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“Hai visto Lucio? Ce l’abbiamo fatta !”. Gli Stadio vincono Sanremo nel segno di Dalla

Un sodalizio che ha certamente raggiunto il suo apice sabato scorso ma che rappresenta molto più di una vittoria: gli Stadio vincono il Festival di Sanremo nel segno di Lucio Dalla. Una storia appassionante, un mix di emozioni reciproche artista/artisti-pubblico che resta nei cuori degli ascoltatori. Gli Stadio, composti nella formazione originale, da Gaetano Curreri (voce e tastiera), Giovanni Pezzoli (batteria), Roberto Drovandi (basso elettrico), Andrea Fornili (chitarra) hanno vinto la prestigiosa e più importante manifestazione musicale nazionale con il brano “Un giorno mi dirai”. stadioLi immaginiamo tempo fa in compagnia di Lucio in qualche bar bolognese: “Vedrai, vedrai… un giorno ci dirai”, a scommettere sul loro destino inevitabilmente legato a quello del grande cantautore.dalla4 Fu proprio Dalla a dare loro il nome “Stadio”. Era la fine degli anni ’70 e gli Stadio erano il gruppo spalla di Lucio Dalla. Il tour ‘Banana Republic’, che vede Dalla al fianco di Francesco De Gregori, è il trampolino di lancio della band che da lì in poi inizierà a mietere grandi successi. La prima esperienza degli Stadio con Lucio risale però all’album Anidride solforosa del 1975 seguita poi dall’incisione di “Com’è profondo il mare”. Nel 1981 nascono ufficialmente gli Stadio che accompagneranno ancora una volta Dalla nella sua tourné estiva proponendo anche le loro prime due canzoni:dalla3 ‘Grande figlio di puttana’ e ‘Chi te l’ha detto’. Le due canzoni furono inserite anche nella colonna sonora del film ‘Borotalco’ di Carlo Verdone. Nel 1983 esce il 45 giri che segnerà la loro carriera: Acqua e sapone, per l’omonimo film sempre di Carlo Verdone. Ormai gli Stadio sono una band importante del panorama musicale italiano e l’anno seguente, nel 1984, si esibiscono per la prima volta all’Ariston. Purtroppo arriveranno ultimi con il brano “Allo stadio”. Dall’esperienza sanremese verrà fuori l’Album “La faccia delle donne”. Ma il riscatto arriva pochi mesi dopo. Alla fine dello stesso anno esce infatti “Chiedi chi erano i Beatles”, vera e propria pietra miliare del repertorio della band. Un successo clamoroso. Un brano immancabile nei loro tour e concerti. Nel febbraio 1986 gli Stadio tornano nuovamente a Sanremo con il brano Canzoni alla radio, con la quale per la seconda volta consecutiva si classificano ultimi. Nell’album omonimo che segue sono incluse Lunedì Cinema, già da alcuni anni sigla di apertura di Lunedifilm, rubrica del lunedì sera dedicata da Rai Uno alla trasmissione di grandi film, Incubo assoluto (scritta per loro da Roberto “Freak” Antoni) e Giacche senza vento. stadio4dalla 1Nello stesso anno gli Stadio accompagnano nuovamente Lucio Dalla nel grande e epico tour negli USA “DallAmeriCaruso”. Ennesimo trionfo del cantautore bolognese accompagnato dai fedelissimi Stadio. Nel 1987 esce la raccolta “Canzoni alla Stadio”. Gli anni ’90 sono anni di intense collaborazione (da Bergonzoni, che tura i titoli, a Luca Carboni, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Vasco Rossi e Saverio Grandi, quest’ultimo ancora oggi loro autore principale). Nel 1991 gli Stadio vincono il loro primo “disco d’oro” con il singolo Generazione di fenomeni sigla del telefilm di Rai 2 I Ragazzi del muretto che anticipa album Siamo tutti elefanti inventati (ritenuto dai critici il più riuscito insieme a La faccia delle donne). stadio3dalla5Nel 1999 avviene la loro terza partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Lo zaino scritto per loro da Vasco Rossi: stavolta arriveranno quinti. Ad inizio anni 2000, esattamente nel 2002 arriva uno dei loro ultimi grandi successi: “Sorprendimi”, subito in vetta alle classifiche. Il brano è presente nell’album“Occhi negli occhi” e ancora oggi è considerata una delle più belle canzoni del gruppo. Nel 2007 ancora una partecipazione a Sanremo con la canzone “Guardami”. Nel 2012 il gruppo festeggia i 30 anni di carriera. Intanto album, concerti, tour. E infine la vittoria, la più dolce , la più gradita. Non è stato certo un caso se nella serata sanremese dedicata ai duetti gli Stadio si sono presentati con una bellissima cover de “La sera dei miracoli”.dalla2 stadio5

