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Mulieres – a Salerno le Donne di Manara

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Al Palazzo Fruscione di Salerno fino al 7 marzo sarà visitabile la mostra antologica dedicata alle donne dell’artista fumettista veronese Milo Manara.

Tra le opere esposte c’è anche un omaggio a Tortula de Ruggero, dottoressa salernitana vissuta nel XI secolo.

La mostra è divisa su tre livelli. I fumetti di Milo Manara sono rivolti ad un pubblico adulto dove si raccontano le storie delle “gatte felici” come le definiva Ugo Pratt, Le sensualissime donne di Manara non sono donne mortali, ma destinate all’immortalità nella loro bellezza.

Prodotto da Comicon Salerno.

ORARI: 
dal Mercoledì al Venerdì 17:00 / 21:00
Sabato e Domenica 11:00 / 13:00 – 16:00 / 21:00
Lunedì e Martedì: CHIUSO
 

PREZZI:
Intero – 5,00 €
Ridotto – 3,00 € (per scuole*, under 12 e over 65)
Gruppi – ogni 10 persone, 2 ingressi omaggio
Gratuito – per bambini sotto i 6 anni e per i portatori di handicap motori visibili ed il loro accompagnatore

La nostra recensione:

CineAperitivo con il regista William Brown e la proiezione del suo film En Attendant Godard, omaggio al grande regista di Fino all’ultimo respiro.

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Si inaugura sabato 28 febbraio alle ore 19:30 presso la sede di CinemAvvenire a Roma il CineAperitivo con il regista William Brown, che presenta il suo film En Attendant Godard , interpretato da Alex Chevasco, Hannah Croft e Kristina Gren. L’evento è organizzato dall’associazione culturale Kilab in collaborazione con l’Overlook Film Festival. Come in un tour de force attraverso alcuni dei lavori del regista francese Jean-Luc Godard, il film racconta una storia hard-boiled e sfrenata, basata sui solitari personaggi di Alex (Alex Chevasco) e Annie (Hannah Croft). I due partono alla ricerca di Godard che il giovane ritiene essere suo padre, imitano scene e situazioni, ma si ritrovano sulla coscienza un duplice omicidio e un ménage à trois.

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Un omaggio divertente a uno dei più grandi geni del cinema realizzato a budget zero, un’indagine critica senza la necessità di essere iper-intellettuali o maniaci della Nouvelle Vague, perché, come sostiene lo stesso Godard, “tutto ciò che serve per realizzare un film sono una ragazza e una pistola”. Il regista e autore William Brown, insegna cinema presso la Roehampton University di Londra, dove ha introdotto nei suoi corsi moduli di Digital Cinema e Guerrilla Filmmaking. Tre volte laureato presso la Oxford University di Londra, successivamente a En Attendant Godard ha prodotto e diretto Common Ground (2012) e China: A User’s Manual (2012). Kilab è un’associazione culturale che nasce con lo scopo di creare connessioni tra artisti, creativi e makers per la diffusione di percorsi artistico-culturali. Kilab si propone come promotore di contesti in cui la creatività possa accadere e farsi conoscere divenendo motore di cambiamento.

Per maggiori informazioni:
www.kilab.co
info@kilab.co
cell: 349 7192216- 349 7192216
www.cinemavvenire.it
info@cinemavvenire.it
tel. 06 44362602- 06 44362602

