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Longobardi e Biasiucci alla 56esima Edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia

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Si inaugurerà il 9 maggio la 56esima edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia che si potrà visitare fino 22 novembre 2015. Diretta quest’anno dal nigeriano Okwui Enwezor mentre il Padiglione Italia intitolato “Codice Italia” è curato da Vincenzo Trione Napoli, 1972 è professore di Arte e nuovi media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Vicepreside della Facoltà di Arti, turismo e mercati e Coordinatore della Laurea triennale in Arti, design e spettacolo e della Laurea magistrale in Arti, patrimoni e mercati. È stato Commissario della XIV edizione della Quadriennale di Roma (2003) e Direttore generale di “Valencia 09-Confines. Passajes de las artes contemporaneas”. Ha curato mostre in musei italiani e stranieri (tra le altre, “El siglo de Giorgio de Chirico” presso l’IVAM di Valencia nel 2007, “Salvador Dalí” nel 2010 e “Alberto Savinio” nel 2011 entrambe a Palazzo Reale di Milano, e “Post-classici” al Foro romano e al Palatino di Roma nel 2013). Ha pubblicato numerosi saggi su momenti e figure delle avanguardie e monografie su protagonisti dell’arte del Novecento (Apollinaire, Soffici, de Chirico). Sarà un viaggio alla scoperta dell’arte italiana nel segno del recupero della nostra memoria. Un percorso in compagnia di esponenti dell’arte povera e della transavanguardia come Jannis Kounelis, Mimmo Paladino, Nino Longobardi e, ancora, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Marzia Migliora e Luca Monterastelli. In tutto saranno 15 gli artisti presenti nel Padiglione: Alis/Filliol; Andrea Aquilanti; Francesco Barocco; Vanessa Beecroft; Antonio Biasiucci; Giuseppe Caccavale; Paolo Gioli; Jennis Kounellis; Nino Longobardi; Marzia Migliora; Luca Monterastelli; Mimmo Paladino; Claudio Parmiggiani; Nicola Samorì; Aldo Tambellini. Come ci dice Vincenzo Trione : “La ‘creazione’ del Padiglione Italia ha comportato l’individuazione di un tema, che è la reinvenzione della memoria, e degli artisti, di diverse generazioni, che in Italia vi hanno lavorato con maggiore serietà, coerenza, e quasi ossessione. Ho chiesto a ciascun artista di realizzare un’opera nuova e insieme un archivio della memoria nel quale ognuno di loro ha svelato quello che c’è nell’arte ma che noi non vediamo, quasi il segreto dell’opera d’arte”.

Vogliamo Ricordare in particolar modo i due napoletani Nino Longobardi e Antonio Biasucci intervistati da noi per la rubrica “Incontri con l’Arte” nella mostra presso la Galleria Casamadre inaugurata l’8 gennaio 2015.

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Fotogallery:

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SUBIACO 2015 CELEBRAZIONI DEL 550 ANNIVERSARIO DELLA STAMPA DEL PRIMO LIBRO A CARATTERI MOBILI

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Sabato 28 marzo alle ore 10,30 sarà inaugurato il progetto “Subiaco 2015” in occasione del 550° anniversario della stampa del primo libro a caratteri mobili in Italia, il Comune di Subiaco lancerà una serie di iniziative volte a valorizzare tale primato ed incrementare la diffusione del patrimonio culturale sublacense. Fu proprio presso il Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, infatti, che nel 1465 i due prototipografi Pannartz e Sweynheym, allievi di Gutenberg, impiantarono la prima tipografia per esportare la nuova arte della stampa. Attraverso una serie di eventi ed attività atte a stimolare sia la crescita socio-culturale della città che favorire un turismo di qualità rivolto ad una conoscenza approfondita della lettura e della stampa, l’amministrazione comunale, col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo e della Regione Lazio, e d’intesa con l’Abbazia territoriale.. A fare gli onori di casa saranno l’abate Don Mauro Meacci e il Sindaco Francesco Pelliccia, insieme al Vice Presidente della Camera dei Deputati Roberto Giachetti, all’assessore regionale alla Cultura Lidia Ravera, al dirigente del Mibact e direttore del Servizio II – Patrimonio Bibliografico Ed Istituti Culturali Angela Benintende, al Consigliere con delega alla Cultura del Comune di Subiaco Veronica Micozzi e al direttore dell’Agenzia regionale del turismo Giovanni Bastianelli. In tale occasione verrà presentata la copia anastatica di uno dei primi incunaboli sublacensi, il “De Oratore” di Cicerone (ristampa a cura del Comitato “La culla della stampa”), mentre nel primo pomeriggio verrà inaugurato – con una speciale anticipazione per la stampa interessata – il Borgo dei Cartai, il nuovo museo-laboratorio installato nell’ex Mulino Carlani, sulle sponde del fiume Aniene, con l’obiettivo di recuperare e valorizzare la tradizione e le tecniche artigianali della produzione di carta. L’articolato programma delle manifestazioni vedrà svolgersi – da marzo ad ottobre -convegni, mostre, incontri e laboratori sulla fabbricazione della carta a mano, della stampa col torchio a caratteri mobili e della rilegatura per bambini e ragazzi, workshop su progettazione tipografica e graphic design, visite guidate alla Biblioteca Nazionale di Santa Scolastica, alla Biblioteca Comunale e al Museo delle Attività Cartarie e della Stampa, premi letterari per opere inedite e per tesi di laurea su argomenti affini alle celebrazioni e molto altro.

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Il progetto sarà successivamente illustrato sia al Salone del Libro di Torino che all’Expo di Milano. Gli inconfondibili caratteri mobili sublacensi sono stati nel corso del tempo oggetto di studi internazionali di alto prestigio e di commemorazioni che, come in questo caso, hanno già visto – nel 1965 e nel 2005, formare un Comitato esecutivo finalizzato a promuovere il prestigioso primato di Subiaco nella storia della stampa. Il protocollo d’intesa tra enti amministrativi e religiosi e il rilancio a 360 gradi delle iniziative interattive a tema rendono ancora più appetibile e condivisibile un piano di lavoro vissuto in prima linea da tutte le forze attive della città che mira ad esportare un artigianato d’eccellenza, tutto “made in Italy” anche al di fuori dei confini nazionali.

Programma

Ore 10,30
Saluto di benvenuto e apertura ufficiale delle celebrazioni
Sindaco di Subiaco
Francesco Pelliccia

Ore 10,45
Presentazione del programma degli eventi “Subiaco 2015”
Consigliere con delega alla Cultura del Comune di Subiaco
Veronica Micozzi

Ore 11,15
Intervento dell’assessore alla Cultura della Regione Lazio
Lidia Ravera

Ore 11,45
Presentazione della ristampa anastatica del “De Oratore” di Cicerone, il primo libro stampato in Italia
Maria Antonietta Orlandi, membro del Comitato “La culla della stampa”

Ore 12,15
Intervento del Vice Presidente della Camera dei Deputati
Roberto Giachetti

Ore 12,45
Intervento del dirigente del Mibact e direttore del Servizio II – Patrimonio Bibliografico ed Istituti Culturali
Angela Benintende

Ore 13,15
Saluto finale dell’Abate ordinario di Subiaco
Dom Mauro Meacci

Moderatore:
Roberto Caramelli
giornalista di “Viaggi di Repubblica” e docente di giornalismo alla Facoltà di Lettere dell’Università di Cassino.

