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DAVIDE FRISONI IN RIFLESSIONI TEMPORALI PRESSO IL MUSEO DELLA CITTA’ DI RIMINI

Si inaugura venerdì 31 luglio alle ore 18.30 la mostra Riflessioni Temporali di Davide Frisoni a cura Massimo Pulini presso il Museo della Città di Rimini, con il Patrocinio del Comune di Rimini, Assessorato alla Cultura, Museo della Città di Rimini. La mostra la si potrà visitare fino 6 settembre 2015. Un ciclo di opere che racconta una visone della realtà “altra” Rimini. Senza rinunciare al tema principale della sua ricerca, la strada, e andando alla ricerca di un dialogo, una rilettura che trasforma e riflette sulla lezione  con la nostra tradizione artistica occidentale, ha cercato di interpretare con il suo linguaggio, il suo gesto, la sua grafia, alcune opere di maestri come Cagnacci, Ingres, Rembrandt, Pittoni, Maffei e tanti altri. L’esposizione è composta da due diverse ambientazioni. La prima occuperà gli spazi della Manica Lunga al primo piano del Museo, dove troveremo il corpus principale delle opere. La seconda entra a far parte del percorso del Museo (secondo piano) dove troveremo in alcune stanze le opere di Frisoni affiancate a quelle dei maestri antichi. Il Guercino, il Cagnacci, il Pittoni, il Maffei e Murrillo. Una concessione straordinaria fatta dall’Assessore alla Cultura Massimo Pulini e dal direttore del Museo della Città Maurizio Biordi  che permetterà al visitatore di fruire dell’immediato confronto tra originale antico e la sua personalissima “visione” della stessa. Come dice Massimo Pulini nella sua nota critica : “Lungo l’arco di millenni l’umanità ha potuto specchiarsi quasi solo nell’acqua ferma di uno stagno, nelle pozzanghere formatesi dopo una giornata di pioggia o nei recipienti costruiti dal primario ingegno. Solo dopo lunghi e imperfetti tentativi è riuscita, dal dominio del metalli, a ottenere superfici riflettenti adeguate ad una visione reale. Viene da chiedersi quale percezione avessero di se stesse le persone che vivevano in assenza di quelle misteriose protesi della vista che ci restituiscono le nostre sembianze. E se per un caso fortuito la natura non avesse concesso a certe materie questa proprietà, cosa ne sarebbe stato del mondo? Di certo la nostra vita sarebbe diversa senza nemmeno quel giornaliero appoggio, che talvolta ci rassicura, mentre in altri casi inquieta. Ma nonostante i successi tecnologici effettuati in questo campo resta il fatto che ognuno di noi conosce meglio gli altri di se stesso, forse le espressioni più salienti e spontanee del nostro volto ci sono ignote mentre risultano accessibili a chi ci sta vicino.  La liquidità e la tempra del metallo sono dunque le condizioni materiche ideali per rendere possibile la specchiatura, ma, a guardare attentamente le cose, non vi è elemento del cosmo che, seppur in parte infinitesimale, non riverberi quel che lo circonda. I riflessi cromatici e luminescenti possono mutare il tono di qualsiasi superficie, anche la più nera e opaca. Forse tra i primi a ragionare su questi argomenti della visione sono stati gli artisti. I pittori hanno ben conosciuto, e talvolta saputo magistralmente restituire nelle loro opere, i più delicati riverberi di luce e di colore, il cangiantismo di certi tessuti e lo schiarirsi di un’ombra per la vicinanza di un altro oggetto, il riflesso di una finestra nel vetro di una bottiglia o quel barlume sulla guancia di un ritratto per effetto del colletto di una camicia. Da molti anni Davide Frisoni, attraverso il filtro ottico della pittura, riflette (è il caso di dirlo) sui riflessi. L’asfalto lucido dopo un acquazzone estivo è una condizione che, nella sua Rimini, finisce per acquistare un sapore da fine stagione. La situazione sembra sospesa nel momento dei titoli di coda di un film e quando si accendono i fari delle auto, si aggiunge un senso di ritorno a casa. Quasi a compimento di questa lunga e attenta ricerca, Davide aggiunge ora un’evocazione della storia, della storia dell’arte, che permette di trasferire le opere nella dimensione del simbolo e dell’enigma. Quel riverbero rossastro che vira e deforma l’immagine di una Vocazione di San Matteo, gioiello del Museo della Città dipinto da Guido Cagnacci nel terzo decennio del XVII secolo, suona come una domanda che un pittore contemporaneo, innanzi tutto, fa a se stesso”.

Biografia di Davide Frisoni

Nato a Rimini, dove tuttora vive e lavora, nel 1965. Diplomato al Liceo Artistico di Rimini e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Le sue opere sono presenti in molti musei, collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero (tra le altre: Ducati Collection di Tokyo e Sharon Gallery San Diego California, Pinacoteca di Crotone e Fondazione CARIM). Vince per due volte il concorso internazionale Roma 2000 edizioni ’98 e ’99 che lo vedrà protagonista in una serie di mostre a Roma, Firenze, Venezia e Parigi, organizzate dalla Galleria Il Collezionista di Roma. Dall’estate del 1999 la strada diventa il luogo privilegiato della sua ricerca, con le sue auto, fanali, semafori, temporali, lampioni… Queste opere sono state presentate nel 1999 in una personale alla Galleria La Nave Và di Rimini che lo ha portato ad essere finalista al Premio Morlotti di Imbersago, alla mostra collettiva Promesse della Galleria Forni di Bologna, al Premio Treccani e ancora al Premio Morlotti di Imbersago nel 2001. Dal 2001 al 2006 lavora con Telemarket. Nel 2003 partecipa alla mostra “Views” alla Sharon Gallery di San Diego in California. FRISONI_500_1437123912rev151456(1)-ori

Nel 2004 è invitato alla “International ArtExpo’” di New York. Dal 2007 ha iniziato collaborazioni con altre sei gallerie in Italia e all’estero inserendosi a pieno titolo tra gli artisti della nuova figurazione italiana più noti a livello nazionale e internazionale. Nel 2007 è stato invitato alla Biennale di Lucca. Nel 2009 è stato scelto dal critico Alberto Agazzani per la Biennale Sismondi di Rimini, all’interno della mostra “Contemplazioni. Bellezza e tradizione del nuovo nella pittura contemporanea”. Alberto Agazzani lo ha voluto per altri eventi come, “Altre contemplazioni” alla Galleria LIBRA di Catania e “Confronto a Dieci” a Castel Sismondo di Rimini nel 2010. Espone ad Art Basel Miami nel dicembre 2010. Sempre a dicembre 2010, nella Sala dell’Arengo di Rimini, presenta una serie di 21 opere tra vedute e asfalti e una serie di nuovi e sconvolgenti ritratti di camionisti (Truckers). A luglio 2011, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, partecipa a “TRICOLORI. Tre artisti per tre colori”. Su invito di Vittorio Sgarbi partecipa alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia di Parma a Palazzo Pigorini e alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia di Torino. Nel 2012 espone la personale dedicata al volto “The Human Face” alla Leonart Gallery di Conegliano (TV) con la quale partecipa alla fiera BERLINER LISTE 2012. Il 2013 si inaugura con la mostra “The Human Face” con nuove opere presso l’International Art Center & Gallery di Bologna a cura della Bongiovanni Gallerie. E’ finalista  per il Premio Arte Laguna con l’opera “Thank you Anselm” ed espone all’Arsenale di Venezia. A luglio una importante mostra personale al Museo Antico Tesoro di Loreto con un ciclo di opere dedicate alla Passione di Cristo. Nel 2014, inaugura alla Restarte Galleria di Bologna la personale più importante con il ciclo di opere “Riflessioni” con testo critico di Gabriello Milantoni. Il successo è talmente grande che entra a far parte delle mostre ufficiali di Artefiera. Ad aprile, per la Biennale del Disegno di Rimini, inaugura una mostra personale  dal titolo “Appunti di viaggio metropolitano”. Nuova personale a maggio dal titolo “Visioni metropolitane” a cura di Camilla Mineo presso la L’Art Gallery di Parma. Partecipa alla collettiva a tre “Incontri” con Leonardo Blanco e Luca Giovagnoli presso lo spazio della Clinica Merli Expo a Rimini. Inizia la collaborazione con la Galleria ArtSeverina di Mosca con la quale partecipa all’evento “Italomania” all’Istituto Italiano di Cultura di Mosca. Viene selezionato per il premio BP Award alla National Portrait Gallery di Londra. A maggio tiene il suo primo International Workshop di pittura a Istanbul. A novembre partecipa alla International ArtFair di Tuyap (Turchia). Il 2015 si apre con Bosphorus Sanat Gazetesi Venedik 2015 Bienali a Istanbul, Collettiva Quintessenze a cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi a Roma. A marzo il secondo appuntamento dell’International Workshop di pittura tenuto nell’atelier Frisoni a Rimini con artisti Turchi.

