In questo articolo vorrei raccontare come i manga arrivarono da noi e la storia del primo editore italiano a importare il fumetto giapponese nel nostro paese: la Granata Press.
Era il 1989 a dominare il mercato del fumetto c’erano i comics Marvel pubblicati allora per lo più dalla Star Comics e da altri editori, Dylan Dog della Bonelli era diventato un fenomeno editoriale. In quegli anni, ogni edicola aveva un suo reparto fumetti strapieno, c’erano davvero molti editori, tra i tanti un piccolo editore bolognese che invece di puntare sul più facile mercato dei comics o su emuli dei Bonelli, decisi di fare qualcosa di nuovo cioè: il manga, il fumetto giapponese (all’epoca la parola manga sembrava essere quella di un frutto tropicale).
Piccola parentesi, la Granata Press non fu il primo vero editore a pubblicare manga in Italia, il fumetto giapponese era già arrivato da noi, per lo più dopo il successo dei robotoni come Goldrake, Jeeg, Mazinga ecc, nel 1979 erano stati pubblicati il manga del Grande Mazinga di Ota edito da Fabbri in 26 numeri settimanali e colorati in maniera assurda.
Nel 1980 sempre dalla Fabbri fu pubblicato il giornalino di Candy Candy, con il manga da cui fu tratta la famosa serie TV, sempre “colorato”, ma censurato di alcune parti, il successo di Candy fu tale da convincere la Fabbri a “continuare” la pubblicazione con nuove storie realizzate interamente nel nostro paese, tanto che il giornalino di Candy continuò a essere pubblicato fino al 1986 con ben 326 numeri (il fumetto originale era stato diviso nei primi 77). Nello stesso giornalino oltre a trovare articoli di vari genere furono pubblicati anche altri manga tra cui: Luna, Susy del Far West, Kitty la stella del circo, Juliet, Via col vento e Georgie (questa in una versione molto censurata), come supplemento a Candy fu anche pubblicato il manga di Lady Oscar (Versailles No Bara le rose di Versailles). La storia di Oscar venne molto tagliata e addirittura fu cambiato il tragico finale: Oscar andava a vivere felice con Andre, scelta discutibile visto il finale della serie in tv.
Tra il novembre e dicembre del 1983 nel numero 11-12 di Eureka della Corno, fu presentato uno speciale tutto dedicato al fumetto nipponico dove oltre vari articoli sui manga, c’era un bellissimo capitolo del fumetto di Black Jack, il capolavoro di Osamu Tezuka.
Nel novembre 1990 nelle edicole uscì Zero, il primo magazine antologico a pubblicare manga, tra i suoi titoli c’erano: Ken il guerriero di Buronson (testi) e Tetsuo Hara (disegni), Xenon di Masaomi Kanzaki e dal secondo numero Baoh di Hirohiko Araki (autore di Jojo). La scelta dei titoli non era casuale: Ken (Hokuto no Ken) era da anni trasmesso dai canali locali ed era uno degli anime più amati e conosciuti dopo Goldrake e Harlock. La pubblicazione del suo manga era un successo garantito, Xenon era un tipico esempio di cyberpunk giapponese, mentre Baoh trattava di modifiche genetiche e di poteri ESP. Le storie di Xenon e Baoh avevano delle tematiche che s’avvicinavano molto ai supereroi dei comics. Zero, come poi molte altri pubblicazioni della Granata, aveva un formato da comic book, cioè più grande rispetto ai volumetti originali e le traduzioni erano pressi dalle versione inglesi della Viz Media, piccola casa editrice statunitense fondata nel 1986 con sede a San Francisco e tutt’ora in attività.