Ore 13,30
Buffet

Visita della Biblioteca Monumento Nazionale di Santa Scolastica e della mostra “Gli incunaboli sublacensi” (Si ringrazia per l’apertura straordinaria il direttore della Bilioteca D. Augusto Ricci osb)

Ore 15,30
Anteprima del Borgo dei Cartai, museo-laboratorio dedicato alle arti della carta e della stampa
Ex Mulino Carlani, Via degli Opifici, Subiaco
Visita guidata a cura dell’associazione “L’Elice”

Sito ufficiale:
http://www.comune.subiaco.rm.it/
http://www.subiacoturismo.it/

FB: Comune di Subiaco
FB: Subiaco Turismo
twitter: @ComuneSubiaco #Subiaco2015

Infoline: info@subiacoturismo.it

FINISSAGE DELLA MOSTRA DI BRUNO AGOLINI PRESSO LO SPAZIO FIORILLO ARTE

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Mercoledì 1 aprile alle ore 18 presso lo spazio 3f Fiorillo Arte di Napoli, vi sarà il finissage della mostra ‘Teatime Cabbage’ di Bruno Agolini. Bruno Agolini artista che cerca di rappresentare l’onirico, con un particolare uso del colore, e della simbologia che egli usa per dare movimento all’immagine , complessa e visionaria. Egli è preso da intensa passione e gusto per la ricerca, che non smette di esprimersi nei suoi lavori dove la narrazione dell’idea soggettiva mista ai suoi stati d’animo, pare non avere confini e limiti alla storia da raccontare.

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Dopo aver esposto prevalentemente in Francia negli ultimi anni, Agolini ritorna a Napoli con i suoi inchiostri su carta. L’esposizione è stata presentata da Maria Ida Catalano, storica dell’arte, docente presso l’Università di Viterbo, all’inaugurazione sono stati proiettati due cortometraggi di Massimo Maglietta e Simonetta Funel che hanno indagato sulla produzione visiva e musicale dell’artista.

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Biografia di Bruno Agolini

Nato in Scozia nel 1954, vive e lavora attualmente tra Napoli e l’Alta Savoia.

Durante l’adolescenza elabora spontaneamente il suo linguaggio artistico: la musica, la scrittura, il disegno che si sviluppa da subito come la registrazione di fantasie e libere associazioni di pensiero. Disegni. Dapprima solo a penna, poi via via la tecnica si fa più esperta, il tratto viene elaborato a matita e ripassato a china e i mondi descritti si colorano di inchiostri luminosi e trasparenti. Nascono immagini complesse ed ingannevoli in cui temi inquietanti e fantasie infantili si mescolano in un tessuto continuo. Chi osserva i disegni di Bruno Agolini vede le cose rivelarsi poco alla volta, ogni forma riconosciuta viene percepita come qualcosa di instabile, che puo’ scomparire improvvisamente e perdersi alla vista.

La musica e la scrittura nascono come un gioco, ma anche come un’esigenza profonda. Ecco quindi il non senso nella scrittura, nei testi delle canzoni, l’inglese, l’italiano, il francese, il napoletano. La musica suonata con i figli, improvvisata, fatta usando qualunque cosa, ma anche lungamente elaborata ed arricchita con i suoni della chitarra, del clarinetto, del sax e di ogni sorta di percussione e poi rifinita, fino a raggiungere composizioni complesse per sovrapposizioni di tracce sonore.

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Mostre personali:

Libreria Galleria La Carmelina Ferrara – febbraio 2006

Picagallery Napoli – Tra parentesi trasparenti – Settembre 2006

Biblioteca di Rosate (Milano) – Novembre 2006

Il Ramo d’oro Napoli – Synchron Traron – con Simonetta Funel – dal 9 al 24 febbraio 2008

Galleria Rodinò Napoli – Dirò di nodi – dal 10 al 24 ottobre 2008

Espace Jacquem’Arts Arcade Taninges – Des cendres dans mon thé – dal 14 novembre al 23 dicembre 2011

Alcune mostre collettive:

Les beaux jours Sallanches varie edizioni 1995 – 1998

Taninges Art Contemporain Chartreuse de Melan Taninges luglio e agosto 1996

Galleria Vill’art Magna Annemasse 1997 – 2000

Les écuries du chateau Samoens dal 13 luglio al 12 agosto 2007

Salone Margherita Napoli 21 12 2007

Galleria Rodinò Napoli dicembre 2008

Marché de la création Quais du Rhone Seyssel luglio 2009

Court-Bouillon Frangy –rassegna di cortometraggi e mostra d’arte –ottobre 2009

Les artistes dans la ville Reignier giugno 2010 e giugno 2012

Con la galleria Polysémie Marseille:

_Chic Dessin Atelier Richelieu Paris dal 30 marzo al 1 aprile 2012

_Lille Art Fair dal 12 al 15 aprile 2012

_Sm’art Aix en Provence dal 3 al 7 maggio 2012

_10x10 Fiorillo Arte Napoli dal 14 febbraio al 7 marzo 2015

Spazio Fiorillo Arte

Via Chiaia 23

Finissage – ‘Teatime Cabbage’ di Bruno Agolini

Mercoledì 01 Aprile 2015

Tel: 081 761 7450

FINISSAGE DELLA MOSTRA “TRANS-FIGURAZIONE” PRESSO PALAZZO DELLA RACCHETTA FERRARA

In primo piano una scultura di Dennis Fazio, sul fondo un quadro di Stramacchia

Domenica 29 marzo alle ore 17 presso Palazzo Della Racchetta si svolgerà il finissage del nuovo progetto artistico curato da Virgilio Patarini e organizzato dalla Camel  Home Gallery di Ferrara in collaborazione con Zamenhof Art di Milano e Palazzo della Racchetta, con la presenza di numerosi artisti e presentazione critica della mostra, oltre che del correlato volume “Trans-Figurazione” pubblicato per l’occasione da Zamenhof Art Edizioni.  “TRAnS-FIGURAZIONE” è una mostra d’arte contemporanea che raduna nello storico Palazzo della Racchetta, in centro a Ferrara, 100 opere di 11 artisti emergenti, con lo scopo dichiarato di ridefinire un concetto contemporaneo e post-moderno di “figurazione” , tra pittura, fotografia, scultura e installazioni. Come ci dice Virgilio Patarini nel testo introduttivo del catalogo.: “Una figurazione attraversata, trafitta, tradita, ritrovata e sfigurata, tramandata e al tempo stesso rimandata, abbozzata, non finita, inquieta, in dissolvenza, in ambigua ambivalenza tra memoria e oblìo, in crisi di identità o forse, meglio: in piena presa di coscienza della propria identità multipla, schizofrenica, mutevole e post-moderna, incline al declino e proprio per questo forte della sua fragilità, consapevole della propria consistenza effimera, fantasmatica, famelica e cannibale e al tempo stesso anoressica…

Allestimento con foto di Simona Ragazzi

Una figurazione oltre il principio di non contraddizione, uguale a se stessa e sempre diversa, coerentemente incoerente, nostalgica di un passato mai davvero vissuto e forse nemmeno compiutamente immaginato, che risorge dalle sue ceneri e di cenere è fatta, e di fumo che il vento disperde e di fiamme sull’acqua…Una figurazione sincopata, ondivaga… bussola impazzita che si rifiuta di decidere una volta per tutte da che parte sta il nord, amante fedele solo nell’ora del tradimento, presenza assente, assenza sempre presente, segno di contraddizione, disegno senza contorni, sconfinato confine, modo smodato, snodo riannodato, grumo di sangue e sospiri, carezza che ferisce, problema sempre aperto, insoluto…Una figurazione in cui il come e il che cosa si scambiano di ruoli, in un gioco di specchi in frantumi in cui è difficile dire se sia l’immagine che è a pezzi o il mezzo che la riflette. O l’anima che in quell’immagine si riflette e riflette su quell’immagine. Forma che si traveste da materia e viceversa, nudo travestimento.

