Il tuo carrello

Il 2016 è l’Annus Horribilis della Musica, addio al grande Prince

E’ davvero un “Annus horribilis” il 2016 per la musica. Da pochi giorni ci ha lasciato un altro grande artista: Prince. Sulla sua morte aleggiano ancora dei misteri, le indagini sono in corso per stabilire le cause effettive del decesso del cantante simbolo degli anni ’80. Prince è solo l’ultimo di una serie di recenti gravi lutti nel mondo della musica.prince 1 L’anno nero si era aperto con la scomparsa del “Duca Bianco”, David Bowie. Pochi giorni prima era morto Michel Delpech noto cantante francese degli anni ’60. Glenn Frey storico componente e fondatore degli “Eagles” (celebre la sua “Hotel California”), Paul Lorin Kantner membro dei Jefferson Airplane e fondatore dei Jefferson Starship, Dan Hicks (Daniel Ivan Hicks), il brasiliano Naná Vasconcelos, gli statunitensi Ernestine Anderson, Steve Young, Billy Paul, il celebre sassofonista argentino Leandro “Gato” Barbieri, ( suo l’assolo in “Sapore di sale” di Gino Paoli e la colonna sonora del film “Ultimo tango a Parigi), fino al nostro Gianmaria Testa (cantautore italiano molto conosciuto e amato in Francia): sono tutti morti in questi primi mesi del 2016. E infine l’ultima tragica notizia della scomparsa di Prince Rogers Nelson. Il nome Prince deriva dal nome della band dove il padre suonava, ovvero i “Prince Rogers Trio”. Polistrumentista ma in particolare ottimo chitarrista, Prince inizia la sua carriera nel 1978 con l’album “For you” che gli vale il titolo di nuovo Stevie Wonder. Il successo mondiale arriva nel 1984 con il brano “Purple Rain” , pietra portante della colonna sonora dell’omonimo film che riceverà non a caso il premio Oscar.prince 3 Il film e la canzone suscitarono all’epoca non poche polemiche negli Stati Uniti per le frasi spinte in essi contenute (da qui nacque il logo “Parental Advisory – Explicit Lyrics” (“Avviso per i genitori: contiene testi espliciti”), impresso sulle copertine di ogni album con contenuti ritenuti “delicati” per i minori). Altro grande successo l’anno seguente, nell’85, con Around the World in a Day che contiene brani come Paisley Park e Raspberry Beret. Seguirono poi le famose collaborazioni con il leggendario trombettista statunitense Miles Davis che definì Prince il nuovo Duke Ellington. Seguiranno tour e concerti in tutto il mondo e la collaborazione all’album Like a Prayer di Madonna. Gli anni ’90prince 2 vedono un durissimo contenzioso tra Prince e la sua casa discografica, il colosso Warner Bros che in realtà è proprietaria dei “masters” e del nome “Prince”. Il cantante si farà chiamare verso la fine degli anni ’90 “The Artist” (uno dei tantissimi pseudonimi utilizzati dall’artista nella sua carriera) proseguendo il contenzioso con la “sua” casa discografica. In questi anni Prince pubblica altri capolavori assoluti: Sexy Mf, Damn U, The Continental, 7, Chains O’ Gold, The Sacrifice of Victor. Successivamente pubblica l’album Newpower Soul, firmato dai New Power Generation, che esce per la casa discografica EMI corredato da una traccia nascosta: Wasted Kisses, canzone dedicata al figlio morto. Nel 2004 in occasione del ventennale dall’uscita di “Purple Rain”, Prince pubblica l’album Musicology. Poi ancora concerti e tour mondiali e tanti altri album e brani che vedono Prince sempre nelle prime posizioni delle classifiche internazionali.prince 4 Nel 2010 esce “20ten”, Nel 2014 esce con due album, “Plectrum Electrum” firmato con la banda di appoggio 3rdeyegirl e “Art Official Age” (quest’ultimo primo album non interamente prodotto da Prince). Il 21 aprile scorso il triste epilogo di una carriera artistica superba: Prince viene ritrovato senza vita in un ascensore all’interno del complesso di Paisley Park, sua residenza situata a Chanhassen alle porte di Minneapolis, all’età di 57 anni. La causa della morte è inizialmente attribuita ad un’overdose di oppiacei.prince 5 Nei giorni seguenti si diffonde l’indiscrezione secondo la quale l’artista sarebbe morto per complicazioni derivanti dall’AIDS contratta nei primi anni ’90. Ai fan di tutto il mondo resterà un patrimonio musicale unico dovuto alla fusione di diversi stili come funk, rock classico e pop, ma anche rap e rock sinfonico, senza dimenticare le influenze della dance rock, della disco music e perfino della musica psichedelica.

