Il prodotto arriva sulla piattaforma con un nuovo doppiaggio
NETFLIX – Finalmente è arrivato, eravamo in trepidante attesa da 20 anni. Una piattaforma di streaming, la più importante al momento, Netflix, ha deciso di continuare con la sua politica di “riproposizione” di Anime considerati storici o, comunque, di grande importanza.
Ed è così che sbarca sulla piattaforma Neon Genesis Evangelion, l’anime più visionario, controverso, irriverente e anche violento della storia robotica.
Arriva al pubblico italiano completamente rimasterizzato (qualità straordinaria per un prodotto che ha oltre 20 anni) e ridoppiato per l’occasione (non sappiamo se per migliorarne la qualità o per svicolare dal pagamento di diritti troppo esosi) che ha, tuttavia, già generato qualche polemica.
Io penso che, in realtà, con nuovo o vecchio addattamento, la serie vada seguita e vista, con grande attenzione, perché io stesso, che non sono proprio un novellino, la prima volta mi ci sono perso.
Ve ne parlerò certamente in un video, intanto, magari, fatemi sapere cosa ne pensate. Ora accendo il PC, scusate se vi lascio.
L’anime
Neon Genesis Evangelion è una serie televisivaanime di 26 episodi del 1995 creata dallo studio Gainax, sceneggiata e diretta da Hideaki Anno[5][6]. L’opera è stata premiata con numerosi premi e riconoscimenti, ed è considerata uno degli anime più acclamati e influenti di tutti i tempi[7][8]. L’anime è caratterizzato dalla presenza di numerosi riferimenti religiosi cabalistici, ebraici e biblici, e da una profonda introspezione psicologica dei personaggi, portata avanti tramite diversi monologhi interiori dei protagonisti
La storia, ambientata nella futuristica città di Neo Tokyo-3 a distanza di quindici anni da una catastrofe planetaria nota come Second Impact, si incentra sulle vicende di Shinji Ikari, un ragazzo che viene reclutato dall’agenzia speciale Nerv per pilotare un mechagigante noto con il nome Eva e combattere in questo modo, assieme ad altri piloti, contro dei misteriosi esseri chiamati Angeli. La serie fu trasmessa per la prima volta in Giappone su TV Tokyo a partire dal 4 ottobre 1995, e si concluse il 27 marzo dell’anno successivo. L’adattamento italiano venne distribuito dalla Dynamic Italia e, successivamente, fu trasmesso su MTV.
Gli ultimi due episodi della serie originale, rei di aver lasciato numerosi misteri irrisolti, spinsero una folta schiera di appassionati a chiedere una conclusione cinematografica che desse una risposta definitiva ai numerosi interrogativi rimasti insoluti. Pertanto, nel 1997 Hideaki Anno e lo Studio Gainax realizzarono due lungometraggi animati che potessero soddisfare i dubbi e le aspettative degli ammiratori: Death & Rebirth, composto da vari spezzoni tratti dai primi ventiquattro episodi della serie televisiva e da alcune sequenze inedite, e The End of Evangelion, che ne rappresenta un finale alternativo[11]. Altri adattamenti sono rappresentati da un manga scritto e disegnato dal character designer della serie, Yoshiyuki Sadamoto[12], da una vasta serie di videogiochi, diversi spin-off cartacei, dall’original net animePetit Eva – Evangelion@School[13], e dai film d’animazione che compongono la tetralogiaRebuild of Evangelion, remake della serie animata originale.
Che ci sia una differenza tra vecchi e nuovi cartoni animati, mi pare un dato di fatto insindacabile.
Lo faccio ormai da anni, da quando il mio primo nipote ha cominciato ad interessarsi a quella macchina infernale che risponde al nome di TV. Il sabato mattina, ormai da almeno 5/6 anni i miei nipoti vengono a casa er stare con lo zio “Nerd”. Vogliamo vedere i cartoni! E allora li ho accontentati. Apro Netflix e li metto a guardare i loro preferiti.