A destra un'opera di Patarini, al centro una foto di Crivellari

Una figurazione in cui niente è ciò che sembra e tutto sembra nulla…Questa a me pare che debba essere la “figurazione” oggi. E questo è quello che ho cercato nell’allestire questa mostra, come curatore, e prima ancora come artista, in quest’ultimo anno in cui sono tornato in qualche modo alla “figurazione”; o forse sarebbe meglio dire che è stata lei a venirmi a cercare: lei, questa ambigua e polimorfa idea di figurazione post-moderna. Una figurazione in cerca d’autore. Ma si tratta di una storia che parte da lontano e su cui è necessario riflettere se si vuole portare con leggerezza il peso di questa controversa eredità. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la figurazione in ambito pittorico subisce crescenti pressioni e profonde trasformazioni, sul piano fenomenico come su quello noumenico: non solo entra in crisi l’impianto visivo, ma anche, per così dire, l’approccio “ideologico”.Sul fronte spiccatamente fenomenico Impressionismo, Divisionismo e Puntinismo affrontano in maniera differente ma ugualmente radicale l’aspetto della “visione” della realtà: l’immagine dipinta si sfalda, si scompone in punti-luce-colore e questo, mentre nelle intenzioni degli artisti risponde alla necessità di una maggiore e più fedele adesione alla rappresentazione della realtà, di fatto finisce per sortire un effetto rivoluzionario che trasforma l’idea stessa di pittura. La scomposizione della luce e dello spettro cromatico attuata dagli impressionisti in maniera empirica e poi codificata dai puntinisti rispondeva ad una volontà di sfruttare al meglio le caratteristiche peculiari del mezzo pittorico e le conoscenze dei fenomeni ottici della visione, con lo scopo di ottenere innanzitutto una figurazione più efficace, più “realistica”, ovvero più simile al modo in cui l’occhio umano percepisce la realtà, o per meglio dire, rovesciando la prospettiva: in maniera più simile al modo in cui la realtà “impressiona” la retina di chi guarda. Tuttavia l’azione di scomporre l’immagine in punti-luce-colore produsse una sorta di “effetto collaterale” forse non propriamente previsto né pienamente voluto. La sacralità secolare della “bella pittura”, tramandata a tutti gli effetti, di secolo in secolo, di generazione in generazione con scarti tutto sommato minimi dalla metà del Quattrocento alla metà dell’Ottocento, veniva ora completamente scardinata e messa radicalmente in crisi. All’improvviso la maniera tradizionale di dipingere, la cosiddetta “pittura tonale”, dimostrava di esser un mezzo antiquato e sorpassato, un autentico ferro-vecchio. E questo, si badi bene, innanzitutto come strumento per rappresentare fedelmente la realtà. A questo punto, una volta dissacrata e smitizzata la “bella pittura”, si aprivano nuovi inattesi orizzonti e l’immagine, la figurazione cominciò a subire scomposizioni e interventi sempre più violenti, con un progressivo interessamento anche del piano “noumenico”.

Non solo cambiava il modo di “vedere” la realtà, ma anche il modo di pensarla, immaginarla, reinventarla. Le Avanguardie acquisiscono piena coscienza del carattere rivoluzionario del loro contributo alla Storia dell’Arte, non sono sul piano formale e stilistico, ma anche e soprattutto sul fronte propriamente estetico e filosofico. Nel giro di due anni, a ridosso dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, Cubismo, Futurismo ed Espressionismo danno una serie di spallate devastanti al già vacillante edificio dell’Arte Tradizionale, e buttano il cuore oltre l’ostacolo. Col Cubismo lo scarto è violento sia sul piano fenomenico che del pensiero: si cerca di rappresentare la figura contemporaneamente da più punti di vista. Pur restando centrale la volontà di rappresentare la realtà, salta uno dei cardini della pittura tradizionale e della tradizionale visione prospettica: il punto di vista unico. L’oggetto o il soggetto raffigurato viene visto e ritratto da più punti di vista contemporaneamente, come se il pittore girasse intorno a quello che dipinge, invitando lo spettatore a fare altrettanto. Una figurazione a 360°. Quello che il Cubismo fa con lo “spazio” il Futurismo lo fa col “tempo”: il soggetto ritratto viene colto e rappresentato in movimento. Salta un altro caposaldo, un altro cardine della Figurazione Tradizionale. La Pittura non fotografa più l’istante, ma il divenire. Una Figurazione in divenire. Con l’Espressionismo si passa più decisamente dal piano fenomenico a quello del noumeno: l’artista non raffigura più la realtà così come la vede (sia pure girandole intorno o cogliendola nel suo divenire nel tempo), ma come la immagina: sulla tela egli persegue la rappresentazione della sua personale idea di realtà. A questo punto il “come” ovviamente diviene più importante del “che cosa” si dipinge, il significante predomina rispetto al significato. E tutto in una dimensione decisamente più soggettiva. In fin dei conti Futuristi e Cubisti si muovevano ancora in una sfera di almeno ideale “oggettività”. L’Espressionismo invece rinuncia dichiaratamente ad ogni velleitaria pretesa di oggettività e al tempo stesso (forse necessariamente) si svincola da rapporti troppo stretti con una rappresentazione icastica della realtà. Col rischio tuttavia di sconfinare nell’arbitrarietà di una figurazione che essendo troppo soggettiva rischia di finire  per essere più difficilmente condivisibile da un pubblico più ampio. E forse il “Ritorno all’ordine” della fine degli Anni Venti e soprattutto degli Anni Trenta è stata (anche) una risposta a questi eccessi, alla sbornia di soggettivismo e di arbitrarietà di una pittura radicale e rivoluzionaria come quella di Cubismo, Futurismo ed Espressionismo. Oltre che un naturale “riflusso”, di quelli di cui parla il Wolfflin.