 

A maggio la Collettiva Sintesi 2015 a cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi a Bursa in Turchia. A fine luglio inaugura la personale “Riflessioni Temporali” presso il Museo della Città di Rimini. In rapporto diretto con il percorso intrapreso con il ciclo Riflessioni, saranno esposte oltre venti opere. Alcune di queste saranno allestite all’interno del percorso museale, affiancate ad originali del ‘500 e ’600 presenti nella collezione del Museo. Un progetto ambizioso e importante per l’artista e per la città di Rimini, che trova il pieno appoggio e patrocinio del Comune e dal Museo di Rimini.

 

Museo della Città di Rimini

Piazza Cavour 27

Davide Frisoni in Riflessioni Temporali

dal 31 luglio al 6 settembre 2015

orari: da martedì a sabato 14.00-23.00 martedì e giovedì anche 10.00-12.30 domenica e festivi 17.00-23.00 chiuso lunedì non festivi

Info mostra: Museo della Città Tel. 0541.793851 Davide Frisoni 339.3237273

 

 

Eu CollectivePlays: Progetto Teatrale Innovativo Internazionale UE ‏

Mercoledì 29 luglio alle ore 12.00 vi è stata la presentazione del progetto EU COLLECTIVE PLAYS! . E’ un progetto internazionale che vede capofila il Teatro Stabile delle Arti Medioevali, l’ente organizzatore del Festival Quartieri dell’Arte e che vede aggregate alcune delle più significative realtà europee nell’ambito dello spettacolo dal vivo, della formazione artistica, dell’innovazione e dell’inclusione sociale. Sono stati presenti alla conferenza stampa , durante la quale sono stato illustrate le importanti novità e presentati vari filmati, il sindaco del Comune di Viterbo Leonardo Michelini, l’assessore alla Cultura Antonio Delli Iaconi, l’assessore alle Attività Teatrali Giacomo Barelli, il presidente della Fondazione Carivit Mario Brutti e Giulio Curti di Bic Lazio. Un progetto che avrà un impatto innovativo sull’intera comunità teatrale internazionale, cofinanziato dal La%20Fura

Creative Europe dell’Unione Europea . Le fasi di ‘Eu CollectivePlays!’ sono state presentate dal Teatro Stabile delle Arti Medioevali, ente organizzatore del festival Quartieri dell’Arte , insieme ai partner la Fura delsBaus di Barcellona, la KHIO di Oslo, Collage Arts di Londra, la Gramigna di Perugia, Forteresse di Bruxelles, il Teatro Reale di ZetskiDom di Cetinje in Montenegro, la Fondazione per la Promozione dell’Inclusione Sociale di Malta. Nove testi collettivi, ognuno sviluppato e scritto da un gruppo di autori di diversa nazionalità e diversa esperienza,tra questi drammaturghi i cui lavori sono stati trasposti sul grande schermo da alcune delle figure più importanti del cinema mondiale contemporaneo e drammaturghi che costituiscono un riferimento per i più importanti teatri del mondo. Sei progetti di produzione sviluppati da altrettante compagnie transnazionali. Un web-magazine scritto in varie lingue dell’Unione Europea che metterà in evidenza i più interessanti processi creativi legati alla produzione di nuova drammaturgia a livello globale.  Workshop e workshow finalizzati ad accrescere la consapevolezza del pubblico e a sviluppare e sperimentare nuovi processi di scrittura teatrale: basti pensare a Kalliope, una nuova app che viene sviluppata dalla Fura delsBaus per permettere al pubblico di scrivere insieme ai drammaturghi, trasformando gli smartphone degli spettatori da strumenti concepiti per un uso individuale a tool finalizzati ad azioni creative/collaborative. ‘Eu CollectivePlays!’ punta anche alla creazione di una carriera internazionale di molti autori emergenti, associandoli ad autori dal curriculum consolidato e garantendo loro visibilità sul mercato globale attraverso la pubblicazione in lingua inglese, curata dalle maggiori case editrici anglosassoni, delle opere che svilupperanno. Il primo workshow di ‘EuCollectivePlays!’ sarà, in occasione dell’apertura di Quartieri dell’Arte il prossimo 29 agosto, Corpus 1462, una rievocazione in termini laici, postmoderni e polivocali della spettacolare processione che Pio II organizzò a Viterbo nel XV secolo, il grande evento che segnò la transizione tra il teatro medioevale e quello rinascimentale. Tra le prestigiose collaborazioni annunciate quella del Progetto 20-21 del Museo di Stato dell’Ermitage di San Pietroburgo e dello scenografo premio Oscar Gianni Quaranta e la collaborazione di molti artisti di fama internazionale e di importanti realtà viterbesi come il Museo del Colle del Duomo, Archeoares, i partner della Rete Elt, Viterbo Civica, il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, la Asl e la chef Laura Belli.

Giovanni Cardone

 

 

