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Grande Successo di ROMA 900: Dal Simbolismo all’Astrattismo presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma

Si concluderà domenica 5 luglio la mostra “Roma 900” presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma promossa dalla Fondazione Magnani Rocca e da Roma Capitale, Assessorato Cultura e Turismo e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Maria Catalano, Federica Pirani, Stefano Roffi. Simbolismo, Secessione, Futurismo, Nuovo Classicismo, Scuola Romana, Astrattismo:  il XX secolo nella Città Eterna. L’esposizione, attraverso oltre cento splendide opere, intende presentare il “Novecento romano”, quindi il collezionismo pubblico e la cultura artistica a Roma nella prima metà del XX secolo, nella complessità dei linguaggi che si sono succeduti, con gli artisti e i movimenti di riferimento. Prosegue così presso la Villa dei Capolavori sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo, vicino a Parma l’indagine della grande arte italiana del Novecento. Il percorso proposto dai curatori dell’esposizione permette una lettura aperta attraverso livelli intrecciati tra loro. Così la visita ai capolavori delle civiche collezioni romane è articolata in una sequenza di sezioni, coerenti al loro interno, in grado di condurre il visitatore dalle opere legate alle ricerche stilistiche tardo-naturaliste e simboliste di inizio Novecento Sartorio, Mancini, Spadini, Bocchi, De Carolis, Balla agli esiti più audaci e innovativi del Secondo Futurismo Depero, Benedetta Marinetti, Prampolini, Tato per proseguire con la ricca sezione sul valore della tradizione italiana e il dialogo con l’antico Casorati, De Chirico, Savinio, De Pisis, Severini, Sironi, Carrà e con quella altrettanto articolata della Scuola Romana Mafai, Scipione, Afro, Tamburi, Funi; il percorso si conclude con la figurazione e l’astrazione degli anni cinquanta, da Guttuso a Turcato, Capogrossi e Pirandello. Il progetto della mostra nasce dalla collaborazione tra la Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale e la Fondazione Magnani Rocca, che nella realizzazione dell’evento hanno avuto modo di confrontare la loro storia, il loro patrimonio e la loro attività di valorizzazione delle collezioni .Proprio il dialogo tra le due collezioni permette anche di porre in rapporto opere di medesimi autori come Guttuso, De Pisis, Carrà, Severini, Manzù, De Chirico, Mafai, Tamburi eseguite in tempi e in situazioni diverse, mostrando così alcune tappe fondamentali della ricerca personale di alcuni dei più significativi artisti dell’arte italiana del Novecento. La mostra propone anche un confronto tra la storia e la vocazione dei due musei.

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La Galleria d’Arte Moderna di Roma nata nel 1883 e aperta al pubblico nel 1925, rivela una forte intenzione celebrativa dell’Italia post-unitaria e fascista attraverso un programma di acquisizioni guidato dalle autorità civiche al fine di documentare l’ambiente artistico della capitale d’Italia nei suoi molteplici aspetti. La Fondazione Magnani Rocca, istituita nel 1978 e aperta al pubblico nel 1990, originata dal grande amore per l’arte di un singolo collezionista, quale Luigi Magnani, raccoglie le opere da lui scelte per accompagnare i suoi pensieri, le sue riflessioni, il suo esistere. Il visitatore potrà ammirare e contemplare le singole opere già di per sé ricche di suggestioni o avventurarsi nei percorsi di relazioni e confronti che esse stesse suggeriscono. Alla collezione della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale appartengono oltre tremila opere, fra le quali le oltre cento “gemme” selezionate per la mostra: dipinti, sculture, lavori grafici che costituiscono un patrimonio prezioso per la storia del collezionismo e della cultura artistica a Roma e in Italia sullo scorcio dell’Ottocento e lungo la prima metà del Novecento. Le opere provengono da successivi e continuativi acquisti operati dal Comune di Roma presso le più importanti rassegne espositive nazionali organizzate nella capitale, in particolare, dal 1931, le Quadriennali d’Arte Nazionale, e da donazioni private che in alcuni casi hanno incrementato la collezione con fondi consistenti di uno stesso artista. A opere emblematiche come Il Cardinal Decano  di Scipione, del 1930, in mostra a Mamiano, si affiancano numerose  testimonianze delle tendenze artistiche presenti nella complessa cultura figurativa della prima metà del XX secolo, dal movimento di Novecento al Realismo Magico, dal Secondo Futurismo all’articolato percorso della scultura italiana tra tradizione e modernità; l’arte italiana è così documentata  in tutte le sue numerose sfaccettature e nel rapporto dialettico con le avanguardie europee.  L’acquisizione negli anni novanta di un’opera come Comizio  di Giulio Turcato (1949-1950), pure esposta a Mamiano, sembra concludere idealmente questo percorso segnando, nel delicato equilibrio tra figurazione e astrazione, il passaggio ai linguaggi della contemporaneità. Potremo ammiare sontuose figure femminili, Ritratti di celebri personaggi, Vedute della Città eterna e della campagna romana, Nature morte rigorose o vibranti, sono i principali soggetti affrontati dagli artisti protagonisti di questa mostra fra i quali: Afro, Balla, Bocchi, Cambellotti, Capogrossi, Carena, Casorati, Conti, Crali, De Carolis, Depero, de Chirico, de Pisis, Discovolo, Donghi, Dottori, Fillia, Funi, Gentilini, Guttuso, Levi, Lionne, Mario Mafai, Antonietta Raphaël Mafai, Mancini, Manzù, Marini, Benedetta Marinetti, Melli, Monachesi, Pirandello, Prampolini, Sartorio, Savinio, Scipione, Severini, Sironi, Socrate, Spadini, Stradone, Tamburi, Tato, Turcato.

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La mostra è corredata da un ricco catalogo edito da Silvana Editoriale che, oltre a riprodurre le opere esposte, comprende saggi di Storici e Critici d’Arte.

Fondazione Magnani Rocca

Roma 900 – Galleria d’ Arte Moderna di Roma

Dal 21 marzo al 5 luglio 2015

Via Fondazione Magnani Rocca 4
Mamiano di Traversetolo, Parma
Tel. 0521 848327- 0521 848327 / 848148
Fax 0521 848337
info@magnanirocca.it

Orari

Dal martedì al venerdì continuato 10.00 – 18.00 (la biglietteria chiude alle 17.00). Sabato, domenica e festivi continuato 10.00 – 19.00 (la biglietteria chiude alle 18.00). Lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua.

Ingresso

Intero € 9,00 (comprensivo delle Raccolte permanenti). Ridotto € 5,00 per studenti in visita d’istruzione. Ogni martedì alle 15:30 e la domenica ore 16 visita alla mostra con guida specializzata: basta presentarsi alla biglietteria, costo 12 € (ingresso e guida).