Lucio torna sempre. Una sua foto (con la quale gli Stadio dialogano) alle loro spalle accompagna l’esibizione. Per l’occasione, il gruppo si è riunito nella sua formazione originale, da Ricky Portera col cappello da Generale Custer a Marco Nanni, seduto in platea. Un successo che premia un sodalizio quarantennale che ha donato tanto alla musica italiana. stadio2Sul viso degli Stadio nel corso della premiazione sembrava stampa la frase: “Hai visto Lucio? Ce l’abbiamo fatta!”. Si, alla fine gli Stadio (e Lucio) hanno vinto.

Amsterdam Light Festival: la città si tinge di luce

Dal 26 novembre al 17 gennaio Amsterdam per la quarta volta si illumina grazie all’Amsterdam Light Festival, un’importante manifestazione che richiama artisti da tutto il mondo per illuminare con le proprie installazioni tutta la città. L’evento si sviluppa lungo due percorsi espositivi, l’Illuminade che attraversa i quartieri di Weesper e Plantage, nella zona est della città, e il Water Colors che si dirama lungo i canali che attraversano la città. In particolare, il primo percorso si compone di venti installazioni site-specific, con video mapping sui palazzi storici e elementi digitali interattivi. Il secondo itinerario invece, viene percorso con delle imbarcazioni lungo il fiume Amstel e i vari canali che si sviluppano lungo tutta la città.

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Anche l’Italia sarà presente all’Amsterdam Light Festival grazie alle opere dell’artista Angelo Bonello, con un’installazione in Herengracht Street, tra Leidsestraat e Huidenstraat che occuperà uno spazio di cento metri con circa venti 20 silhouette che si accenderanno in sequenza, creando l’illusione del movimento. L’opera è intitolata Run Beyond.

Foto: https://www.amsterdamlightfestival.com/en/

Matteo Garrone al Biografilm 2015: “Cannes non mi ha deluso, ho incassato quanto Mad Max”

Direttamente da Cannes è arrivato al Biografilm festival di Bologna il regista Matteo Garrone che, dopo i celebri successi Gomorra e Reality, è al cinema dal 14 Maggio con Il Racconto dei Racconti, un prodotto italiano per il grande schermo innovativo ed originale, che rompe gli schemi. C’era una volta un regno, anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse. Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani e vecchie lavandaie sono gli eroi di questa libera interpretazione di tre delle celebri fiabe tratte da Il Racconto dei Racconti di Giambattista Basile, ambientati nel 1600. Il festival bolognese lo ha accolto con grande calore, dedicandogli un omaggio artistico e professionale che prevede la proiezione di questo ultimo film fiabesco e coinvolgente, ma anche di una serie di suoi primi film di natura più documentaristica, come Ospiti, Estate Romana e Oreste Pipolo Fotografo di Matrimoni. Ecco cosa ci ha raccontato il regista, parlando del suo lavoro, dei suoi obiettivi per il futuro e di cinema.

Qual è ad oggi il tuo bilancio professionale?