IL RICORDO DI TIZIANO TERZANI AD UNDICI ANNI DALLA MORTE

Nel ricordare la scomparsa di Tiziano Terzani avvenuta il 28 luglio del 2004 sono passati undici anni lo vogliamo ricordare per essere stato un grande giornalista e scrittore che con la sua penna ha saputo raccontare il mondo e i suoi eventi. Egli aveva un punto di vista molto particolare e sempre denso di esperienze vissute in un viaggio costante sia all’esterno, da un Continente all’altro, sia all’interno, nel proprio io, nel proprio essere. Passa l’infanzia nelle atmosfere popolari del quartiere Monticelli, abitato prevalentemente dalla classe operaia, nel rione che diventa, dalla seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, uno dei fulcri della diffusione di quegli slanci ideologici internazionalisti e socialisti. Il padre meccanico ‘comunista, ex partigiano’ e la madre di origini contadine ‘cattolicissima’, malgrado le ristrettezze economiche, trasmettono a Tiziano la loro salda moralità e la dignità dell’umile, contribuendo a farlo crescere in un ambiente tollerante. Durante i suoi studi, portati avanti brillantemente malgrado il rischio d’interromperli per problemi economici, il giovane Terzani viene indirizzato, dai professori che gli danno la possibilità e il sostegno per proseguire, al liceo Classico ‘Galileo’ di Firenze. All’età di sedici anni ha modo di passare le prime vacanze scolastiche in Svizzera, occasione in cui lavora come lavapiatti e riesce a pagarsi il primo viaggio a Parigi, passando per il Belgio e la Germania. Dopo il diploma ottiene una borsa di studio per il Collegio medico-giuridico di Pisa che dipendeva allora dalla Scuola Normale di Pisa. Tra i compagni di studio vi era Giuliano Amato. Si laurea con il massimo dei voti nel 1961 e lo stesso anno si sposa con Angela Staude, figlia del pittore tedesco Hans- Joachim Staude. Ricorda la moglie: ‘Lui era elegante, anche se possedeva un solo vestito che sua madre gli stirava tutti i giorni. Io vestivo malissimo: mi portava al cinema Eolo di San Frediano, perché si vergognava ad andare in via Martelli, dove c’erano le ragazze con i golfini antracite, le perle e la pelliccia. Ero diversa dalle fiorentine, credevo fosse la mia debolezza, invece…’.Segue un master di sei mesi in Inghilterra e nel 1962 inizia a lavorare per la Olivetti inizialmente come venditore poi occupandosi del personale estero. Nel 1965 Terzani viene inviato all’estero per tenere dei corsi di formazione. Si reca in Giappone e in Sud Africa, terra in cui partecipa in prima persona alle vicende dell’apartheid e dello sfruttamento sociale in Africa. Temi che affronta nei suoi primi scritti giornalistici pubblicati dalla rivista “Astrolabio”, diretta da Ferruccio Pari. Un’esperienza che fa maturare in lui un forte senso civico e il desiderio di cambiare vita e di scrivere dei suoi viaggi. Si licenzia dalla Olivetti nel 1969 e accetta una borsa di studio in Lingua e Cultura cinese promossa dalla Columbia University di New York. Approfondisce la cultura e il nuovo sistema sociale in atto nel Repubblica Popolare. Nel 1970, dopo alcune collaborazioni per “Astrolabio” e per “Il Giorno”, Terzani diventa il corrispondente in Asia per il settimanale tedesco “Der Spiegel”. Lo stesso anno nasce il primogenito Folco, al quale segue la nascita della figlia Saskia nel 1971. Lo stesso anno sottoscrive il documento pubblicato su “L’Espresso” contro il commissario Luigi Calabresi. La famiglia si trasferisce a Singapore, da dove Terzani potrà seguire gli sviluppi della Guerra del Vietnam, che racconterà in ‘Pelle di Leopardo’, pubblicato nel 1973. Assiste alla presa di potere dei comunisti di Saigon, che riporta nel 1975 in ‘Giai Phong! La liberazione di Saigon’, tradotto in varie lingue. Si trasferisce a Hong Kong, poi a Pechino nel 1979 e manda i propri figli alla scuola pubblica cinese. ‘Avevo 9 anni e mio fratello Folco ne aveva 11 quando mio padre ci iscrisse alla scuola cinese comunista. Fummo catapultati in un ambiente completamente diverso, senza conoscere una sola parola di cinese, eppure la ricordo ancora come un’esperienza bellissima’ dichiara la figlia Saskia. Al 1981 risale la pubblicazione ‘Holocaust in Kambodsch’ nella quale Terzani l’autore racconta la propria esperienza in Cambogia, a Phnom Penh, dopo l’intervento vietnamita. Viene espulso dalla Cina. Spiega la moglie Angela che ‘dopo un servizio devastante apparso sullo ‘Spiegel’, tre puntate intitolate ‘La distruzione di Pechino’, piene di informazioni ricevute sottobanco, in cui dimostrava che il partito aveva distrutto una delle città più belle del mondo, venne sequestrato in casa e liberato solo per l’intervento diretto del presidente della Repubblica Sandro Pertini. I cinesi buttarono all’aria la nostra casa, ma la sola cosa controrivoluzionaria che trovarono fu una caricatura fatta da Folco: Tiziano vestito da imperatore, seduto in trono, e sotto la scritta, lunga vita al Partito comunista cinese’. Nel 1985, esce ‘La porta proibita’, un reportage sul suo soggiorno in Cina edito in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Si trasferisce a Tokyo fino al 1990 mentre continua a collaborare per numerose testate e riviste come l’Espresso e Alisei e per la radio e televisione svizzera con Leandro Manfrini. Segue il crollo dell’Unione Sovietica, raccontato in ‘Buonanotte, Signor Lenin’, libro selezionato per il Thomas Cook Award, premio inglese per la letteratura da viaggio. A partire dal 1994 si stabilisce in India con la famiglia. Terzani elegge come propria residenza una piccola dimora sull’Himalaya, dove si ritira di tanto in tanto per dare sfogo alle sue riflessioni. ‘In India si dice che l’ora più bella è quella dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa’. “Un indovino mi disse”, edito nel 1995, è la cronaca di un anno vissuto come corrispondente in Cina senza mai prendere un aereo. Questo era stato infatti il consiglio di un veggente incontrato nel Sol Levante vent’anni prima. Libro che diventa subito un best seller, colmo di quel senso di verità contenuto nella rivelazione orientale del destino alla quale neanche lui seppe opporsi: ‘Pensai che il miglior modo di affrontare quella ‘profezia’ fosse il modo asiatico: non mettercisi contro, ma piegarcisi’. Nel 1997 vince il Premio Balzani all’inviato speciale. Ma lo stesso anno appaiono i primi sintomi che porteranno alla diagnosi del cancro. Nel 1998, segue la pubblicazione del reportage a sfondo autobiografico “In Asia’. Infine, l’impegno inderogabile con la storia e la guerra. Nel 2002 pubblica ‘Lettere contro la guerra’, sull’intervento militare in Afghanistan e sul terrorismo, rifiutato dagli editori anglosassoni. Una risposta anche al pamphlet di ‘La rabbia e l’orgoglio’ di Oriana Fallaci, anticipata da Terzani in una ‘Lettera da Firenze’ pubblicata sul Corriere della Sera l’8 ottobre 2001 nella quale scrive una lunga riflessione sulle conseguenze dell’incitazione alla violenza: ‘Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. È un momento anche di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi e a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere’. Appoggia la causa di Emergency ‘Fuori l’Italia dalla guerra’ e avvia con Gino Strada una serie di incontri pubblici a sostegno della pace, anche nelle scuole. Nel 2004 esce ‘Un altro giro di giostra’, nel quale Terzani descrive la propria condizione esistenziale lungo l’evoluzione della malattia e il viaggio che intraprende alla ricerca di aiuto per la guarigione, dalla moderna medicina occidentale alle medicine alternative, recandosi in paesi e civiltà lontane. Nel 2007, il libro è diventato uno spettacolo teatrale scritto da Simone Gambacorta. Afferma Terzani: ‘Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso.’ Negli ultimi mesi della sua vita, con il figlio Folco realizza un’intervista molto commovente, ‘La fine è il mio principio’, nella quale racconta al proprio figlio il senso della vita: ‘Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto’. Poco prima di scomparire si ritira nel suo rifugio a Orsigna, nell’Appennino tosco-emiliano. Inevitabilmente, nell’estate del 2004, giunge alla stampa una nota diffusa dalla moglie Angela, che annunciava la morte di Terzani.

 

Hanno detto di lui:
‘Era un sorriso incantato, se vedeva cose belle, persone belle. Commosso, se era stato toccato dall’umanità nell’altro. Era un sorriso che ti dava il benvenuto, che ti invitava a parlare, a essere com’eri. Poteva essere beffardo, tenerti a distanza. Per il resto non sorrideva facilmente. Era sincero anche in questo’. (Angela Terzani Staude)

‘La realtà era per lui la più bella delle favole. Parlava sempre di quella. Non ha mai raccontato favole ai nostri figli, ha raccontato a loro le proprie avventure, avventure vere. Sulle favole si è soffermato solo negli ultimi anni della sua vita, quando nelle storie del Medio Oriente, nelle storie del Buddha, nei poemi epici indiani o nella tradizione dei saggi, scopriva gli insegnamenti che cercava’. (Angela Terzani Staude)

‘Tiziano era informatissimo sulle cose di cui parlava. Ragionava con grande rigore, non sopportava l’irrazionalità, quella che lui chiamava l’isteria, l’imprecisione dei fatti, il populismo, l’arringare. E soprattutto aveva sempre, in ogni discussione, rispetto delle ragioni degli altri’. (Angela Terzani Staude)

‘Mio padre ha guardato oltre i sogni, i suoi stessi desideri e ha condannato quello che vedeva. Era un uomo forte e a tratti estremamente severo, ma è sempre rimasto un idealista che credeva nella forza dell’uomo e della pace’. (Saskia Terzani)

‘Guardava la sua vita e la vedeva completa, come un cerchio che si chiude. Allo stesso modo lui ci comunicava una profonda fiducia in noi che restavamo. Era come se ci affidasse tutto quanto: ecco, vi do le chiavi della mia vita, sembrava dicesse, tutto funzionerà da sé’. (Folco Terzani)

‘Il suo rapporto assolutamente lineare tra idee, stile e concretezza. La sua è una forza semplice, ma non banale. Le sue convinzioni derivano da un approccio empirico alla conoscenza. Terzani non era un Salgari, capace di evocare le identità territoriali standosene seduto dietro una scrivania. Terzani fu intellettuale d’azione.