Insidious 3: L’Inizio, la recensione del prequel della celebre saga horror

Il 3 giugno arriva nelle sale italiane Insidious 3 – L’inizio, prequel del celebre franchise da brivido iniziato nel 2010 con il primo capitolo, seguito poi da Oltre i Confini del Male: Insidious 2 nel 2013. Questo film, diretto da Leigh Whannell, sceneggiatore dei due fortunati e apprezzati episodi precedenti, presenta una veste più dark e porta lo spettatore nel regno dell’Altrove, abitato dai morti in perenne conflitto con il mondo dei viventi.

Il film, distribuito da Warner Bros. Entertainment Pictures con 200 copie, terrorizzerà il pubblico, proprio come suggerisce il produttore Oren Peli:Abbiamo imparato molto di più riguardo all’altrove, ma da un’angolazione diversa. Questo film contiene elementi che il pubblico non ha visto nei due precedenti film, e fa davvero molta paura”. Anni prima della maledizione che ha colpito la famiglia Lambert, una giovane ragazza di nome Quinn Brenner, bussa alla porta di Eloise Rainier, la sensitiva uccisa nell’ultimo film durante la lotta per salvare i Lambert. Chiede il suo aiuto per mettersi in contatto con la madre defunta, e, dopo un iniziale rifiuto, la donna decide di abbracciare nuovamente il mondo del soprannaturale per combattere e salvare la giovane dalla possessione del demonio. L’impresa si rivela più difficile del previsto. Il regista Leigh Whannell che ama il personaggio di Elise, ha trovato un modo per riportarlo al centro dell’azione: “Dovermi confrontare con il ‘fantasma Elise’ non era l’idea giusta – ha detto Whannell – io la volevo viva. Agli spettatori è piaciuta la storia che attraversava il tempo, raccontata nel secondo, film ed ho sentito che mi avrebbe aiutato a trovarne un’altra che desse all’avventura di Elise un significato più profondo”.

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Stefanie Scott interpreta la giovane protagonista che desidera comunicare con la madre, morta da poco in seguito ad una grave malattia. Ma, come la avverte Elise, richiamare un defunto risveglia l’attenzione di tutto il mondo dell’Altrove, incluse presenze ben poco amichevoli. Infatti Quinn, dopo aver incontrato la medium, cade vittima di una serie di incidenti inspiegabili e ha continue allucinazioni poco rassicuranti di un demone con manifesta un’insaziabile brama di anime umane. Whannell mantiene l’impronta stilistica del celebre franchise, riportando sul grande schermo quell’atmosfera suggestiva ed inquietante che l’ha reso unico. Il ritmo del film è costruito sulle attese e i silenzi, stroncati all’improvviso da un suono penetrante, per far maturare nello spettatore una reazione intensa che corre sul filo di una suspance tagliente e spietata. Infatti la colonna sonora ha un ruolo fondamentale per tessere le fila della paura e del terrore, anche se la fotografia ad altadefinizione e la struttura narrativa si rivelano le basi che arricchiscono le inquadrature anche dal punto di vista estetico.

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Il regista si diverte introducendo riferimenti cinefili ai film sui fantasmi, come il giubbetto di Casper che indossa il suo personaggio Specs, che insieme a Tucker, interpretato da Angus Sampson, forma una piccola squadra stile acchiappa-fantasmi, che si diverte ad inseguire ombre e rumori con un’attrezzatura all’avanguardia. La presenza di quest’ultimi e l’introduzione di alcune battute umoristiche all’interno della sceneggiatura, vorrebbero rendere Insidious 3 più vicino a questo tipo di cinema degli anni ’80-’90, ma non ci riescono. Infatti, dopo aver abituato il pubblico della saga horror ad un tipo di racconto e ad un determinato registro narrativo, Whannell non avrebbe potuto rimanere più fedele all’originale. Come si suol dire: “Squadra che vince non si cambia”. Tuttavia, tra continue presenze invisibili, demoni sporchi e consumati che ricordano le creature spaventose di Silent Hill, stanze investite dall’oscurità che nasconde e all’improvviso regala immagini forti e scioccanti, non mancano i salti sulla poltrona. Lin Shaye nei panni di Elise è la vera protagonista del film, regalando una performance curiosa ed intesa, rispetto agli altri film che la vedevano ricoprire un ruolo più marginale seppur fondamentale. Nel cast anche Dermot Mulroney che, nonostante il suo passato prevalentemente comedy, sembra a suo agio nei panni del padre di Quinn, che, sconvolto dagli avvenimenti, cerca di combattere per la figlia pur sentendosi impotente di fronte a qualcosa che non conosce.  Insidious 3: L’Inizio non regge  in tutto e per tutto il confronto con i film precedenti, ma è comunque un buon thriller a tinte horror, in cui gli interpreti sono convincenti e magnetici e la storia non presenta punti deboli e poco verosimili. Perfetto per una bella serata d’estate con gli amici. 

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ATTO CONCLUSIVO DEL PREMIO LETTERARIO CORRADO ALVARO – LIBERO BIGIARETTI

Si è conclusa a Vallerano la cerimonia di premiazione, plausi per la vincitrice Chiara Carminati che in “Fuori fuoco” mette “a fuoco“ la tragica ed intensa esperienza vissuta dalle donne nel primo conflitto mondiale .“Fuori Fuoco è un romanzo che racconta con delicatezza e dolore una tra le pagine più oscure della storia europea del Novecento: la guerra dal punto di vista delle donne, la guerra di chi soltanto fisicamente non l’ha fatta. Con una scrittura limpida e senza bavature, Chiara Carminati racconta in maniera magistrale le retrovie della storia, fornendo un punto di vista sulla Grande Guerra che ricorda alcune grandi narratrici del passato, da Ada Negri e Elena Canino a Fausta Cialente. Con grande attenzione per la ricostruzione d’epoca e la documentazione storica, l’autrice riesce a non cadere nel rischio del libro-documento, costruendo invece un romanzo  di grande maturità stilistica e narrativa.” Con queste motivazioni il comitato direttivo del Premio Letterario Alvaro-Bigiaretti ha proclamato vincitrice della prima edizione del concorso la scrittrice Chiara Carminati con il suo romanzo Fuori fuoco edito da Bompiani. Alla cerimonia di premiazione, svoltasi a Vallerano, territorio a lungo vissuto da Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti che furono qui entrambi sepolti e dei quali è ancora conservata l’abitazione, erano presenti i membri della giuria tecnica, tra cui le saggiste e studiose Anne-Christine Faitrop-Porta e Carla Carotenuto e lo storico e giornalista Paolo Palma, la giuria popolare presieduta da Paolo Procaccioli, e l’intero comitato, presieduto dallo scrittore Giorgio Nisini e composto da Manola Erasmi (Consigliere Comune di Vallerano), Massimo Fornicoli (Responsabile ricerche storiche della rivista “l’Orioli”), Maurizio Gregori (Sindaco di Vallerano), Riccardo Rovere (Casa Alvaro-Bigiaretti), Don Giuseppe Strangio (Fondazione Corrado Alvaro) e Daniela Zanarini (Casa Alvaro-Bigiaretti). Accompagnata dalla lettura di alcuni brani del libro dall’attrice Valeria Solarino, Chiara Carminati ha ribadito la necessità, oltre che l’entusiasmo, di affrontare un argomento tanto delicato quanto la prospettiva femminile durante la prima guerra mondiale. In tredici immagini raccontate, come foto perdute di un album di famiglia, che scandiscono una narrazione basata su diari, testimonianze, cronache e documenti, l’autrice parla infatti della guerra – argomento del Premio di quest’anno – dal punto di vista di chi non la fa, ma la subisce  (“La guerra la fanno gli uomini, ma la perdono le donne…”).

