La mia chiacchierata con @Cavernadiplatone
Una chiacchierata con #CavernadiPlatone Parliamo di tutto, da Goldrake a AOT, da Devilman a One Piece, Da Ken il guerriero ai Pokemon.
Una chiacchierata con #CavernadiPlatone Parliamo di tutto, da Goldrake a AOT, da Devilman a One Piece, Da Ken il guerriero ai Pokemon.
Dagli anni 90 ho scritto molte recensioni e news di anime, film, serie tv, fumetti tutto questo fino al 2016, anno in cui mi sono fermato, ma c’è una serie di cui non ho scritto neanche una parola ed è Neon Genesis Evagelion. Avrei potuto, ma non lo ho fatto perché ci sono opere che è meglio non toccarle perché capisci che non ci arrivi, che non ne sei in grado..
Se sto scrivendo questa cosa è perché ieri notte ho visto insieme con Thomas, Marco, Zack, Crigar proprio il quarto film della saga, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, l’ultimo capito dei Rebuild, e forse dopo 26 anni abbiamo messo la parola fine ad Evangelion, forse perché sarebbe la quarta volta. Eva ha avuto quattro finali diversi, quello trasmesso in tv in Giappone, quello della versione home video, quello di End of Evangelion (che avrebbe dovuto dare un finale accettato dal pubblico dopo la serie tv) e quest’ultimo di questi film Rebuild of Evangelion.
Ma sinceramente non credo che neanche questo sia il finale di Eva, perché questa saga, è qualcosa di più simile a un flusso di coscienza, e figlio dell’eternità e dei suoi tempi la fine degli anni 90, è un loop continuo da cui non se ne esce, da dove in parte ne resti prigioniero e in parte non ne vuoi uscire, ma soprattutto è qualcosa che si presta a molte interpretazioni e chiavi di lettura molto diverse, così ognuno può avere la sua idea di come finisca e di cosa vuol dire quest’opera, ed anche per questo ho preferito non scriverne, perché chiunque abbia visto Eva, ha la sua idea, e la mia sarebbe solo una delle tante e anche abbastanza imperfetta.
Personalmente io credo che la verità e la fine di Evangelion sia fuori dall’opera, non è nella trama o nei personaggi, non è negli Eva o negli Angeli, o nelle citazioni bibliche e filosofiche, ma nella vita e nella personalità di Hideaki Anno, nel suo essere o essere stato un otaku negli anni 70, 80 e 90. Anno amava e odiava gli anime, proprio come drogato ama e odio la sua droga, la ama perché lo fa stare bene, perché gli piace, e la odia perché non può farne a meno, ed sono stati da questi sentimenti contrastanti da cui forse è nata questa serie, ed Evangelion diventa per Anno quello che è il mostro per il dottor Frankenstain, l’apice di una carriera e una creatura terrificante. Questo è almeno il modo in cui la vedo io, adesso, ma non è lo stesso modo in cui la vedevo più di 25 anni fa.
Sono stato un fan di Eva, non uno dei più forti, ma ci ho creduto abbastanza e sui finali mi sono anche abbastanza incazzato. Dopo aver visto i primi finali per me era una truffa, una super cazzola, e credo ancora che sia una super cazzola, solo che oggi ne sono più distaccato a livello sentimentale, perché nel corso della mia lunga esperienza di nerd solo due titoli mi hanno fatto veramente incazzare di brutto: uno è Evangelion e l’altro è Harry Potter.