Mi sono accorto da tempo che la stragrande parte dell’offerta televisiva dedicata ai bambini (target tra 5 e 10 anni) è per lo più basata sul demenziale. Demenziale – occorre specificarlo – non è il giudizio personale attribuito a questo o quel cartone animato: per demenziale, intendiamo un vero e proprio genere televisivo, così come può intendersi il genere drammatico, comico, fantascientifico o fantasy, quando per esempio parliamo di film. Sicuramente il genere demenziale è un tipo di cartoon che grazie alle sue freddure diverte, non c’è dubbio. Mi chiedevo, però, come questo tipo di Cartoni animati possa impoverire il lessico dei giovani, delle nuove generazioni.
Assisto dunque (e in silenzio) alle puntate di Clarence, di Uncle Grandpa, dei Titans, oppure di The Regular Show: questi, solo per citarne alcuni. Attenzione, cartoni animati su cui – prima ancora del nostro giudizio – interviene (per fortuna) la censura a tutela dei minori, tagliando di fatto scene inappropriate per contenuti o linguaggio. Va da sé che al netto delle scene tagliate, è legittimo domandarsi dove queste “fortunate serie” vadano a parare. Qual è l’obiettivo finale? Posto che – a torto o ragione – quando ci sono di mezzo i bambini, porsi questo interrogativo non è un’eventualità, quanto una necessità. Il punto è: qual è il fine ultimo della stupidità elevata all’ennesima potenza?
La differenza dei cartoon di oggi rispetto a quelli di ieri, onestamente, è enorme. Non per qualità, i tempi sono diversi, i mezzi di oggi infinitamente migliori, ma dal punto di vista narrativo. A quei tempi, infatti, era difficile imbattersi in cartoni animati in cui ogni puntata bastava a se stessa. Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno. [cit. Omar Kamal]
Esistevano due fini: il primo fine era propedeutico al pubblico che maturava i primi sentimenti guardando i cartoni animati, e poi – l’ovvio – il fine conclusivo del cartone animato che, per quanto banale, consistenza nel trionfo di concetti fondamentali, quali amore, bene, merito e giustizia. La conclusione, era un trionfo atteso e sperato. Quei cartoni animati avevano quindi un principio e una fine, e ogni puntata era collegata l’una all’altra secondo un filo conduttore e una logica, al di là, chiaramente, che il prodotto potesse piacere o meno.
Oggi il grosso del genere demenziale è fine a se stesso. Non conduce da nessuna parte, se non ad un probabile impoverimento linguistico e sentimentale. Non tutto è da buttar via, per carità. Ma cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo? La capacità di fare battute? L’idea che le relazioni sociali siano a tutti gli effetti un qualcosa di surreale? Vero che poi, noialtri siamo figli dell’estensione animata dei manga giapponesi: in loro c’era speranza, c’erano battaglie e profonda ricerca di un senso futuro delle cose (oltre alla comicità che c’era, ed è bene ricordarlo, non era demenziale). C’erano di mezzo battaglie nobili, al di là del fatto che parliamo di Ken il Guerriero, L’uomo tigre o Lady Oscar. Contenuti forti, certo che sì, ma in grado trasmettere il senso di giustizia condiviso che – diciamocela tutta – oggi si fa difficoltà a trovare.
cosa può apprendere un bambino, passivamente, da tutto questo?
Spesso ci indigniamo quando vediamo la De Filippi, la D’Urso e tutto il trash dei “Grandi Fratelli” e delle “Isole dei Famosi” che ci viene propinato in tutte le salse. Molti si lamentano, è il male? Perché allora non facciamo qualcosa per “selezionare” ciò che guardano in TV i nostri bambini?
Una cosa è sicuramente vera, se diamo per certo che noi siamo anche ciò che leggiamo, allora è altrettanto vero che siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
siamo anche il prodotto di ciò che vediamo in televisione.