Credo ci sia un po’ un filo conduttore che lega tutti i miei film, anche se i primi erano film di formazione, con una componente più documentaristica, però penso che sia un percorso che fino all’ultimo film hanno un filo conduttore che li lega tutto. Io vengo dalla pittura, quindi per me ogni film è come se facessi un quadro, quindi mi auguro che alla fine della mia carriera metterò tutti questi quadri uno accanto all’altro e sarà più facile capire qual è stata l’importanza e il valore dell’opera che lascio. Adesso è troppo presto per capirlo e sono troppo coinvolto. cerco solo di mantenere alto il livello dei lavori che faccio e cerco di fare dei film che ogni volta mi fanno esplorare nuovi territori cercando di mantenere uno mio sguardo e una mia identità.

I tuoi primi film sono documentari? Cosa cambia per te nell’approccio con un film di finzione e con un documentario?

L’approccio è simile ai film di fiction, ho girato questi documentari come se fossero film di fiction e film di fiction come fossero documentari. Parto sempre da una realtà, cerco di documentarmi ed  esplorarla e poi cerco delle chiavi per interpretarla. Questo è sempre stato il mio metodo di lavoro. Cerco di trasfigurare poi quella realtà in un’altra dimensione, quella dell’arte. Sempre lo stesso metodo. Poi le cose sono cambiate un po’ con L’Imbalsamatore che aveva già una sceneggiatura più strutturata, iniziava ad essere un po’ diverso dai precedenti. Tratto da un fatto di cronaca. Poi Gomorra da un libro, e Reality da una storia vero. Anche Primo Amore veniva da un fatto di cronaca di un uomo con un’attrazione per le donne molto magre (non un film sull’anoressia ma sulle dipendenze sentimentali).

Questo ultimo film è un racconto favolistico?

Per Il Racconto dei Racconti ho cercato invece di portare la favola ad un livello più realistico e di credibilità. Ho sempre amato raccontare storie di personaggi che in qualche modo potessero parlare di sentimenti riconducibili e universali. Questo film pur ambientato nel 1600 ma parla di oggi, di sentimenti portati all’estremo.

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Perché hai scelto Basile?

La prima volta ho letto Basile da un consiglio di Gianluigi Toccafondo che mi aveva parlato del suo libro. Poi l’ho letto ed è stato subito un colpo di fulmine. Molte cose le sento familiari e penso ci siano film miei del passato che potevano benissimo essere un racconto di Basile, tipo L’Imbalsamatore. Mi ha affascinato il rapporto con il grottesco, il comico e il tragico mescolati, l’alto e il basso come la cultura alta e la cultura popolare. Tutto è trattato poi con grande ironia ed umanità. E’ un autore che ho sempre sentito vicino e ho pensato potesse essere importante per me e per Basile stesso, perché se il film viene visto crea curiosità per il testo che conosciamo poco, ma è un capolavoro.

Sei tornato da poco da Cannes? Come hai vissuto la delusione di non aver vinto niente?

Certo, un premio avrebbe dato più visibilità al film ma alla fine quando accetti di partecipare ad un festival accetti anche che le cose possano andare bene o male. Devi avere la fortuna che i giurati siano in sintonia con il tuo lavoro, io sono stato in giuria a Venezia e so cosa vuol dire. Dipende dal momento in cui vedi il film, dallo stato d’animo, tante cose che influiscono. I film poi hanno un percorso lungo, ci sono film che hanno lasciato un segno anche senza ricevere premi e viceversa. L’ho vissuta in maniera molto serena.

Come hai scelto i luoghi del film Il Racconto dei Racconti?

L’ambiente è un personaggio che ti aiuta a capire i protagonisti della storia che racconto. Il location manager per otto mesi si è girato tutta Italia che è ricca di posti meravigliosi, ma, soprattutto al Sud per i soldi della manutenzione dei castelli cominciano a fare ristoranti, alberghi e gli interni dei castelli sono distrutti. C’era l’idea di trovare luoghi reali, ma che sembrassero allo stesso tempo costruiti in studio. Un lavoro molto lungo e complesso, in cui la Regione Puglia ci ha aiutato come Film Commission.

