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Ruvido e graffiante: Ivan Graziani, ‘Il Chitarrista’ di Dio

Chitarra graffiante, unica. Ivan Graziani manca immensamente alla musica italiana. Il “chitarrista” per eccellenza è protagonista indiscusso della musica italiana. Un cantautore “ruvido” capace però di innovare il rock italiano. Tra i principali virtuosi della chitarra, Ivan Graziani muove i primi passi a metà anni ’60 con la band “Anonima Sound” con i quali incide i primi 45 giri e partecipa al “Cantagiro”. L’album del debutto da solista è “La città che vorrei” del 1973 al quale seguono “Desperation” e Tato Tomaso’s Guitars” (quest’ultimo omaggio al figlio appena nato Tommaso).Ivan_Graziani 1 In quegli anni Graziani collabora come turnista e autore con numerosi gruppi e cantanti affermati. Tra le collaborazioni principali figurano quelle con Herbert Pagani, la PFM-Premiata Forneria Marconi, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Antonello Venditti. In scuderia con l’etichetta “Numero Uno”, Ivan inizia ad ottenere i primi successi personali con l’album “Ballata per quattro stagioni”. Il successo vero arriva però con la canzone “Lugano Addio” e “I Lupi”. L’anno seguente esce “Pigro” che contiene oltre al brano omonimo anche “Monna Lisa”, “Paolina”, “Gabriele D’Annunzio”. Segue il primo vero tour in giro per l’Italia. Nel 1979 esce “Agnese dolce Agnese” che contiene perle quali “Taglia la testa al gallo”, “Fuoco sulla collina”,Ivan-Graziani 2 “Dr. Jekyll & Mr. Hyde” e “Canzone per Susy”. Nel 1980 esce l’album “Viaggi e intemperie” che contiene il brano “Firenze (canzone triste)” considerato il suo più famoso successo. Seguono gli album “Seni e coseni”, il live “Parla tu”, e “Nove” con gli arrangiamenti di Celso ValliIvan-Graziani 4 considerato da Ivan il suo album più bello. Intanto nel 1985 aveva partecipato al Festival di Sanremo con il brano “Franca ti amo”. Tornerà a Sanremo nel 1994 con la canzone “Maledette malelingue” (etichetta Carosello). Nel 1991 usciva l’album “Cicli e tricicli”. Poi a soli 57 anni,ivan_graziani5 stroncato da un tumore, Ivan Graziani muore. L’artista, originario di Teramo, fu seppellito insieme alla sua amata Gibson. “Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista” recita uno dei suoi versi più famosi. E un occhio di riguardo poteva anche averlo nei confronti del pubblico lasciandoci godere ancora della bravura e della musica di Ivan. In fondo però resta sempre nei nostri cuori con la sua chitarra, consegnato all’immortalità.ivan-graziani 3