Com’era facile immaginare il motivo del successo di Zero fu la presenza della saga di Ken. Il manga di Kenshiro è molto simile alla serie anime sia per lo stile dei disegni che per la storia. Così con il numero 16 si decise di “staccare” Ken da Zero e di continuarlo su Z Compact, in volumetti autoconclusivi dalle dimensioni molto simili ai Tankōbon giapponesi. Il fumetto di Ken finì con il numero 41 di Z Compact e venne sostituito da Ushio e Tora. In seguito i primi 16 capitoli di Ken (quelli pubblicati su Zero) furono ristampati su volumi dello spesso formato di Z Compact, questo per dare maggior uniformità alla serie. Per lungo tempo fino all’arrivo di Dragon Ball della Star Comics, il Ken della Granata rimase il manga più venduto in Italia.
Su Zero, Ken viene sostituito dalla serie robotica Patlabor di Masami Yuki, mentre con la fine di Baoh, arrivò Sanctuary di Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami (Ikegami diventerà poi famoso per il suo tratto molto realista e per opere come Crying Freeman e Mai, the Psychic Girl).
Patlabor racconta di un futuro vicino al nostro dove dei robots detti Labor hanno sostituito macchine come bulldozer e altri mezzi per la costruzione ed alcuni come armi da guerra per l’esercito. I Patlabor sono dei labor in dotazione a una sezione speciale della polizia di Tokyo, e vengono impiegati per sventare dei crimini dove sono coinvolti i robot da lavoro, sia nel manga che nella serie tv si affrontano vari generi dalla commedia quotidiana, alla parodia fino anche alla fanta-politica internazionale e al terrorismo.
Sanctuary è una storia sulla Yakuza, la mafia giapponese e i suoi legami con la politica, quest’opera è stata definita da molti come il “padrino giapponese”.
Con il numero 24, Zero cambia i suoi fumetti: Patlabor viene spostato sulla testata gemella Mangazine (di cui parleremo tra poco), Xenon si conclude. A prendere il loro posto arrivano: Spriggan di Hiroshi Takashige (testi) e Ryōji Minagawa (disegni) e Gunhed di Kia Asamiya.
Spriggan è un manga che vuole mescolare la fantascienza all’archeologia alla Indiana Jones, anticipando di anni le tematiche del videogiochi di Lara Croft. Il protagonista è Yu Ominae, che fa parte dell’Arcam un’organizzazione dedita alle scoperte archeologiche d’antiche civiltà che possono essere usate come armi dal grande potere distruttivo (di recente Spriggan è diventa un anime trasmesso da Netflix). Su Zero c’era la seconda avventura sulla scoperta dell’Arca di Noe. Spriggan verrà poi ristampato e continuato dal numero 8 di Zero Special. Gunhead è invece l’adattamento a fumetti di un film live di fantascienza giapponese, purtroppo ancora inedito da noi, il fumetto è opera del grande Kia Asamiya autori di opere come Silent Mobius, Dark Angel e molti altri, fu anche uno dei pochi autori di manga a lavorare per editori americani come Marvel e DC. Gunhed è una storia cyberpunk che somiglia molto alla saga di Terminator e Alien, su Zero continuerà per 4 numeri dal 24 al 27.
Dal 25 s’aggiungerà l’opera più importante di Asamiya: Silent Mobius.
Silent Mobius è una storia che ha come protagoniste le componenti dell’AMP (Attacked Mystificated Police), una sezione speciale della polizia di una Tokyo del futuro del tutto simile alla città di Blade Runner, AMP deve combattere dei mostri detti Lucifer Hanks, esseri mostruosi che sembrano provenire da un’altra dimensione. L’AMP è composta da sole ragazze ognuna dotata di poteri molto particolari, in ogni capitolo della saga vediamo una delle ragazze diventare protagonista della storia.
Dal numero 29 arrivano Appleseed di Masamune Shirow e Macross II di Sukehiro Tomita (testi) e Tsuguo Okazaki (disegni) Appleseed di Shirow è un manga cyberpunk, proprio come lo è Ghost in the Shell. Macross II è il sequel in versione manga della famosa serie tv arrivata da noi come la prima parte di Robotech.