Il mio rapporto con Evangelion nasce molto prima dell’uscita delle VHS della Dysnamic Italia, a fine anni 90, questo perché avevo parte più o meno attiva del newsgroup, IAC (it.art.cartoni) si può dire l’antenato dei Forum o dei gruppi di Facebook, uno dei primi posti dove si parlava in rete di animazione giapponese, io ero uno dei membri più a sud all’epoca, a questo gruppo folle appartenevano anche molti che lavoravano alla Dynamic tra cui Michele Gelli, e poi ho conosciuto anche Gualtiero Cannarsi. Si Cannarsi che poi sarebbe diventato l’adattatore di Evangelion e dei film di Miyazaki. Dopo aver scritto e letto per mesi su IAC, sono andato al Lucca Comics, quando ancora la fiera era fuori dalle mura e fu dietro al palasport, dove stavano le case editrici, che comprai da un abusivo le quattro VHS con la registrazione dalla TV della serie di Evangelion in giapponese (in quegli anni la fiera era ancora molto piccola e c’era un posto dove gli appassionati vendevano alcune cose di seconda mano). Fu in questo modo che la serie di Eva arrivò per la prima in Italia, attraverso una registrazione tv giapponese arrivata presumibilmente ai membri della redazione di Animamia, allora una importante fanzine di anime, e da lì Eva si può dire che diventò virale (anche se il termine non esisteva come lo intendiamo oggi) le VHS venivano copiate in lungo e in largo per l’Italia, anch’io lo fatto dei copie diffondendo il sacro verbo nell’estremo sud tra Calabria e Sicilia. Così sono stato uno dei primi a vedere Evangelion qui in Italia, quanto tra i primi non lo so di preciso.
Oggi pensare a una diffusione attraverso copie in VHS date di mano in mano sembra assurdo, oggi che grazie al web possiamo vedere una serie in tempo reale dal Giappone, con lo streaming legale o illegale, ma gli anni 90 erano altri tempi forse più facili ed ingenui.
Evangelion era la seconda serie di una piccola casa di produzione: la Gainax, una casa di produzione fondata da Hideaki Anno, una casa di produzione di anime fatta da appassionati di anime (o Otaku) che volevano creare prodotti come piaceva a loro. La loro prima serie più era stata Fushigi no umi no Nadia arrivato da noi su fininvest con il titolo Il mistero della pietra azzurra, un anime rivoluzionario sotto molti punti di vista come storia, come personaggi e come Chara, fu appunto con Nadia che iniziò la moda dei personaggi dal viso triangolare, ideati da chara Yoshiyuki Sadamoto. Questa serie anime era ambienta nel 1889 durante esibizione internazionale di Parigi, quando fu costruita la Torre Eiffel, l’opera ha una forte ispirazione alle storie di Jules Verne in particolar modo 20.000 leghe sotto i mari e l’isola misteriosa, ma anche alle serie anime come Yamato e Macross, ha con alcune citazioni bibliche e il mito di Atlantide, si può dire che sia un’opera Steampunk prima che il genere fosse di moda. Non potevi restare indifferente alla serie di Nadia, divento subito una serie cult, di grande successo, molto apprezzata anche a livello internazionale, un punto di riferimento per le produzioni animate giaponessi, ma anche per quelle occidentali tanto che persino la Disney la plagio per un suo film Atlantis – L’impero perduto, ma senza riuscire a raggiungere la complessità e la maturità dell’opera di Anno.
Nadia fu portata a termine però con grandi difficoltà tecniche ed economiche, (difficoltà che poi sarebbe tornate con la serie di Evangelion), ma per Anno e la Gainax, la pietra azzurra diventarono un potente biglietto da visita, così sia per i fan che le case di produzione che per le tv, una nuova serie anime da Anno e dalla Gainax sarebbe stata accolta come un secondo avvento.
Ed è qui che esce Evangelion, una serie Mecha con robot giganti in una città fortezza che affrontano creature misteriose chiamate angeli. Eva riportava in auge le serie di Robotoni, un genere che da circa metà degli anni 80 era praticamente morto e sepolto, cedendo il posto a gli Action Shounen, come Dragon Ball.
Eva durò solo 26 episodi, il numero minimo di episodi per quel tempo, ma la vera sorpresa arrivò con gli ultimi due episodi, per tutti i 24 episodi la serie aveva raccontato vari misteri senza dare nessuna spiegazione, chi erano realmente gli angeli? Cos’erano gli Evangelion? Cos’era realmente la Nerv? Chi erano i piloti appena adolescenti dei presunti robot? Poi c’erano molti personaggi complessi e tantissimi riferimenti al vecchio e nuovo testamento della Bibbia e alla Cabala, (forse però messi più per esseri fighi che per avere dei legami alla tradizione giudaico cristiana). Con gli ultimi due episodi tutto era sparito, è la serie diventava qualcosa di psicologico del protagonista. Era questa l’idea fin dall’inizio? O forse non c’era una buona programmazione della storia? O forse Anno aveva trovato quella soluzione perché semplicemente era a corto di tempo o aveva sforato il budget? Non credo che lo sapremo mai.