Per non parlare poi della strumentalizzazione politica ed ideologica fatta dai regimi totalitari di quegli anni (Nazismo, Fascismo e Stalinismo) nei riguardi di questo ritorno alla “bella pittura”.  Solo una pittura tonale di facile lettura, infatti, poteva veicolare i messaggi propagandistici ed auto-celebrativi necessari al consolidamento nell’opinione pubblica di questi regimi totalitari. Tuttavia nella Storia nulla torna uguale, e infatti la pittura tonale degli anni Trenta presenta alcune interessanti novità, rispetto a quella dei secoli precedenti. Innanzitutto una certa sintesi e stilizzazione formale che di certo risente del retaggio inalienabile di Cezanne, Matisse, Gauguin e poi una sorta di aura metafisica, di sospensione temporale ed immersione in uno spazio-tempo in qualche modo mitico e assoluto, sub specie aeternitatis, che da un lato è una reazione drastica e netta alla “pittura in divenire” dei Futuristi e dall’altro è un recupero delle atmosfere simboliste di fine Ottocento: da Gustave Moreau (1826-1898), Pierre Puvis de Chavannes (1824-1898), Arnold Böcklin (1827-1901) a Odilon Redon (1840-1916) eDante Gabriel Rossetti (1828-1882). Poi arriva la cesura degli anni Quaranta, col black-out della Seconda Guerra Mondiale e il successivo rifiuto radicale di ogni forma di “figurazione”, persino quella dell’Astrazione Geometrica: sono gli anni dell’Informale, dell’Espressionismo Astratto, dell’Action Painting: nomi e sfaccettature diverse della stessa rivoluzione estetica che dilaga dall’America all’Europa fino in Giappone. Di colpo ogni rappresentazione di figure e realtà visiva appare un patetico anacronismo, al punto che pochi anni dopo, quando la Pop Art reintroduce la “figura” lo fa in maniera “surrettizia”, con una sorta di “stratagemma” sottile e culturalmente raffinato: la rappresentazione della realtà e della figura riappare con la Pop Art in maniera indiretta, come “citazione”, messa, per così dire, “tra virgolette”. Si fanno opere d’arte visiva “citando” icone popolari come l’immagine di Marilyn Monroe, o i fumetti o la pubblicità. E lo stesso, mutatis mutandis, faranno pochi anni dopo anche gli esponenti dell’Arte Concettuale. Poi però, generazione dopo generazione, smarrito il rigore delle origini, gli epigoni della Pop Art perdono per strada le virgolette, e con esse una certa presa di distanza critica ed ideologica dalla rappresentazione della figura e più in generale della realtà sic et simpliciter, in maniera diretta, senza filtri, e questa finisce per tornare alla ribalta prepotentemente, sebbene spesso in maniera goffa quando non addirittura anacronistica. Il problema, per così dire, sono le seconde e le terze linee, così come le seconde e le terze generazioni, e un certo decadimento, un certo “imbastardimento” forse non del tutto inevitabile. È un problema di tutto il Novecento, in fondo. E anche della fine dell’Ottocento.

Alle cosiddette “Avanguardie” non seguono truppe d’invasione, ma altre Avanguardie, oppure una guerra anarchica e senza quartiere, tanto per restare nella metafora bellica. Non fu così nei secoli scorsi: al Caravaggio, tanto per fare un esempio a caso, seguirono frotte di epigoni, manieristi sul fronte puramente pittorico e di certo inferiori a Michelangelo Merisi come talento, ma non come “idea dell’arte” e come coerenza e radicamento di principi estetici e filosofici condivisi. E dunque non solo la “maniera” del Caravaggio prese piede e divenne “vulgata”, ma anche il suo approccio estetico e intellettuale. Ora a me non pare che questo sia accaduto sul fronte della Pop Art. Cinquant’anni e tre generazioni di epigoni di Andy Worhol and Company forse hanno piuttosto disperso e vanificato, più che arricchito o anche solo tramandato, il patrimonio di idee ricevuto in eredità. Certo potremmo chiederci se il problema risieda nella pochezza degli eredi o nella vacuità e nell’approssimazione di tale retaggio. Ma sarebbe una riflessione che esula da quello che qui interessa. Per conto mio mi sono sempre tenuto piuttosto alla larga da ogni forma di “neo-pop”, ma più per istinto che per ponderata riflessione; e quando mi sono occupato di qualcosa di vagamente pop (vedi ad esempio l’opera di Stramacchia e di pochi altri autori) si trattava quasi sempre di un “pop” decisamente contaminato e/o sublimato. Questa mostra infondo si potrebbe leggere anche così: come il tentativo di recuperare una figurazione contemporanea e post-moderna, forte, efficace e radicata, che prescinda dalle derive pop degli ultimi decenni. Sono undici ma avrebbero potuto essere molti di più. Nell’allestimento sono stati raggruppati per affinità elettive e per analogie tecniche e formali. Appartengono a tre diverse generazioni, eppure parlano un linguaggio (artistico) molto simile: attraverso differenti media (la fotografia, la pittura, la scultura) praticano una figurazione ugualmente inquieta ed allusiva, contemporanea e al tempo stesso radicata nella tradizione delle Avanguardie, riconoscibile e al tempo stesso sfuggente. Allusiva ed elusiva. Coerente e contraddittoria: coerente nell’essere contraddittoria. Nelle fotografie di Amos Crivellari, Valentina Carrera e Simona Ragazzi le figure e i luoghi appaiono come trasfigurati: il cosiddetto “mosso artistico” è usato da questi tre artisti in maniera analoga in una direzione che potremmo definire mistica, di trascendenza. Il movimento della macchina fotografica è volto a catturare l’anima, l’essenza metafisica dei luoghi come delle persone. Dall’inquietudine, dal movimento, dal gioco di riverberi di immagine, di ombre, di sovrapposizioni nascono visioni che sprigionano un’energia endogena, un elan vital che si manifesta come un’epifania misteriosa. Attraverso il divenire si racconta l’essere: un’apparente aporia solo per chi ancora creda nel principio di non contraddizione.

Dietro i volti e le cose intuiamo presenze immanenti che non sappiamo bene se stiano affiorando o scomparendo alla luce della nostra coscienza. E la realtà di colpo diviene, si rivela effimera, fantasmatica, fantasmagorica: e più è sfuggente e più ci ammalia, più ci irretisce con le sue reti fatte di sogni e di ombre. Nebbia che prende corpo. Corpi che si sfaldano come nebbia. E su questa ambivalenza tra memoria e oblìo si gioca infondo tutta questa mostra. È questa una delle cifre dell’incanto. La memoria dell’oblio. Un oblio che è memoria. Un’ambiguità che si fa polisemìa. Un’inquietudine che è ricchezza e muove alla curiosità, risveglia sopite inaspettate verità. E mentre nella pittura pastosa e di matrice informale di Stazio e Palasgo appare più evidente che si tratti di materia allo stato brado che viene aggredita, plasmata e in qualche modo, anche se solo in parte, domata, imbrigliata in abbozzi di paesaggi o di scorci urbani e dunque indirizzata verso un’incarnazione che è affiorare di forme alla luce della memoria, nelle tecniche miste mie e di Boscolo non è così chiaro se si tratti di un processo di rivelazione o al contrario di cancellazione, di rimozione. Qui l’uso di vecchie foto è sottoposto ad azioni ambigue e fuorvianti e sovrapposto a una matrice informale o gestuale. E non si capisce se il gesto dell’artista sia rivolto ad un recupero archeologico o ad una rimozione iconoclasta. In Andrea Pirani i due livelli sono sovrapposti: su di una base informe ed informale affiora un disegno guizzante e primitivo, a tratti infantile, fiabesco, che consente alle immagini di affiorare come filastrocche portate dal vento, di cui afferriamo solo un mozzicone di frase, due parole troncate, ma che tuttavia ci bastano a immaginarci in tutta una storia. Un discorso a parte invece meritano la pittura di Ezio Mazzella e i collages di Edoardo Stramacchia. Mazzella recupera a pieno la tradizione di Morlotti e Birolli, di quello che un tempo fu definito “Ultimo Naturalismo”, cogliendo della natura l’essenza, il ritmo, il respiro, le intime connessioni, senza indulgere in inutili dettagli descrittivi, eppure al tempo stesso dando vita a strutture complesse, articolate che della realtà ci restituiscono le connessioni profonde e una rappresentazione fedele alla sostanza. Stramacchia nelle opere qui selezionate compie una raffinata operazione intellettuale di spiazzante citazione artistica: con le sue consuete tessere di fumetti manipolati ricostruisce una colta versione pop di celebri opere del Moretto o di Pablo Picasso. Le figure dei fumetti, cancellate, ritagliate e decontestualizzate sono utilizzate per dare forma a mosaici post-moderni da cui affiorano le silhouettes di altre figure della storia dell’arte, in una sorta di cortocircuito tra forma e contenuto, tra significante e significato.