AC/DC: la band senza voce. Una storia ad alto voltaggio

Senza voce. Ancora una volta uno dei gruppi più importanti della storia della musica Hard Rock, Heavy Metal rischia di perdere la propria voce solista. Gli inossidabili AC/DC infatti potrebbero perdere Brian Johnson il quale sta “perdendo” la voce. Il grave disturbo alle corde vocali che l’ha colpito potrebbe costringere Johnson a lasciare gli AC/DC dopo oltre 30 anni di carriera. Brian infatti divenne la voce solista dopo la scomparsa prematura del primo storico cantante della band australiana: Bon Scott. acdc6Sembra una maledizione. Voci graffianti, rudi, perfette per il “credo” musicale della band. In attesa di conoscere l’eventuale sostituto di Brian è doveroso ripercorrere la storia di una delle band più conosciute al mondo. Innovatori, ribelli e anticonformisti per eccellenza, gli AC/DC nascono ad opera dei fratelli Young. La famiglia di origine scozzese (tutti i componenti degli AC/DC sono di origine britannica) si trasferì in Australia per motivi economici e qui svilupparono la loro passione per la musica Angus e Malcom Young. Nel 1973 i due fratelli Young formarono un gruppo e così, il 31 dicembre 1973, nacquero gli AC/DC. Il nome AC/DC è l’acronimo di “Alternate Current/Direct Current” cioè Corrente Alternata/Corrente Continua, nome perfetto per esprimere l’elettricità e il dinamismo del gruppo. acdc2Insoddisfatti del loro cantante (Dave Evans) i fratelli Young si misero alla ricerca di una voce. Il loro autista dell’epoca si propose subito: era Bon Scott. Voce perfetta che segnò l’esordio degli AC/DC con il loro primo album High Voltage (pubblicato solo in Australia e Nuova Zelanda). L’album seguente fu T.N.T, che contiene brani come It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock’n Roll) e l’omonima T.N.T, ancora oggi considerate tra I brani migliori della band. Il loro successo era però ancora legato soltanto all’Oceania, quello internazionale venne dopo. Fu con Let There Be Rock del 1977 che gli AC/DC trovarono la propria dimensione, liberandosi delle sfumature pop degli album precedenti. Let There Be Rock è un album grezzo che conquistò subito il pubblico, all’epoca condizionato dal genere punk. Seguì l’album Powerage del 1978 al quale seguì un importante tour per il gruppo che ne consolidò la fama in Europa. Solo il mercato americano restava ancora scettico nei loro confronti. La svolta arriva con Highway to Hell del 1979. Infatti con l’omonimo brano Highway to Hell gli AC/DC sfondarono per la prima volta nella top ten inglese e nella top 20 statunitense. Fu un successo clamoroso. Il logo degli AC/DC divenne, come si direbbe oggi, “virale”. Un marchio riconoscibile ovunque e da chiunque, il successo planetario era servito.acdc7 Proprio nel momento in cui si intravedeva l’apice del successo avvenne la tragedia. Il 19 febbraio del 1980 Bon Scott fu trovato morto a Londra, all’interno di una Renault 5 di un amico. Le cause del decesso furono attribuite ad una pesante intossicazione da alcool anche se ancora oggi resta un velo di mistero sulla morte di Scott. La drammatica notizia fu uno shock per il gruppo. La carriera degli AC/DC rischiava di finire prima ancora di aver spiccato il volo. Dopo una lunga ricerca, i fratelli Young grazie ad una registrazione inviata da un fan riuscirono ad individuare il sostituto di Scott: la scelta cadde su Brian Johnson. Il primo album dopo la morte di Scott fu la consacrazione finale della band nella scena musicale mondiale. L’album Back in Black uscì il 25 luglio 1980, con una copertina completamente nera che rendeva omaggio allo scomparso Bon Scott. Il successo fu “globale”. You Shook Me All Night Long e Hells Bells (chiaro omaggio a Scott) e l’omonima Back in Black sono tre delle pietre miliari di un album ancora oggi considerato la “vetta” della formazione australiana.acdc9 I fan furono entusiasti della voce di Brian che col tempo non fece rimpiangere Scott. Nel 1981 uscì finalmente For Those About to Rock (We Salute You), con il quale gli AC/DC raggiunsero per la prima volta la posizione numero uno della classifica di vendite statunitense. La seconda metà degli anni ’80 vide però un appannamento del loro successo. Gli album pubblicati in questo periodo furono molto inferiori alle attese e l’immagine del gruppo si ridimensionò. Nel 1990 esce The Razors Edge che contiene un altro capolavoro: Thunderstruck. La “diavoletto” di Angus era più infiammata che mai.ACDC1 Un rif entrato di diritto nella storia della musica. Storico il concerto (al quale seguì un video) AC/DC Live at Donington. Epocale fu il concerto che il gruppo tenne poco più di un mese dopo a Mosca, organizzato per la celebrazione della fine della dittatura comunista: allo storico evento (cui parteciparono anche Metallica, The Black Crowes e Pantera)acdc3 si recò un folla stimata fra 500.000 e un milione di persone, la più grande mai raccoltasi per un concerto hard & heavy. Il successo appagò gli AC/DC che nel periodo seguente pubblicarono pochi album (molte le raccolte in ricordo del periodo con Scott alla voce). Dopo l’album Ballbreaker, nel 2000 venne pubblicato Stiff Upper Lip. Proseguono i tour mondiali e concerti epici che consolideranno la fama del gruppo. Nel 2008 esce l’album Black Ice.acdc8 Nel 2014 esce infine Rock or Bust, considerato l’album di addio ai fan di Johnson e Angus (che già non partecipa alla registrazione del disco poiché gravemente malato, lo sostituisce il nipote Stevie Young). Gli AC/DC proseguiranno la loro storia o l’addio di Johnson segnerà lo scioglimento del gruppo? La speranza di milioni di fan nel mondo è che il mito degli AC/DC possa proseguire, diversamente la loro immortalità comunque è già scritta. acdc5