Appleseed, Macross II, Sanctuary e Silent Mobius continuarono a essere pubblicati fino al numero 38, dov’è finito Macross II venne sostituito da Alita capolavoro di Yukito Kishiro, il numero seguente il 39, sarà l’ultimo numero di Zero, qui si trova Genocyber di Tony Takezaki, un’altra storia cyberpunk. Zero rinascerà con un nuovo formato, più grande da rivista spillata, con varie rubriche sul mondo del fumetto e dell’animazione giapponese, al suo interno ci saranno uno o due manga, purtroppo questa nuova versione durerà solo 7 numeri, nel primo c’è la prima delle due storie giovanili di Ken il guerriero. Nei numeri successi continueranno Genocyber e Licanthrope Leo, una storia di licantropi, ma entrambi resteranno senza conclusione.
Nel aprile 1991 esce Mangazine rivista contenitore gemella di Zero, questa prendeva il nome da una fanzine sull’animazione e fumetto giapponese che scritta da: Luigi Bernardi già proprietario della Granata Press, Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni, Barbara Rossi (che in seguito diventeranno i Kappa boys) e Tiziano Capelli, in seguito nella versione Granata ci scriveranno altri nomi noti agli appassionati di manga, come: Gualtiero Cannarsi adattatore e direttore al doppiaggio dei film di Miyazaki, Federico Colpi fondatore della D/visual, Fabrizio Mazzotta grande doppiatore e direttore al doppiaggio di molti anime.
A differenza di Zero al cui interno si trovavano solo serie a fumetto, Mangazine offriva in ogni numero un Dossier o un Portfolio dedicato a una serie tv, o a un autore manga ecc, nel primo numero c’era per esempio un dossier dedicato ai cavalieri dello zodiaco (Saint Seiya). I Dossier di Mangazine rappresentano il meglio che fu scritto sull’animazione giapponese nel nostro paese, insieme agli articoli della rivista della Yamato video.
I manga pubblicati dal primo numero erano: Lamu prima opera di Rumiko Takahashi, Mai di Kazuya kudo (testi) e Ryoichi Ikegami (disegni), storia di una ragazzina dotata di poteri ESP e Kamui primo manga a tema Ninja pubblicato in Italia del maestro Sanpei Shirato. Mentre Zero cambiava spesso i sui manga, su Mangazine le sue serie rimasero sempre le stesse, anche se a volte venivano ospitate alcune storie che potevano durare due o tre numeri, per esempio le Rumic World, opere della Takahashi di genere fantascientifico o horror che somigliavano ad episodi di alla confini della realtà.
Sempre nel 1991 uscirà in edicola la rivista Japan Magazine edita dalla Eden (ma questo editore cambierà spesso nome), questa strana pubblicazione influenzerà in vario modo la Granata Press. I primi numeri di Japan Magazine aveva un formato del tutto simile a quello di Zero e di Mangazine, e non pubblicava manga preferendo puntare su articoli sui cavalieri dello zodiaco o su altre serie molto seguite, ma erano privi di contenuti e gli articoli per stile somigliavano quelli di riviste per ragazzine come Cioè.
L’editore di Japan Magazine aveva capito che l’animazione giapponese poteva essere una buona fonte di guadagno, ma si muoveva oltre i limiti della legalità spesso pubblicando materiale privo di diritti. Iniziò così una guerra a distanza fra la Granata e JM spesso combattuta dentro le riviste stesse a colpi di polemiche e insulti negli editoriali e nelle poste dei lettori. Forse proprio per rispondere al concorrente che Mangazine dal numero 18 iniziò a pubblicare i suoi dossier a colori e in seguito furono “colorate” altre parti della rivista.
Mangazine continuò la sua corsa fino al numero 47, dove furono portate a conclusione l’avventure di Mai.