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Il suo rapporto con la scrittura è stato assolutamente fisico e viscerale. La sua limpida passionalità ti disarma’. (Simone D’Alessandro)
‘Un giornalista, che con i suoi scritti è diventato uno degli scrittori più importanti del momento e questo libro non è stato mai scritto ma detto, parlato raccontato in una sterminata intervista al figlio Folco. Il suo incontro con i lettori è troppo semplice chiamarlo successo. È piuttosto una ondata che ha travolto e avvolto e che, come fa il mare, si rinnova sempre’. (Mario Maranzana)

‘Il lascito fondamentale è la sua ‘eticità’ in diverse forme: appassionato amore della verità e quindi sincerità del dire e dello scrivere, fino alla durezza; intransigenza nella difesa dei valori fondamentali (pace, dignità dell’uomo, arte e cultura); coraggio della curiosità e dell’indagine senza rispetto o timore di autorità e convenzioni; capacità di attenzione all’altro, nel concreto della sua vita e della sua identità’. (Vincenzo Cottinelli) ‘

Tiziano era apparso come in una visione, nei giardini dell’ospedale di Emergency a Kabul: era l’inverno del 2001. Con la sua veste di cotone bianco come la barba, i sandali e una borsa di cuoio a tracolla, noi con giacche a vento e maglioni. (…) Ascoltavo i suoi pensieri. Sulla incapacità di molte persone di diventare esseri ‘umani’, sulla ricchezza talmente ricca da non avere più senso né uso possibile, sul razzismo, anche quello ‘democratico’, che sembra dilagare ovunque, sulla necessità – per Tiziano un bisogno fisico – di ricominciare a studiare, a pensare, a riconoscere se stessi per ritrovarci tutti con un qualche sogno, speranza, progetto comune’. (Gino Strada)

‘Persino un mio vecchio compagno di colleggio, il giornalista e scrittore Tiziano Terzani oggi vive in un bungalow sotto l’Himalaya. Forse ha ragione lui. Forse hanno ragione quei catastrofisti secondo cui ci siamo cacciati in un brutto guaio’. (Giuliano Amato)

Giovanni Cardone

NINO MIGLIORI IN ZOOFORO IMMAGINATO PRESSO LO SPAZIO LAVI’ DI SARNANO – MACERATA

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Venerdì 31 luglio alle ore 18 si inagura presso lo Spazio Lavì! di Sarnano la mostra di Nino Migliori Zooforo Immaginato a cura di Roberto Maggiori e Piero Orlandi. Con il Patrocinio della Provincia di Macerata, Accademia delle Belle Arti di Macerata, Comunità Montana dei Monti Azzurri e del Comune di Sarnano. La mostra la si potrà visitare fino al 13 agosto 2015. L’allestimento è composto da 13 fotografie tratte dalla serie di immagini dedicate dal fotografo bolognese alle sculture duecentesche di Benedetto Antelami poste sulle pareti esterne del Battistero di Parma. Per l’occasione viene pubblicato dall’Editrice Quinlan un libro in edizione limitata e numerata, firmata dall’autore, che sarà disponibile in galleria e verrà presentato nel corso di un evento a Sarnano, durante il periodo di apertura della mostra. Le foto di Migliori sono state scattate a lume di candela, per riprodurre l’atmosfera in cui erano visibili all’epoca della realizzazione delle sculture. Luce e medioevo: ecco perché Spazio Lavì! ha voluto esporre nei propri spazi queste immagini nell’anno europeo della luce, il 2015, che per Sarnano è anche l’anniversario (settecentocinquantesimo) della nascita del Comune; che fu fondato nel 1265, quando il lavoro di Antelami era stato terminato solo da qualche decennio. Una mostra che è anche un omaggio alle opere del romanico a Sarnano, a partire dal portale della chiesa di Santa Maria di Piazza Alta, per finire all’Abbazia di Piobbico.

Biografia di Nino Migliori

La fotografia di Nino Migliori, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono diversi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali del tutto originale e inedita. Le ossidazioni, i Pirogrammi, dei tardi anni Quaranta sono opera che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se letti all’interno del versante più avanzato dell’informale europeo, da Wols a Tàpies a Burri, con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Nino Migliori è l’autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all’arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi si considera Migliori come un vero architetto della visione. Ogni sua produzione è frutto di un progetto preciso sul potere della visione, tema, questo, che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Sue opere sono conservate in importanti collezioni private e pubbliche tra le quali CSAC – Parma, Galleria d’Arte Moderna – Torino; Galleria d’Arte Moderna – Bologna; Museo d’Arte Contemporanea Pecci – Prato; Galleria d’Arte Moderna – Roma; Bibliotèque National – Parigi; Musée Reattu – Arles; Museo di Praga; Museum of Modern Art – New York; Museum of fine Arts – Houston; Museum of Fine Arts – Boston; Polaroid International Museum – U.S.A. ed altre. Tra le sue mostre recenti è da ricordare l’antologica svoltasi nel 2013 a Palazzo Fava a Bologna.

 

Spazio Lavì – Sarnano – Macerata

Via Roma 8

Nino Migliori in Zooforo Immaginato

Dal 31 luglio al 13 agosto 2015

Orari : Tutti giorni dalle ore 17.30 alle ore 19.30

Info e Contatti : Tel: (+39) 3892862551 spaziolavi.wordpress.comspazio.lavi@gmail.com

Giovanni Cardone

 

Historias latinas. L’America Latina in mostra al PAN- Palazzo delle Arti di Napoli

Si inaugura giovedì 30luglio alle ore 18.30 la mostra Historias latinas. Sorsi di vita a Cuba, Argentina e Bolivia il progetto di vento di arti visive è stato curata dall’Associazione Culturale Cryteria Project in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo la mostra si potrà visitare fino al 31 agosto 2015 presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. La suddetta associazione raggruppa le opere di cinque artisti che negli anni hanno mostrato interesse per la cultura dei paesi latini, di cui anche Napoli è espressione viva. Verranno esposti gli scatti del fotografo emergente nato a Matanzas (Cuba), Ihosvany Plasencia Pascual, che ha già partecipato alla mostra “Sensi&Azioni. Da Cuba al Senegal”, allestita a febbraio dello scorso anno nel Castel Nuovo di Napoli. In quell’occasione ha diviso la prestigiosa Sala Carlo V con Umberto Astarita che prenderà parte all’esposizione del Pan con le fotografie realizzate nell’ultimo viaggio fatto tra Argentina e Bolivia. Viaggio intrapreso con l’amico e fotografo, nonché filmaker, Claudio Celentano che in questa sede proietterà il documentario “Quien es el ultimo?”, dedicato a Ivan Farinas. Astarita e Celentano da anni sono impegnati in attività umanitarie principalmente rivolte all’Africa, con l’Associazione Onlus Energia per i Diritti Umani, di cui sono parte attiva e con lo stesso spirito di solidarietà hanno deciso di partecipare a quest’iniziativa. Altro artista che metterà in mostra le sue opere è Giuseppe Klain, ideatore del fortunato progetto fotografico Havanapolis, presentato a maggio all’Ambasciata d’Italia a Cuba; progetto fotografico che mette in evidenza i punti di contatto tra la città cubana e Napoli, sia dal punto di vista urbanistico che culturale. Pasquale Cipolletta invece esporrà un dipinto inedito intitolato “Un Sorso di Vita”, nel quale dà una sua personale interpretazione del concetto di vita, fatta di attimi come quelli che ricorrono nelle opere degli altri artisti presenti. Un percorso per immagini a metà tra il reportage e il racconto emozionale di luoghi lontani, quei luoghi che prendono forma nei volti e nei gesti delle persone che sono ritratte nelle opere in esposizione. Siamo di fronte a “Sorsi di Vita”, intesi come momenti, frames dello scorrere lento del tempo in alcuni paesi dell’America Latina, Cuba, Argentina e Bolivia, passando per la nostra bella Napoli, che si riflette come in uno specchio mostrando similitudini e differenze. inv_compIl progetto Havanapolis racconta e descrive storie fatte di sguardi, attraverso i segni di una città lontana dai luoghi comuni, una città quasi metafisica, ispirata da espressioni intense, una città che sceglie lo spazio della sospensione, collocata in una dimensione senza tempo in cui sembra non accadere nulla. Havanapolis è uno sguardo su una realtà che parte da una dimensione assolutamente immobile, e nello stesso tempo intima, che tende a disorientare ogni attesa ed apparentemente ogni aspettativa. Le foto non sono una visione mimetica della realtà, ma una rappresentazione di luoghi reali, Havanapolis pone gli sguardi ed i soggetti in relazione con lo spazio circostante e la relazione con lo spazio, con il luogo, è il vero tema delle fotografie. Tutto appare strettamente vero, l’ambiente diventa così la somma delle esperienze reali al suo interno, emancipato da semplice spazio in cui stare a spazio vivente. I luoghi, attraverso i suoi abitanti, parlano di se in prima persona, offrendo la possibilità di accedere ad un realtà descritta con semplicità. La Havana è una città dove tutto appare lineare, dove si percepisce tangente l’inquietudine della serenità, una città dove spesso si intravedono alcune tracce che disorientano e spiazzano ogni attesa ed ogni lettura. Il tempo sembra quasi immobile, ed effettivamente si ferma, un momento vale l’altro, perché all’Avana non è questione di momenti. È questione di tempo.