‘1984’, la profezia di Orwell è divenuta realtà

Quella che sembrava una terribile profezia si sta lentamente avverando. O forse no. Insomma ogni volta che ci si approfondiscono i temi sollevati dal libro 1984 di George Orwell il pubblico e la critica si divide tra scettici e assertori convinti dell’inizio dell’era del “Grande Fratello”. Bisogna riconoscere che molte delle “visioni” dell’autore sono esattamente presenti nella realtà moderna. Non è certo il titolo di un programma televisivo che ci convince della “presenza” del “Big Brother”Big-Bro tra noi ma l’uso ormai sempre più decisivo e costante delle nuove tecnologie e del “linguaggio” che con esso si diffonde sempre di più divenendo “essenziale” nelle nostre esistenze. Prendiamo il fenomeno degli smartphone e dei social network: sono strumenti della più avanzata tecnologia moderna che hanno letteralmente cambiato i nostri costumi e influenzato (spesso negativamente) i nostri comportamenti sociali. Oggi diciamo “non ne possiamo fare più a meno”, sottolineando l’importanza che hanno assunto. Anche il linguaggio si è modificato. Non più “cellulari”, magari “evoluti” per far intenderne i progressi tecnologici: si usa il termine anglosassone “smartphone” (telefono intelligente). big2Lo stesso avviene in tutti gli altri ambiti nei quali la tecnologia ha superato ormai di gran lunga la letteratura non solo “fantascientifica”. 1984 si inserisce nel solco della cosiddetta “distopia”, cioè la descrizione di una società immaginaria o comunità indesiderabile o spaventosa. Il termine, contrario di utopia, è utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (ambientata nel futuro) nella quale alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche avvertite nel presente sono portate a estremi negativi. In genere ci sono due filoni, quello “totalitarista”, dove l’autore descrive una vera e propria “dittatura” in una società futura, e quello “post apocalittico”, una società straziata e malata a seguito di un grave evento. Nel primo caso gli elementi caratterizzanti sono: – una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali (o caste) sono rigide e insormontabili; – la propaganda del regime e i sistemi educativi costringono la popolazione al culto dello Stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l’unico (o il migliore) possibile; – il dissenso e l’individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante. Si assiste a una “depersonalizzazione” dell’individuo; big3– lo Stato, oppure le corporazioni hi-tech, o una congregazione religiosa, sono spesso rappresentati da un leader carismatico adorato dalla gente e oggetto di culto della personalità; – il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo; – il sistema penale comprende spesso la tortura fisica o psicologica; – agenzie governative o paramilitari (come una polizia segreta) sono impegnate nella sorveglianza continua dei cittadini. La sorveglianza può essere sostituita anche da potenti e avanzate reti tecnologiche; – il legame con il mondo naturale non appartiene più alla vita quotidiana. Tutti questi elementi narrativi hanno caratterizzato opere di rilievo tra cui Il padrone del mondo (Lord of the World, 1907) di Robert Hugh Benson, Il tallone di ferro (The Iron Heel, 1908) di Jack London, Noi (Мы, 1921) di Evgenij Ivanovič Zamjatin, Il mondo nuovo (Brave new world, 1932) di Aldous Huxley,George-Orwell e appunto 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1948) di George Orwell. All’insegna del terribile motto « La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. », il Socing (il fantomatico socialismo inglese – il capitalismo-colonialismo odierno di matrice anglosassone non è forse vicino a molti aspetti della dittatura descritta da Orwell ?) rende schiavi i cittadini governati dal “Grande Fratello – Big Brother” che tutto vede e tutto sa. Non può non scorrere un brivido lungo le nostre schiene vista l’era delle “videosorveglianze”, delle web-cam, di Internet sempre più invasivo nelle nostre vite. « L’Ortodossia consiste nel non pensare — nel non aver bisogno di pensare. L’Ortodossia è inconsapevolezza. », scrive Orwell in 1984 e balza alla mente un recente spot pubblicitario di una nota compagnia telefonica dove si afferma che “Le nuove tecnologie ci stanno dando la libertà di non dover più scegliere. Non è fantastico?”: un’affermazione terribile. big3Non scegliere significa non avere coscienza critica, annullare l’Io. Altro indizio? Senza voler essere “complottisti” ad ogni costo, sono evidenti ( e inquietanti) le analogie con quanto scritto da Orwell nel 1948 (il titolo del libro infatti nasce da tale data con le ultime due cifre invertite – in verità l’autore voleva intitolarlo “L’ultimo uomo in Europa”). I due protagonisti del libro, Winston Smith e la compagna Julia sembrano trovare solo nell’amore e nella sessualità libera una via di fuga ad una società di schiavi, automi, privi di identità e libertà. 1984novel<< Una volta, pensò Winston, un uomo guardava il corpo di una ragazza, lo desiderava, e questo era tutto; ora non vi era spazio né per il puro amore né per la pura lussuria. Non esistevano emozioni allo stato puro, perché tutto si mescolava alla paura e all’odio. Il loro amplesso era stato una battaglia, l’orgasmo una vittoria. Era un colpo inferto al Partito. Era un atto politico >>, scrive l’autore nel passaggio che narra dell’incontro intimo tra i due protagonisti del libro, lui imiegato a trasformare articoli e notizie al Ministero della Verità, lei giovane attivista della Lega Giovanile Antisesso, i quali entrambi saranno scoperti, arrestati e torturati. Anche in questo caso il tema dell’amore e del sesso sempre più sviliti e “surrogati” non sono forse una caratteristica della società moderna? Dunque gli spuntibig5 di riflessione sono davvero innumerevoli. Dalla riflessione sul totalitarismo alla cosiddetta “neolingua”, ossia la trasformazione del significato delle parole. Mutare il senso di un termine nel gergo corrente per far dimenticare il significato precedente e annullare così il passato: la manipolazione dell’informazione e della conoscenza è un altro tema assolutamente centrale nel moderno dibattito socio-culturale mondiale che difficilmente si può esaurire in modo soddisfacente in poche righe. Insomma 1984 ha incredibilmente anticipato la società moderna nella sua evoluzione e nelle sue contraddizioni. Terrorismo, guerre informatiche, spionaggio, la tecnologia imperante … non sono più semplici “visioni” di un grande scrittore ma realtà. Ma forse sono solo suggestioni… ci stiamo sbagliando. Attenzione… “Lui” ci vede e ci ascolta! orwell