Con il successo delle sue riviste ammiraglie, la Granata iniziò a pubblicare altri manga, in varie collane monografiche:
Z Comix:
Crying Freeman di Kazuo Koike (testi) Ryoichi Ikegami (disegni) numeri: dal 1 al 9 – dal 20 al 22 – dal 26 al 30 (gennaio-febbraio 1991 – Dicembre 1993)
2001 Nights di Yukinobu Hoshino numeri: dal 10 al 15 (marzo 1992 – agosto 1992)
Black Magic di Masamune Shirow Numeri 16-17 (Settembre 1992 – ottobre 1992)
Dominion di Masamune Shirow numeri 18-19 (novembre 1992 – dicembre 1992)
Pineapple Army di Kazuya Kudo numeri: dal 23 al 24 (aprile 1993 – giugno 1993)
Bastard!! di Kazushi Hagiwara (i primi due volumi uscirono come Z comix speciali estate 1993 autuno 1993) numeri: dal 31 al 49 (gennaio 1994 – luglio 1994)
Manga Hero:
Grey di Yoshihisa Tagami numeri: dal 1 al 9 (marzo 1991 – novembre 1991)
Horobi di Yoshihisa Tagami numeri dal 10 al 24 (dicembre 1991 – febbraio 1993)
Lady Oscar (Versailles no Bara) di Riyoko Ikeda numeri dal 24 al 44 (Marzo 1993 – novembre 1994)
Z Star:
Devilman di Go Nagai numeri: dal 1 al 14 (dicembre 1991 – gennaio 1993)
Harlock di Leiji Matsumoto numeri: dal 15 al 29 (Febbraio 1993 – maggio 1994)
Sanctuary di Sho Fumimura (testi) e Ryoichi Ikegami (disegni) numeri: dal 30 al 37 (giugno 1994 – gennaio 1995)
Manga Classic:
Mazinga Z di Gosaku Ota (soggetto di Go Nagai) numeri: dal 1 al 11 (marzo 1992 – gennaio 1993)
Grande Mazinga di Gosaku Ota (soggetto di Go Nagai) numeri: dal 12 al 18 (febbraio 1993 – settembre 1993)
Come conclusione della serie ci sarebbe dovuto essere pure il manga di Goldrake di Ota, ma le poche vendite portarono alla chiusura.
Manga Compact:
Cavalieri dello Zodiaco (saint seiya) di Masami Kurumada numeri: dal 1 al 42 (luglio 1992 – giugno 1994)
Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi numeri dal 43 al 54 (luglio 1994 – luglio 1995)
Manga Album:
Nausicaa di Hayao Miyazaki numeri: dal 1 al 23 (Agosto 1993 – luglio 1995)
Il numero 23 uscì in un numero di copie ridotto a causa del fallimento della sezione manga della Granata diventando oggetto da collezione venduto a prezzi molto alti, tanto che si produssero dei falsi.
A questi titoli vanno aggiunti gli speciali di Zero e di Mangazine che uscivano a carenza stagionale:
Zero Speciale:
Venus Wars di Yoshikazu Yasuhiko (chara della prima serie di Gundam) numeri: dal 1 al 7 (estate 1992 – inverno 1994)
Spriggan di Hiroshi Takashige (testi) e Ryōji Minagawa (disegni) numeri: dal 8 al 13 (primavera 1992 – estate 1995)
Mangazine Speciale:
Outlanders di Johji Manabe numeri: dal 1 al 12 (estate 1992 – primavera 1995)
Uscì anche Mao Dante di Go Nagai, universalmente conosciuto come il “prequel” di Devilman, diviso in due volumi (1992) fu uno dei primi manga ad uscire per il solo mercato delle fumetterie e librerie specializzate.