AC/DC: la band senza voce. Una storia ad alto voltaggio

Senza voce. Ancora una volta uno dei gruppi più importanti della storia della musica Hard Rock, Heavy Metal rischia di perdere la propria voce solista. Gli inossidabili AC/DC infatti potrebbero perdere Brian Johnson il quale sta “perdendo” la voce. Il grave disturbo alle corde vocali che l’ha colpito potrebbe costringere Johnson a lasciare gli AC/DC dopo oltre 30 anni di carriera. Brian infatti divenne la voce solista dopo la scomparsa prematura del primo storico cantante della band australiana: Bon Scott. acdc6Sembra una maledizione. Voci graffianti, rudi, perfette per il “credo” musicale della band. In attesa di conoscere l’eventuale sostituto di Brian è doveroso ripercorrere la storia di una delle band più conosciute al mondo. Innovatori, ribelli e anticonformisti per eccellenza, gli AC/DC nascono ad opera dei fratelli Young. La famiglia di origine scozzese (tutti i componenti degli AC/DC sono di origine britannica) si trasferì in Australia per motivi economici e qui svilupparono la loro passione per la musica Angus e Malcom Young. Nel 1973 i due fratelli Young formarono un gruppo e così, il 31 dicembre 1973, nacquero gli AC/DC. Il nome AC/DC è l’acronimo di “Alternate Current/Direct Current” cioè Corrente Alternata/Corrente Continua, nome perfetto per esprimere l’elettricità e il dinamismo del gruppo. acdc2Insoddisfatti del loro cantante (Dave Evans) i fratelli Young si misero alla ricerca di una voce. Il loro autista dell’epoca si propose subito: era Bon Scott. Voce perfetta che segnò l’esordio degli AC/DC con il loro primo album High Voltage (pubblicato solo in Australia e Nuova Zelanda). L’album seguente fu T.N.T, che contiene brani come It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock’n Roll) e l’omonima T.N.T, ancora oggi considerate tra I brani migliori della band. Il loro successo era però ancora legato soltanto all’Oceania, quello internazionale venne dopo. Fu con Let There Be Rock del 1977 che gli AC/DC trovarono la propria dimensione, liberandosi delle sfumature pop degli album precedenti. Let There Be Rock è un album grezzo che conquistò subito il pubblico, all’epoca condizionato dal genere punk. Seguì l’album Powerage del 1978 al quale seguì un importante tour per il gruppo che ne consolidò la fama in Europa. Solo il mercato americano restava ancora scettico nei loro confronti. La svolta arriva con Highway to Hell del 1979. Infatti con l’omonimo brano Highway to Hell gli AC/DC sfondarono per la prima volta nella top ten inglese e nella top 20 statunitense. Fu un successo clamoroso. Il logo degli AC/DC divenne, come si direbbe oggi, “virale”. Un marchio riconoscibile ovunque e da chiunque, il successo planetario era servito.acdc7 Proprio nel momento in cui si intravedeva l’apice del successo avvenne la tragedia. Il 19 febbraio del 1980 Bon Scott fu trovato morto a Londra, all’interno di una Renault 5 di un amico. Le cause del decesso furono attribuite ad una pesante intossicazione da alcool anche se ancora oggi resta un velo di mistero sulla morte di Scott. La drammatica notizia fu uno shock per il gruppo. La carriera degli AC/DC rischiava di finire prima ancora di aver spiccato il volo. Dopo una lunga ricerca, i fratelli Young grazie ad una registrazione inviata da un fan riuscirono ad individuare il sostituto di Scott: la scelta cadde su Brian Johnson. Il primo album dopo la morte di Scott fu la consacrazione finale della band nella scena musicale mondiale. L’album Back in Black uscì il 25 luglio 1980, con una copertina completamente nera che rendeva omaggio allo scomparso Bon Scott. Il successo fu “globale”. You Shook Me All Night Long e Hells Bells (chiaro omaggio a Scott) e l’omonima Back in Black sono tre delle pietre miliari di un album ancora oggi considerato la “vetta” della formazione australiana.acdc9 I fan furono entusiasti della voce di Brian che col tempo non fece rimpiangere Scott. Nel 1981 uscì finalmente For Those About to Rock (We Salute You), con il quale gli AC/DC raggiunsero per la prima volta la posizione numero uno della classifica di vendite statunitense. La seconda metà degli anni ’80 vide però un appannamento del loro successo. Gli album pubblicati in questo periodo furono molto inferiori alle attese e l’immagine