Roccamonfina – Teste di maiale mozzate ritrovate a Torano, disgusto e sconcerto tra i cittadini

Un gesto di assoluta inciviltà che lascia anche sconcerto tra i cittadini roccani, quello avvenuto stamane nel comune di Roccamonfina. Infatti lungo la strada che da Tourisichi conduce alla frazione Torano del comune vulcanico, dei passanti hanno notato due teste di maiali mozzate lasciate lungo il ciglio della strada. Non si conoscono le ragioni per le quali le parti degli animali siano state depositate lì. Potrebbe trattarsi molto probabilmente di scellerati che hanno abbandonato i resti dopo aver ammazzato i propri animali per farne salsicce e insaccati vari, in barba a tutte le norme sanitarie vigenti. Non si crede per il momento ad un gesto “intimidatorio”. Resta il senso di disgusto da parte dei cittadini che grazie anche ai social network hanno segnalato prontamente il misfatto. L’auspicio è che il gesto sia frutto solo di ignoranza e non abbia altri vili intenti. Intanto si sollecitano le autorità competenti affinché i resti degli animali vengano subito rimossi e smaltiti secondo le norme.maiali 2

Piedimonte Matese/Vairano Scalo – Spaccio di droga, i Carabinieri arrestano 20enne

I carabinieri dell’aliquota operativa del Comando Compagnia di Piedimonte Matese hanno tratto in arresto, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, CAPPELLI Marco, cl. 96, di Pratella. Il 20enne, verso le ore 12.00 odierne, in Vairano Scalo, località Marzanello, nel corso di specifico servizio finalizzato alla repressione dello spaccio di stupefacenti, a seguito di perquisizione personale, eseguita nel contesto di un controllo del veicolo Fiat Punto dallo stesso condotto, veniva trovato in possesso di nr. 2 confezioni in cellophane contenente sostanza stupefacente del tipo “marijuana”, per un totale di grammi 110 già confezionata in singole dosi. L’arrestato, è stato condotto presso il proprio domicilio in regime degli arresti domiciliari, in attesa del rito direttissimo previsto per domani 29 gen. 2016.