Giovanni Cardone

GIOVANNI GAGGIA IN INVENTARIUM PRESSO PALAZZO COSTANTINO – DI NAPOLI PALERMO

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Si inaugura venerdì 27 febbraio la mostra “ Inventarium “ di Giovanni Gaggia a cura di Serena Ribaudo . La mostra si potrà visitare fino al 31 marzo 2015. Essa vuole essere un momento meditativo sulla Strage di Ustica in una collaborazione itinerante tra Palermo e Bologna. In collaborazione con la Galleriapiù di Bologna e con il Patrocinio dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo. Nel contempo si svolgerà l’incontro dal titolo “L’Arte come linguaggio della Memoria” che si avvarrà della presenza della Presidentessa dell’Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica, l’ex senatrice Daria Bonfietti, e dei Parenti delle Vittime. Il vernissage di Inventarium prevede anche la presentazione del catalogo della mostra collettiva Anima Pura. Dialogo tra Sacralità e Contemporaneità che ha avuto luogo proprio a Palazzo Costantino-Di Napoli nel Luglio 2014. Lo Spazio Canto 217è allogato nella prestigiosa cornice di Palazzo Costantino-Di Napoli, apre al pubblico inaugurando una serie di eventi culturali sotto la direzione artistica di Giacomo Rizzo e proponendosi l’obiettivo di convogliare alcune delle più interessanti realtà nazionali contemporanee. Da anni i marchesi  Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e Cesira Palmeri di Villalba, in parallelo alle loro attività museali tra Roma, Cosenza e Rende, hanno avviato anche a Palermo un’intensa attività culturale. I loro palazzi storici, i cui progetti di recupero si sono impantanati nella burocrazia per i palazzi di Napoli e Costantino la concessione edilizia è stata richiesta l’11 dicembre 2003 e rilasciata il 7 maggio 2007 sono divenuti luoghi creativi di espressione ed interpretazione del nostro tempo. I palazzi Di Napoli e Costantino ai Quattro Canti sono da anni scenario di eventi per Santa Rosalia; palazzo San Giuseppe in via Sant’Agostino è residenza e laboratorio di artisti; palazzo Oneto di Sperlinga in via Bandiera luogo di performance; la sconsacrata chiesa del Giglio è divenuta spazio spirituale in senso libero e laico, distaccato dai dettami delle religioni, con “la gabbia d’oro” arte e meditazione sono interpretate da Alfredo Pirri.  Inventarium come “storia di parole e di cose, parole come cose. Prove, testimonianze. Trovate, enumerate, registrate. Sommerse e salvate, archiviate”.  E’ dalle fondamentali pagine del Libro della Memoria che Giovanni Gaggia, la cui ricerca artistica si dispiega in una molteplicità di espressioni,  diparte per la strutturazione di questa sua “grammatica della memoria”, generando connessioni di persone, cose, pensieri. “Le cose, testimonianze della vita delle persone. Gli oggetti sono tracce. Segni di una presenza. Impronte. Gli utensili, il valore d’uso delle cose” Gli oggetti del vissuto riemergono prepotentemente per trasfigurare in icone sacre ed inattingibili, monumenti alla meditazione sugli umani destini.

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Nello stesso clima di sospensione si inserisce la performance di Giovanni Gaggia il quale inizia il suo evento poietico e performativo a Palermo per completarlo simbolicamente a Bologna, città da cui è partito il volo della morte: nella Gallleriapiù  (Oltredimore) verrà portata a termine l’incompiuta di Gaggia nel giorno del 35° anniversario della Strage. Diremmo quasi un’inversione di rotta dove Palermo diviene il trampolino di lancio della speranza: invece di tragica destinazione di non-arrivo, la città siciliana è luogo di partenza per un’opera che vedrà il suo completamento nella galleria bolognese diretta da Veronica Veronesi che ha offerto l’ospitalità e la disponibilità alla diffusione di contenuti altri di cui l’arte si fa espressione nel suo significato universale.