del gruppo si ridimensionò. Nel 1990 esce The Razors Edge che contiene un altro capolavoro: Thunderstruck. La “diavoletto” di Angus era più infiammata che mai.ACDC1 Un rif entrato di diritto nella storia della musica. Storico il concerto (al quale seguì un video) AC/DC Live at Donington. Epocale fu il concerto che il gruppo tenne poco più di un mese dopo a Mosca, organizzato per la celebrazione della fine della dittatura comunista: allo storico evento (cui parteciparono anche Metallica, The Black Crowes e Pantera)acdc3 si recò un folla stimata fra 500.000 e un milione di persone, la più grande mai raccoltasi per un concerto hard & heavy. Il successo appagò gli AC/DC che nel periodo seguente pubblicarono pochi album (molte le raccolte in ricordo del periodo con Scott alla voce). Dopo l’album Ballbreaker, nel 2000 venne pubblicato Stiff Upper Lip. Proseguono i tour mondiali e concerti epici che consolideranno la fama del gruppo. Nel 2008 esce l’album Black Ice.acdc8 Nel 2014 esce infine Rock or Bust, considerato l’album di addio ai fan di Johnson e Angus (che già non partecipa alla registrazione del disco poiché gravemente malato, lo sostituisce il nipote Stevie Young). Gli AC/DC proseguiranno la loro storia o l’addio di Johnson segnerà lo scioglimento del gruppo? La speranza di milioni di fan nel mondo è che il mito degli AC/DC possa proseguire, diversamente la loro immortalità comunque è già scritta. acdc5

David Bowie, l’ultima nota del “Duca Bianco”

Grande commozione per la scomparsa del “Duca Bianco”. Anche per David Bowie, come per tanti altri grandi della musica, più che durante la carriera artistica, è la morte ad aver acceso i riflettori della critica e dell’opinione sulla sua opera. I fan di tutto il mondo hanno appreso con la sua scomparsa della lotta contro il cancro che dopo 18 mesi lo scorso 10 gennaio, a 69 anni, ha fatto calare il sipario sulla sua esistenza. Bowie5L’8 gennaio ironia della sorte, era uscito il suo ultimo album “Blackstar”, un vero e proprio testamento. Mentre impazzano le polemiche circa una sua “morte assistita”, addirittura “pianificata” (Ivo Van Hove, il regista del musical Lazarus, scritto da Bowie, in un’intervista alla radio olandese Nos non eslude che il cantautore possa essere stato aiutato per l’ultimo passo. In attesa di eventuali disposizioni testamentarie,si stima che la sua fortuna si aggiri intorno ai 230 milioni di dollari e l’eredità dovrebbe essere divisa tra la seconda moglie Iman, il figlio Dancun, 44 anni, regista, avuto dalla prima moglie Marie Angela Barnett, e la figlia di 15 anni, Alexandria Zahra, nata dal secondo matrimonio), il mondo esprime il suo cordoglio in particolar modo attraverso i social network. Le foto e le canzoni di Bowie praticamente sono ovunque (spesso non senza ipocrisie), meritatamente. La carriera di Bowie è stata folgorante e istrionica, come il personaggio stesso. Vero portavoce della “libertà sessuale”, con le sue maschere e personaggi bisessuali e androgine, Bowie si “trasforma” continuamente, anche artisticamente, cercando sempre nuovi “alter ego”. David Robert Jones (il vero nome di Bowie) nasce a Brixton, Londra, l’8 gennaio del 1947 e pubblica il primo singolo Can’t help thinking about me nel ’66 con i The Lower Third. bowie 3In precedenza, a metà del 1962, David e George Underwood si uniscono ad altri studenti che suonano in un trio chiamato The Kon-rads, che esegue cover. È in questo periodo che, durante un litigio a causa di una ragazza, Underwood colpisce David con un pugno all’occhio sinistro causandogli una midriasi permanente e lasciandolo con una percezione alterata della profondità e della luce. Per questo motivo l’occhio sinistro di David verrà spesso erroneamente creduto affetto da eterocromia. Bowie ha attraversato cinque decenni di musica rock, ora come Ziggy Stardust, ora come Halloween Jack, Nathan Adler o The Thin White Duke (il “Duca Bianco”). Dal folk acustico all’elettronica, passando attraverso il glam rock, il soul e il krautrock, Bowie ha inevitabilmente influenzato molti artisti che sono venuti successivamente alla ribalta. Nel 1967 l’incontro cruciale per la sua carriera, quello con Lindsay Kemp. Dall’artista apprende i segreti della teatralità, della mimica, dell’uso del corpo, elementi fondamentali