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Capua – Studio odontotecnico illegale, interviene la Finanza

La Guardia di Finanza di Capua, al termine di una serie di controlli finalizzati al contrasto all’abusivismo professionale e commerciale, ha scoperto uno studio odontotecnico non autorizzato nella frazione di Sant’Angelo in Formis del predetto Comune. All’atto dell’accesso, i finanzieri hanno sorpreso tre soggetti, di nazionalità italiana, intenti alla lavorazione e produzione di protesi dentarie in assenza di qualsiasi autorizzazione sia amministrativa che sanitaria. Il laboratorio, risultato in piena attività e provvisto anche di una sala d’attesa, era dotato di numerose attrezzature e materiale necessario alla realizzazione di calchi e protesi dentarie, alcune già pronte per essere consegnate ai committenti. Il titolare, che si avvaleva della collaborazione di due dipendenti risultati completamente “in nero”, non è stato in grado di fornire alcuna documentazione fiscale giustificativa dell’attività svolta. Emergeva, in maniera palese, che il predetto era sprovvisto di partita Iva e totalmente sconosciuto al Fisco, operando da diversi anni quale evasore totale. A tal proposito, le Fiamme Gialle hanno reperito copiosa documentazione, che sarà oggetto di analisi per i successivi approfondimenti di natura fiscale, finalizzati alla ricostruzione del volume d’affari.Foto-38-1 I tre responsabili sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, in quanto, in concorso tra loro, esercitavano l’attività ausiliaria delle professioni sanitarie consistente nella fabbricazione di protesi dentarie e dispositivi medici creati su misura, in violazione delle specifiche normative vigenti in materia. Oltre alla denuncia per esercizio abusivo, ai tre soggetti sono state contestate anche violazioni delle norme igienico-sanitarie, per le pessime condizioni in cui erano tenuti i locali e le protesi, nonché per aver smaltito rifiuti speciali senza le previste modalità. Il laboratorio, unitamente alle sofisticate attrezzature per un valore di oltre 30 mila euro, è stato sottoposto a sequestro. La conduzione illecita delle attività nel settore sanitario, oltre a danneggiare i professionisti onesti, rappresenta un grave rischio per la salute dei cittadini.

Frignano/Villa di Briano – Evade i domicliari, arrestato 27enne rumeno

I carabinieri della Stazione di Frignano hanno rintracciato e tratto in arresto, per evasione dagli arresti domiciliari un 27enne di origini rumene. L’uomo, che doveva trovarsi ristretto presso la propria abitazione, a Frignano, è stato, invece, sorpreso a Villa di Briano (Ce) a via Santagata, lontano, quindi, dalla propria abitazione. L’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere caramba1.

Santa Maria Capua Vetere – Minaccia la sua ex, arrestato

I carabinieri della Stazione di Santa Maria Capua Vetere hanno tratto in arresto, per atti persecutori, CONSOLAZIO Gabriele cl. 84, ivi residente, pregiudicato. L’uomo, nella mattinata odierna, venuto a conoscenza che l’ex fidanzata, 22enne, si era recata presso gli uffici di quel Comando Stazione per integrare una denuncia presentata in data 26.12.2016 a suo carico, per atti persecutori, lesioni personali e minaccia, l’ha raggiunta aggredendola verbalmente. Non contento, ha poi minacciato di morte sia la donna che i carabinieri intervenuti in difesa di quest’ultima. carambaLa vittima, nella circostanza, si era recata presso gli uffici del Comando Stazione per denunciare l’uomo, che senza alcuna autorizzazione, aveva postato, sul social network facebook, la sua foto in déshabillé. Nella precedente denuncia del 26 dicembre 2015 la donna dichiarò di essere vittima, da circa tre mesi, di reiterati comportamenti vessatori consistenti in ingiurie, minacce e percosse da parte del CONSOLAZIO, nonostante lo stato di gravidanza e che a seguito di aggressione avvenuta il 25 dicembre 2015 aveva anche riportato “trauma da percosse al volto e per il corpo, lesioni da morsi agli arti superiori e ferite da taglio per il corpo”, venendo giudicata guaribile in 5 giorni dai sanitari del presidio ospedaliero di Marcianise. L’arrestato è stato tradotto presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