 

PAN – Palazzo delle Arti

Via dei Mille 60

Historias latinas. Sorsi di vita a Cuba, Argentina e Bolivia

dal 30 luglio al 31 agosto 2015

Orari : Orari : dalle ore 9.30 alle ore 19.30 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00 Escluso il martedì. Info e Contatti : Tel: 081 795 8604- 081 795 8604 – pan@comune.napoli.it

Giovanni Cardone

 

 

GIUSEPPE PICONE E I GRANDI DELLA DANZA AL TEATRO VILLA PAMPHILJ ROMA

Nell’ambito di “Invito alla danza”, venerdì 31 luglio alle ore 21.30 è in programma il Gala Picone e i Grandi della Danza, presso il Teatro Villa Pamphilj Roma. Coreografie e musica di autori vari. Protagonisti, accanto all’étoile partenopea, le più grandi star internazionali del balletto. Lo spettacolo nasce da un’idea dell’Etoile internazionale Giuseppe Picone che ha voluto portare in giro per il mondo stelle della danza, con l’obiettivo di stimolare, agevolare, diffondere e sostenere questa antica arte. Ampio e variegato il programma, di sicura qualità artistica, che mette in scena i capisaldi del balletto tradizionale accanto a creazioni di danza contemporanea.   Il programma infatti prevede brani tratti da  “La Bayadere”, “La Bella Addormentata nel bosco”, “Le Corsaire”, “Don Chisciotte”, “Carmen” fino a coreografie contemporanee come “Les Bourgeois” su musica di J. Brel e culminanti in “Bolero”, che vede Picone quale interprete e coreografo. Questa sua versione viene eseguita esclusivamente nel suo gala. Di questa eccezionale serata saranno interpreti “I GRANDI DELLA DANZA” ovvero Liudmilla Konovalova dall’Opera di Vienna, Nicolai Gorodiskii dal Teatro Colon di Buenos Aires, Ana Sophia Scheller dal New York City Ballet, Sara Renda dal balletto di Bordeaux, Kateryna Kukhar e Alexander Stoyanov dal Teatro dell’Opera di Kiev, Avetik Karapetyan dal Balletto di Toulouse.

Biografia di Giuseppe Picone

Giuseppe Picone è nato a Napoli, nel 1976, a nove anni entra a far parte della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli ed a dodici anni è scelto da Beppe Menegatti per interpretare il ruolo del giovane Nijinsky nell’omonimo balletto accanto a Carla Fracci e Vladimir Vassiliev. Prosegue gli studi presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma, vincendo i Concorsi di Rieti e Positano. A sedici anni è invitato come solista da Pierre Lacotte al Ballet National de Nancy debuttando nel ruolo di Petruska di M.Fokine, cui seguono La Sonnambula di Balanchine, Paquita di Petipa e L’Ombre dello stesso Lacotte. Nel 1993 è solista dell’English National Ballett di Londra, con cui rimane fino al 1997, subito entrare a far parte l’American Ballet Theatre di New York, debuttando con il balletto Cenerentola di Ben Stevenson, guadagnandosi il plauso di Anne Kisselgoff, decana dei critici di danza statunitensi. Ha interpretato i ruoli principali nei balletti più importanti del repertorio classico: Giselle (Deane, Fracci, Jude,Mc Kenzie), Il Lago dei Cigni (Nurejev, Mc Kenzie, Dowell, Jude), Cenerentola (Corder, Stevenson), Romeo e Giulietta (Nurejev, Mac Millan, Jude), Lo Schiaccianoci (Stevenson, Holmes, Mc Kenzie, Amodio, Deane), La Bayadere (Makarova), Etude (Lander), Onegin (Cranko), Gaitè Parisienne (Franklin), Les Patineurs (Ashton), Variation for Four (Dolin), La Bella Addormentata (Hynd, Mac Millan, Wright), Raymonda (Gacio), Don Chisciotte (Mc Kenzie), Corsaro (Holmes, Khomyakov), Le Silfidi (Fracci). Da Coreografo ha realizzato tre assoli, Carmina Burana, Adagetto, Omaggio a Verdi. Nel Febbraio 2011 al Teatro Filarmonico di Verona Renato Zanella crea per lui in Prima Mondiale Apollon Musagete per lo spettacolo “Omaggio a Stravinsky” e nel 2012 Mario Piazza gli affida il ruolo di Pulcinella. Ha ricevuto il Premio Positano nel 1997 al Merito e nel 2002 al Valore, Premio Caserta 1999, Premio Gino Tani 2001, il Premio DANZA e DANZA 2002 come Miglior Ballerino Italiano sui palcoscenici del mondo ed ha danzato al Gala’ di Danza al Festival di Cannes, con l’Etoiles del Ballet 2000, premiato come uno dei migliori interpreti del 2004, Premio Anita Bucchi come Miglior Interprete Maschile 2005/2006, Premio Asti Danza 2007, Premio Internazionale Apulia Arte 2008, Premio MozArt Box2008, Premio Ginestra D’Oro e Premio Ugo dell Ara 2010, Premio MPS Danzainfiera e Premio Napoli Cultur Classic 2011, Premio Aurel Millos 2011, Premio Special GD Awards 2011, Premio Amalfi Danza International al Valore 2012, Premio GD Awards 2012, Premio Una vita per la danza 2013.