Hai trovato alcune difficoltà di finanziamento? Cosa è successo esattamente?

Gran parte dei soldi li ho trovati in Italia, Rai Cinema ha avuto un ruolo fondamentale, come il Ministero dei Beni Culturali, EuroImage…all’inizio firmi una serie di contratti. Poi, per esempio, Rai Cinema accetta di fare il tuo film e fai un contratto, ma non ti danno subito quella cifra, te la danno a tre anni, e questo vale anche per il Ministero e gli altri finanziatori. Quindi quando raggiungi 10 milioni compresi finanziatori esterni, devi andare da una banca che ti dà contanti per fare il film e come garanzia hai questi contratti firmati. Nessuna banca in Italia mi ha scontato quei contratti perché dicevano che la mia casa di produzione era troppo piccola rispetto alle dimensioni del film e non sapevano come sarei stato io nel restituire i soldi, non avevano precedenti ma io pensavo fosse un vantaggio e invece no, avevo un racing molto alto perché non avevo mai chiesto prestiti. Poi in Francia una società finanziaria dopo diverse riunioni ha accettato di darmi i soldi con la loro percentuale, io volevo darli in Italia ma è andata così. Avevo fatto un miracolo per montare un film così complesso e avevo rischiato di dare tutto ad un produttore con una struttura più solida. Rai Cinema è stata la prima ad entrare in maniera importante e mi ha consentito di trovare finanziamenti anche all’estero.

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Il genere fantasy era un sogno nel cassetto o ci hai pensato solo dopo aver letto i testi di Basile?

Più che fantasy lo considererei fiabesco. Tuttavia mi piaceva l’idea di esplorare un nuovo genere, come ho fatto con i miei film precedenti. Da una parte quindi la fascinazione per i racconti di Basile, dall’altra quella di misurarmi con un genere che non avevo mai affrontato. E poi questa mia vocazione di mettermi nei guai…

Cosa pensi degli incassi?

Mi sarei aspettato di più. Cifre alla Sorrentino non mi sarebbero dispiaciuto ma la partita è appena iniziata, c’è tutto il mondo davanti…bisogna vedere poi nel giro di un anno e mezzo per capire meglio. Lo abbiamo venduto in tutto il mondo…oltre 40 paesi, ma c’è ancora la parte asiatica e Toronto. E’ un film che si misura con la cinematografia europea e bisogna vedere come sarà accolto da Francia, Inghilterra. L’America per esempio lo ha comprato per una cifra molto alta, quindi sicuramente cercheranno di valorizzarlo. Poi tirerò un po’ le somme, anche il periodo in cui è uscito era un periodo caldo, e alla fine ho incassato quanto Mad Max: Fury Road.

Il 7 giugno il Biografilm è gay, da James Franco al Cassero LGBT Center di Bologna

Domenica 7 giugno 2015 doppio appuntamento LGBT a Biografilm Festival: due proiezioni, una di seguito all’altra, al Cinema Arlecchino, la prima di un attesissimo film di fiction, la seconda di un documentario che a Bologna è forse ancora più atteso.

Si comincia alle 20.30 al Cinema Arlecchino con la première italiana di I AM MICHAEL, il nuovo film di Justin Kelly (Milk) tratto dalla sconvolgente storia vera di Michael Glatze, fervente attivista gay che in seguito a una violenta crisi personale si converte a un credo ortodosso che lo obbliga a negare le proprie inclinazioni sessuali. A interpretare il protagonista è James Franco, vera e propria icona gay che recentemente, in un’intervista al magazine FourTwoNineha commentato le voci sulla sua presunta omosessualità definendosi “non gay”: «ebbene, penso di essere gay nell’arte e etero nella vita. In realtà posso dire di essere gay anche nella vita… tranne per quanto riguarda i rapporti sessuali. Quindi, credo dipenda da cosa intendete per gay. Se intendete con chi vado a letto, allora sono etero». Nel cast, anche Zachary Quinto.