Come si è concluso il pomeriggio con i miei nipoti? Non so chi abbia vinto, ma dopo un paio di puntate di Goldrake e Jeeg, con un po’ di Mazinger e Mazinkaiser, abbiamo aperto la mia vetrina, preso i robot e abbiamo spento la TV.
Marvel’s Avengers è un Action Adventure che combina una narrazione cinematografica con meccaniche di gioco in single-player e co-op. Sviluppato da Crystal Dynamics in collaborazione con Eidos-Montréal, Crystal Northwest e Nixxes Software, il titolo sarà pubblicato contemporaneamente per PC, PlayStation 4, Xbox One e Google Stadia il 15 maggio 2020.
Marvel’s Avengers realizzerà i sogni da supereroi dei giocatori grazie ad una trama incredibile e un universo in costante espansione, andando così a comporre l’esperienza di gioco definitiva sugli Avengers. Padroneggia abilità straordinarie, personalizza una gamma di eroi in continua crescita, riunisci una squadra di massimo quattro giocatori e difendi la Terra da minacce sempre più temibili.
Ai tanti appassionati che mi seguono piacerà sapere che durante l’evento Stadia Connect di Google delle scorse ore è stato annunciato ufficialmente l’arrivo di Baldur’s Gate 3.
Baldur’s Gate 3 è sviluppato da Larian Studios, il che fa ben sperare che questo nuovo gioco soddisfi lo stesso livello qualitativo di Divinity: Original Sin 2 (che si ispira ampiamente a quello che è praticapente il capostipite del genere). I due titoli BioWare sono tra i giochi più importanti mai realizzati nella storia del medium, hanno influenzato innumerevoli GDR venuti dopo e si spera siano la prima ispirazione di Baldur’s Gate 3.
Swen Vincke, direttore creativo di Larian Studios, sembra sicuro del gioco e ha dichiarato «Baldur’s Gate significa molto per così tante persone. È una grande responsabilità, ma ritengo che lo studio sia ormai pronto. Si tratta di creare mondi reattivi e sistemici che rispettino le scelte dei giocatori, ed è davvero stimolante poterlo fare in un universo tanto ricco come quello di Dungeons & Dragons. Stiamo lavorando con Wizards per portare un livello di immersione senza precedenti nel regno di Faerun e non vedo l’ora di mostrare al mondo cosa ha preparato il nostro team”» Di seguito il primo trailer del titolo.
BG2 è stato uno dei primi giochi che ho comprato, ci sono particolarmente affezionato, mi aspetto molto da questi sviluppatori. Speriamo bene.
Baldur’s Gate 3 sarà disponibile nel 2020 per Google Stadia e PC via Steam e GOG da subito, successivamente anche su Epic Games Store. Puoi acquistare qui sotto la versione storica di Baldur’s Gate II, Enhanced.
In questi anni, dominati dai cinecomics, ne abbiamo viste tante,
tanti eroi a cui ci siamo affezionati.
La saga di X-men è stata quella che ha dato inizio a tutto, ci ha presentato personaggi oscuri, “umani”, la massima incarnazione dei “supereroi con super problemi” voluta dal Mito.
L’emozionante storia di X-MEN: DARK PHOENIX, che racconta le vicende di un’eroina tormentata che crea una profonda divisione all’interno della sua famiglia e dell’universo X-Men, è interpretata da James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Sophie Turner, Tye Sheridan, Alexandra Shipp e Jessica Chastain. Il film è stato scritto e diretto da Simon Kinberg e prodotto da Simon Kinberg, p.g.a., Hutch Parker, p.g.a., Lauren Shuler Donner e Todd Hallowell.
X-MEN: DARK PHOENIX: IL CULMINE DELLA SAGA DEGLI
X-MEN
Cosa fareste se la persona che amate diventasse una terribile
minaccia a livello mondiale?