“Se io avessi previsto tutto questo…”, l’ennesima sorpresa di Guccini

“Se io avessi previsto tutto questo…”, e infatti non lo aveva previsto affatto l’ennesimo successo delle sue canzoni. Una vera sorpresa natalizia l’ultima raccolta di Francesco Guccini chiamata appunto “Se io avessi previsto tutto questo – Gli amici, la strada, le canzoni” che si attesta alla decima posizione nella classifica mensile degli album più venduti. Una raccolta composta da due box da 4 e 10 cd (versione Deluxe e Super Delux), con inediti, registrazioni in studio, rarità e live introvabili, uscita lo scorso 27 novembre. guccini3La pubblicazione ripercorre la carriera intensa e ricca del cantautore (il “Cantautore” per eccellenza) bolognese. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando il “Professore” collaborava come cronista con la “Gazzetta di Modena” (suo primo vero lavoro) e dalla pubblicazione del primo Lp “Folk beat n. 1” (in precedenza aveva fondato/collaborato con diversi gruppi tra questi il celebre “I Gatti”) per poi divenire il “faro” dei cantautori, baluardo di un mondo, e dei suoi valori, che oggi sembra essere scomparso. guccini4Generazioni e generazioni hanno cantato e suonato i suoi “gioielli”: da “Auschwitz”, a “Dio è morto”, da “L’Avvelenata” a “Canzone per un’amica”, da “La Locomotiva” a “Incontro”, da “Piccola città” (dedicata alla sua natia Modena) a “Il Vecchio e il bambino”, da “Eskimo” a “Quello che non…”, passando per “Via Paolo Fabbri 43” (indirizzo della residenza bolognese di Guccini) fino alle recenti “Autunno”, “Don Chisciotte”, e tantissime altre. Una carriera “immensa” ricchissima anche di collaborazioni illustri: da Lucio Dalla, a Samuele Bersani, da Caterina Caselli a Claudio Baglioni, da Ligabue a Giorgio Gaber, da Francesco Guccini a Claudio Lolli, da Maurizio Vandelli dell’Equipe ’84 a Augusto Daolio. Proprio i Nomadi sono stati tra i principali artefici della diffusione del repertorio e del successo di Guccini. guccini2Storico infatti l’album “Album Concerto” registrato dal vivo e cantato a due voci proprio con Daolio. Un’opera “monumentale” quella di Guccini che vanta anche esperienze in altri campi quali cinema e teatro. Ma è soprattutto la “scrittura” che non abbandona mai Francesco. Se da tempo ha messo la chitarra nella custodia, il modenese dalla inconfondibile “r” moscia, idolo da sempre della sinistra (lui che si professava anarchico pur moderandosi negli ultimi tempi) continua la sua produzione letteraria. guccini5Esistenzialismo, metafisica, linguaggio colto e popolare sono le caratteristiche principali della sua poetica e che parla al cuore e alla mente delle persone. Lo scorso 3 novembre è uscita infatti la raccolta di racconti montanari, “Un matrimonio, un funerale, per non dire del gatto” , con in cantiere già il prossimo giallo, l’ottavo con Loriano Macchiavelli, il protagonista, tra gli elfi, “gli hippy venuti a vivere tra noi sulle montagne negli anni ’70”. guccini6Protagoniste sempre le montagne, i suoi adorati Appennini. Dunque “Se io avessi previsto tutto questo…” non solo può essere un gradito regalo da fare in queste festività ma rappresenta il meglio dagli studio album, con inediti riscoperti, tante collaborazioni e rarità, live memorabili introvabili. E inoltre contiene un book con foto e introduzioni ai brani scritti dallo stesso artista. guccini7Forse non lo può (possiamo) prevedere, ma certamente Guccini sarà cantato e suonato ancora a lungo anche dalle generazioni future.

De Andrè, le poesie ‘In Studio’ dell’ “Amico Fragile”