Dennis Fazio infine, con le sue eleganti sculture lignee, affronta il tema della figura femminile con una progressiva e decisa stilizzazione formale che ne allunga le forme sinuose, portandeno al limite estremo il processo di astrazione e sublimazione eppure senza nulla perdere in sensualità: ancora una volta un apparente paradosso..In esposizione le opere di Simone Boscolo, Valentina Carrera, Amos Crivellari, Dennis Fazio, Ezio Mazzella, Diego Palasgo, Virgilio Patarini, Andrea Pirani, Simona Ragazzi, Ivo Stazio, Edoardo Stramacchia.

Zamenhof Art

Ufficio di Milano – cell. 366.49.78.189 – 377.46.89.785

email: zamenhof.art@gmail.com

sito: www.zamenhofart.it

SpazioE

Sede espositiva: Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4

tel. 02.58109843 (dal mart. alla dom. ore 15-19)

email: aestdelleden@libero.it

Galleria del Cammello

Ferrara, via Cammello, 33

(solo su appuntamento) cell. 333.80.322.46

Giovanni Cardone

MICHELLE HOLD E SIBERIANA DI COCCO IN MOSTRA PRESSO LO SPAZIO E DI MILANO

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Si inaugurano sabato 28 marzo alle ore 16.00 le mostre di Michelle Hold Blue Mood a cura di Virgilio Patarini e sLURP! di Siberiana Di Cocco a cura di Valentina Carrera presso lo Spazio E di Milano . La mostra si potrà visitare fino al 3 aprile 2015. Le mostre sono state organizzate dalle Associazioni Zamenhof Art e A Est dell’Eden. Come ci dice Virgilio Patarini : “Al di là poi degli evidenti significati simbolici dei colori utilizzati, significati di cui la Hold è ben consapevole («Il rosso, per me , è sinonimo di passione ed energia vitale, mentre il blu sta per tranquillità e l’anima» dice lei stessa), a mio modo di vedere i colori della sua tavolozza andrebbero considerati alla stregua di strumenti musicali di una concertazione, decifrando di ciascuno il ruolo preciso assegnato in ogni composizione. Scopriremmo allora che i gialli talvolta squillano come trombe. «Trombe d’oro della solarità», per dirla con Montale. I rossi a volte sono l’irruzione sontuosa di un’intera sezione d’archi che avvolge sinuosa ogni cosa e altre volte invece le note di un assolo di chitarra. Il nero è un tamburo che batte, la gran cassa di una batteria, e come la batteria in una canzone, così il nero determina il ritmo, la struttura, la base ritmica. E si accompagna perfettamente al blu che spesso suona la linea del basso e proprio come in una rock band, insieme al nero, cioè alla batteria, costituisce la sezione ritmica che è l’asse portante di ogni canzone… pardon: di ogni quadro di Michelle Hold. Ecco infondo i quadri di Michelle Hold sono semplicemente questo: canzoni. Canzoni rock o blues. Rhytm and Blues, per la precisione. Un mix di ragione e di sentimento, di scienza e di naturalezza («le mie fonti d’ispirazione sono la natura e la scienza», dice lei stessa): di linea ritmica, razionale, e di assoli di chitarra alla Eric Clapton, slow e avvolgenti, sensuali, passionali, o di improvvisazioni alla tromba degne di Miles Davis, folli e imprevedibili.Tutto è musica nella pittura della Hold”. Sempre lo stesso Patarini ci dice nella sua nota critica su Siberiana Di Cocco : “Le opere più recenti di Siberiana Di Cocco sono una sintesi felice e originale di contributi diversissimi, attinti dalla più recente tradizione dell’arte contemporanea e reinterpretati in chiave apparentemente ludica e scanzonata: la giocosità corsiva e stilizzata di certa Pop Art americana, la sensibilità materica dell’Informale europeo, l’uso di fitte accumulazioni di oggetti minuscoli come campanellini o pezzetti di liquirizia che richiamano il Nouveau realisme, la ripetizione regolare di forme e segni Minimal : tutto questo è riscontrabile nelle composizioni dell’artista toscana. E il tutto è sorretto da una essenzialità e da una eleganza assoluta delle composizioni sia nella gestione delle forme che nell’approccio cromatico “.

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Biografia di Michelle Hold

Michelle Hold è nata nel 1956 a Monaco; vive e lavora vicino a Casale Monferrato. Inizia a studiare architettura ad Innsbruck;successivamente amplia la propria formazione in campo artistico e nel disegno di tessuti frequentando corsi a Parigi, New York, Hong Kong, Monaco e Londra. Ha partecipato presso numerose esposizioni collettive e personali, in Italia e all’estero (Venezia, Torino, Milano, Palermo, Ferrara, Pisa, Irlanda, Innsbruck, Colonia, Berlino, Shanghai, Lisbona, Londra). Tra le principali mostre personali segnaliamo nel 2013 “Visioni Sfumate”, Palazzo del Monferrato, “European Abstract Art “, Shanghai M40;2012  “Equilibri Rari ” al Castello di Casale Monferrato e “Viaggio“, Galleria Zanuso, Milano. Tra le principali mostre collettive:  2013 “Rosso Vivo “ MRSN Torino; 2012, “La via Italiana all’Informale”, Palazzo Zenobio , Venezia e “ Il Sogno dell’Acqua “ a Palazzo Lascaris, Torino. Nel 2011 è stata tra gli artisti presenti alla 54 Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, Padiglione Italia – Palazzo delle Esposizioni, Torino.  Riconoscimenti: da Rebecca Wilson , director of  Saatchi Art London for new collection 13.1. 2014   2013  Scelta da Saatchi Art per “ A Spotlight on Italy “ Vincitrice  del 2nd, 3rd, 5th and 7th  Showcase  2013 on  ARTSLANT    Los Angeles.  2012 Vincitrice del Premio “Rosso Ferrari “ per l’Arte  Roma , Segnalata per il Premio “Emilio Vedova “ Il Segno 2012. é presente in pubblicazioni nazionali come  “Post-Avanguardia “ e “La via Italiana all’Informale” (entrambe a cura di V. Patarini, Ed. Giorgio Mondadori) ed internazionali come “Hidden Treasure Art Magazine Yearbook 2014 “e  “New Collector’s Book 2014” di Basak Malone

Biografia Siberiana Di Cocco

Siberiana Di Cocco nasce e vive a Pisa. Durante il corso degli studi scientifici si dedica comunque con passione alle attività artistiche: apprende le tecniche del chiaroscuro, della tempera ad acqua, del disegno a china.  Durante gli anni dell’impegno professionale continua ad interessarsi di arte frequentando musei e mostre di arte in Italia ed all’estero e seguendo  il Corso di Storia dell’arte medievale della Prof. Regoli presso la Facoltà di lettere dell’ateneo pisano: particolarmente colpita dalla scultura di Wiligelmo ne trarrà idea per  riprendere la produzione artistica apprendendo l’uso della ceramica.