Fatto sta che da quel momento Evangelion diventa qualcosa di molto strano, diventa un mito per molti, alcuni la guardavano e riguardavano alla ricerca di una interpretazione di trovare un codice segreto per chiarire ogni cosa, mentre altri pensavano che fosse stata solo una truffa ben elaborata (io ero fra questi).
Sto volontariamente non raccontando la trama perché credo che la conoscano più o meno tutti o per fare spoiler a chi ancora deve conoscere quest’opera.
All’epoca grazie a dei conoscenti, ascoltai in una fumetteria di Pisa, una interpretazione della serie, dove si diceva che Shinji Ikari era la rappresentazione degli otaku, che non sapevano vivere se non per gli anime, e che avevano pessimi rapporti con le altre persone e con la società.
Negli ultimi due episodi di Evangelion, si vedeva appunto la catarsi di Shinji e con essa degli otaku, o del regista Anno, dove il protagonista lascia perdere tutta la storia degli Eva e degli angeli, e tutto il resto per vivere la sua vera vita.
All’epoca, questa soluzione non è stata per niente accetta, forse i tempi non era ancora maturi, e forse oggi lo sono, e se lo sono è perché Evangelion ha lasciato la sua impronta nella cultura pop mondiale, ora sono tante le opere che in un modo o in altro si rifanno appunto ad Eva, tanto che vista oggi Evangelion non appare più tanto rivoluzionaria.
Ma torniamo a quel finale che ha fatto incazzare un bel po’ di gente in Giappone e in Occidente, cosi Anno corse ai ripari portando Evangelion al cinema con due film Death and Rebirth, che riassume la serie in un film di montaggio e aggiunge delle parti al posto degli episodi 25 e 26 e poi l’apocalittico The End of Evangelion, dove sembra di vedere la versione di Anno del finale del manga di Devilman di Nagai.
Evangelion entra nel mito, e tutto sembra finire, sembra…
Perché nel 2007, Anno torna su Evangelion, esce il primo film della tetralogia Rebuild, Evangelion: 1.0 You Are (Not) Alone questo più o meno racconta i primi sei episodi della serie classica con qualche piccola aggiunta e cambiando qualcosa dal punto vista grafico. Nel 2009 esce il secondo film Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance, qui già la situazione si complica, il film prende una strada diversa dall’anime, c’è da chiedersi se Anno avrebbe voluto fin dal 1996 raccontare la storia in questo modo, ma aveva i limiti della serie tv con i tempi stretti o i produttori, o forse questi cambiamenti gli sono venuti in mente solo in seguito con il passaggio degli anni.
2012 esce Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo, il terzo film, si scopre che c’è stato un salto temperale di 14 anni nel futuro, e la Terra è stata in parte distrutta.
2021 sono passati quasi dieci anni dal l’ultimo film di Evangelion, Anno intanto si è dedicato a nuove produzioni come Shin Godzilla, ha forse affrontato i suoi demoni tra cui la depressione, e finalmente esce il quattro film Rebuild: Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time che è uscito direttamente su Amazon la notte tra il 12 e il 13 agosto, se vogliamo anche questa è una data strana, perché esce esattamente un mese prima del 13 settembre, la data in cui nella serie classica c’è stato il Second Impact.
Io ho visto questi i film di Evangelion con molto ritardo rispetto a quando sono usciti da noi al cinema (in eventi speciali) e dopo in home video. Non avevo comprato le diverse versioni in Dvd della serie, non ho comprato neanche i due primi film: Death e Rebirth e End of Evangelion, li ho visti solo per vie traverse, e non ho visto la serie su Netflix con nessuno dei due adattamenti con il primo adattamento devo gli angeli venivano chiamarti appostoli.
Semplicemente non volevo saperne più di Evangelion, era un capitolo chiuso, qualcosa del passato, qualcosa che per me era morto e sepolto.
Allora che si può dire di quest’ultimo film visto su Amazon prima a mezzanotte per 155 minuti, (uno dei film d’animazione giapponese più lunghi della storia). Mette davvero la parola fine a questa saga o qualunque cosa sia? E chi lo sa dal finale sembra di sì, ma ogni volta sembrava che Evangelion fosse finito con i suoi finali strani e psicologici e invece…
Non mi stupirei per niente se da qui ad altri 10 anni Anno torni di nuovo su questa serie, perché nonostante il finale sembra chiudere la storia per molti protagonisti, per altri le cose sono diverse e restano delle domande senza risposta.