della sua personalità artistica che si affermerà attraverso le sue tante “personalità”. Dopo tante collaborazioni e fasi “sperimentali” (anche nel cinema e nel teatro), arriva il primo vero successo musicale di Bowie: Space Oddity, uscito l’11 luglio 1969, dopo sole tre settimane dall’incisione e in tempo per l’impresa dell’Apollo 11. La vera esplosione di David Bowie avviene però con l’album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars del 1972 (fondamentali per il nuovo corso di Bowie risultarono in quegli anni i contatti con l’artista Andy Warhol, Lou Reed dei Velvet Underground e Iggy Pop, altri miti indiscussi), in cui è accompagnato dal gruppo musicale eponimo The Spiders from Mars, che contiene una enorme fetta dei suoi classici, da Starman a Moonage Daydream, da Rock ‘n’ Roll Suicide a Ziggy Stardust, brani immancabili nei suoi concerti. David Bowie in 1973Lo “Ziggy Stardust Tour”, iniziato il 10 febbraio 1972 al Toby Jug di Tolworth, con 103 date in 60 città, ideato per promuovere l’album omonimo, è un successo clamoroso. Il disco, letteralmente venerato, racconta la storia del primo dei suoi alter ego scenici, Ziggy Stardust, un extraterrestre bisessuale e androgino trasformato in rockstar. Dopo Station to station (’76) e The Thin White Duke (’76). In quell periodo David si trasferì in Svizzera acquistando uno chalet sulle colline a Nord del Lago di Ginevra. Nel nuovo habitat, il suo consumo di cocaina incrementò ancora di più, causandogli seri problemi di salute. Per distrarsi dallo stress dell’ambiente musicale, Bowie iniziò a dipingere, producendo svariate opere post-moderniste. In tour, prese l’abitudine di portarsi un blocco degli schizzi per disegnare quando preso dall’ispirazione, e fotografare qualsiasi cosa colpisse la sua immaginazione. Visitando gallerie d’arte a Ginevra e il Brücke-Museum di Berlino. Successivamente Bowie lascia Los Angeles dove era rientrato e si trasferisce a Berlino. Con la collaborazione di Brian Eno registra tre degli album più importanti della sua carriera, Low, Heroes e Lodger, la cosiddetta “Trilogia di Berlino”. bowie4Nella capitale tedesca riesce a liberarsi dalla cocaina e inaugura gli anni Ottanta con una nuova, clamorosa svolta stilistica che gli frutterà il più grande successo commerciale della sua discografia, Let’s Dance, un raffinato viaggio attraverso il rock’n’roll, il funky, la dance più elegante. Nel 1981 Bowie collabora con i Queen per la preparazione del loro album Hot Space, nello specifico, per la traccia Under Pressure, estratta poi come singolo. Il duetto si rivela un grosso successo, diventando il terzo singolo numero 1 di Bowie in Inghilterra. Sempre nel 1981 David ottiene il ruolo principale nell’adattamento televisivo della BBC dell’opera di Bertolt Brecht Baal. In contemporanea con la messa in onda del programma, viene pubblicato un EP a cinque tracce con brani tratti dal lavoro teatrale incisi a Berlino, intitolato David Bowie in Bertolt Brecht’s Baal. L’anno precedente, il 1980, Bowie fa un’apparizione cameo nel film tedesco Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, basato sulle esperienze dei giovani tossicodipendenti berlinesi negli anni settanta. La colonna sonora del film è dello stesso Bowie. Tra le altre principali apparizioni cinematografiche si ricordano quella in Furyo di Nagisa Oshima del 1983, Absolute Beginners e Labyrinth del 1986 fino a Basquiat di Julian Schnabel del 1996, nel quale ha interpretato il ruolo di Andy Warhol. Gli anni 2000 lo vedono lontano dalle scene. Il suo penultimo album fu The Next Day del 2013, contente inediti. bowie 1Nel 2007 ha ricevuto il Grammy alla carriera, nel 2008 era stato inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo la rivista “Rolling Stone”. Se sui costumi del personaggio (in particolare il periodo del consumo di droghe, così come per tanti suoi colleghi) si può discutere, il “vuoto” artistico lasciato da Bowie sarà incolmabile. Precursore e innovatore con una lungimiranza che oggi sembra inesistente nel panorama musicale. bowie6Intanto sono già iniziati i preparativi per il concerto tributo che si terrà il 31 marzo alla Carnegie Hall a New York. Tra gli artisti ci saranno The Roots, Cyndi Lauper, the Mountain Goats, Heart’s Ann Wilson, Perry Farrell, Jakob Dylan.