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Biografia

Giovanni Gaggia nasce a Pergola (PU) nel 1977 dove attualmente vive e lavora. Nel 2008 fonda Sponge ArteContemporanea assumendone la direzione artistica. L’opera di Giovanni Gaggia è fondamentalmente ricerca d’equilibrio fra azione performativa e disegno. Sono questi i luoghi in cui la sua poetica, sempre e comunque aderente alla fisicità del corpo, è andata definendosi negli anni. In particolare essa si è concentrata sull’immagine del cuore; un cuore anatomico e carnale, protagonista di alcune azioni dal grande impatto emotivo alle quali è seguita una ricerca più delicata, seppur ugualmente potente, evidenziata dalla recente dedizione al ricamo. Identità, ritualità, sacrificio e condivisione sono gli elementi cardine delle performance, tutte caratterizzate da intense interazioni con l’altro. In esse le identità in gioco subiscono contaminazioni reciproche che rimandano a rituali sciamanici ed iniziatici dove a mutare è lo spirito più profondo dell’essere umano. Il contenuto delle azioni ed i richiami al sacrificio possono essere visti, quindi, come metafora di liberazione e come epifania dell’anima. Tra le sue personali si ricordano: 2014 – Centrum Naturae (doppia personale), a cura di Roberto Paci Dalò, Scalone Vanvitelliano / Chiesa della Maddalena, Pesaro. Et Curis (doppia personale), a cura di Loretta Di Tuccio, intervento critico Fabrizio Pizzuto, galleria Rossmut, Roma. 2013 – Sic Dulce Est, a cura di Cristina Petrelli, Palazzo di San Clemente / Archispazio, Firenze. 2012 – Where is your brother? (doppia personale) a cura di Davide Quadrio e Studio Rayuela (Flavia Fiocchi e Francesco Sala) SpongePill-Casa Déclic / Guastalla Pilates, Milano. 2011 – I need you a cura di Claudio Composti, Spazio NovaDea, Ascoli Piceno / Corpo fisico, corpo etereo (doppia personale), a cura di Roberta Ridolfi, Factory – Art gallery, Berlino – Germania. 2008 – Aforismi Simpatetici, a cura di Chiara Canali, Museo dei Bronzi Dorati, Pergola (PU) . 2007 – Di spirito e di Carne, testo critico di Roberta Ridolfi, Factory-Art gallery, Trieste.

Palazzo Costantino Di Napoli

via Maqueda 217, Palermo

Giovanni Gaggia INVENTARIUM

dal 27 febbraio al 31 marzo 2015

apertura

Orari da lunedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00 e su appuntamento

Info:

Giacomo Rizzo Serena Ribaudo

info@giacomorizzo.it serena.ribaudo@hotmail.it

347 1243787 392 2205819

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Italiano Medio, recensione due… la vendetta…

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Italiano Medio è un film di Maccio Capatonda, nome d’arte di Marcello Macchia, la storia del film è stata tratta da un trailer-parodia, sempre di Maccio, che imita il film Limitless del 2012. Dal trailer Maccio ha creato il film, cosa alquanto strana perché di solito è il contrario si ha prima il film e poi il trailer, però rispecchia il suo stile, il film diciamo che come il trailer è una parodia di Limitless gestita interamente da Maccio che è il protagonista regista e sceneggiatore. Però non dovete pensare ad una volgare imitazione perché non è cosi, Maccio riesce a rendere ogni scena divertente e anche un poco surreale, è un film che a parere mio va guardato anche se può sembrare demenziale però la capacita di Maccio è proprio quella di riuscire a far trapelare un significato da una parodia che sembra non avere senso, si potrebbe dire che il film si conclude con un colpo di scena e solo alla fine si capisce il suo significato. Gli attori sono i soliti che Maccio utilizza anche nella sua serie tv “Mario”. La trama consiste nel protagonista Giulio Verme che cresciuto con dei genitori teledipendenti che non l’hanno mai considerato inizia a provare un odio profondo per la TV e tutto quello che a essa è collegato diventa un ambientalista, animalista e vegano, cerca di salvare il mondo e odia ogni tipo di spreco. Inizia tutto con Giulio che si batte per salvare un bioparco che doveva essere raso al suolo per creare un zona residenziale, però anche se si impegna insieme ad un gruppo di ambientalisti non riesce nel suo intento, poi incontra il suo vecchio amico che gli da un pillola che fa utilizzare solo il 2% del cervello, Giulio cambia comportamento e diventa menefreghista, non vi racconto il continuo per non rovinarvi la visione, vi consiglio di vederlo se volete rilassarvi, distrarvi e farvi due risate. Il film in conclusione è bello però non si può definire un capolavoro.