La Granata non faceva solo manga, ma pubblico anche alcuni volumi di saggistica e d’illustrazione dedicati al mondo dell’animazione giapponese, tra questi una menzione speciale va al libro Anime, giuda alle serie e al cinema d’animazione giapponese (1991) scritto da: Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni, Barbara Rossi, Sabrina Tunesi. Il volume raccoglie schede su: film, serie TV, special, OAV dalle origini dell’animazione giapponese fine anni 50 fino al 1988. E’ una vera “Bibbia” per l’appassionato d’animazione e contiene anche una prefazione/ringraziamento del maestro Go Nagai. Anime è un opera fondamentale ed enciclopedica sull’animazione giapponese e approfondisce i vari aspetti, i generi, le mode, gli autori. In volume arancione con in copertina Atom (Astroboy) di Tezuka, c’è tutto l’impegno e la voglia d’approfondire la passione verso le produzioni nipponiche.
D’Anime esistono due ristampe ad opera della Granata, poi una versione “leggendaria” dalla copertina blu che sembra si stata fatta per le biblioteche e in seguito uscì in fascicoli allegati alle vhs di Patlabot e Daitarn III uscite in edicola dalla Yamato video e Hobby e Work.
Ad oggi c’è una versione che sembra essere fatta dalle fotocopie della versione Granata.
Il Mondo dei Manga, introduzione al fumetto giapponese di Thierry Groensteen. Groensteen grande conoscitore del fumetto francese scrive questo testo di saggistica che illustra il fumetto giapponese che in quegli anni iniziava ad affacciarsi all’occidente soprattutto in Francia e in Italia; il libro diviso in varie parti, inizia analizzando l’arte che porterà allo sviluppo del fumetto, poi il mercato editoriale giapponese, una parte è interamente dedicata a Osamu Tezuka innovatore del manga, e un’analisi di 25 maestri del manga: Fujio Akatsuka, Tetsuya Chiba, Fujiko Fujio, Machiko Asegawa, Hiroshi Hirata, Ryoichi Ikegami, Shotaro Ishimori, Rakuten Kitazawa, Hayao Miyazaki Shigeru Mizuku, Go Nagai, Shinji Nagashima, Keiji Nakazawa, Ippei Okamoto, Katsuhiro Otomo, Takao Saito, Sanpei Shirato, Shigeru Sugiura, Suiho Takagawa, Rumiko Takahashi, Akira Toriyama, Yoshiharu Tsuge, Ryuichi Yokohama.
La Granata pubblicherà tre art books:
Mobile Suit Gundam Illustration World (1991), libro di illustrazione che riunisce immagini dedicati al mondo delle serie di Gundam dell’Universal Century che va dalla prima serie del RX-79 fino al contrattacco di Char; questo splendido volume ha una introduzione in italiano e inglese dell’allora Presidente della Sunrise Eiji Yamaura.
Haruhiko Mikimoto Illustrations (1992), libro dedicato a uno dei migliori e più prolifici character designer, Mikimoto ha creato saghe come Macross, Megazone 23, Orguss e molti altri titoli, che hanno cambiato in modo profondo la fantascienza animata.
Anniversary (1993) volume che celebra i 10 anni d’attività di Akemi Takada come character designer, ci sono moltissimi disegni di Creamy Mani (Incantevole Creamy).
La Granata portò anche sul mercato gli anime comics, cioè la versione a fumetti di serie tv e film d’animazione, sono pubblicazioni che usano i fotogrammi come fossero vignette di un fumetto, aggiungendo i ballon. La collana si chiamava: Sunrise Animation Film Comics, la sua prima opera fu Gundam 0083 in 13 volumetti stampati su carta pattinata. La serie di OAV di 0083 è uno dei migliori prodotti mai fatti sull’universo di Gundam, poi si continuò con Dirty Pair (kate e julie), ma questa si concluse dopo soli 5 albi.