Rolling Stones, una lunga storia … ben oltre il rock

A vederli ancora sul palco suonare con una energia e una grinta pari a quella dei tempi d’oro si potrebbe pensare che in realtà siano i loro “Avatar” e invece sono proprio loro: i “Rolling Stones”. Giustamente qualcuno li ha definiti non la “storia” del rock, semplicemente “il Rock”. stones5Quello vero, quello che ti prende nelle viscere dandoti una carica vitale incredibile, motore delle istanze e anche delle illusioni di generazioni e generazioni. In questi giorni è in uscita l’ennesima raccolta dell’immenso lavoro discografico di Jagger e soci. Un cofanetto che ripercorre la lunghissima carriera artistica di una delle band (la Band per eccellenza) più amate di sempre. Il contraltare “ribelle” e senza regole dei Beatles, definiti sin dalle origini “brutti, sporchi e cattivi”, composto da Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts ha fatto la storia della musica rock con le sue preziose venature blues e “jazz skiffle” (da giovanissimi gli Stones suonavano solo il repertorio di Chuck Berry e si chiamavano “The Little Blue Boy And The Blue Boys”). stones3Il legame con il “rhythm and blues” è evidenziato anche successivamente quando sarà scelto il nome definitivo della band: ‘Rolling Stones’ infatti è il titolo di un celebre brano di Muddy Waters. L’esordio ufficiale delle “pietre rotolanti” avviene nel 1962 ed è subito un successo travolgente. Ma la consacrazione arriva con il brano “(I can’t get no) Satisfaction”: un vero e proprio inno per le giovani generazioni (e anche per quelle future). Agli albori delle contestazioni giovanili (il ’68 era alle porte), gli Stones incarnano lo spirito che pervade i giovani di tutto il mondo che invocano pace, amore, giustizia, rivendicando una nuova società. stones 2Tante speranze ben presto disattese con la guerra del Vietnam e con una società sempre più capitalista e consumista. Musicalmente i Rolling Stones si caratterizzano subito per un sound molto particolare basato sulla cosiddetta “guitar weaving”, ossia l’intreccio contemporaneo di chitarra ritmica e solista (tale tecnica era detta Chicago style, dai grandi bluesman anni ’50 originari di quella città). Da “Out of Our Heads”, passando per “Between the Buttons”, “Beggars banquet”, “Let it Bleed”, “Sticky Fingers”, “Black and Blue”, fino a “Emotional Rescue”, “Undercover”, “Steel weels” e “A Bigger Bang”, sono solo alcuni degli album prodotti dagli Stones nella loro incredibile e longeva carriera. Se si escludono gli ultimo decenni che evidentemente hanno visto il gruppo abbandonarsi alle categoriche logiche delle case discografiche, pur mantenendo comunque intatte molte caratteristiche, gli Stones vantano oltre 50 anni di attività, tutti incarnati in the-rolling-stones-Mick Jagger l’indiscusso simbolo e punto di riferimento, insieme alla nota “linguaccia”, divenuta icona modiale (oggi fin troppo commerciale) dei teenager. Hanno attraversato la storia della musica e dell’umanità come nessun altra formazione musicale, non senza problemi e periodi negativi (la morte di Brian Jones e la crisi di ispirazione di metà anni ’70 sono le punte più negative), conservando sempre intatta la loro forza. stones 4Eccessi, vizi, mondanità sfrenata, certo, ma rock ineguagliabile. Folle oceaniche ai concerti, veri eventi collettivi. Sarà forse per quella nota “Sympathy for teh Devil” che si spiega la loro longevità? Spesso gli Stones ci scherzano su ma non è certo un patto col diavolo il loro segreto: è semplicemente il rock che è vita, energia inesauribile.