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I musei del mondo gratis

Cosa c’è di meglio di accedere gratuitamente nei musei più importanti del mondo? Eccone elencati alcuni  in cui è possibile entrare gratis.

The Metropolitan Museum of Art, New York (Usa)
Il più grande e famoso museo d’America chiede soltanto un’offerta libera per l’ingresso. Vanta più di due milioni di oggetti esposti.

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British Museum, Londra (Gran Bretagna)
La collezione permanente conta oltre otto milioni di pezzi ed è uno dei musei più antichi al mondo.

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Louvre, Parigi (Francia)
Il museo più famoso del mondo  vanta anche un patrimonio di 35mila opere d’arte. L’ingresso è gratuito ogni prima domenica del mese.

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Musei Vaticani, Roma (Italia)
Il patrimonio artistico dei Musei Vaticani, dalla Cappella Sistina affrescata da Michelangelo Buonarroti ai capolavori di Raffaello, è noto in tutto il mondo.  L’ingresso è gratis l’ultima domenica del mese.

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Daimler Contemporary, Berlino (Germania)
Fondata nel 1977, la collezione Daimler ospita oltre milleottocento opere d’arte di oltre seicento artisti internazionali.

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Museu Afro Brazil, San Paolo (Brasile)
Il Museo ci racconta l’influenza dell’arte africana su quella del Brasile e  vanta oltre seimila opere d’arte tra manufatti, gioielli e foto. L’ingresso è gratuito il giovedì e il sabato.

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“Dal Musée d’Orsay IMPRESSIONISTI. Tête à tête”

Manet,_Edouard_-_Olympia,_1863 Dal Musée d'Orsay. Impressionisti Tête à têteDal 15 ottobre 2015 al 7 febbraio 2016, la città di Roma è lieta di ospitare la mostra Dal Musée d’Orsay IMPRESSIONISTI. Tête à tête, grandissimo evento sull’impressionismo a livello internazionale, nato grazie alla proficua collaborazione tra il Musée d’Orsay e il Complesso del Vittoriano.

L’esposizione propone oltre sessanta opere, che raccontano attraverso un percorso straordinario la società parigina della seconda metà dell’Ottocento, giunta fino a noi grazie all’opera di artisti di grandissimo spessore come Manet, Monet, Renoir, Degas, solo per citarne alcuni. “Vero pittore è colui che sa afferrare il lato epico della vita di ogni giorno e sa farci vedere quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe verniciate” afferma Charles Baudelaire, personalità chiave nel diffondere fra gli artisti, che saranno poi definiti “impressionisti”, il gusto di dipingere la quotidianità in tutte le sue più varie sfaccettature.

La mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Lazio, di Roma Capitale e dell’Ambasciata di Francia in Italia, è curata da Guy Cogeval, presidente dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie con la curatela scientifica di Xavier Rey, direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del Musée d’Orsay e di Ophélie Ferlier, conservatore del dipartimento di sculture del Musée d’Orsay.

Edouard Manet, Paul Cézanne, Edgar Degas, Camille Pissarro, Frédéric Bazille, Pierre-Auguste Renoir, Berthe Morisot, Auguste Rodin sono solo alcuni dei nomi prestigiosi presenti all’interno della mostra.

Riprendendo una citazione di Zola nel 1868, “sono pittori che amano il loro tempo…cercano prima di tutto di penetrare figure prese dalla vita e le hanno dipinte con tutto l’amore che provano per i soggetti moderni”.

Foto: wikipedia.org

Tutti possono essere Frida – finissage 2 e 3 ottobre

TUTTI POSSONO ESSERE FRIDA

mostra fotografica e performance artistica della brasiliana Camila Fontenele de Miranda

a cura di Sueli Viana De Micco

dal 19 settembre 2015 al 03 ottobre 2015

finissage, 3 ottobre 2015 ore 19.00

Interverranno: Augusto Ferraiuolo, antropologo; Maria Carmela Masi, storica dell’arte

Unusual Art Gallery

Via Maielli 45, 81100 Caserta.

Info: 3663865889- 3343065263 suelidemico@gmail.com

ingresso libero.

Si concluderà domani, 3 ottobre, presso l’Unusual Art Gallery TUTTI POSSONO ESSERE FRIDA, la mostra fotografica itinerante dell’artista brasiliana Camila Fontenele de Miranda, inaugurata lo scorso 19 settembre in via Maielli 45, a Caserta. La giovanissima Camila ha scelto Caserta come tappa italiana per il suo progetto ispirato alla famosissima Frida Kalho, l’artista messicana ammirata da Pablo Picasso e amata da Andrè Breton. Il progetto mostra, curato da Sueli Viana De Micco e già esposto in varie sedi a San Paolo del Brasile, è stato pubblicizzato su riviste internazionali ed ha meritato numerosi premi. Mettendo insieme comunicazione sociale, pubblicità, cinema e fotografia, Camila ha costruito due momenti – uno espositivo, l’altro performativo. Quello espositivo è composto da cinque frammenti tematici (L’AMORE, IL DOLORE, L’INTERO, I COLORI, L’ABORTO): una sintesi e una rilessione sulla esperienza personale ed artistica di Frida Kalho.

