abbia vinto, ma dopo un paio di puntate di Goldrake e Jeeg, con un po’ di Mazinger e Mazinkaiser, abbiamo aperto la mia vetrina, preso i robot e abbiamo spento la TV.
E questa, forse, è la mia più grande vittoria.
Come nasce Mazinkaiser, come arriva in Europa e come si inquadra nel mondo di GO Nagai.