C’è un altro settore in cui la Granata diede un contributo fondamentale ed è quello del Home Video su VHS. Le collane della Granata Video: Z-Video con cui uscirono 16 VHS della serie di Ken il guerriero per un totale di 46 episodi, M-Video che tra i tanti prodotti presentò i primi tre film dei cavalieri dello zodiaco, i primi 2 OAV di Devilman, (la versione direttamente ispirata dal manga), e il film di Ken, Anime Video dedicata quasi del tutto alle serie tv tratte dai fumetti della Takahashi, Maison Ikkoku e Ranma ½, Anime Classic le serie di Conan ragazzo del futuro, (unico prodotto per la televisione di Miyazaki) e Gotriniton, (serie robotica dai creatori di Baldios, che ebbe forse solo due passaggi televisivi nel nostro paese, furono le VHS della Granata a salvarla dall’oblio) e Manga Video che prendeva nome e catalogo dal famoso distributore statunitense con OAV come Battle Angel Alita e 3×3 Occhi, e i film La città delle Bestie e Il Vento dell’Amnesia. Il direttore al doppiaggio di quasi tutti i titoli erano opera di Fabrizio Mazzotta.
Con il terzo film dei cavalieri ci fu un colpo basso e illegale da parte della Eden, che ne’ distribuirà una versione privi di diritti molti mesi prima della versione legale della Granata, questo porterà un danno economico notevole alla casa editrice di Bologna che secondo alcuni la portò al fallimento.
La Granata Press non pubblicò solo manga, ma anche fumetti d’autore e di vario genere per esempio: Give me Liberty di Frank Miller e Dave Gibbons, 31-12-1999 di Roberto Baldazzini e Lorena Canossa, i primi comics delle tartarughe ninja, e alcuni lavori di Saudelli. Tra le produzioni più originali della casa bolognese non si può non citare Kaos (ottobre 1991), rivista dedicata al mondo del giochi, che dopo i primi 9 numeri usciti per la Granata, fu ereditata dalla Nexus creata in seno alla Granata. Kaos interpretò le varie mode dei games, passando dal gioco di ruolo tipo D&D, al gioco di carte come Magic allora ancora agli inizi, fino pure ai videogiochi.
La Granata Press è uno dei pilastri fondamentali per il fenomeno e la storia del manga nel nostro paese, in un epoca che oggi può sembrare storia antica: i primi anni 90, quando i cartoni animati giapponesi erano ancora visti con diffidenza perché creduti violenti e diseducativi, gli appassionati venivano considerati dei disadattati e spesso si dovevano arrangiare con i pochi mezzi che si avevano a disposizione per esempio la registrazione televisiva e lo scambio delle videocassette.
Furono anni di editori coraggiosi e appassionati duri e preparati a permettere che il manga oggi abbia una larghissima diffusione, tanto da essere tra i fumetti più venduti e da influenzare generazioni di autori, non solo di fumetti.
Tra i tanti meriti della Granata c’è quello d’aver approfondito la cultura dei anime e manga, soprattutto grazie agli articoli pubblicati al interno di Mangazine, Quei testi nonostante il passaggio degli anni restano tra le migliore cose mai scritte sull’animazione giapponese nel nostro, in anni dove internet era fantascienza.
L’eredità della Granata continuò per anni, i Kappa Boys (autori di Anime) poi approdarono alla Star Comics, Federico Colpi che fungeva da corrispondente e collegamento col Giappone, fu il fondatore della D/visual, dalla Granata Video venne fuori la Dynamic Italia (che importò la serie di Evangelion nel 1996) era guidata da Francesco di Sanzo, Michele Gelli (Cosmo nella posta dei cavalieri) che poi fonderanno la Shin Vision. Gualtiero Cannarsi che fra i suoi primi lavori alla Granata lavorò ai dossier sulle maghette nei numeri di Mangazine 39 e 41 e che oggi adatta per la Lucky Red i film di Miyazaki.
Un ricordo particolare va a: Luigi Bernardi il proprietario della Granata Press, scomparso nel ottobre del 2013, che con grande intuito seppe vedere lontano e riconoscere le incredibili potenzialità del fumetto giapponese, è merito suo se il manga viene ancora pubblicato nel nostro paese.