 

INVITO ALLA DANZA  – XXV edizione  Direzione Artistica: Marina Michetti dal 16 luglio al 3 agosto 2015 Info +39 06 39738323-+39 06 39738323 fax 06 39372574 mob. +39 348 7029364-+39 348 7029364 info@invitoalladanza.it  www.invitoalladanza.it

Giovanni Cardone

 

IN MOSTRA AL PALAZZO PRINCIPI CAPANO ANGELOMICHELE RISI – PAC- PORTO D’ARTE CANTEMPORANEA

Si inaugura venerdì 31 luglio 2015 alle ore 19.00 la mostra di Angelo Michele Risi a cura di Massimo Sgroi presso Palazzo Principi Capano a Pollica – Salerno, nell’ambito della manifestazione inaugurale del primo Porto d’Arte Contemporanea in Europa. L’evento ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee / MUSEO MADRE. Inoltre l’evento è Patrocinato dalla Fondazione PLART, AMACI, Regione Campania, Provincia di Salerno e Comune di Pollica. Saranno presentate le opere recenti realizzate per l’occasione continuando la ricerca che l’artista sta portando avanti da anni sulle tematiche della sua pittura. Il Porto d’Arte Contemporanea è il primo di questo genere in Europa è un progetto innovativo che nasce da un’idea di Valerio Falcone che si basa sul rapporto fra l’identità storica del luogo, Acciaroli – Pollica, ma, più in generale, l’area del Mediterraneo e la sua relazione che essa ha con le altre culture, e le filosofie artistiche contemporanee riscoprendo la centralità della nostra cultura rispetto all’intero mondo occidentale. Questa forma abbastanza anomala di museo di Arte Contemporanea deve assolvere a compiti diversi tesi a promuovere le forze creative dell’area campana e mediterranea in generale. Proprio per la particolarità di questo progetto, infatti, il PAC si troverebbe ad essere l’elemento centrale proprio della rete del Mediterraneo diventando così il punto di riferimento artistico culturale dell’intera area. Intorno al PAC ruoteranno molti dei più grandi artisti, critici, galleristi ed intellettuali di fama mondiale. Conferendo, così, a questo progetto uno status ed una dimensione di elevato spessore internazionale.

 

Biografia Angelomichele Risi

Angelomichele Risi è nato a Fisciano (SA) nel 1950 dove vive e lavora. E’ allievo di Capogrossi, Scordia e De Stefano all’Accademia delle Belle Arti di Napoli ove si è diplomato nel 1974. Fra le principali mostre si segnalano quelle alla Galleria Taide di Salerno del 1977 e del 1980: alla Galleria Pantha Arte di Como, Disegno Gemello, alla Taide di Salerno: a cura di Antonio D’Avossa del 1982 e del 1983 è la personale allo Studio cavalieri di Bologna, mentre del 1984 sono quelle alla Galleria Giulia di Roma, alla Galleria Nova di Zagabria, ed ancora a Como alla Galleria Pantha Arte. Nel 1985 partecipa alla Rassegna Internazionale Rondò agli Antichi Arsenali di Amalfi, ed al XIII Premio Nazionale Città di Gallarate. Fra le rassegne di segnala la presenza alla Decima Quadriennale di Roma del 1975. Del 1986 l’arsenale, il Laboratorio, L’Artista, Arsenale di Amalfi, ed in occasione di una sua mostra personale, la Galleria Lapis Arte di Salerno edita un catalogo monografico con i testi di Michele Buonomo e Angelo Trimarco. “Angelomichele – scrive Buonomo – non ama raccontare, forse perchè diffida della qualità espressiva delle parole. Credo però fermamente in un criterio di eccellenza della pittura; nel mestiere della pittura; nell’autonomia che questa pratica oggi può affermare nei confronti di qualsiasi altra espressione”. Angelo Trimarco, rileva, che l’opera di Risi “è costruzione e lavoro linguistico, itinerario intorno al nodo difficile del significato, al gioco perverso della geometria, della ragione infine”. Nello stesso anno è segnalato da Michele Buonomo nel catalogo dell’Arte Moderna Italiana, edito da Mondadori. Nel 1987 espone con Bernard Zimmer Corrispondenze, alla Galleria Karl Pfefferle di Monaco, ed invitato a Dentro la pittura, Fondazione Arechi Arte Ravello il passato dell’acrobata, Salerno, e pittura, Galleria Arco di Rab Roma. Il 1988 è l’anno dell’invito alla Biennale del Sud, tenutasi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, alla rassegna Disegno in Campania, a Morcone curata da Enrico Crispolti, e alla Galleria Fahlbusch di Mannheim. Del 1991 è l’invito alla rassegna delle rassegne, a Forte la Carnale di Salerno e dall’ex Officina di Mercato San Severino con una personale. Nel 1992 è invitato al XXXII Premio Suzzara, nel 1996 esegue con Zimmer un grande dipinto omaggio a Disler, a Vietri sul Mare, nel 1997 le Vie della Creta Villa Rufolo Ravello; nel 1998 espone con la Galleria Nanni all’Expo Arte di Bologna, ed alla Fiera di Parma Piatto d’Artista. “Opere degli anni novanta”, è il titolo di una mostra antologica tenuta alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Scafati, nel 1999 con catalogo monografico edito da Quaderni d’Arte Scafati con i testi di Massimo Bignardi e di Luciano Caramel che ne Il senso della pittura: “Rava Avis, Angelomichele Risi s’è incaponito da sempre a interrogarsi sui modi e il senso della pittura, entro proprio il suo statuto disciplinare, di operazione sulla superficie, con pigmenti e pennelli”. Nel MMMAC di Paestum, sempre nel 1999 si è tenuta: Risi-Paladino ed il Premio Suzzara opere 1989-1999 alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Suzzara. E’ del 2000, ed ospitata in San Pietro in atrio ed all’ex Ticosa di Como Contemporanea Como 5, Castellani, Mjinoli, Marrocco, Risi, curata da Antonio D’Avossa, Massimo Bignardi, Marco Meneguzzo e Claudio Cerritelli. Arte come comunicazione di vita Rotary Club Milano Scala, è sempre dello stesso anno. In insorgenze del classico – in cammino da Oplonti edito da Eletta Napoli del 2001 per la rassegna ospitata a Villa Campolieto di Ercolano. Le rassegne, Corni d’autore Agorà Napoli: una luce per Sarno, Angri: Akkampamento Provvisorio ex Idaff Fisciano sono sempre del 2001; Yasmina, Galleria il Catalogo Salerno è del 2003 mentre del 2005 sono Sguardi Diversi, Stella Cilento e Tracce del Disegno Contemporaneo, Minori. Una sua Opera Terra di Luce del 2004, è stata scelta dal Monopolio di Stato e riprodotta sul biglietto della Lotteria Italia nel 2005. Con il titolo Sogno dell’Ingegnere il FRAC di Baronissi alla fine del 2005 gli dedica una personale con una monografia curata da Massimo Bignardi e da Ada Patrizia Fiorillo. Inizia dal 2006 la collaborazione con la Costa Crociere per la quale realizza molte opere che si trovano a bordo delle navi. Del 2007 la personale alla Galleria Pagea di Angri e la scultura Giochi d’acqua collocata a Giffoni Sei Casali, mentre le rassegne persistenze sul confine dell’immagine – ripensando ad Andrea Pazienza, San Severo; lo sguardo dei giochi tenuta nella Chiesa dell’Addolorata nel Complesso di Santa Sofia di Salerno; Costa Crociera al Salone del Mobile di Milano sono del 2009. Nel 2011 è invitato al Padiglione Italia 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia per il 150° dell’Unità d’Italia a cura di Vittorio Sgarbi; lo stato dell’Arte – Campania, ex tabacchificio Centola – Pontecagnano Faiano e a Carte Contemporanee esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni novanta, FRAC Baronissi. 2012, 45 ceramiche da 45 cm. Linee contemporanee Salerno. È del 2013 la partecipazione ad Icona FRAC Baronissi. Nel 2014 ARTLANTE VESUVIANO Real Polverificio Borbonico Scafati ed una personale Opere recenti Fornace Falcone Outlet Village Eboli

 

I primi appuntamenti previsti nell’attività del Porto d’Arte Contemporanea saranno:

 

– Venerdì 24 luglio 2015 ore 19.00 RICCARDO DALISI – Porto di Acciaroli – Pollica (SA);

– Venerdì 31 luglio 2015 ore 19.00 ANGELOMICHELE RISI – Palazzo Principi Capano – Pollica (SA);

– Venerdì 7 agosto 2015 ore 19.00 LELLO LOPEZ – Palazzo Principi Capano – Pollica (SA).