“La storia di Frida è non solo presentata con un taglio fotografico inedito” – scrive la storica dell’arte Maria Carmela Masi, che si è occupata anche di far dialogare il progetto con il territorio avviando un’inedita collaborazione con alcuni ristoratori locali – “ma è espressa con effetti cromatici che caricano di emotività e amplificano simbolicamente le immagini. Attraverso il colore e l’effetto straniante, gli scatti – che si fondano essenzialmente su uno scambio di ruoli – si offrono piuttosto come riscatto alla sofferenza della nota artista messicana. In tal modo si intende avvicinare lo spettatore all’arte in generale e al sentimento di Frida in particolare, dimostrando che è possibile immedesimarsi veramente negli altri soltanto indossando i loro panni”. “I continui ed espliciti rimandi al lavoro di Frida, alle sue esplosioni di colori, alla sua estetica in bilico tra il dolore e la gioia, ma sempre passionale ed assurda, richiamano immediatamente il carnascialesco, inteso come sospensione del tempo in cui tutto diventa possibile”, aggiunge il noto antropologo italiano Augusto Ferraiuolo, docente all’Università di Boston.

Il concetto viene preso alla lettera nella fase performativa del progetto: l’allestimento di un set fotografico consente ai visitatori di indossare realmente i panni di Frida Kalho e di essere immortalati dall’obiettivo speciale di Camila. A coloro che acconsentono, viene data la possibilità di entrare nel mondo dell’arte arricchendo con la propria foto l’esposizione itinerante. L’ultimo intervento fotografico si terrà stasera, 2 ottobre, dalle ore 20.00 presso l’“Antico Cortile” (da oggi “Il Cortile”), tradizionale ristorante casertano che inaugura la nuova suggestiva sede in Via Galilei, 24. Tra musiche dal vivo e un’esposizione di prodotti locali, Camila Fontenele De Miranda consentirà per l’ultima volta, a tutti coloro che lo vorranno, di poter essere Frida. L’esperienza casertana di Camila si chiuderà domani, 3 ottobre, con un finissage curato dallo storico dell’arte Maria Carmela Masi, che si terrà presso l’ Unusual Art Gallery dalle ore 20.00 alle 21.00. Durante il finissage, lo storico dell’arte commenterà gli esiti del progetto e interagirà con l’antropologo Augusto Ferraiuolo e con gli spettatori sulle tematiche della mostra. Sarà poi possibile proseguire la serata nuovamente presso Il Cortile che preparerà – per quanti vorranno usufruirne – un menù “Frida” (antipasto, portata e calice di vino, 15,00 euro) appositamente ispirato alla mostra. Tutti possono lasciare propri commenti, poesie, immagini, canzoni, riflessioni e suggerimenti sulla pagina facebook dedicata all’evento.

Unusual Art Gallery

Via Maielli 45, 81100 Caserta.

Info: 3663865889- 3343065263 suelidemico@gmail.com

Mostra / performance dal titolo: TUTTI POSSONO ESSERE FRIDA

artista: Camila Fontenele de Miranda

Finissage 03 ottobre 2015, ore 19,00

ingresso libero.

Curatori: Sueli Viana De Micco.

Organizzazione: Antonio Iorio, Sueli Viana De Micco.

Interverranno: Augusto Ferraiuolo, Maria Carmela Masi

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Antonella Pagnotta in Corpi e Corpi

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Si è inaugurato martedì 9 dicembre presso la Zeta Gallery di Tirana in Albania l’evento  “Corpo e Corpi”, del”artista Antonella Pagnotta, esso si potrà visitare fino al 12 dicembre. L’evento è a cura di Marcello Fracolini . Nei giorni 9- 10 e 11 dicembre vi sarà un Workshop dell’artista Antonella Pagnotta a l’Accademia di Belle Arti di Tirana  (Universiteti i Arteve UA). Come ci dice Marcello Francolini : “Una riflessione sulla maternità che si estende oltre i limiti geografici e allarga il ventre in una mediterraneità amniotica volgendo gli occhi verso l’Illiria.” Gli allievi del corso di Design insieme ad altri allievi del corso di Pittura parteciperanno all’ideazione e progettazione di un evento performativo che consisterà nella creazione di un percorso urbano direttamente collegato con la sede della galleria d’arte dove verrà presentata l’opera del’Artista. Durante la tre giorni si lavorerà sulla costruzione del gruppo, della communitas che produrrà una serie di grosse tele, ognuna ospita una diversa sagoma dell’artista, che andranno a comporre una body’s crucis. lavorando sulla sagoma del corpo di Antonella si ragionerà sul concetto di  dis-posizione del corpo come materiale, dell’idea del corpo come trasmissione di significati, e quindi del corpo come strumento di relazione. Infine sarà un’occasione per allargare lo spazio della tela all’intera città tentando così di utilizzare lo spazio sociale pubblico come luogo altro per l’affermazione di un’idea artistica. Mentre venerdì 12 dicembre dalle
ore 9.00 alle ore 16.00 allestimento urbano dei lavori eseguiti durante il workshop fatto con gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti, verranno esposti alle ore 19.00 alla Zeta Gallery. Poi vi sarà la presentazione alla Zeta Gallery  del Trittico Corpo e Corpi di Antonella Pagnotta. Un estratto dell’intervento del critico e curatore Marcello Francolini il quale dice: Un trittico stabilisce la forma di presentazione dell’opera, una zona liminale entro cui si compie la mescolanza che sottraendo i confini prima segnati e poi disciolti di due corpi, due donne, due madri, quindi attraverso una sottrazione, produce un tutt’altro, un tutto diverso, un nuovo che è non altro che il Mistero dell’Unione. L’opera si presenta in tre pannelli, ognuno dei quali origina delle figure che si presentano su più livelli stratigrafici, temporali e risolti con materiali diversi.