Il mio voto è un 7.

Kick Ass – Chi non vuol essere un eroe!

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Da piccoli tutti noi abbiamo un sogno: essere dei supereroi! Chi non ha mai visto Superman e nel suo piccolo ha sperato di poter avere una forza disumana e il potere di volare, o ancora quando Sam Raimi ha diretto la trasposizione di Spider-Man sfido chiunque a non aver pensato di prendere i superpoteri dell’uomo ragno. Allora “Perché nessuno vuole diventare un supereroe?” è questa la domanda alla base di Kick Ass, film del 2010 diretto da Matthew Vaughn. Il film è la trasposizione cinematografica dei fumetti di Mark Millar.

Protagonista del film è Dave Lizewski, interpretato dal giovane Aaron Johnson. Dave è un liceale come tutti, non è bravo nello sport, non è bravo a scuola e il suo unico potere è risultare invisibile alle ragazze e soprattutto a Katie Deauxm. Lui con i suoi due amici Marty e Todd è un appassionato di fumetti, soprattutto quelli riguardanti i super-eroi. Un giorno dopo essere stato derubato da due malviventi decide di comprarsi un costume da sub e di combattere la criminalità con due manganelli, facendosi chiamare Kick Ass. Un giorno mentre sta tornando a casa incontra due malviventi, che lo avevano derubato, mentre stavano rubando un’auto, decide allora di indossare il costume, la maschera e presi i manganelli prova a dargli una lezione. I due ladri, però, lo accoltellano e mentre Dave si dà alla fuga, viene investito da una macchina. In ospedale gli vengono messe delle placche di ferro vicino tutte le ossa rotte e grazie a un’operazione non è più in grado di sentire dolore. Torna nei panni di Kick Ass e durante una ronda salva un uomo da un pestaggio, un ragazzo che passava di lì lo vede, registra il video con il cellulare e lo posta su internet, diventando un fenomeno mediatico. Durante la sua seconda ronda in forte svantaggio numerico viene salvato da Hit-Girl, che con una lancia doppia ammazza e deruba tutti i malviventi. Hit Girl non è sola a guardarle le spalle ci pensa suo padre Big Daddy. Entrambi interpretati rispettivamente da Chloë Moretz e Nicolas Cage. I due allora tornano a casa di Dave dove gli spiegano che loro sono una sorta di vigilanti che lo ammirano. Dave però non sa che il loro obbiettivo è Frank D’Amico un boss della mafia. D’Amico pensa che sia Kick Ass che uccide i suoi uomini e grazie all’aiuto del figlio decide di eliminarlo, trasformando suo figlio Chris in un super-eroe chiamato Red Mist. Inizia così una sorta di lotta tra bene e male che vedrà al centro proprio Kick Ass.

Sono ritornato con la seconda recensione, inizio con il dire che la regia e molto semplice con cambi di inquadratura poco frequenti, e telecamere sempre al punto giusto. In molti film del genere troviamo un regista che con cambi frequenti e tempi di ripresa molto corti non riescono a far capire nulla allo spettatore soprattutto le scene di azione. Matthew Vaughn, invece, riesce a portare tutto il film in piano comico senza però mai essere demenziale. Anche gli effetti speciali sono sopra le righe ma contestualizzati con il film non sono poi così brutti. L’approccio delle telecamere con l’ambiente e coni protagonisti sono stati diretti in modo molto valido. La sceneggiatura è quasi simile al fumetto, con qualche cambio che non farà rimpiangere gli amanti del fumetto originale. Il montaggio in prevalenza è semplice con qualche flashback che sono messi al punto giusto. La fotografia è semplice, ma sempre in linea con il film. La colonna del film rende valide alcune scene epiche come l’ingresso di Hit Girl nel palazzo di Frank D’Amico dove uccide molti dei suoi uomini. Lascio per ultimo sempre il discorso sugli attori, tutti molto bravi e mi hanno convinto, ma va elogiata Chloë Moretz nel ruolo di Hit Girl, giovanissima, con un gran potenziale ma soprattutto bravissima a recitare e combattere sul set, e credo fortemente che sia la colonna portante di tutto il film. Nicolas Cage un po’ sprecato in questo film visto che non fa una grande interpretazione. Ci sono durante il film diversi riferimenti a Batman, come il costume di Big Daddy o il segnale luminoso che viene citato da Hit Girl per scherzare. Un altro riferimento è preso dal film di Spider Man: “Da nessun potere non deriva nessuna responsabilità”.