Valeria Solarino

Quelle da lei descritte sono  donne appese al desiderio di ricomporre la famiglia dispersa, salvate sempre dalla forza e dallo spirito indipendente che è il loro tratto distintivo. Il libro ha ottenuto la maggioranza complessiva dei voti della Giuria Popolare e della Giuria tecnica. Il comitato Direttivo ha inoltre deciso di assegnare una “menzione speciale” al volume La gemella H di Giorgio Falco edito da Einaudi, che ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti della Giuria Tecnica. Nell’ambito dell’intenso pomeriggio culturale sono state inoltri presentati in anteprima i volumi di Corrado Alvaro Cose di Francia (Ed. Città del Sole, 2014) e Memoria del cuore. Racconti della Guerra 1915-1918 (Ed. Città del Sole, 2015), a cura della saggista e critica alvariana Faitrop-Porta e Libero Bigiaretti: Storie di sentimenti (Metauro, 2014) della esperta in materia bigiarettiana Carla Carotenuto. Appuntamento all’anno prossimo per la seconda edizione del premio per il quale – ha affermato il sindaco di Vallerano – si sta già lavorando, per continuare a promuovere due figure che tanto diedero alla letteratura e alla poesia nazionale.

Presentazione Volumi Alvaro-Bigiaretti Premiazione Alvaro Bigiaretti

Presentazione del restauro della statua marmorea di Santa Teresa d’Avila

Mercoledì 27 maggio ci è stata la presentazione del restauro della statua marmorea di Santa Teresa d’Avila presso la Chiesa e convento di San Teresa a Chiaia. Questa statua marmorea di San Teresa d’Avila del Fanzago (1650 -1664) incastonata sull’altare maggiore della omonima chiesa di Chiaia. La prima, la più antica per la precisione (1625) dedicata alla santa spagnola, meglio nota come Teresa di Gesù, ricostruita ed ampliata alla metà del Seicento dallo stesso artista bergamasco. Grazie ai Padri Carmelitani della chiesa e convento di S. Teresa a Chiaia, guidati da Padre Luigi Borriello e alla presenza del Superiore provinciale, P. Luigi Gaetani, presidente nazionale della CISM ( Conferenza italiana Superiori Maggiori) . Questo progetto di recupero, è stato promosso da Incontri Napoletani, lo storico sodalizio fondato da Tina Giordano Alario, in occasione del V centenario della nascita della compatrona di Napoli e patrona del Regno di Spagna ( 1515-2015) e realizzato con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli e l’Instituto Cervantes, grazie al sostegno della LINVEA industria vernici e la Giovanna Izzo Restauri, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli. Alla presentazione hanno partecipato Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Maria Luisa Castro, direttrice dell’Istituto Cervantes, Fernanda Capobianco della Soprintendenza Belle Arti, Massimo Rosi, dell’Università Federico II di Napoli, Daniza Buonoscontro Scarano della Linvea. Nel corso dell’evento, per celebrare degnamente la ricorrenza del V centenario, si potrà assistere per la prima volta a Napoli allo spettacolo teatrale “Ahumada” ( da uno dei due cognomi di Teresa d’Avila), un percorso a due voci su testi di Teodorico Carbone particolarmente intenso ed evocativo per la qualità degli artisti (Arianna Ninchi e Francesco Carrassi) e le musiche di Gianni Mirizzi. Slide show fotografico e video proiezione a cura di Umberto T. Vocaturo. La ricerca di Umberto T. Vocaturo pare pervenire, attraverso esperienze già compiute certamente la sua arte fotografica nasce da un’idea di costruzione spaziale prossima ad un’astrazione espressionistica e spirituale. Su questo orizzonte di interessi estetici, l’artista opera nell’intento di dar vita a composizioni impostate con rigore e su valori spaziali oggi piuttosto inediti, talvolta ricercati nel ritmo impercettibile di contrasti cromatici e formali che si specificano in una sintesi di estremo equilibrio.

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L’atmosfera delle sue opere ci immerge nei silenzi dell’anima, dove l’autore racconta le emozioni cercando di arginare la loro urgenza che percepiamo. Con questo progetto Umberto T. Vocaturo ha saputo raccontare con grande maestria un pezzo di storia di Napoli . Un’occasione unica per recuperare quel particolarissimo e antico rapporto fra Napoli e Teresa, fra Napoli e la Spagna attraverso una delle massime figure della mistica cattolica di tutti i tempi. Un rilancio culturale ed ecclesiale di questa donna di Dio che alla metà del ‘500 lottò intelligentemente per l’identità e la dignità di tutte le donne, per la loro giusta collocazione sociale ed ecclesiale.

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L’ETA’ DELLA SAGGEZZA NELL’ERA DIGITALE DI SILVANA BUZZO PATUCCHI EDITO DA FRANCESCO BRIOSCHI EDITORE

Da fine maggio in tutte le librerie il nuovo libro di Silvana Buzzo Patucchi L’età della saggezza nell’era digitale (E se fossero gli anni più belli?), edito da Francesco Brioschi ​Editore. Una lucida e positiva analisi sulla società degli over 50 ieri, oggi e domani quella compiuta dall’autrice. Già soggettista e sceneggiatrice per molte fiction televisive ed esperta in materia di Diversità Sociale, l’autrice affronta con solerzia, ironia e distacco una acuta riflessione su un argomento che riguarda tutto l’occidente: l’allungamento della vita e la sua conseguenza inevitabile, la vecchiaia, tabù del nostro tempo, spazio della vita negato e temuto che è vietato nominare e che in molti Paesi è abolito dagli elenchi di parole utilizzabili su Internet perché causa di insuccesso garantito. Oscillando tra storia, società, culture e individui, la Buzzo usa linguaggi diversi e li incrocia per scuotere gli stereotipi accumulati sulla terza età, invitando a sorridere e ad attraversare questa fase con un po’ di leggerezza, ma soprattutto con coraggio e lasciando comunque – nonostante l’arduo e apparentemente fastidioso argomento – un buon sapore in bocca, poiché – come celebrava un noto spaghetti western con il compianto Giuliano Gemma – “chi ha paura muore un po’ tante volte, mentre chi non ha paura, muore una volta sola”.