Negli anni 90 dopo lezioni private presso il Prof. Otello Pucci, ceramista pisano e Nirvana Pratali, ceramista viareggina,  frequenta un corso professionale presso lo Studio Giambo di Firenze conseguendo il Diploma di Maestro in Tecniche ceramiche. Divenuta esperta nelle tecniche imprunetine comincia una produzione personale con la quale partecipa a numerose collettive. In anni recenti  per esprimere la propria creatività  comincia a far uso di materiali nuovi quali siliconi,, stoffe, resine , cineserie con cui realizza  quadri ed istallazioni : si intensifica così la sua attività espositiva in Italia ed all’estero con collettive e personali . Partecipa a diversi concorsi: nel 2008  con l’opera “Evoluzione” vince il Concorso “Un gonfalone per l’arte” indetto dal Comune di Firenze; è artista selezionato e finalista ai concorsi “Il segno” presso la Galleria Zamenhof di Milano,  finalista alla Biennale d’arte di Trani. Vincitrice Premio Nobel  Montecarlo  di ArtExpò gallery, Premio speciale della giuria al  1° Concorso Effetto arte,  Premio Nettuno di Italia in arte, Premio Van Gogh della EA ed. Palermo, Premio Spartacus per i diritti umani di Italia in arte Lecce. Alcune mostre a cui ha partecipato negli ultimi anni: 2007 – Ferrara – Castello estense – Collettiva  “I quattro elementi”; 2007 – Alessandria – Banca sella – Collettiva  “I cerchi appesi”; 2008 – Ferrara – Galleria Sekanina – Collettiva “Arte facta”. 2008 – Pisa – Limonaia Ruschi – Collettiva “Immateria”; 2008 –  Firenze – Quartiere 1  – Collettiva “Un gonfalone per l’arte”; 2008 – Pisa – Cinema Lumière Personale “Cina: scatti di viaggio”; 2008 – Firenze – Ex Murate – Collettiva “Scatole d’artista”; 2008 – Rieti – Palazzo Marcotulli – Collettiva “Volo a tela”; 2008 – Forte dei Marmi – Fiera arte contemporanea – Ambre italia. 2008 –  Ferrara – Galleria Lovetti – Personale; 2008 – Novara – Ambre italia – Collettiva “In orbem”; 2008 – Pisa – Cinema Lumière – Personale”Suggestioni dalla Cina”; 2009 –  Marina di Massa – APT – Collettiva “In orbem”; 2009 – S. Stefano Belbo – Emmediarte – Personale: Materia e colore; 2009 – Alessandria – Fond. S. Giorgio Scarampi Personale: Materia e colore; 2009 – Novi Ligure – Museo campionissimi – Coll. “La bicicletta incantata”; 2009 – Trani – Castello Svevo – Fondazione De Nittis Biennale arte contemporanea; 2009 – Forte dei marmi – Fiera arte contemporanea – Coll. Proponendo; 2009 – Impruneta (Fi) – Ass. Art-Art Collettiva: Cotto d’artista. 2009 – Milano, Venezia, Ferrara – L’Altrove, Calcagno: Bianco, nero, rosso, blu; 2009 –  Barletta – Fond. De Nittis Biennale arte contemporanea: artista selezionato; 2009 – Ravenna – Circoscrizione 2 – Studio 7 – Collettiva: Isolina e le altre… ; 2010 –  Milano – Galleria Zamenhof – Collettiva: La materia è il colore; 2010 – Milano  – Archigallery : Il caffè e l’arte; 2010 – Milano – Emmediarte –Coll.: “(forme) e colori”; 2010 –  Treviso – Web art gallery – Coll.:” (forme) e colori”; 2010 – Massa – Castello Malaspina –  Gall. Zamenhof “Post avanguardia”; 2010 – Novi Ligure (Al) – Museo campionissimi Coll. “La Corsa”; 2010 – Forte dei marmi – Proponendo Coll. “Semplicemente rosso”; 2010 – Milano – Galleria Zamenhof Concorso “Il segno”: finalista.  2010 – Konstanz (D) – Burgersaal – Emmediarte: Arte contemporanea italiana; 2010 – Ferrara – Galleria L’Altrove – Personale “5 sensi e un po’ di più”; 2010 – Napoli – Castel dell’Ovo – Galleria Gust’arte –  Coll. “Il gusto dell’arte”; 2010 – Carrara – Fiera arte contemporanea – Ambre italia : collettiva; 2010 – Pontedera (PI) – Carr. Rizieri – Collettiva”L’aria finalmente libera”; 2010 – Rieti – Lungovelinocaffè – Personale: “Pelle d’artista”; 2010 – Rieti – Studio 7 – “6a giornata del contemporaneo” :Personale; 2010 – Gavi (Al) – Spazio d’arte Corte Zerbio – Personale; 2010 – Pisa – Fond. Stella maris – Personale “Passioni insolite”; 2010 – Lecce – Castello Carlo V – Galleria Zamenhof: Post avanguardia; 2010 – Ferrara – Biennale arte contemp. Chiostro S. Anna – Galleria Zamenhof; “Post pop : cattivi soggetti”; 2010 – Lendinara (RO) – Ambre italia  –  Coll. “Semplicemente rosso”; 2011 – Pontedera (PI) – Galleria LIBA – Personale; 2011 – Milano – Galleria Zamenhof – Personale; 2011 – Carrara Fiere – Giorni d’arte – Coll.”Semplicemente acqua”. 2011 – Lendinara Rovigo _ Coll. “Semplicemente acqua”; 2011 – Milano – Galleria Zamenhof  – Concorso Il Segno:  Finalista; 2011 – S.Maria Navarrese (Nuoro) – Galleria Lanthia resort: collettiva; 2011 – Siena – Siena art institut – Coll “Drawing connections”; 2011 – Novi ligure (AL) – Museo campionissimi – Personale; 2011 –  Fratta Polesine  – Villa Badoer –Coll. “ Micro macro”. 2011 – Parigi – Gallerie Thuillier –  Coll. “Creazioni”; 2012 – Silistra (Bulgaria) – Ist.italiano cultura – Coll.  “Colori d’Italia”; 2012 –  Taglio di Po (Rovigo) Museo della bonifica Coll.“Don’t be alone” ; 2012 – Caerano di S. Marco (TV) Villa Benzi Zecchini  Coll. “Incontri d’arte” ; 2012 – Venezia – Palazzo Zenobio – Coll. “Post avanguardia” ; 2012 –  Venezia – Palazzo Zenobio – Coll. “Tra Penelope ed Arianna” ; 2012 – Milano – Atelier Chagall – Coll. “Tra Penelope e Arianna”. 2012 – Milano – Galleria Zamenhof  Coll. “Koinè” ; 2012 – Ferrara – Galleria l’Altrove : Personale “Nuove scoperte, nuovo mondo”; 2012 – Venezia – Palazzo Zenobio -Coll. “La via italiana all’Informale”; 2012 – Monaco – Hotel de Paris – Coll “Premio Montecarlo” ArtExpò; 2012 – Ferrara – Castello Estense – “Arte contro la violenza”; 2012 – Amsterdam – Premio Amsterdam EA Editore Collettiva; 2013 – Palermo – I Biennale d’arte : Vialla Malfitano; 2013 – Palermo – I  Biennale  d’arte : “40 artisti al Teatro Politeama”; 2013 – Parigi – Spazio espositivo OFI Asset Management :  Personale; 2013 – Ferrara – Palazzo della  Racchetta Collettiva La via italiana all’informale; 2013 – Montecarlo (Monaco) – Collettiva  Artgallery  Hotel de Paris.