Può sembrare soltanto l’ennesima raccolta per celebrare un grande artista, ma quando si parla di Fabrizio De Andrè non si può essere e non si è mai banali. “Fabrizio De André. In studio” è uscita da pochi giorni ed è già diventata un “cult”.faber2 La raccolta presenta infatti l’intera discografia in studio del cantautore e poeta genovese. Tredici album, da “Volume 1” del 1967 ad “Anime salve” del 1996, con tutti i capolavori che il pubblico non ha mai smesso di amare, da “Bocca di rosa” a “Un giudice”, dalla “Canzone del maggio” a “Giugno ’73”, da “Creuza de mä” alla “Domenica delle salme”. Inoltre essa contiene 200 pagine con magnifiche foto, interviste d’epoca, testimonianze dei collaboratori (giganti come Gian Piero Reverberi, Franz Di Cioccio, Nicola Piovani, Francesco De Gregori, Massimo Bubola, Mauro Pagani, Ivano Fossati). Infine include un cd con i singoli che mai uscirono nei dischi originali, come “Il fannullone”, “Geordie” e “Il pescatore”. Il tutto a 99 euro. La storia della musica italiana è stata cambiata radicalmente dall’avvento di De Andrè. faber6In Italia Fabrizio ha avuto lo stesso effetto che ebbe Bob Dylan negli Stati Uniti e poi nel mondo intero. In un solo colpo spazzò via schemi, canoni e banalità tipiche della musica italiana tradizionale e “leggera”. Ispirato proprio da Dylan e Leonard Cohen e soprattutto dalla scuola degli “chansonnier” francesi, Georges Brassens su tutti, con le sue “ballate” ha squarciato il velo (spesso di ipocrisie) della musica italiana e aperto nuovi orizzonti che ancora oggi influenzano molti artisti contemporanei. faber8De Andrè è un punto fermo, imprescindibile e inossidabile per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della “canzone” che nell’artista ligure muta e si trasforma quasi sempre in pura poesia. Un processo di “sublimazione” costante e reversibile che fa scoprire all’orizzonte dell’ascoltatore mondi sempre nuovi. Le ballate medievali o la tradizione provenzale, l’“Antologia di Spoon River” o i canti dei pastori sardi, Cecco Angiolieri o i Vangeli apocrifi, i “Fiori del male” di Baudelaire o il Fellini dei “Vitelloni”, sono alcuni dei “mondi” che vengono rievocati da De Andrè con la sua proverbiale e dissacrante ironia. Frammenti che restano impressi e rivivono nelle coscienze ad ogni ascolto. Innovatore d’eccezione, senza dimenticare mai le radici. Il “dialetto” infatti diviene successivamente fondamentale nella produzione artistica di Faber.faber9 “Crueza de ma” è la pietra miliare di un genere, la “world music italiana”(ovvero la riscoperta dei ritmi popolari in chiave “moderna” attraverso una “mescolanza” di suoni e strumenti ), che dopo sarebbe esploso definitivamente. Nato dalla collaborazione con Mauro Pagani e scritto integralmente in genovese, “l’idioma neolatino piu’ ricco di fonemi arabi” (per via della storia di gloriosa Repubblica Marinara di Genova e dei suoi abili mercanti per secoli a stretto contatto col mondo arabo) è un la descrizione perfetta e ideale di un “piccolo mondo antico” ovvero la sua amata Genova (dove nasce il 18 febbraio del 1940) che aveva “la faccia di tutti gli esclusi conosciuti nella citta’ vecchia, le ‘graziose’ di via del Campo, i fiori che sbocciano dal letame”. faber3De Andrè pur essendo nato da una famiglia borghese, ha sempre prediletto “i quartieri dove il sole del buon Dio/ non da’ i suoi raggi/ le calate dei vecchi moli/ l’aria spessa carica di sale/ gonfia di odori”, descritti nella sua splendida “Citta’ vecchia”. Sin dalle sue prime canzoni/ballate, che Nicola Piovani inserisce in pianta stabile nella tradizione popolare italiana, De Andrè si lascia contaminare da altre culture in una evoluzione costante. Il successo popolare arriva grazie all’interpretazione nel ’68 da parte di Mina della sua “Canzone di Marinella”, la storia struggente della morte di una prostituta (storia tratta da un vero episodio di cronaca dell’epoca). La quotidianità, soprattutto nella prima fase della sua produzione artistica, influenzerà molto le sue prime composizioni, sulla scia della passione per la letteratura francese e per autori quali Proust, Maupassant, Villon, Flaubert e Balzac. E’ una fase prolifica notevole della cosiddetta “scuola genovese” che annovera autori quali Paoli, Bindi, Lauzi e soprattutto Luigi Tenco del quale De Andrè era grande amico e al quale dedicherà la struggente “Preghiera in Gennaio” dopo il suo drammatico suicidio. Prima della “Canzone di Marinella” c’era stato il primo 45 giri attribuito al cantautore genovese, “Nuvole Barocche” (1958) e in seguito De