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Alle 22.30 è poi la volta di TORRI, CHECCHE E TORTELLINI, il documentario diretto da Andrea Adriatico sulla nascita del Cassero LGBT Center di Bologna, l’avventura più incredibile nella storia del movimento omosessuale italiano. La storia scanzonata e commovente di quell’avventura è anche la storia di un momento cruciale del movimento LGBT: il passaggio dalla rivolta alla rivendicazione di spazi pubblici. E della città che, nonostante tutte le sue contraddizioni, disse sì e decise di concedere all’Arcigay non solo uno spazio pubblico, ma addirittura un monumento storico. Il film arriva a Biografilm in un momento cruciale per l’esistenza del Cassero: meno di un mese fa, infatti, è stato annunciato che la convenzione tra Comune di Bologna e Arcigay per lo sfruttamento della storica sede della Salara potrebbe essere messa in discussione con l’apertura di un bando per la riassegnazione di quegli spazi. Il regista Andrea Adriatico sarà in sala.

Il tema LGBT a Biografilm va al di là della giornata del 7 giugno, grazie a una collaborazione con Cassero LGBT Center attiva su numerosi titoli in programma: nel corso del Festival saranno programmati anche OLYA’S LOVE di Kirill Sakharnov (lunedì 8 alle ore 21.30 al Cinema Lumière alla presenza della produttrice Ksenia Sakharnova),VOGLIO DORMIRE CON TE di Mattia Colombo (martedì 9 agosto alle 21.15), THE AMINA PROFILE di Sophie Deraspe (Sabato 13 giugno alle ore 21.30 al Cinema Europa).

Biografilm 2015: Citizenfour, il documentario sul caso Datagate

La sezione “Vite Connesse” del Biografilm Festival 2015 presenta Citizenfour di Laura Poitras, film che ha vinto quest’anno il Premio Oscar come Miglior Documentario e ha raccontato la vera storia intorno al caso Datagate, per esplorare le implicazioni della rete nel tema della violazione della privacy individuale e collettiva.

Citizenfour si impegna a ricostruire la vicenda di Edward Snowden, ex tecnico della CIA che a soli 29 anni ha deciso di mettere a repentaglio la sua vita per onestà e per il desiderio di rallentare un processo di soprusi e violazioni perpetrate dal governo degli Stati Uniti come altri nel mondo. Lo scandalo sulle sorveglianze illegali della NSA americana è raccontato dallo stesso protagonista in una camera d’albergo di Hong Kong, dove la regista Laura Poitras e il giornalista del Guardian Glenn Greenwald lo ascoltano attenti e incuriositi, mentre organizzano insieme a lui le modalità per rendere il tutto pubblico ed efficace. Lo stesso Snowden ha contattato l’autrice del documentario offrendogli di diffondere ulteriormente la sua storia e così è nato Citizenfour, che, seguendo le linee guida di documentazione della realtà, riunisce l’informazione giornalistica ad uno stile di racconto più cinematografico, e il risultato è un thriller che svela un dettaglio scena dopo scena, fino alla verità finale.

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Dopo aver assistito ad una serie di episodi spiacevoli in ufficio e aver scoperto alcuni sistemi autorizzati dal governo che permettono di sapere tutto di un semplice cittadino, anche se questo non è implicato in problemi con la giustizia o in un affare di rilevanza internazionale, Snowden ha deciso di rendere pubblici alcuni documenti altamente riservati, che forniscono le prove  di una vera e propria invasione della privacy. Dopo aver visto Citizenfour non vedrete più nemmeno i social network come prima. Facebook, Youtube, Google, Twitter e altri programmi utilizzati da miliardi di persone nel mondo, sono anche gli strumenti per tenere sotto controllo e, mettendo da parte la paranoia, è interessante scoprire che le varie password che scandiscono la nostra vita e ci fanno sperare in una sicurezza della nostra identità, possono essere alla portata di tutti con un solo click. Un’intervista lunga una settimana rapisce lo spettatore dall’inizio alla fine, vivendo l’elettrizzante scoop che sconvolgerà l’equilibrio interno della sicurezza nazionale, e la paura per il futuro di un ragazzo americano che spera di poter cambiare il suo Paese, scuotendo gli animi e sovvertendo l’andamento prestabilito delle cose, con una dose di coraggio senza dubbio da ammirare.