Come dichiara la stessa autrice, “questo piccolo libro non pretende di fornire analisi storiche dettagliate, né di esplorare a fondo una condizione umana tanto complessa: assume punti di vista provvisori per mostrare un paesaggio; si propone di segnalare alcune zone del malessere privato nelle quali l’invecchiamento è solitudine e sgomento; cerca di mettere in guardia chi ancora pensa che si tratti di un accidente che capita solo agli altri; di indicare a chi ne ha ancora il tempo qualche soluzione già praticabile adesso; invita a vincere la riluttanza verso l’innovazione e a tenere conto che basta cambiare prospettiva per vedere il mondo con occhi diversi. Certo, non crediamo che esistano formule risolutive, ma sappiamo di trattare un argomento che interessa donne e uomini di qualsiasi età.” Dalla  generazione “young  old”  agli  “old  old”  (sopra  i  75  anni)  la  ricerca,  filtrata  da  una scrittura molto scorrevole e ricca di ragionamenti soggettivamente condivisibili, parte dall’indispensabile concetto di Percezione nel cambiamento degli stati d’animo, indipendentemente dalle trasformazioni della realtà, per poi interagire con i repentini e drastici  cambi  causati  dal  progresso  tecnologico.

Dalla  vita  alla  virtualità,  dallo smantellamento della struttura familiare tradizionale al recupero di se stessi nell’epoca del computer, l’anzianità viene ritratta come il periodo della raccolta, della panchina dopo la partita giocata, del tempo supplementare che offre l’ultima, ma anche forse la migliore occasione per vivere una vita ancora non interamente vissuta, un pezzo dell’esistenza in cui i doveri e le preoccupazioni lasciano posto alla voglia di fare ripartendo da se stessi: come il buon finale di un film che ribalta la storia, stupisce, diverte e fa dire “chapeau!”. Un libro essenziale, tenero e spietato che si interroga sul senso della vita nella nostra società liquida, scivolosa e creativa nella quale si può vivere e sognare a qualsiasi età.

Hanno detto del libro:

“Questo libro fa bene. Mi ha tolto la paura di vivere i miei prossimi 54 anni”.

“Impegnativo. Per andare fino in fondo ci vogliono coraggio, intelligenza e una buona dose di autoironia. “

“Risana le ferite, distende le rughe e fa venire voglia di cantare”

FRANCESCO BRIOSCHI EDITORE
via Santa Valeria, 3
20123 Milano
tel. 02.86915570 fax 02.86912126

Grande Successo di Pubblico per NAF – Napoli Arte Fiera

Si è conclusa lunedì 25 maggio NAF – Napoli Arte Fiera con il Patrocinio del Comune della Regione Campania e del Comune di Napoli presso i padiglioni 5 e 6 della Mostra d’Oltremare è stato un momento importante per la città di Napoli e per tutto il Mezzogiorno avere una fiera di arte contemporanea. Direzione Artistica di Sergio Radici. Fino questo momento Le fiere d’arte contemporanea si erano svolte in tutto il nord da Bologna a Torino, da Milano a Verona, con l’esperienza di Roma terminata qualche anno fa, dopo una manciata di edizioni. Poi c’è chi ama le sfide come l’Ente Fiera Promoberg di Bergamo, nato nel 1984 su iniziativa della locale Associazione Commercianti e oggi responsabile di una lunga serie di manifestazioni fieristiche, in diversi settori: educazione per l’infanzia, prodotti tipici agroalimentari, mobili e complemento d’arredo, arti manuali e creatività.

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E poi, naturalmente, arte moderna, contemporanea e alto antiquariato. Da Bergamo a Napoli che diventa capitale dell’arte contemporanea del Mezzogiorno d’Italia. Hanno partecipato alla kermesse 70 gallerie d’arte, provenienti da 44 provincie italiane in rappresentanza di 14 regioni italiane, con in testa per numero di presenze la Lombardia e la Campania. Come ci dice Sergio Radici “NAF è stata pensata quale insieme armonico, senza divisioni in settori, in cui le articolazioni tematiche hanno fornito al pubblico diverse opportunità per confrontare le molteplici anime dell’arte del Novecento e della produzione attuale. In questo modo i visitatori, grazie alle migliaia di opere di assoluta qualità esposte, sono stati i veri protagonisti di un viaggio che definire soltanto artistico è riduttivo: l’arte significa anche Storia, Cultura, partendo proprio dal Sud Italia e in particolar modo da Napoli”. Due eventi speciali hanno arricchito la fiera quello di Andy Warhol si potuto ammirare la serie “Ladies and Gentlemen” del 1975, due portfolio composti rispettivamente da 2 e da 10 esemplari che hanno per protagoniste le drag queen del nightclub newyorkese “The gilden grape”. Ma anche due Vanity portrait, ritratti su commissione di persone dello show-business o di privati, resi simili alle star di Hollywood e ai miti costruiti dai mass-media, realizzati in esemplare unico su tela, di grandi dimensioni, che riportano in auge un genere divenuto secondario, e che costituirà la maggiore fonte di reddito dell’artista.

L’altro evento opere inedite di Betty Bee, pensate site specific e presentate in un suggestivo allestimento insieme al video “Incantesimo lunare” da cui l’artista ha tratto dei frame fotografici in pezzo unico arricchito da un intervento pittorico. Betty Bee, ex bad girl dell’arte italiana è una donna più forte il suo lavoro è divenuto più maturo, in cui la forza ribelle di un tempo si tramuta in slancio emotivo, d’apertura e di riflessione.