Andrè, suo malgrado, si “politicizza” per la prima volta. faber 1Con “La guerra di Piero” infatti si inserisce nel filone delle canzoni anti-militariste, facendo il verso agli inni pacifisti di Bob Dylan e Joan Baez, ma al tempo stesso viene fuori il “vero” Fabrizio. Altri successi di quel periodo furono “La citta’ vecchia”, “Ballata dell’Amore cieco”, “Canzone dell’amore perduto”, “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” (scritta con Paolo Villaggio, fraterni amici divisi solo dalla passione calcistica: De Andrè genoano, Villaggio invece sampdoriano), “Via del campo” e l’eterna “Bocca di rosa”. Successivamente arriveranno altri album di grande successo: “Fabrizio De Andre’ – Volume I”, “Tutti morimmo a stento”, la “Buona Novella” ispirato ai “Vangeli Apocrifi”, “Non al denaro, non all’amore ne’ al cielo” ispirato dall’ “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. La punta estrema della “politicizzazione” di De Andrè arriva con l’album “Storia di un impiegato”. Sono gli anni di “piombo” e al clima di contestazione e paura e soprattutto alle numerose critiche che giungono da destra e da sinistra De Andrè replica: “Il mio identikit politico e’ quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine orrendo. In realtà vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità”. Seguiranno gli album “Canzoni” (1974), nel quale ritorna a ispirarsi a Dylan, Brassens (con la splendida “Le Passanti”) e Cohen (con la sublime “Suzanne”), “Volume VIII” (1975) che nasce dall’incontro con Francesco De Gregori e che contiene una vera pietra miliare come “Amico Fragile”, e “Rimini” (1978), faber5composto insieme a Massimo Bubola dove si rivive l’atmosfera dei “Vitelloni” di Fellini (“Avventura a Durango” che gli valse i vivissimi complimenti di Dylan, “Andrea” e “Sally” sono alcuni dei brani principali), al quale seguì un grandioso tour con la PFM che rilanciò prepotentemente De Andrè al grande pubblico grazie anche a nuovi e moderni arrangiamenti dei suoi brani. Poi arriverà l’album “L’indiano” che nasce dopo la traumatica esperienza del suo rapimento, insieme alla nuova compagna Dori Ghezzi deandre_ghezzi(in precedenza Fabrizio aveva sposato Enrica Rignon detta “Puny”), in Sardegna. Dopo 4 mesi di rapimento alla fine De Andrè sorprenderà ancora una volta mostrando umanità nei confronti dei suoi sequestratori che egli paragona agli indiani “Cherokee”. Nell’album sono presenti ballate come la bellissima “Fiume Sand Creek” che ricorda il massacro perpetrato dai soldati del colonnello Chiwington, il quale venne poi eletto al Senato degli Stati Uniti. faber4Di “Crueza de ma” abbiamo già parlato e ad esso seguiranno “Le nuvole” col quale inizia la collaborazione con l’altro simbolo della canzone ligure e italiana Ivano Fossati. Nell’album spiccano i brani “Domenica delle Salme” e “Don Raffaé” (eseguita anche in una splendida interpretazione ad un concerto del primo maggio insieme a Roberto Murolo). Nel ’96 esce “Anime Salve” ancora in collaborazione con Fossati e nel quale De Andrè sfoggia quell’ “elogio della solitudine” (delle varie solitudini umane) che caratterizza l’intero album. “L’isolamento – diceva De Andre‘ – ti consente di non stare nel mucchio. E’ la sola condizione idonea a non essere contaminati da passioni di parte, uno stato di tranquillita’ dell’animo che permette di abbandonarsi all’assoluto”. “Princesa”, “Khorakhanè”, “Dolcenera”, “Le acciughe fanno il pallone”, “Disamistade”, “Smisurata Preghiera” sono alcuni “gioielli” presenti nell’album e donati all’umanità da Faber. faber7“Ho un’estrazione borghese e mi sono adagiato un po’ su questo materasso di piume. Avrei potuto dare molto di più se fossi nato alla Foce, da un pescivendolo” amava dire Fabrizio sulla sua pigrizia che non ha intaccato però il suo duro lavoro artistico che la vita ha beffardamente interrotto l’11 gennaio del 1999. A tenere vivo il ricordo dell’uomo e dell’artista ci pensano ancora tenacemente i figli Cristiano e Luvi De Andrè luvi(magico il duetto in teatro di “Geordie” con il padre) e la moglie Dori Ghezzi grazie alla Fondazione dedicata a Fabrizio. L’anno prossimo saranno organizzate in due serate speciali a Milano e Roma. “Un omaggio che realizzeremo con i Conservatori, in cui punteremo anche sui Notturni e sulla declinazione della musica di Fabrizio” – ha dichiarato di recente Dori Ghezzi alla stampa. Nel 2017 uscirà inoltre un film biografico su De Andrè con la sceneggiatura di Francesca Serafini e Giordano Meacci, quelli di “Non essere cattivo”, e la regia di Luca Facchini.