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Il Biografilm 2015 parte con Amy Winehouse e Jackie Kennedy

Venerdì 5 giugno 2015 l’undicesima edizione di Biografilm Festival | International Celebration of Lives, il primo evento internazionale interamente dedicato alle biografie e ai racconti di vita, apre con una giornata tutta al femminile.

Alle 19.00 al Cinema Lumière (Sala Scorsese) si terrà l’anteprima italiana di IRIS, il nuovo film del compianto maestro del direct cinema Albert Maysles che ritrae a tratti vivaci la 93enne Iris Apfel e ormai da sessant’anni interior designer e fashion guru della Grande Mela. Un film sulla creatività, sulla potenza di uno spirito libero, ispirato, inesauribile, primo appuntamento dell’omaggio che Biografilm dedica quest’anno a Maysles: sabato 6 saranno proiettati anche Gimme Shelter, storico documentario sui Rolling Stones, e la pietra miliare Grey Gardens, un ritratto inedito di Jackie Kennedy attraverso lo sguardo e le parole di sua zia Edith Bouvier Beale e sua cugina Edie. Sarà ospite di Biografilm e prenderà parte a tutte le proiezioni dell’omaggio Rebekah Maysles, figlia di Albert. All’anteprima di Iris parteciperanno ancheGillian Walker, moglie di Maysles e la co-produttrice del film Laura Coxson. Alle 20.00 al Cinema Arlecchino si terrà l’evento di apertura del Festival con l’anteprima italiana, a poche settimane dalla première mondiale a Cannes, in collaborazione con Nexo Digital e Good Films, di AMY – THE GIRL BEHIND THE NAME, il documentario su Amy Winehouse diretto dal regista premio BAFTA Asif Kapadia (Senna, The Warrior). Si tratta di un evento esclusivo riservato ai Biografilm Follower (informazioni sulla tessera follower suwww.biografilm.it/follower e al desk accoglienza). Amy sarà distribuito in Italia il 15, 16 e 17 settembre da Nexo Digitale Good Films per celebrare quello che sarebbe stato il compleanno della cantante, nata il 14 settembre del 1983. La prevendite per l’uscita cinematografica nazionale sono aperte, la lista delle sale in cui sarà possibile vedere il film è disponibile e in costante aggiornamento su www.nexodigital.it.

Altro appuntamento al femminile della giornata sarà la proiezione di THE SECOND MOTHER (in uscita in questi giorni nelle sale italiane per BIM Distribuzione con il titolo È arrivata mia figlia) alle ore 21 al Cinema Lumière (Sala Scorsese) alla presenza della regista Anna Muylaert. Primo film della sezione Biografilm World Wide, che presenterà sia documentari che film di fiction, The Second Mother intreccia una profonda riflessione sul rapporto madre-figlia al racconto di come le differenze sociali e generazionali influenzano i nostri destini: Val è impiegata come domestica presso una ricca famiglia di San Paolo. Per questo Jessica, sua figlia, è cresciuta lontana da lei. Allo stesso tempo è diventata una seconda madre per Fabinho, il bambino a cui ha fatto da balia. Una sorta di equilibrio, almeno finché Jessica annuncia il suo arrivo in città per entrare all’Università di San Paolo…

ROMA JAZZ FESTIVAL – La capitale è swing dal 9 al 30 novembre 2014

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Il XXXVIII Roma Jazz Festival – ricco di concerti, conferenze, film ed eventi danzanti – è all’insegna dello ‘swing’, colonna sonora della politica del New Deal. Lo swing, fedele o remixato in chiave contemporanea, sta tornando in auge, non a caso, in questi anni di crisi economica. Nasce in America nel periodo della Grande Depressione, causata dal crack economico di Wall Street del 1929. Wynton Marsalis così commenta quel periodo: «Si sentiva che le persone stavano delineando un modo di intendere e celebrare la loro esistenza nonostante i tempi duri, anzi, se ne facevano beffe». Quindi approfittiamo di questo festival per un po’ di musicoterapia e per celebrare il 40° anniversario della morte di Duke Ellington e i 70 anni della liberazione di Roma da parte delle truppe anglo-americane.