 

Giovanni Cardone

NEL QUARTIERE SACRA FAMIGLIA DI PADOVA NASCE IL FAC MUSEUM

Giovedì 23 luglio è stato inaugurato nel Quartiere Sacra Famiglia di Padova FAC MUSEUM. I primi negozianti che hanno scelto di aprire le porte della propria bottega all’intervento di un artista sono già più di una dozzina, mentre tre gli interventi sviluppati ad oggi. Dal confronto tra curatori e artisti è emerso il tentativo di liberare ciascun negozio dalla sua funzione specifica, per immaginarlo aperto e permeabile alla (nuova) vita ordinaria della comunità.

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L’opera dell’artista si relaziona con lo spazio e la materia che contiene, modificandosi e modificandolo in armonia con un respiro quotidiano denso di vissuto e imprevisti, fino a riconsiderare il concetto di spazio pubblico. Dall’interazione con la materia urbana prendono forma i primi interventi artistici community specific. Quelli che si attiveranno nei mesi a venire saranno parte delle residenze brevi che ospiterà il F.A.C. nel programma di residenza 2015/2016. I curatori hanno mediato i processi artistici e la traduzione degli interventi sugli spazi, nell’intento di raggiungere anche quelle figure che solitamente sono escluse dalle dinamiche proprie dell’arte e quindi dalla sua stessa diffusione. Ciascun negozio diventa una sede del Museo e viene individuato pertanto sulla mappa che articola il progetto in diverse zone a differente regime espositivo e funzionale. La presentazione del FAC MUSEUM vuole giocare un capovolgimento dei ruoli associati ai contenitori che conosciamo. Nello spazio dell’ex fornace Carotta – un edificio affascinante e imponente al centro del quartiere, sarà esposta la serie di fotografie dei negozianti creata dal fotografo Luigi Ballario: accade così che l’opera d’arte scende dalle pareti del white cube per entrare nei luoghi della comunità, mentre i volti di quei luoghi sono presentati come opera del nuovo museo.

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Luigi Ballario pone al centro della propria ricerca l’indagine sullo spazio intimo e quotidiano della persona. Le fotografie stenopeiche realizzate con banco ottico raccontano i negozianti del quartiere a partire da quello che è il loro ambiente reale di lavoro, dove si incontrano e si raccontano, dove vivono la loro giornata, dove manifestano la loro appartenenza ad un luogo. In questo modo una fotografia, uno scorcio, un volto, divengono parte di un ipotetico museo condiviso.

Nel 1980 il collettivo Group Material inaugurava “The People’s Choice” a New York in cui chiedeva alla gente del quartiere di portare in galleria gli oggetti personali che avevano un senso per loro stessi, per la loro famiglia o per i loro amici. Questo per fornire nel già vasto panorama dell’arte contemporanea del tempo una nuova estetica del vissuto, portavoce di un sistema dell’arte che ripartisse da zero, fuori dai luoghi destinati all’arte e non compromesso dalle dinamiche di mercato delle gallerie e dei musei. Il FAC MUSEUM allo stesso modo proietta il suo fare al quartiere che lo ospita, il quartiere Sacra Famiglia di Padova. Il progetto è disegnato insieme ai negozianti e alla gente che lo abita, un progetto che vi presentiamo in nascere, nei suoi primi attimi di vita, perchè ha senso come processo e non come prodotto finito. Un’idea che porta un nome dai semantici rimandi punk e che sceglie di confrontarsi con la metodologia tradizionale dell’esposizione d’arte per mettere in discussione il display espositivo contemporaneo. E’ possibile pensare ad un centro d’arte in perenne transizione? Rispetto ad un percorso da guardare, FAC MUSEUM è concepito come un raccoglitore collezionabile, da ricercare e utilizzare. Mette in dialogo esperienze concrete che definiscono un possibile modello di spazio per l’arte come parte integrata di un quartiere che negozia giorno per giorno i propri parametri di rappresentazione e di relazione con e nello spazio urbano. Un modello di museo che non si manifesta sulla città nelle sembianze di un corpo alieno, ma si alimenta dall’humus fecondo della città – il vissuto reale nelle case, strade, parchi, nelle botteghe dove si va per incontrare un volto familiare – e le restituisce una più forte consapevolezza di sé. Una creatura mutante priva di tratti somatici ma riconoscibile nella volontà che manifesta.

I PRIMI INTERVENTI:

ARTISTI: Samir Sayed Abdellattef e Stefania Bertoldo
CURATORE COINVOLTO: Giulia Favaron
NEGOZIANTE: Leonard Berton, Calzolaio, Piazzale Firenze 18

ARTISTA: Alice Salmaso
CURATORE COINVOLTO: Elisa Marigo
NEGOZIANTE: Ottico Adami, Ottico, Piazzale Firenze 22

ARTISTA: Francesco Piva
CURATORE COINVOLTO: Marta Fassina
La ricerca specifica di Francesco è sconfinata dai limiti dello spazio privato, portandolo a sviluppare una mappatura del quartiere definendo le traiettorie percorse dal progetto FAC MUSEUM nello spazio pubblico delle strade e delle vie. L’opera verrà esposta presso il Satellite, via Savona 10.

Progetto de Lo Stato Dell’Arte
Curatela di Giovanna Maroccolo e Marta Fassina
Supporto allestimenti opere: Andrea Cattelan

SONIA LENZI IN AVREI POTUTO ESSERE IO PRESSO IL MUSEO MAMBO DI BOLOGNA

Si inaugura venerdì 31 luglio alle ore 17.30 presso l’Atrio della Stazione Alta Velocità di Bologna il progetto Avrei Potuto Essere Io di Sonia Lenzi con il Patrocinio del Consiglio dei Ministri e del Comune di Bologna e sostenuto dall’Associazione tra familiari delle vittime della stage del 2 agosto del 1980. Il progetto verrà presentato domenica 2 agosto alle ore 17.30 al Museo MAMBO di Bologna dove l’artista presenterà il progetto.

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Il progetto, che ha preso avvio nell’inverno del 2013, ha portato alla realizzazione di un monumento alla memoria delle vittime della strage, che verrà collocato temporaneamente nell’ atrio della Stazione Alta Velocità di Bologna . Insieme con questo monumento l’artista ha prodotto un monumento portatile, una edizione limitata di 85 copie numerate e firmate, che al tempo stesso monumento, diario della fase performativa del progetto e strumento di finanziamento del progetto stesso. Uno dei primi sostenitori che ha contribuito partecipando con 85 euro il Professor Eugenio Riccomini. Il progetto Avrei potuto essere io inizia con una fase performativa che si svolta tra il dicembre 2013 e il gennaio 2014 nella sala di attesa della Stazione Ferroviaria di Bologna e ha visto il coinvolgimento attivo di persone adulte in arrivo o in partenza dalla stazione di Bologna durante le vacanze natalizie, scelte come speculari a quelle estive e altrettanto significative sotto il profilo psicologico. Il coinvolgimento avvenuto attraverso un colloquio nel corso del quale Sonia Lenzi ha fornito alle persone che ha contattato le informazioni sul progetto e ha consegnato loro una scheda contenente dati specifici su una delle vittime e sulla strage del 2 agosto 1980. Lo scopo era quello di creare una continuazione effettiva della memoria e di invitare le persone in attesa di partire a farsi carico emotivamente della strage mediante un processo artistico, empatico, attraverso una simbolica immedesimazione con una delle vittime scelta fra quelle di genere opposto. I contatti sono stati molti, molti i rifiuti, molte le titubanze. Finalmente ottantacinque delle centinaia di persone avvicinate nella sala d’ attesa dove scoppiò l’ordigno si sono rese disponibili e sono state fotografate mentre avveniva il processo simbolico di immedesimazione . Il monumento Avrei potuto essere io sarà installato nell’atrio della Stazione Alta Velocità in via dei Carracci, luogo scelto proprio perchè nella nuova Stazione Alta Velocità non c’è nulla che ricordi la strage e perchè le persone, passandovi, possano continuare a riflettere.