Questa domanda costituisce il fulcro di X-MEN: THE DARK PHOENIX,
il noto capitolo sulla Fenice Nera (Dark Phoenix) all’interno dei
leggendari fumetti sugli X-Men. Scritta dal leggendario Chris
Claremont e illustrata dall’artista John Byrne nel 1980, per molti
versi questa storia rappresenta un momento topico della vicenda degli
X-Men: Jean Grey acquista una forza tale che neanche la sua famiglia
di mutanti riesce a comprendere. Diventa un’outsider fra gli
outsider, irraggiungibile anche da chi più le è vicino.
“La saga di Fenice Nera è una delle più amate della storia
degli X-Men, soprattutto perché non divide nettamente i personaggi
positivi da quelli negativi, il bianco dal nero”, dice Simon
Kinberg.
Da sempre appassionato di fumetti, Kinberg ha pensato che fosse
importante rendere omaggio all’apprezzata saga di Fenice Nera
portandola sul grande schermo. Fin dal 2006 lo scrittore-regista ha
collaborato ai film degli X-Men, inaugurati da X-Men – Conflitto
finale, e in ogni successivo capitolo del franchise è apparso in
veste di scrittore o di produttore (o entrambi). Il primo film
alludeva già alla Fenice Nera ma a distanza di 10 anni il filmmaker
ha pensato che fosse giunto il momento di approfondire questa storia
con un adattamento più inquietante e più fedele, a coronamento
della ventennale saga cinematografica. Kinberg non solo ha scritto il
copione di questo nuovo capitolo ma stavolta lo ha diretto,
debuttando come regista.
Al centro della storia c’è una donna che lotta contro i propri
demoni interiori e solo il profondo legame con gli X-Men, che
rappresentano la sua famiglia, potrà salvare la sua anima e il
mondo. “Questo film si distingue rispetto ai precedenti capitoli
del franchise”, afferma Kinberg. “Il materiale originale è
diverso dai fumetti degli X-Men a cui abbiamo attinto in passato. È
più complesso dal punto di vista psicologico e suscita emozioni
inaspettate, più crude e naturali”.
Per riuscire a fondare questo nuovo film degli X-Men sui
personaggi, Kinberg è stato sostenuto dal produttore Hutch Parker,
anche lui da sempre presente nel franchise, prima in veste di
dirigente della 20th Century Fox e in seguito come produttore della
serie di Wolverine, inaugurata nel 2013.
Il regista sceglie di ambientare la storia nei primi anni 90 (1992
per la precisione), anni di grande fermento, di grandi cambiamenti e,
soprattutto, di importanti rivendicazioni femministe.
E’ arrivato il momento di fare spazio a una protagonista
femminile in un film degli X-Men. Le donne dei film di questa saga,
interpretate da attrici di grande fascino e spessore fra cui Famke
Janssen e Halle Berry, sono complicate, dinamiche, sempre in azione,
ma le loro storie non erano mai in prima linea. Dopo circa 20 anni,
X-MEN: DARK PHOENIX si concentra sulla vicenda di Jean Grey e sulle
donne che la circondano, fra cui Raven (Jennifer Lawrence) e Smith
(Jessica Chastain) una nuova presenza malvagia che esorta Jean ad
abbandonare la propria umanità e a cedere agli istinti più biechi.
La cosa migliore, a mio avviso, che fa Kinberg è quella di creare
una zona grigia nel racconto di questa particolare eroina. In questo
film, infatti, non esiste una particolare differenza tra “bene” e
“male”, eroe e anti eroe non sono così ben differenziati come in
altri capitoli della saga o altri film sui fumetti di supereroi.
“Oggi il pubblico è pronto ad assistere a una storia
radicale, che scardina tutte le certezze, in cui c’è un
personaggio positivo che diventa negativo, un’eroina che perde il
controllo e che scatena una forza distruttrice, persino omicida”,
dice Kinberg. “I fumetti e i film basati sui fumetti, tendono a
dividere nettamente eroi e anti eroi, buoni e cattivi. Quando un eroe
fa qualcosa di brutto o quando un villain fa qualcosa di buono, è
sconvolgente. Non si sa più da che parte stare.”