Associazioni Zamenhof Art e A Est dell’Eden

Michele Hold in Blue Mood

Siberiana Di Cocco in Slurp !

dal 28 marzo al 3 aprile

Spazio E

Alzaia Naviglio Grande 4, Milano

338.7689158

aestdelleden@libero.it

galleria.zamenhof@gmail.com

http://www.zamenhofart.it/

EDUARDO CASTALDO IN ERASED PRESSO LO SPAZIO TRIBUNALI 138 NAPOLI

5) Tahrir, Cairo

Si inaugura venerdì 27 marzo alle ore 18.00 la mostra Erased di Eduardo Castaldo organizzata dall’Associazione Culturale Wine&Foto e Tribunali 138 in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli a cura di Peppe Tortora . La mostra si potrà visitare fino al 19 aprile 2015. Come ci dice Peppe Tortora : “Erased: cancellato. E’ il bisogno di un reporter di allontanarsi dalle proprie immagini, di svuotarne il senso, riscriverlo. Molte delle fotografie di Eduardo Castaldo raccontano gli ultimi anni in medioriente, i conflitti e le promesse di libertà. Sono immagini ampiamente usate dai mezzi di informazione che hanno vinto premi internazionali e che sono state esposte ovunque nel mondo; immagini intrise di simbolismo, veri e propri simulacri del reale. L’autore ne è consapevole, per questo oggi prova a riproporle al pubblico e a se stesso svuotate del loro carico simbolico e oltre gli spazi tradizionali; e per questo ha scelto una casa, il 138. Uno spazio vivo che obblighi le fotografie a riscriversi, restituendo al pubblico la libertà nell’interpretazione e alle immagini la capacità di comunicare, fino all’interazione fisica con lo spettatore. Erased non è solo un operazione artistica; fra gli scatti ritroviamo l’ Egitto, la rivoluzione del 2011 e i mesi successivi; simboli disperanza, di sogni e di eroi. Tutto questo oggi è stato spazzato via daun golpe militare. Erased. Le fotografie di Eduardo Castaldo, imbavagliate e messe a tacere come le persone e i sogni che rappresentano, giungono con il loro silenzio a raccontare della drammatica situazione di un popolo. Attraversando un processo artistico le fotografie recuperano la loro identità di documento e restituiscono al giornalismo il diritto alla magia”. Mentre Luciano Ferrara ci dice : “Attenti all’inganno. Uno dei miei autori preferiti mi confidava che nell’era della fotografia moderna era meglio fare il fattorino, il benzinaio; in questo modo il ritratto delle persone che interagivano con te era impresso per sempre nei tuoi ricordi. Sono lontani i tempi in cui i fotografi impegnavano una delle proprie Leica al Monte di Pietà per permettersi un viaggio, per raccontare il nuovo mondo con le proprie immagini di puro neorealismo.

1) Coptic, Cairo

Oggi riflettiamo su quantol’informazione fotografica sia importante in una realtà mistificata e degradata, rilevando la responsabilità di costruire contributi di pensiero politico indipendente. Da questa consapevolezza, Eduardo Castaldo, 38 anni, fotogiornalista e autore, incontra tribunali138 e l’esperienza fotografica di un altro autore proveniente da ritmi e pratiche analogiche, affinché idee nuove maturino; coniugando il rispetto per la tradizione con il fascino di un non luogo che permetta di ridare vita alla bellezza interiore delle immagini, che consenta al fotogiornalista di restituire il pathos dell’immagine latente”.

2) 25 Gennaio Revolution Egitto

Tribunali 138 è anzitutto una spendida dimora situata nel cuore antico di Napoli. La sfida di Luciano Ferrara, padrone di casa, è quella di far incontrare la propria esperienza professionale e di vita, che in questi spazi è assolutamente presente, con la voglia di sperimentare nuovi progetti da parte di artisti, fotografi. Significa trasformare lo spazio abitativo, ridiscuterne l’identità. Un processo del genere non può che nascere dall’incontro profondo fra l’ospite e l’autore. Non può che basarsi sulla fiducia, sulla voglia reciproca di mettersi in discussione, sulla capacità di entrambi di dare vita a uno scambio. è cosi che è nata l’idea di erased.

3) Orthodox of Israel 001 4) REALITY Garrone

Biografia Eduardo Castaldo

Napoletano, 38 anni, fotografo indipendente da dieci, collabora stabilmente con i maggiori magazines internazionali (TIME, Internazionale, Newsweek, LeMonde, DerSpiegel, Geo, Stern fra gli altri). Dopo aver iniziato il suo lavoro a Napoli si è spostato in medioriente, dove ha raccontato gli eventi legati al conflitto Israelo-Palestinese prima e alle primavere arabe dopo, fino alla recente crisi ucraina.

E’ stato fotografo di scena per Matteo Garrone sul film Reality (2012 – Grand Prix della Giuria Cannes). Con il suo lavoro sulla rivoluzione Egiziana ha ricevuto alcuni fra i maggiori premi internazionali di fotogiornalismo, fra cui un World Press Photo 2012, due Photographer of The Year International, il Kulala Lumpur Intl Photo Awards. Le sue immagini sono state esposte ovunque nel mondo e sue esposizioni personali si sono tenute, fra l’altro, a Gerusalemme, Il Cairo, Amsterdam, Amman, Roma, Ramallah. Questa è la prima volta che espone a Napoli un proprio progetto personale.

Lo Spazio Tribunali 138

Via Tribunali 138

Eduardo Castaldo in Erased

dal 27 marzo al 19 aprile

Info: +39 08119579240- +39 337974577

http://www.tribunali138.it/

UN ANNO SULL’ALTIPIANO Recital di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu Presso il Teatro dell’Orologio Roma

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Nei giorni 27 , 28, 29 marzo in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, nell’ambito del programma curato dalla struttura di missione governativa per gli anniversari di interesse nazionale, presso il Teatro dell’Orologio di Roma ospiterà lo spettacolo UN ANNO SULL’ALTIPIANO, recital di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu . Adattato per il palcoscenico da Daniele Monachella, voce recitante accompagnato in scena dall’etnomusicologo Andrea Congia a chitarra classica ed effetti e da Andrea Pisu vincitore del Premio Maria Carta alle launeddas e percussioni, il testo è una preziosa testimonianza del popolo sardo che con migliaia di vite umane, pagò l’immane prezzo della Grande guerra. È noto che i dominatori aragonesi vissuti in Sardegna, definivano i sardi “Pocos locos e mal unidos”, mentre l’opera di Lussu, scritta durante la sua lunga permanenza nei sette Comuni dell’Altipiano di Asiago, sottolinea come per la prima volta i sardi rimasero coesi, seppur nella sventura delle trincee, uniti dal motto “Forza paris” – “Forza insieme”, pensiero collettivo dei Diavoli rossi. Il recital tratto dal suo memoriale prende spunto dall’esergo presente nel libro Ho più ricordi che se avessi mille anni, di evidente rimando a I fiori del male di Baudelaire, perseguendo l’alto valore letterario, identitario, civile, storico e sociale dell’opera, traduce in esigenza artistica la volontà di tramandare attraverso il linguaggio performativo prosa-musicale, il messaggio morale contenuto in essa, nonché onorare la memoria del popolo sardo e dei suoi sfortunati combattenti nel ricordo di quei tre lunghi anni di guerra. I Dimonios della Brigata Sassari e gli eventi della trincea; la poesia del ferro e del cognac, del fuoco e del sangue; i flash, le fughe e le ferite della Grande Cagnara; le cadute delle vittime sul fango dell’Altipiano in contemporanea alle disfatte dei Giganti Europei; questi sono alcuni degli ingredienti di cui è intriso questo intenso docu-spettacolo reso maggiormente emozionale dalle parole di un autore che si rivolta moralmente alla guerra e alla classe che la provoca, permeate dal commento sonoro della tradizione musicale sarda e di suoni universali, espressa contrappuntisticamente in relazione alla voce dell’unico attore in scena.
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Un viaggio mnemonico emozionale intriso dal ricordo di una guerra il cui racconto, per la prima volta nella letteratura italiana, denuncia l’irrazionalità e il suo non-senso, oltreché la gerarchia e l’esasperata disciplina militare in uso al tempo.