Perché senza fare spoiler, il finale di questo film è completamente esterno alla storie, e non si capisce neanche cosa sia in realtà…
Io credo che alla fine Hideaki Anno con il finale di questo quarto film, ci abbia solo ridato il finale originale della serie, quello degli episodi 25 e 26, solo in modo diverso e con uno Shinji ancora più maturo, in pratica abbiamo girato interno per tornare alla conclusione della storia del 1996, e forse è giusto così; ma questo è solo la mia interpretazione per quanto possa valere…
La videorecensione del Vecchio Nerd
Finalmente l’attesa è finita, domenica 4 alle 14:30 in simulcasting la prima puntata di Getter Robot Arc, il ritorno dei robottoni storici!
Potrete seguirla insieme a noi sul canale de Il Vecchio Nerd e commentare con noi e interagire con gli ospiti!
Adesso godetevi la sigla 😉
(foto di Paolo Barbieri)
Oggi è una giornata memorabile per tutti gli appassionati del robot nato dalla geniale mente del mangaka Go Nagai. Sarà prodotto dalla Disney, garanzia di qualità che tranquillizza gli appassionati.
La storia sarà ambientata in Italia e sarà una parentesi durante la guerra contro vega dove il giovane principe di Fleed verrà a difendere Koji, restato incastrato in un piccolo paesello del sud Italia.
Da lì inizierà un combattimento con il mostro di vega Koge Son Edi, il più potente di tutti che, dopo tanto sforzo, alla fine verrà sconfitto. Al momento non si conoscono altre indiscrezioni in merito alla trama.
Un cast d’eccezione è stato scelto per l’occasione. Actarus, infatti, sarà interpretato da Henry Cavill, mentre Koji sarà (per rispettare le nuove norme) sarà di colore e verrà interpretato da Jaden Smith. Venusia sarà Scarlett Johanson e Maria Fleed, la sorella del protagonista, sarà un’attrice italiana, la bellissima Miriam Leone. Nel ruolo di Procton, invece, il grandissimo Gene Hackmann. Molte aspettative per il mitico Boss, che sarà il grande Zach Galifianakis
Ancora poco si sa di questo progetto, ma sicuramente è quello che tutti i fan del Bel Paese volevano sentire. Aspettiamo il trailer, con ansia, intanto guardatevi questo:
spero vi sia piaciuto questo PESCE D’APRILE
Conoscevate la storia di #Gordian, il robot matrioska? Sapete che ha tanti punti in comune con altri #anime dello stesso periodo? #BabilJunior #Goldrake #Danguard. Ah, dimenticavo, Auguri 😉 .
Uno scontro epico, tra i 2 più amati robot di sempre. Chi è il più forte? Chi vince? Una serie di curiosità e di interrogativi a cui do risposta in questo video.
Alla fine degli anni 70, agli inizi degli 80, un adattamento “improvvisato” fece un gran casino. E insieme a lui arrivò Goljack…
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La prossima estate segnerà quarant’anni di costruzione una delle statue più peculiari di Tarragona e di tutta la Catalogna: Mazinga Z Mas del Plata, un sobborgo della città di Cabra del Camp, Alt Camp. Questa riproduzione di 10 metri del personaggio della leggendaria serie di cartoni animati giapponesi è attualmente il sito di pellegrinaggio annuale di migliaia di fan dei manga. Recentemente è stato ridipinto con un crowdfunding dell‘Associazione degli Amici di Mazinger Z, che organizza persino un incontro ogni anno.
Da dove nasce l’idea e come si è concretizzata? Dobbiamo tornare indietro nella tarda primavera del 1978, quando la società Vendrell FIBRESTER ricvette una richiesta insolita: costruire una statua dieci metri di Mazinger Z, la stella della moda TV a cartoni animati in quel momento. L’azienda era specializzata nella lavorazione della fibra di vetro e la costruzione di barche e tavole da surf rappresentava oltre il 90% della sua produzione; Non avevano mai costruito nulla di simile. Ricardo Martínez, allora responsabile dell’ufficio tecnico di Fibrester al Vendrell, spiega come hanno studiato e accettato l’incarico.