Oggettivamente Kick Ass non è una meraviglia, non eccelle in niente ma, tutto, è di una buona qualità. Il film in se per se mi è piaciuto un sacco, mi sono divertito a vedere Hit Girl uccidere i cattivi, mi sono divertito a vedere Kick Ass che viene picchiato e mi sono certamente divertito sentire i discorsi di Dave. Il film è da vedere, non è di certo un film sui super-eroi come siamo abituati noi a vederlo ma so che durante le due ore di film non ci si annoia mai!

VOTO SOGGETTIVO 8/10

VOTO OGGETTIVO (REGIA, SCENEGGIATURA ECC.) 6/10

 VOTO COMPLESSIVO 7/10

Dottor Spock: morto Leonard Nimoy, l’attore di Star Trek. Aveva 83 anni



Leonard Nimoy, che in Star Trek ha interpretato il dottor Spock, è morto negli Stati Uniti a causa di una malattia ai polmoni. Aveva 83 anni. La notizia della sua scomparsa è stata l’apertura del sito del New York Times. L’anno scorso l’attore aveva annunciato la sua malattia, causata dal fumo, nonostante Nimoy avesse smesso trent’anni fa. Era stato ricoverato a inizio settimana a seguito di dolori al torace.

La prima puntata di Star Trek andò in onda l’8 settembre del 1966 su Nbc. Gene Roddenberry, l’ideatore dello show, soprannominò l’attore la “coscienza di ‘Star Trek’”. La serie chiuse dopo tre stagioni ma la fama di Spock era destinata a durare. Così come quella di Star Trek, divenuta fenomeno di culto.

Nel 2000 era comparso in Seaman, videogame della Dreamcast e aveva prestato la sua voce in Kingdom Hearts e nel gioco di strategia Civilization IV. Una delle sue performance più memorabili, scrive il Guardian, è stata in una puntata dei Simpsons, “The Springfield Files”, in cui fa la parte del narratore. Questo era stato il suo ultimo tweet:

E l’11 gennaio aveva postato un tweet in cui si augurava di non avere mai fumato in vita sua. E anche in questo caso concludeva il messaggio con LLAP, che nello slang di Internet significa “live long and prosper”.