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Biografia di Betty Bee

Nata a Napoli nel 1963, dove vive e lavora, Betty Bee è un’artista che difficilmente si lascia etichettare. Eterna bad girl, assolutamente singolare e stimolante, è dotata di una straordinaria delicatezza espressiva capace di riflettere sulla decadenza della rappresentazione delle arti visive utilizzando mezzi eterogenei come la fotografia, la performance, il video e la pittura. Negli anni ha creato una sigla stilistica inconfondibile, dove Arte e Vita si fondono continuamente, con un compiacimento ironicamente narcisistico che caratterizza le sue opere, nelle quali mostra una predilezione innata per la provocazione, il gioco, l’esibizione del corpo e delle sue ossessioni, infatuazioni, fantasie. Il corpo esposto, raccontato e trasformato, viene dissacrato e quindi  restituito ad una verità fisica ed emozionale, oggetto del desiderio e rappresentazione costante della sua incredibile molteplicità.
Ha esposto dal 1993 in poi, costantemente Italia e all’estero, riscuotendo sempre assoluto interesse e successo. Tra le altre al Palazzo Reale di Caserta 1995; Palazzo delle Esposizioni, Roma 1996; Centre for Contemporary Art, Amsterdam (Olanda) 1996; Castel Sant’Elmo, Napoli 1999; Rupertinum Museum, Salisburgo (Austria) 2000; Biennale Valencia (Spagna) 2001; Certosa di Padula, 2003; Maschio Angioino, Napoli, Nada Art Fair Miami (Usa), 2004; Pan Palazzo delle Arti Napoli, 2005; Chelsea Art Museum, New York (Usa) 2006; Maxxi di Roma, Palazzina Reale di Firenze, Festival di Ravello, 2007; Dorsky Gallery New York (Usa), Istituto Italiano di Cultura, New York (Usa) 2008; Religare Arts, Nuova Delhi (India),2009; Complesso del Vittoriano, Roma, Cam Casoria per la 54 Biennale di Venezia, Palazzo Zenobio Venezia 2011, Museo del 900 Milano 2013.

Il Museo MADRE aderisce al progetto nazionale Kid Pass Days: scopriamo insieme la città!

Domenica 31 maggio e Lunedì 1 giugno 2015 il museo MADRE di Napoli aderisce a “Kid Pass Days: scopriamo insieme la città!”, palinsesto di eventi family-friendly organizzato dal portale Kid Pass di cui fa parte il MADRE-Museo d’arte contemporanea Donnaregina, dal 30 maggio al 1 giugno nelle principali città italiane Roma, Venezia, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Trento, Perugia. Attività ludico-didattiche, laboratori, letture animate, visite guidate, spettacoli realizzati nei musei, nelle librerie, nei teatri, nelle biblioteche, nelle ludoteche per bambini da 0 a 12 anni. Una maratona di eventi che si concluderanno il 1 giugno, Giornata Mondiale dei Genitori, stabilita per la prima volta dall’ ONU nel 2013. I Kid Pass Days rientreranno, inoltre, nella programmazione delle iniziative per bambini accreditata da Expo 2015. Durante le tre giornate di eventi tutte le realtà coinvolte saranno invitate a condividere sui social network l’esperienza collettiva delle varie attività con l’hashtag #kidpassdays. Il museo MADRE partecipa a Kid Pass Days: scopriamo insieme la città! con le seguenti attività:

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Domenica 31 maggio, dalle ore 10:30 alle ore 13:00

Famiglia MADRE #2: Come un gioco per Famiglie!

Famiglia MADRE#2 è un progetto nato per avvicinare adulti e bambini alle mostre ed alle collezioni del museo. L’appuntamento di domenica 31 maggio (dalle ore 10:30 alle ore 13:00) è dedicato alla mostra dell’artista francese Daniel Buren, Come un gioco da bambini, lavoro in situ, 2014-2015, MADRE, Napoli – #1, che con questo intervento accoglie i visitatori nella grande sala al piano terra del museo, trasformata in un vero e proprio gioco di costruzioni a grandezza reale, un kindergarten (“giardino d’infanzia”) a dimensione ambientale ottenuto grazie all’assemblaggio di un centinaio di moduli di forme geometriche e colori diversi ispirati ai solidi del pedagogo tedesco Friedrich Wilhelm August Fröbel. Alla fine della visita, assistiti dagli operatori didattici del museo, i genitori e i bambini progetteranno e realizzeranno prototipi del proprio “giardino di infanzia” ideale.

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Lunedì 1 giugno (Giornata mondiale dei Genitori)

ore 10:00 – Giallo MADRE

ore 17:00 – Free MADRE

Doppio appuntamento per la Giornata Mondiale dei Genitori. Per i più piccoli età consigliata 5 – 9 anni, alle ore 10:00 GialloMADRE, laboratorio didattico gratuito per sperimentare insieme il colore come pratica attiva e partecipata: di sala in sala, i bambini e i ragazzi, con l’ausilio degli operatori didattici del museo, potranno rintracciare i colori primari – il giallo, il rosso e il blu – in ciascuna delle opere illustrate, associandoli a musica, immagini, movimenti o segni. Al termine della visita, i bambini realizzeranno una performance a colori ispirandosi alla varietà dei saperi appresi in relazione alla pluralità delle pratiche artistiche contemporanee. E, per i genitori, appuntamento alle ore 17:00 con FreeMADRE. assistiti da un operatore didattico, i genitori potranno esplorare e verificare temi, posizioni e linguaggi della contemporaneità attraverso metodologie di comunicazione a loro dedicate.

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MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina
via Settembrini 79, Napoli

Partecipazione gratuita (max 20 partecipanti), ingresso al museo gratuito, prenotazione obbligatoria al numero 081 19313016- 081 19313016.

Attività gratuita, ingresso al museo gratuito, prenotazione obbligatoria (max 50 partecipanti) al numero 081 19313016- 081 19313016.

PER FORMARE UNA COLLEZIONE PRESSO IL MUSEO MADRE

Si inaugurata venerdì 22 maggio, presso il Museo Madre la mostra Per_formare una collezione #4, a cura di Alessandro Rabottini e Eugenio Viola, capitolo conclusivo del progetto Per_formare una collezione, dedicato alla costituzione progressiva della collezione permanente del Madre. I progetti sull’ampliamento in corso della collezione del museo riprenderanno dall’autunno 2015, con nuove, ulteriori modalità d’intervento. Il progetto Per_formare una collezione – avviato nel 2013 – prende corpo sull’intero secondo piano del museo e in altri spazi dell’edificio, per approfondire la riflessione sull’identità e la funzione della collezione museale oggi, quale strumento di riflessione critica, educazione e narrazione multipla, cui sono chiamati a partecipare gli artisti e il pubblico, insieme a critici, collezionisti, galleristi e le altre istituzioni. La collezione del Madre si configura così come un’entità “per_formativa”, in divenire e progettuale, che definisce il museo non soltanto come spazio fisico ma anche come insieme di relazioni sociali e simboliche, di storie da raccontare e di possibilità da configurare. L’attenzione non è posta su un gruppo, un periodo storico o un area geografica specifici, quanto su artisti, opere e documenti che permettano, nel loro complesso, di ricostruire la storia e lo scenario delle avanguardie artistiche a Napoli e in Campania, storici crocevia negli ultimi cinquant’anni delle ricerche artistiche più autorevoli e più sperimentali, e di fornire una prospettiva sul presente, dotando il museo di una collezione al contempo radicata sul proprio territorio e attenta alle dinamiche della ricerca italiana e internazionale, e favorendo quindi un incontro fra linguaggi, media e artisti di generazioni, formazioni e provenienze diverse. Per_formare una collezione #4 conferma le due direttrici principali che la collezione del MADRE ha assunto in questi due anni. Se, da una parte, la collezione racconta la storia della cultura d’avanguardia,con particolare riferimento a quanto accaduto a Napoli e in Campania negli ultimi cinquant’anni – esplicitando il loro ruolo di storici crocevia delle ricerche più autorevoli in ogni campo della sperimentazione, dalle arti visive al teatro, al cinema, all’architettura, alla musica e alla letteratura – dall’altra essa esplora il presente e ipotizza il futuro, attraverso l’inclusione di artisti che rispondono con nuove opere a questa storia. Il percorso non è organizzato né secondo un ordine cronologico né in base un approccio geografico, bensì su un’organizzazione tematica delle sale, in modo che le opere e i documenti generino un dialogo fra linguaggi e pratiche di artisti appartenenti a generazioni, formazioni e provenienze diverse intorno a preoccupazioni comuni.