DANIELE B. MONACHELLA

Attore-doppiatore si forma con C.Leonardi, E. Gallot Lavalleè, M.Bogdanov,J. Sanchis Sinisterra, F. Manetti, A. Alvarado, K. Crawford, G.De Monticelli, S.Tcherkasskij, Gioele Dix, V. Bertinetti, M. Monetta, M.Flach, Peter Clough, Toni Servillo. Frequenta il C.Sp. di Cinematografia, l’Acting Studio di L.A., studia doppiaggio presso il CTA di Milano diretto da N. Ramorino e canto con Tiziana Salvador. Tra le sue interpretazioni teatrali “Due mariti e un matrimonio”  diretto da R.Marafante, il professore ne La lezione di Ionesco e ne Il contrabbasso di Süskind prodotti da MabTeatro. E’ protagonista di vari spot pubblicitari diretto da A.D’alatri e L.Lucini. Partecipa alle fiction “Che Dio ci aiuti”, “I segreti di Borgo Larici”, “Il peccato e la vergogna”, “Mia madre”, “ Squadra antimafia 3”, “Sangue caldo”, “Camera cafè”,  “I Cesaroni”, “Don Matteo 8”, “Bye Bye Cinderella I e II”. Per il cinema è protagonista in “Andarevia” diretto da Claudio Di Biagio per RaiCinema e viene diretto M.Imboden in “Ham Han”g con Martina Gedeck.‎ Riceve la menzione dalla RadioSvizzeraItaliana per il docu-radio “L’invenzione della moka” di Matteo Severgnini, legge “L’universal sterminio” e in Blucomeunarancia su RSI2. Presta la sua voce ai romanzi “Nel tempo di mezzo” e “Picta” di Marcello Fois, per Radio24 in “Destini incrociati” e “Hotel Voi siete qui” di M.Caccia. Diretto da Sergio Ferrentino partecipa su RadioRai3 a “Crediti d’Attore” in diretta dal Teatro dei Filodrammatici di Milano ed è tra gli attori-voce del progetto AutoreVole ne “Il giardino di Gaia” di Massimo Carlotto. Doppia diretto da Luca Ward Moncherino in “Sons of anarchy” e da Raffaele Mertes e’ diretto in “Solo per amore” prodotto da Endemol in onda questa stagione.

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Andrea Congia
Laureato in Filosofia e laureando in Etnomusicologia presso il Conservatorio di Cagliari. Chitarrista (chitarra classica, baritono e fretless), autore e interprete nelle formazioni musicali sperimentali Nigro Minstrel, Mascherada, Antagonista Quintet, Crais Trio, Baska, Hellequin, Orchestrina dei Miracoli, Gastropod, Skull Cowboys, Grande Madre Band, Death Electronics. Da anni prosegue sulla strada della coniugazione tra Parola e Musica in collaborazione con numerosi artisti provenienti da ambienti musicali e teatrali sardi in particolar modo attraverso la direzione artistica della Rassegna di Spettacolo “Significante”.

Andrea Pisu
Studia le launeddas con Luigi Lai e successivamente con Aurelio Porcu, l’ultimo dei grandi suonatori. Alla giovane età di 11 anni partecipa a numerose manifestazioni in tutta Europa e sui palchi di numerosi festival internazionali del folklore (U.S.A., Grecia, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Austria, Svizzera, U.K.). Ha all’attivo tre lavori discografici: “Pass’e tresi”, “Oltre il confine” e “Sonadores in Ramatura”. Nel 2005 riceve il Premio Maria Carta che lo inserisce a pieno titolo nel novero dei virtuosi della tradizione launeddistica. In questa veste esegue l’accompagnamento musicale nelle processioni religiose e nelle sagre tradizionali e porta lo strumento oltre i limiti delineati dalla Tradizione, inserendo brillantemente le launeddas nei più svariati generi, dal free jazz al rock, dal country alla musica celtica, dalla musica classica al blues. E’ il pioniere delle nuovissime Elettronettas, create da Francesco Caputzi, con le quali si cimenta in commistioni musicali nei più svariati generi.

Teatro dell’Orologio – Roma

Sala Moretti
Via dei Filippini 17/a

Orario spettacoli:
27 e 28 marzo: ore 20
29 marzo: ore 16

Infoline: 06 50619598- 06 50619598 – biglietteria@teatroorologio.com
Prezzi: Intero € 15 e Ridotto € 12
tessera associativa teatro € 3

La scomparsa delle banconote stampate

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Tra meno di 10 anni la carta stampata scomparirà per sempre. Può sembrare un’affermazione bizzarra e forse fin troppo futuristica ma guardandoci intorno ci renderemo conto che è inevitabile. La maggior parte delle cose che compriamo ormai siamo sempre più orientati a comprarle su Internet. Sia perché è più facile fare dei confronti con i prezzi e sia perché si ha la comodità tramite un click di comprare qualcosa e vedercelo spedire a casa. Questo vantaggio esiste specialmente per i prodotti tecnologici. Un utente medio nel giro di una giornata può farsi un’idea completa su quale prodotto acquistare grazie soltanto alle recensioni e video recensioni dei prodotti, per non parlare del feedback che ogni prodotto ha rispetto alla soddisfazione o non soddisfazione di chi l’ha già acquistato. Si pensi che secondo un recente studio le vendite via smartphone sono pari a 1.2 miliardi di euro nel 2014, che insieme a quelle via tablet arrivano a coprire il 20% dell’e-commerce. Tuttavia secondo www.osservatori.net la maggior fetta di mercato nelle vendite online lo prende il turismo con il 40%, seguito dal settore dell’abbigliamento con il 14%, l’informatica ed elettronica con il 12% e altri settori che coprono il restante 34%. È verosimile immaginare come tramite pochi passaggi sulla pagina Facebook di un negozio, hotel e simili una persona possa pagare con il suo portafoglio virtuale fatto ad esempio di “facemoney”.

Pensate che rivoluzione ci sarà quando Facebook, Google, Twitter e altri famosi social network permetteranno di fare pagamenti tramite un messaggio, e-mail o tweet, rispettivamente. Non stiamo parlando di bitcoin ma di soldi veri e propri. Stiamo parlando di un sistema che farà sparire completamente il concetto di moneta stampata. Si pensi che Google permette già pagamenti elettronici per gli utenti inglesi e Facebook ha annunciato che sarà disponibile a breve. Il passaggio sarà velocissimo. Basta pensare che fino a 10 anni fa Facebook non esisteva e in questi 10 anni ha fatto sì che sia normale avere centinaia di foto personali condivise con il mondo, migliaia di “amici” virtuali, mandare messaggi a chiunque e senza limiti. Un villaggio globale. Questo villaggio pensate che non si adatti in maniera altrettanto veloce all’adozione di una moneta completamente elettronica ?. I bambini che oggi hanno 2/3 anni vedranno darsi la paghetta dai nonni digitali con un messaggio. È il futuro ed è inevitabile.