Il pannello di sinistra è la donna albanese su più livelli di legno; il pannello di destra è la donna italiana su più livelli di ferro; il pannello centrale è la comunione che avviene su più strati di vetro generando una trasparenza e una spazialità quasi in quattro dimensioni. Le due donne laterali a loro volta proiettano la propria ombra costruita con il materiale di appartenenza del proprio luogo e della propria terra. Proprio da quest’ultimo elemento, l’ombra, vorrei risalire nella ricostruzione del significato ultimo, nel senso di profondo, che costituisce l’ontologia a cui l’opera tende.

OMBRA-TERRA                                                                                                        Non è l’ombra quel qualcosa che ci identifica e cresce con noi, ci accompagna per l’intera vita? Non è l’ombra quel destino di similarità che condividiamo con gli altri e che al tempo stesso nel mentre ci identifica con gli esseri, determina nello specifico il nostro di essere e solo quello? Allora ecco che il significato si schiarisce a chi resta ancorato al dato fisico, non è l’ombra in quanto proiezione delle due donne, tutt’al più è quella caratteristica peculiare che appartiene a quella donna, nata in quel contesto e che di quel contesto metaforizzato, al pari di un ombra, ne porta sempre dietro una scia di profumi, sapori, colori che è come il materiale di appartenenza della propria terra, l’Humus: le rocce ramate delle Alpi Albanesi e i corpuscoli minerali della costa italiana. Dunque materia concreta che sta lì a richiamare una materia spirito come un gioco all’inverso che solo nell’arte è possibile; come un qualcosa che è in quanto è a proposito di qualcos’altro e non del suo essere. L’elemento dell’ombra, ma potremmo estendere il ragionamento all’intero trittico, si esplica attraverso la mimesis, non certo nel senso di essere un’opera d’arte in quanto imitazione di una realtà che la precede, bensì di essere un’antirealtà che proprio per avere una peculiarità oggettuale si manifesta concretamente, non rimandando alle sue parti, ma si astrae presentandosi come elemento di autorivelazione che nel caso specifico iconizza la memoria, elemento genuinamente portante di ogni incontro tra culture diverse che per in-contrarsi devono sempre mantenersi in ciò che sono.

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MATERNITA’-TERRA                                                                                       Tentiamo ora di definire questo profondo sentimento materno di cui sopra abbiamo accennato: a prima vista, l’opera sembra esser priva di elementi che la denoterebbero come qualcosa a proposito della maternità. Questo è vero se crediamo di stare davanti ad una rappresentazione nel senso di un oggetto somigliante a; in questo caso invece l’opera dice qualcosa sulla maternità in quanto esperienza della creazione che la donna può condividere con l’arte che è creazione altra che si annette alla realtà, così come un corpo che nasce al mondo è naturale al pari della natura che crea. Questa maternità dunque è elemento costitutivo dell’esser donna, ma si estende l’oltre l’esser madre per un figlio, per esser il corpo-donna capace di generare relazione. Non è questo il senso compiuto dell’Eva di Adamo che da quella costola produce la prima relazione? Così intendendo allora è maternità come relazione, come comunicazione con il mondo. E così sembrano unirsi attraverso questi corpi di donna i miti fondanti di due popoli: Rozafa la madre del Castello di Scutari che si fa murare lasciando il seno fuori affinché il figlio possa essere allattato e Maiesta la dea nutrice (maja in albanese significa montagna e Maiesta era moglie di Vulcano) che si celebrava a Maggio come la Madonna.  E la madre italica cerca la madre albanese perché deve riformulare una nuova origine che possa unire due popoli semplicemente donando sé stessa ognuna a l’altra.

Date/Time
Date(s) – 09/12/2014 – 12/12/2014
10 – 07

Zeta Gallery Tirana
Rr.
Abdyl Frashëri, Nr: 31, A/4, Hekla Center, Tirana – Albania

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