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In questo modo il museo MADRE si dota di una collezione al contempo radicata nel proprio territorio e attenta alle dinamiche della ricerca internazionale. Come in un finale aperto, il progetto è destinato a proseguire nel tempo, per esplorare sempre più il carattere per_formativo che la collezione esercita sull’identità e sulle funzioni del museo. In particolare, presso l’area del mezzanino , si costituisce il nucleo in progress della collezione di opere video del museo, mentre le aree del secondo cortile e del terrazzo ospitano il nucleo in progress della collezione di sculture all’aperto. Al secondo piano il percorso della collezione si articola in sale in cui le opere, pur nell’autonomia delle singole pratiche artistiche, sono allestite secondo aree tematiche, fra loro integrate: l’opera come azione partecipata e simbolica (a partire dall’incipit La Rivoluzione siamo noi, 1971, di Joseph Beuys, sintesi stessa della collezione del MADRE); il ruolo della parola e del linguaggio nello spazio fisico e sociale; la progressiva teatralizzazione dell’opera, nelle relazioni fra arti visive, performance e teatro; le pratiche della scultura e della pittura in relazione all’affermazione delle ricerche di Fluxus, Arte Povera e Neo-Avanguardie processuali e concettuali degli anni Sessanta e Settanta, fino al ritorno alla pittura e la riscoperta di elementi come tradizione, folklore e manualità all’inizio degli anni Ottanta, presagio di un possibile arcaismo contemporaneo opposto al dominio digitale; il ruolo della Storia in un sistema dell’arte sempre più connesso e comparativo; le relazioni fra arte, architettura e design, in particolare in relazione alle forme radicali che ripensano il nostro vivere collettivo; l’auto-rappresentazione dell’artista, la sua multiforme mitologia e mitografia contemporanee. In occasione di quest’ultimo capitolo, e in attesa dei futuri progetti sul tema della collezione museale, la collezione del MADRE si arricchisce di opere storiche e di nuove commissioni di: MarinaAbramović, Getulio Alviani, Giovanni Anselmo, Richard Artschwager, Renato Barisani, Bill Beckley, Bianco-Valente, Agostino Bonalumi, James Lee Byars, Pier Paolo Calzolari, Capri. Un pretesto, Carter, Danilo Correale, Tony Cragg, Riccardo Dalisi, Berlinde De Bruyckere, Giuseppe Desiato, Bruno Di Bello, Gabriele Di Matteo, Jimmie Durham, Falso Movimento, Lucio Fontana, Gilbert&George, Liam Gillick, Dan Graham, Gruppo XX, Judith Hopf, Thomas Houseago, Mimmo Jodice, Ilya&Emilia Kabakov, William Kentridge, Anselm Kiefer, Christian Leperino, Nino Longobardi, Francesco Lo Savio, Léa Lublin, Urs Lüthi, Luigi Mainolfi, Piero Manzoni, Giuseppe Maraniello, Raffaela Mariniello, Allan McCollum, Fausto Melotti, Mario Merz, Hidetoshi Nagasawa, Roman Ondák, Luigi Ontani, Operazione Vesuvio, Gina Pane, Luca Maria Patella, Manfred Pernice, Pino Pinelli, Robert Rauschenberg, Paolo Scheggi, Markus Schinwald, Lorenzo Scotto Di Luzio, Cindy Sherman, Ettore Sottsass, Ettore Spalletti, HaimSteinbach, Hiroshi Sugimoto, Superstudio, Ernesto Tatafiore, Eugenio Tibaldi, Andy Warhol, Franz West. Carlo Alfano, Carl Andre, Joseph Beuys, Tomaso Binga, Lino Fiorito, Allan Kaprow, Joseph Kosuth, Living Theatre, Julian Beck, Fabio Donato, Mario Franco, Arrigo Lora Totino, Tim Rollins and K.O.S, Lawrence Weiner. Vincenzo Agnetti, Robert Barry, Alighiero Boetti, George Brecht, Jeremy Deller, Piero Gilardi, Douglas Huebler, Emilio Isgrò, Maria Lai, Gino Marotta, Giuseppe Penone, Gianni Pisani, Giulia Piscitelli, Michelangelo Pistoletto, Teatro Spazio Libero, Mario Garcia Torres, Eulalia Valdossera, Gilberto Zorio. Vito Acconci, Marisa Albanese, Gianfranco Baruchello, Henri Chopin, Francesco Clemente, Tony Cragg, Robert Filliou, Cyprien Gaillard, Mark Manders, Marisa Merz, Dennis Oppenheim, Nam June Paik, Perino & Vele, Gianni Piacentino, Vettor Pisani, David Robbins. Francis Alys, Antonio Biasiucci, Lawrence Carroll, Roberto Cuoghi, Giulio Delve’, John Henderson, Shirin Neshat, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Pádraig Timoney. Alle precedenti acquisizioni e donazioni, in occasione del progetto Per_formare una collezione #4 , tre nuove donazioni si aggiungono alla collezione del museo. L’opera di Danilo Correale, The Game, realizzata in occasione della XIV edizione del Premio Ermanno Casoli e prodotta dalla Fondazione Ermanno Casoli è stata donata alla collezione del museo dall’artista. L’opera di Christian Leperino, The Other Myself, è l’opera vincitrice della 1° edizione del contest per giovani autori Show_Yourself@Madre, promosso dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli nel 2014. L’opera di Raffaela Mariniello, Still in Life, 2014, realizzata come reazione all’incendio di Città della Scienza, e presentata in occasione della mostra Messa a fuoco presso il Padiglione Marie Curie di Città della Scienza nella primavera del 2015, è stata donata alla collezione del museo dall’artista. Come ci dice Il direttore Andrea Viliani: “E’ il nostro archivio di idee che condividiamo con la città” Questa collezione è un po’ il nostro archivio di idee che condividiamo con la città, una vera e propria “mostra sull’idea di collezione”, un percorso nato dal desiderio di condividere l’identità e la funzione del museo oggi, quale strumento di riflessione critica, educazione e narrazione multipla, a cui abbiamo chiamato a partecipare gli artisti, i collezionisti, i galleristi, i critici, le istituzioni e il pubblico. Tutto questo è Per_formare una collezione, il progetto in progress che abbiamo avviato nel 2013, insieme ai due curatori Alessandro Rabottini ed Eugenio Viola, e che oggi giunge al capitolo conclusivo”. Con queste parole il direttore del MADRE Andrea Viliani ha presentato alla città la ricostituita collezione del museo di arte contemporanea di Napoli che quest’anno compie 10 anni. Più di 350 tra opere e documenti presenti nelle 19 sale del secondo piano ma anche in altri spazi del museo, come i cortili, le scale, il terrazzo e il mezzanino, quest’ultimo dedicato al primo nucleo della collezione video, con opere realizzate per il Musseo MADRE da artisti come Marinella Senatore, Marisa Albanese e David Robbins. Mentre Il presidente della Fondazione Donnaregina Pierpaolo Forte: “Capolavori che parlano ad ognuno di noi Una collezione diffusa, frutto di due anni e mezzo di lavoro, a cura del Dipartimento di ricerca del MADRE, guidato da Vincenzo Trione con Alessandra Troncone e Olga Scotto di Vettimo. Oggi per noi è un giorno speciale per Napoli, la Campania per la conclusione di un percorso in cinque tappe con opere che hanno una stretta connessione con il territorio, che raccontano la storia dell’arte contemporanea negli ultimi cinquanta anni, partendo da Napoli e ritornando a Napoli, perché tutta l’arte internazionale in qualche modo è passata da qui, una collezione che parla della nostra storia e quindi parla ad ognuno di noi”. “Napoli è stata sempre un crocevia delle arti – hanno spiegato i due curatori Eugenio Viola e Alessandro Rabottini – dall’arte povera alla pop art, dall’avanguardia all’arte concettuale, dal cinema al teatro passando per l’architettura. Questa collezione mette in relazione passato e presente, grandi personalità dell’arte e giovani emergenti che dialogano nelle stesse sale, suggerendo così anche un’idea sul futuro dell’arte”. “Mi auguro che chiunque venga dopo di me abbia cura di questo museo e rispetti il lavoro certosino realizzato dal direttore Viliani, scelto con un concorso internazionale” ha ricordato l’assessore alla Cultura della Regione Campania, Caterina Miraglia. Delle 95 opere dei 60 artisti che compongono Per_formare una collezione #4, molti sono comodati a lungo o a lunghissimo termine. Non mancano anche le donazioni di giovani artisti.