La storia dei leggins

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Adoro fare ricerche quando scrivo i miei articoli, mi piace inserire un po’ di storia prima di introdurre un argomento.
Scopriremo insieme, di come la moda si evolve nel tempo, a quando risalgono le tendenze del momento e come nasce una moda.
Oggi voglio parlarvi dei leggins, un capo in continua evoluzione.
Il termine leggins deriva dall’ inglese e si traduce in italiano con ghette o pantacollant, comunemente un tipo di indumento aderente.
I primi leggins compaiono nella seconda guerra mondiale, venivano indossati dai militari come protezione sotto i pantaloni.
Lo stilista Emilio Pucci negli anni 50 riscopre questo elemento e crea un pantalone affusolato da far indossare alle donne che chiama fuseaux. Vengono definitivamente lanciati nella moda dopo la loro apparizione nel film Sabrina e Cenerentola a Parigi.
Con l’avvento delle fibre tessile elasticizzate, i leggins diventano famosi in ambito sportivo, in particolar modo nel mondo dello sci, della danza e della ginnastica.
La nascita ufficiale però, avviene negli anni 70 quando Patricia Field inventa i leggins cosi come li conosciamo oggi, simile ai fuseaux, aderenti sulla gamba ma senza passante da inserire sotto il piede.
Nel 1985, Madonna indossa i leggins nel film “Cercasi Susan disperatamente, nasce cosi’ un vero e proprio boom che presto si trasferisce sulle passarelle grazie alla stilista inglese Liza Bruce.
Nel 2006 Max Mara presenta sulle passerelle della stagione, degli abiti corti, sia eleganti che sportivi, con sotto i leggins.
Da li in poi è storia dei nostri giorni, di anno in anno le passerelle e moltissime collezioni sono piene di leggins di ogni tessuto, stampa e colore.
C è chi li ha definiti la cosa meno elegante sulla faccia della terra, eppure le prime collezioni primavera/estate presentano proprio questo comodissimo capo di abbigliamento.
Scopriamo insieme come abbinarli
Se cercate un look minimal, optate per leggins neri o grigio fumo da indossare sotto una maxi tee bianca e un giubotto di pelle con biker boots.
I leggins a fantasia sono sicuramente più tollerabili di quelli in jersey. Indossateli come più vi piace, sotto maglioncini, giacche o camice, basta che il sedere sia ben coperto.
Una nuova idea originale, potrebbe essere quella di indossare i leggins sotto una gonna corta e svasata, che fa molto anni 80.
Sono estremamente modaioli i leggins in simil pelle, soprattutto se indossati a contrasto, sotto una blusa ampia magari a fantasia tartan, con scarpe flatform.
Sfruttateli anche come capo sportivo, sneakers colorate, ampia felpona e una giacca di pelle per smorzare il tutto.

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LUDMILLA RADCHENKO – MASSIMO SANSAVINI E RUBENS FOGACCI IN MOSTRA PRESSO LA GALLERIA WIKIARTE DI BOLOGNA

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Si inaugura venerdì 27 febbraio alle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte di Bologna le mostre personali di Ludmilla Radchenko , Massimo Sansavini e Rubens Fogacci a cura  Deborah Petroni presentazione a cura di Giorgio Grasso. Le mostre si potranno visitare fino all’11 marzo 2015. LUDMILLA RADCHENKO – Nasce l’11 novembre 1978 a Omsk in Siberia, dove si diploma in Fashion Design nel 1999. Nello stesso anno approda in Italia, dove lavora come modella, show-girl e attrice fino al 2008. Nel 2009, dopo un corso alla New York Film Academy negli USA, Ludmilla decide di dedicarsi totalmente alla sua più grande passione: la pittura. L’ arte urlata di Ludmilla si nutre di vita reale, composizioni ricche di messaggi visivi, collage di vita quotidiana con pennellate d’ironia. Da dicembre 2010 è nelle librerie Feltrinelli il suo primo catalogo: “POWER POP” edito da Skira. Su commissione realizza opere per personaggi come il campione di moto GP Jorge Lorenzo, il campione di F1 Sebastian Vettel, il cantante Jamiroquai. La creatività di Ludmilla non si limita alla tela, ma varca ambiti come moda e design, con personalizzazione degli spazi e degli arredi, da qui nascono collaborazioni con diversi brands e una linea di foulards con stampe d’arte su materiali pregiati, questo progetto “FullART” Made in Italy, riscuote successo a livello mondiale. La sua è una Pop art di ricerca, che incontra ed elabora materiali tecnici, vernici, resine, plastiche, cashmere, sete e tanti altri. Un’ estetica che nasce dalla combinazione di contenuti di attualità, oggetti, personaggi celebri o meno, che spesso ha conosciuto nelle sue esperienze professionali. Il Pop Realism di Ludmilla Radchenko si ciba di icone, drammi, percorsi di vita, successi e speranze comuni, in un mondo in continuo cambiamento che ha bisogno di certezze e tenta di ritrovare se’ stesso rallentando lo sguardo sui dettagli. Le sue visioni critiche presenti nelle tele più importanti, come “No War, No GF” opera esposta alla Biennale di Torino, si alternano alle pennellate più chic e glamour presenti nelle sue collezioni moda. Come ci dice Maria Francesca Rodi : “ Ogni spunto tratto dalla vita reale è utile per materializzare nuovi progetti da condividere con il resto del mondo. Una siberiana che racchiude in se il sogno di un’ arte a 360 gradi e l’ esigenza di condividerla con il resto del mondo. Da qui prende forma l’ arte inscatolata in appositi barattoli di “zuppa” Siberian Soup. Ciò di cui si ciba l’ animo dell’ artista è condensato qui dentro ed ora è accessibile a tutti. Un escamotage che nasce dalla necessità di creare dei “multipli” andando al di là degli stessi, frutto della passione tra arte e moda.