Questa statua è stata costruita nel bel mezzo di una radura circondata da alberi di pino nel comune di Cabra del Camp, Alt Camp, in un gioco chiamato Mas del Plata, un gioco creato per dare il nome ad un’area di nuova urbanizzazione con annunci radiofonici attraverso uno dei principali musicisti dell’epoca, Luis Arribas Castro, popolarmente noto come Don Pollo. Tuttavia volevano avere un impatto pubblicitario ancora più grande e credevano che il protagonista di quella serie nipponica, che stava causando vere e propie scene di “follia mediatica” tra i bambini e gli adolescenti in tutto lo stato, forse era una grande pretesa.
Si decise di costruire la statua in agosto, per approfittare del calo dei posti di lavoro di quel periodo. Ma era necessario risolvere alcuni problemi. “I promotori volevano costruire una scala interna in modo che i bambini potessero salire fino alla testa della statua e rimuovere il muso dalla visiera della testa del robot. Dovevamo toglierli dalla testa perché non c’era abbastanza spazio all’interno della figura e sarebbe stato molto pericoloso. Ma ci sono molti che pensano che questa scala fosse realmente esistita, perché alcuni bambini erano riusciti a salire e ad aprire la testa”, spiega Martínez.
Le lastre furono costruite seguendo il processo di produzione con fibra di vetro, con modanature di gesso, che in seguito non furono conservate. Anche il costo è stato scontato, alcune fonti sottolineano che ha raggiunto i dieci milioni di pesetas, sebbene Martínez non ricordi la cifra esatta pagata dallo sviluppatore. “Abbiamo dovuto affrontare il problema di come costruire i pugni, un compito molto complicato per i progettisti della società, e alla fine abbiamo commissionato uno scultore. Più tardi nel nostro stabilimento abbiamo costruito le lastre in fibra di vetro “, spiega l’allora responsabile dell’ufficio tecnico, il quale ricorda che almeno tre o quattro volte Arribas Castro ha visitato la fabbrica per seguire il processo di produzione. L’impianto Vendrell dove è stato costruito il Mazinger Z è stato chiuso quasi dieci anni fa.
L’assemblaggio del Mazinger Z del Mas del Plata fu fatta per quattro giorni all’inizio di agosto del 1978, con una dozzina di operai, tra cui Martinez e uno dei proprietari della compagnia. Fu costruito dall’interno e l’operazione più difficile è stata quella di completarela testa: legarono l’operaio con le corde. Martinez crede che attualmente la costruzione di una figura come questo sarebbe impossibile perché i costi sarebbero altissimi per rispettare i nuovi parametri di sicurezza.
Nell’agosto 2015, un gruppo di fan di Mazinger Z che si era incontrato attraverso Facebook ha approfittato di uno di loro proveniente da Bilbao per fare un “pellegrinaggio” presso la statua di Cabra del Camp e organizzare un incontro attraverso il social network. Inoltre, padrino della manifestazione è stato Alfredo García Garrido, compositore della musica e i testi della versione spagnola della sigla di inizio della serie. Un grande successo di pubblico.
Il presidente della Associazione degli Amici di Mazinger Z, eletto in questi incontri, Jose Luna ha detto che stanno lavorando per una nuova riunione a Cabra del Camp, nonché all’organizzazione di altri eventi come una mostra a Barcellona, la più grande in Europa sulla serie giapponese.
Mazinger Z è una serie di cartoni animati giapponesi del 1972. Fu pubblicato in Spagna il 4 marzo 1978 e divenne un vero fenomeno di massa, specialmente per la novità che rappresentava la sua trama basata sulla fantascienza. 32 episodi sono stati trasmessi sabato pomeriggio, dopo la trasmissione dei notiziari, con un’interruzione di sei mesi tra i primi 27 capitoli e gli ultimi 5.
Una storia affascinante, dell’unico monumento esistenza ad un’opera di Go Nagai, il mitico “dio-demone” Mazinger Z.
Articolo liberamente tradotto da: https://www.ara.cat/campdetarragona/curios-encarrec-estatua-Mazinger_0_1927607224.html