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Madre — Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina
via Settembrini 79, 80139 Napoli
Orari: Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato 10.00 ⋅ 19.30 — Domenica 10.00 ⋅ 20.00
La biglietteria chiude un’ora prima / Martedì chiuso
Intero: € 7.00
Ridotto: € 3.50
Ridotto gruppi prenotati: € 4.00
Lunedì ingresso gratuito

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DONNE MALEDETTE DI MARIA GRAZIA DE CASTRO PRESSO ARTE – STUDIO GALLERY DI BENEVENTO

Giovedì 28 maggio 2015 alle ore 18.30 , presso Arte/Studio – Gallery di Benevento verrà presentato il libro “Donne Maledette” di Maria Grazia De Castro. In concomitanza con la mostra “Venti di Olanda” dell’artista Enzo Navarra, inaugurata il 15 maggio 2015 con testo critico di Massimo Bignardi si potrà visitare fino al 2 giugno 2015. La pubblicazione, edita da “Milena 2015”, sarà illustrata dalla giornalista, dott.sa Annalisa Ucci. Donne Maledette è una storia ambientata in una Parigi a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, nel contesto sociale e familiare piccolo borghese, il cui peggior vizio è l’ipocrisia. Protagoniste sono le donne. Due sorelle sventurate e sensibili, circondate da altre donne: una nonna anaffettiva, una suocera invadente e una pletora di nevrotiche ossessionate dall’apparenza. Le figure maschili fanno da sfondo e, proprio per questo, risultano marginali e indefinite. La verità che si mostra agli occhi della sorella minore è mistificata, ma l’autoinganno forse è una delle forme più insidiose di manipolazione della verità e dei fatti. Sorprendentemente (ma non troppo) nel finale sarà un’altra donna a dare forma a una nuova verità, diversa da quella di facciata e proprio per questo inaspettata. Come ci dice Annalisa Ucci : “All’interno di brevi capitoli sono racchiuse descrittive peculiarità narrative che lasciano respirare gli odori di Parigi, di quella casa in via glycine punto di incontro tra il passato ed il presente, di quelle feste eccessive quanto ridicole composte di volgare apparenza, chiacchiericcio ipocrita e maleducato, di musica da camera e sfarzo nell’arredo. Ma gli stessi capitoli svelano anche una società corrotta dal denaro, abbattendo ogni forma di classismo sociale, svelano l’amore non più sentimento di unione, ma un alibi dietro cui nascondersi ora per raggiungere i propri obiettivi, ora per celare verità scomode. Esse, già di per sé femminili, andranno a definire meglio le difficoltà di una storia difficile, scissa e necessariamente soppressa dall’amore, o quello che per accezione viene definito tale. Una breve ed intensa lettura che è anche delicatamente attenta alla descrizione di piccoli particolari di paesaggi, usi e costumi parigini, tali da lasciare la mente in quelle strade di Francia, respirando un’atmosfera quasi surreale, raffinata ed elegante, inebriante. Uno stile semplice e di gusto, una narrazione che coglie la vicenda nei suoi momenti essenziali, pulita ed invitante che ricorda molto la scrittrice francese Irène Némirovsky”.

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Art/ Studio Gallery

Via Sant’Agostino, 15 Benevento

Donne Maledette di Maria Grazia De Castro

Inaugurazione 28 maggio alle ore 18.30

La galleria resterà aperta, martedi e giovedi dalle ore 17,00 alle 19,00 e, per

appuntamento: 3339242084 E-mail: artestudio-gallery@virgilio.it; contatti fb:

artestudio-gallery Benevento –

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO “OLTRE LO SGUARDO” DI LUCIANA LATTE PRESSO IL PAN

Martedì 26 maggio alle ore 18.30 verrà presentato il libro fotografico “Oltre Lo Sguardo” di Luciana Latte con il Patrocinio del Comune di Napoli Assessorato alla Cultura presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. L’evento è stato realizzato dalle associazioni LA TUA VOCE ONLUS di Roberto Pisacane e Flora Sasso E TI PORTO IN AFRICA di Vincenzo Mallamaci. Attraverso le immagini, l’Africa parla col suo caldo, i suoi colori, i suoi odori e i suoi bambini: il loro sorriso nonostante la povertà, la loro semplicità fatta di rapporti umani, sensazioni, emozioni. La loro gioia nonostante le difficoltà. Oltre Lo Sguardo ci porta all’essenza della vita.