Dark Phoenix è una storia forte, è
una storia sopra le righe un storia che mette in risalto la “forza
delle donne”in tutte le sue forme, un trend che sembra già
accomunare Fox e Disney per un futuro che si prospetta davvero
interessante.
Alla forza smisurata di Jean Grey fa da contraltare un Charlex Xavier diverso da come siamo abituati a vederlo e da come ci era stato descritto nei capitoli precedenti della saga. Charles è un uomo straordinario, ha fatto tanto per i suoi studenti ma qui, il regista ce lo mostra come una persona imprigionata nel suo ego, nei suoi successi, nel suo rapporto di forza con i “potenti” del mondo. Un uomo che arriva a forzare la sua etica, pensando di “aderire” ad un bene superiore. Un uomo che fa fatica ad ammettere anche di aver sbagliato. Uno che questa volta potrà fare poco per la sua studentessa, che dovrà lavorare da sola su se stessa.
Un film forte, adulto, che esplora i
rapporti interfamiliari delle famiglie cosiddette “allargate”,
rapporti difficili con i “fratelli” e con il mondo, cosa a cui
gli X-men ci hanno abituato da decenni. Tuttavia ora è tutto
diverso, perché il buon padre non c’è, non risolverà il
problema, anche perché ne è la causa, ma, questa volta, i suoi
“ragazzi” cresciuti, dovranno fare tutto da soli.
E’ il canto del cigno degli X-men ormai pronti a “tornare a casa”, ed essere reintegrati nell’universo cinematografico della Marvel. Il tutto condito con l’arricchimento di intensità creato dalla bellissima colonna sonora di Hans Zimmer. La musica ideata dal compositore premio Oscar® sottolinea il profondo senso di disagio che permea la storia e coinvolge il pubblico nel singolare viaggio di Jean Grey. “Adoro il modo in cui crea una musica che qualche volta non è neanche musica bensì un insieme di suoni”, dice Kinberg di Zimmer. “Non è travolgente e rassicurante, ma ti entra dentro. Suscita forti emozioni senza scadere nel sentimentalismo. È esattamente ciò di cui avevamo bisogno per questo film”.
Onestamente ci sono punti di incontro
forti, gli anni 90 sono stati scelti come “inizio”, gli anni in
cui inizia il “progetto Avengers”, gli anni in cui si sviluppa il
personaggio di Captain Marvel. La scelta di eliminare dei
“personaggi chiave” per creare una sorta di “frattura
narrativa”.
In ogni caso queste sono solo mie
elucubrazioni, ma sono certo che le avranno colte in tanti.
Un film godibile, fatto molto bene, che
segna la svolta “impegnata” anche dei film di supereroi, anche
se, forse, quelli degli X-men lo erano sempre stati.
Che dire, alla fine un po’ di Women Power viene fuori, e nei “due universi” Marvel che stanno per ricongiungersi, i 2 esseri più potenti (accomunate anche dai colori, ve ne accorgerete nel finale) sono DONNE, e, da oggi, il Marvel Cinematic Universe non sarà più lo stesso.
https://youtu.be/ripvXX7inNk
Il trailer ufficiale in italiano.
“X-MEN: DARK PHOENIX” JAMES McAVOY MICHAEL FASSBENDER JENNIFER LAWRENCE NICHOLAS HOULT SOPHIE TURNER TYE SHERIDAN ALEXANDRA SHIPP e JESSICA CHASTAIN
Costumi DANIEL ORLANDI
Musica HANS ZIMMER
Supervisore Effetti Visivi PHILIP BRENNAN
Montaggio LEE SMITH, ACE
Scenografia CLAUDE PARÉ
Direttore della Fotografia MAURO FIORE, ASC
Produttori Esecutivi STAN LEE JOSH McLAGLEN
Prodotto da SIMON KINBERG, p.g.a. HUTCH PARKER, p.g.a. LAUREN SHULER DONNER TODD HALLOWELL