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Il programma dei concerti, all’Auditorium Parco della Musica, inizia venerdì prossimo con i protagonisti, stranieri e italiani, della scena musicale contemporanea. Solo per citare alcuni nomi: il 14 novembre Dave Holland e Kenny Barron; il 16 novembre ‘3 Cohens Sextet’; il 17 novembre Jason Moran e Robert Glasper; il 18 novembre Sound Prints con Joe Lovano e Dave Douglas; il 25 novembre Dee Dee Bridgewater; il 27 novembre Bireli Lagrene & Gipsy Project e altri. A rappresentare il panorama dei musicisti italiani saranno: il 19 novembre Fabrizio Bosso Quartet & Paolo Silvestri ensemble ”Swinging Duke”, concerto dedicato a Duke Ellington; il 20 novembre Enrico Rava PMJL Parco della Musica Jazz Lab ”My Songbook”; il 24 novembre Franco D’Andrea Traditions Today; il 26 novembre Piji Quintet + Guests e il 29 novembre The Sweet Life Society, il primo progetto electroswing italiano ed europeo. Il 30 novembre l’Orchestra Operaia ”Swing & New Deal” (ispirata alle ”Orchestre Cooperative”, nate come reazione alla grande crisi del 1929) presenterà, in sala Sinopoli, un’opera prima in anteprima nazionale, un viaggio musicale con arrangiamenti, filmati dell’epoca e ballerini.

Il Festival contagerà l’intera capitale nelle sue diverse sedi: al Teatro di Villa Torlonia: ‘Sunday Morning Swing’, matinée domenicali (ore 11, ingresso 15 €): il 16 novembre con Bix Big Band e il 23 novembre con Swing Valley Band; al Teatro Tor Bella Monaca: il 13 novembre la ‘Serata Duke Ellington’, con musica, video, letture, racconti sul ‘Duca’ e una performance dei ballerini di Swing Circus; al Teatro Quarticciolo: il 12 novembre ‘Ellingtoniana’ e alla LUISS Università Guido Carli: martedì 11 novembre una conferenza-concerto con Gegè Telesforo (ingresso libero fino ad esaurimento posti). In molti club romani sono in programma serate danzanti. L’Auditorium Parco della Musica ospiterà, il 28-29-30 novembre, tre giorni di workshop, ‘Back on Stage’, con il ballerino e coreografo Vincenzo Fesi ed esibizione finale sul palco della Sala Sinopoli. Continuate a seguirci vi racconteremo i concerti più importanti. «Play it once, Sam».

 

INFO:

sito: www.romajazzfestival.it

acquisti telefonici: Comune di Roma +39 060608

prevendita online: Listicket

prevendita biglietteria Parco della Musica (tutti i giorni dalle 11 alle 20)

Auditorium Parco della Musica: viale Pietro de Coubertin 30, Roma

Vacanze musicali con la mappa interattiva Festival Summer Map

Per chi fosse stanco dell’ennesima vacanza al mare o in montagna l’estate offre diverse alternative, tra cui spicca senza dubbio quella dei festival musicali. Sparsi per tutta Europa, questi concerti possono diventare dei veri e propri raduni, come lo Sziget Festival di Budapest, capace di raccogliere ogni anni 400.000 persone. Del resto secondo l’International Tourist Arrivals Worldwide sono quasi due miliardi i fan che in tutto il mondo si muovono ogni anno per seguire il proprio festival preferito, l’occasione ideale per ascoltare in pochi giorni un numero impressionante di band. Maggiori informazioni