Retro copertina

Un viaggio al di fuori di noi stessi dove l’Io si fonde nel Tu nel bisogno di amore e solidarietà. Si soffre insieme, si gioisce insieme e la vita di ognuno acquisisce un senso. Semplicemente quando amiamo ci sentiamo bene. “Siate innamorati, siate curiosi, siate creativi” le tre regole di Luciana Latte che stanno alla base dei sui lavori fotografici e del libro “Oltre lo Sguardo”. Le missioni in Costa d’Avorio, tra i più poveri della terra, con i clown dell’Associazione “La tua voce Onlus” capitanati dalla Dott.ssa Flora Sasso che hanno prodotto questo secondo libro fotografico. Interverranno i seguenti relatori : Antonio Scolamiero- Giornalista Corriere del Mezzogiorno, Vincenzo Mallamaci- Specialista in Cardiologia e Malattie della Circolazione, LA TUA VOCE ONLUS di Roberto Pisacane e Flora Sasso , E TI PORTO IN AFRICA di Vincenzo Mallamaci. Come ci dice Luciana Latte : “ Siamo partiti. I ragazzi sono entusiasti ma non sanno ancora cosa significa. Si è vero sono anni che partecipano come missionari tra Napoli ed altri paesi, ma l’Africa ha il suo fascino, i suoi odori, i suoi colori, i bambini, i miei INNOCENTI. Ciro è un chiacchierone. E’ seduto di fianco a me ed è anche lui intento a scrivere le sue impressioni iniziali… Gli ho scattato una foto, ovviamente mi ha chiesto di vederla…sorrido. Che sfizio c’è se vedi tutte le foto mentre le scatto! Flora e Rosa sono sedute avanti, non so di cosa confabulino di sicuro hanno mangiato il pasto buonissimo  che la Tuniseair ci ha riservato. Sorvoliamo la Tunisia, l’Africa è vicina. Scendiamo, sento il caldo che bacia la mia pelle. È un caldo che finché non si è in Africa non lo si comprende. Ti muovi lentamente con la speranza di non sprecare energie. Sento già tutto. Non ho visti le lucine del Benin.  Abidjan è una grande città, l’impatto è diverso. Nessuno di noi quattro parla francese. Il generale, ex aviatore, ci ospita. Quattro donne ci servono. Anche qui la considerazione della donna è la stessa come per il resto dell’Africa. Non siedono al tavolo con noi.

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Un silenzio piomba sulla tavola. Il generale chiede se qualcuno parla la sua lingua, ci scambiano due convenevoli tra inglese, francese ed italiano. Finalmente a letto, siamo stravolti. In Benin l’autista dice sempre “je  vien”… E cosi qui. Dopo una colazione napoletana, rinuncio a tutto tranne al caffè. Aspettiamo. Vivo un’Africa diversa con Flora, fatta di sorrisi ed allegria e balli. Oggi ho assistito ad una danza tribale ed il capo villaggio ci ha regalato in segno di amicizia una capra ed una quantità infinita di banane. Ci chiediamo sempre perché questo popolo africano con tutti gli aiuti che riceve, non cambi. A volte penso sia il caldo che li rallenta in tutto. Siamo qui da 4 giorni ed oggi sono lenta molto lenta anche io. Quando non ti senti bene in Africa vai subito nel pallone e pensi’ “avrò beccato la malaria, oppure ho mangiato o bevuto qualcosa che mi ha portato qualche infezione intestinale”. Magari è semplicemente stanchezza. La stessa che viene nella nostra terra. Ma qui è tutto diverso. Sono due giorni che siamo senza acqua. Bisognerebbe sempre avere uno scopo iniziale prima di venire in Africa. Fare un programma di quello che potrebbe essere utile anche ai pochi che si decide di aiutare. Non ha senso entrare in questo paese con doni, soldi, medicine. È un popolo che va aiutato ma anche e soprattutto educato. Rispettando sempre le loro tradizioni. Mi hanno chiesto se ritorno ed insegno inglese ai bimbi della scuola del villaggio. Penso che ritornerò con questo scopo. Oggi in un villaggio ci hanno dato i nomi africani; Io sono Ama Agiumani. Flora è Amatamia, Rosa è Kussiakuma e Ciro Yahoo Abyssa Felix. Le manifestazioni di affetto che stiamo ricevendo sono tantissime ed inaspettate. Ogni villaggio ha un dono per noi anche se noi siamo solo in visita senza soldi e doni per loro. I capi villaggio ci accolgono ed ognuno di loro effettua il rito in segno di amicizia per noi. Versano dell’acqua ai nostri piedi bagnando la terra ci fanno sentire a casa loro e ci donano una bottiglia di rum. Oggi in dono abbiamo ricevuto anche degli sgabellini fatti a mano di legno. Siamo diventati i regnanti di Kounfao. Siamo i Bronikoko(uomo bianco) dei villaggi…Siamo senza luce, senza acqua, i topini appena nati che gironzolano per casa e tanti insetti enormi di cui non conosciamo il nome, ma siamo felici. Con tutti i disagi, noi siamo felici. Percorro  la casa gridando “Etienneeeee le eau”, Etienne l’acqua) lui sorride e mi fa capire che sono in Africa devo lavarmi alla loro maniera. Ho pianto. Erano lacrime di gioia. Ad un bimbo è stato dato il nome Florant in onore di Flora che è venuta a donare un semplice sorriso. Era emozionata anche lei. Siamo stati ospitati nella piccola e scabra casa del villaggio dei genitori del piccolo Florant. I ragazzi erano sorpresi. Un letto matrimoniale era l’unica cosa nella stanza e vestiti appesi su di un filo di cotone doppio, sporco, con tanti nodi.. Cinque figli. La cucina? Non c’è in Africa. Spesso la sera sediamo fuori. In lontananza vediamo del fumo tra le montagne colorate di verde. Sono i fuochi delle cucine africane, i carboni ardenti dell’Africa. Piove. Ecco perché le strade sono dissestate. Maledetta pioggia. I bimbi si lavano ed aspettano la pioggia per sentire l’acqua fresca, pulita, scorrere sulla loro pelle. Siamo stanchi. Muti in macchina, nessuno parla. Non so se è vera stanchezza oppure tristezza perché siamo pronti a rientrare in Italia”.

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PAN- Palazzo delle Arti Napoli

Oltre lo Saguardo di Luciana Latte

Martedì 26 maggio alle ore 18.30

Info e Contatti : +39 081 7958651; +39 081 7958634
Per Info:
Ufficio Stampa
info.theinnocent@gmail.com
+39 338 8099737