E’ composto di 85 immagini che rimandano anche visivamente a piccole lapidi: sono le fotografie delle persone che si sono immedesimate, sotto ad ogni fotografia stato posto il nome, cognome ed età di ciascuna delle vittime e, più in piccolo, il nome, cognome ed età della persona che si identificata e sia quindi fatta carico di quella morte e della strage nel complesso. Avrei potuto essere io dunque un monumento vivente, che riporta al momento presente la memoria delle vittime della strage avvenuta trentacinque anni fa. Avrei potuto essere io riprende con altre forme il discorso sviluppato da Accademia in stazione, manifestazione curata da Roberto Daolio e da Mili Romano fra il 1997 e il 2002 all’ interno delle annuali celebrazioni .Per non dimenticare: in quegli anni numerosi giovani artisti studenti dell’Accademia di Belle Arti hanno realizzato interventi in situ che invadevano tutti gli spazi della stazione, e che lavorando sulle peculiarità antropologiche e culturali del luogo volevano sollecitare la memoria con tocchi lievi e con la forza della vita, della sorpresa, della ricerca e dell’innovazione. Con altre forme e con un differente approccio al tema della memoria il progetto di Sonia Lenzi riprende dunque un discorso interrotto bruscamente più di dieci anni fa, intervenendo questa volta negli spazi della sala d’attesa di seconda classe e poi della Stazione Alta Velocità, dove per la prima volta viene proposta una installazione legata al tema della memoria di un evento drammatico che ha segnato la storia di Bologna e del Paese.

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Biografia di Sonia Lenzi

Sonia Lenzi si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna e laureata prima in Filosofia e poi in Giurisprudenza all’Università di Bologna. Dopo aver partecipato alla mostra a Palazzo Re Enzo a Bologna “Indagine 1987 – l’Arte dei Giovani”, si è trasferita per un periodo in Australia. In seguito ha proseguito la ricerca artistica continuando ad indagare su temi di carattere trasversale, relativi all’identità e alla memoria delle persone e dei luoghi, utilizzando la fotografia per creare rapporti sociali attraverso segni, forme e gesti. Vive e lavora a Bologna. Le ultime esposizioni personali sono state “Alcatraz: prigione ed isola” a Porretta Terme, nel 2007 – esposizione site specific per l’ex carcere mandamentale di Porretta Terme, ora BAM, Biblioteca, Archivio e Museo, “Luoghi della beat generation” a Bologna, Libreria Trame, nel 2010, “Assenze” a Novafeltria, esposizione site specific per la Chiesa sconsacrata di Santa Marina, nel 2011, “Donne resistenti e libere sempre” Porretta Terme, nel 2013, “Obiettivo canestro” a Palazzo Comunale di Bologna, Sala Manica Lunga, nel 2013, “Ritratti dell’ultimo ritratto”, Londra, Photomonth East London Festival, Londra, nel 2014. Le ultime mostre collettive sono state “L’obiettivo delle donne” a Bologna, Baraccano, nel 2008, “La Certosa con gli occhi di Dickens”, Palazzo Comunale di Bologna, Sala d’Ercole, nel 2013, esposizione dei finalisti Premio “Arte”, Palazzo della Permanente di Milano, nel 2013. Nel 2013 ha pubblicato il libro d’artista ad edizione limitata “Ritratti dell’ultimo ritratto” con Danilo Montanari Editore.

SCOTCH im-BALLATI vivi VA IN SCENA AL TEATRO VILLA PAMPHILJ – ROMA

Martedì 28 e Mercoledì 29 luglio alle ore 21.30 presso il Teatro Villa Pamphilj va in scena SCOTCH im-BALLATI vivi lo spettacolo multidisciplinare ideato da Marina Michetti Coreografie di Froz e Bandits crew  Regia Alessio Tagliento e Walter Leonardi .

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Se è vero che la danza è un linguaggio per manifestare e comunicare sentimenti ed emozioni, ne fanno parte anche il sorriso, l’ironia, la joie de vivre, quasi mai rappresentati dalla danza italiana. Proiezioni video, animazione, mimo e danza caratterizzano lo spettacolo SCOTCH im-BALLATI vivi in un crescendo di ritmo ed energia che coinvolge il pubblico in un vero e proprio happening comico surreale. In un mondo dove tutto ormai sta andando in pezzi, tre uomini visionari cercheranno di trovare una risposta al problema testando le soluzioni più disparate, ma alla fine scopriranno e cercheranno di far capire che basta poco per aggiustare le cose: pezzi di scotch comico al posto giusto e un po’ di fantasia riusciranno a tenere unito il mondo e a far tornare il sorriso! La comicità, la gestualità ed il mimo di Enzo Polidoro, Andrea Viganò e Didi Mazzilli sono costantemente accompagnati dalla danza scatenata dei Bandits, una crew di breakdance fra le più affermate a livello nazionale ed europeo che, in duetti ed ensemble, travolge gli attori ed il pubblico.

BANDITS CREW
Il gruppo di breakdance nasce nel 2001 a Milano e rappresenta oggi una delle più affermate formazioni europee. I 7 componenti Mad Lucas, Esom Rock, Froz, Japo, Base, Alex Kidd e Philgood, hanno vinto numerosi premi sia nazionali che internazionali come il Bboy Event, il Freestyle Session, il Born to the Floor ecc… Hanno partecipato a diverse trasmissioni televisive come Hip Hop Generation su Rai3, Mtv Dance Show su Mtv, Rapture su Alla Music, Hip Hop Tv su Sky ecc… Hanno inoltre partecipato al video musicale Da Grande della cantante Alexia oltre che allo spot pubblicitario Tribe di Breil. Da diversi anni realizzano tournée in tutta Italia presentando spettacoli di grande impatto visivo e musicale.

FALAPPA PROJECT
Andrea Viganò
Studia danza, mimo, recitazione e tecniche circensi. Nel 2004 partecipa a numerosi festival di teatro di strada e cabaret per approdare poco dopo al teatro. Durante una lunga tournée che lo vede in numerose capitali europee incontra a Barcellona Jango Edwards, un genio dell’arte mimica con il quale perfeziona la tecnica del nouveau clown e crea lo spettacolo Art Wars. Nel 2008 debutta, da protagonista, al Teatro Nuovo di Milano con lo spettacolo Flying Clown; nello stesso periodo inizia la collaborazione con Didi Mazzilli ed Enzo Polidoro con i quali parteciperà a numerosi programmi televisivi, di cui curerà spesso anche musica e costumi.

Didi Mazzilli
La sua comicità prevede l’uso della provocazione come arma principale con cui sgretolare il pregiudizio. Il suo lavoro si avvale delle contaminazioni più varie che vanno dal mimo alla gestualità, al canto. Nei suoi spettacoli, spesso surreali, la quarta parete viene demolita con il contributo attivo del pubblico, in un vortice di gag, depistaggi, avventatezze espressive. Dal 2009 collabora con Enzo Polidoro ed Andrea Viganò sia in televisione che in spettacoli teatrali.

Enzo Polidoro
I suoi studi artistici iniziano al Centro Teatro Attivo di Milano per entrare poi nel laboratorio de La Corte dei Miracoli da cui uscirà con i colleghi Gianluca Fubelli, Stefano Vogogna e Gianluca Impastato con i quali formerà il gruppo I Turbolenti che, per diversi anni parteciperanno alle più importanti trasmissioni televisive di intrattenimento. Parallelamente prosegue la sua formazione con corsi di musical, mimo-danza, pantomima. Fondamentali a Cannes le masterclass di “performance d’acteur” con Jango Edwards. Numerose le sue esperienze sul grande schermo fra cui ricordiamo, accanto a Diego Abatantuono, Ecceziunale Veramente e I Mostri Oggi.

INVITO ALLA DANZA  – XXV edizione
Direzione Artistica: Marina Michetti
dal 16 luglio al 3 agosto 2015
Info +39 06 39738323-+39 06 39738323 fax 06 39372574 mob. +39 348 7029364- +39 348 7029364 info@invitoalladanza.it
www.invitoalladanza.it