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I soggetti dei quadri rivivono su pregiati tessuti di foulards, leggings e borse: ad ognuno il suo pezzo d’ arte da indossare! Da qui il concetto di Pret Art Porter che si inserisce nel quadro delle iniziative di “FullART Siberian Soup by Ludmilla Radchenko”. MASSIMO SANSAVINI – È nato a Forlì nel 1961. Si è diplomato presso il Liceo Artistico “P.L.Nervi” all’Istituto per il Mosaico “G. Severini” di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Le sue basi artistiche si sono venute a formare agli inizi degli anni ’80, attraverso lo studio, la ricerca e l’esperienza personale rivolta alla conoscenza e all’utilizzo del legno associato a lacche e resine industriali. Dal 1999 su invito del direttore della Biennale d’Arte di San Paolo e del governo brasiliano trascorre un anno in Brasile per creare sculture direttamente sul posto, esposte poi nei principali musei di quel paese, per volontà anche dell’architetto Oscar Niemeyer. Dal 2004 collabora in qualità di scenografo con la Rai, e presenta le sue opere nella mostra Da Picasso a Botero, curata da Vittorio Sgarbi ed esposta al Museo d’Arte moderna e contemporanea di Arezzo ed al Palazzo Albertini di Forlì. Nel 2005 realizza il Palio storico per la città di Gualdo Tadino. Nel 2006, come unico progetto del Ministero degli Esteri per l’arte contemporanea in Germania, inizia un ciclo di esposizioni che lo porteranno nei maggiori spazi espositivi tedeschi; le mostre sono accompagnate da una monografia edita da Gangemi. Nel 2006 fonda la “Soft-art”, un movimento che utilizza nuovi materiali nell’arte contemporanea ricevendo consensi e appoggi da critici quali Maurizio Vanni, Alessandra Redaelli, Alessandro Riva. Nel 2008 i suoi disegni vengono utilizzati dalla Maison Enrico Coveri per la collezione Donna P/E 2009 e presentati alla Settimana della Moda di Milano. Nel 2009 è inserito nella mostra “Futurismo nel suo centenario la continuità” curata da Luigi Tallarico e tenutasi al Palazzo Ducale di Cavallino (LE), e nella mostra A+B+C/F= Futurismo presso la sede della ex Banca d’Italia, al Palazzo del Monferrato e al Museo del Cappello ad Alessandria, presentata da Philippe Daverio. Con i disegni preparati per la collezione Coveri sono stati prodotti complenenti d’arredo presentati in occasione del Salone del Mobile 2009. Per la stagione estiva 2009 ha realizzato a Cesenatico (FC) la XII edizione delle “Tende al Mare”. Per la città di Alessandria ha realizzato un opera monumentale collocata in una rotonda. I suoi disegni sono stati utilizzati per il libro dell’oroscopo 2010 e 2011 di Paolo Fox editi da Cairo Editore Del dicembre 2009 è la mostra itinerante “Del Cielo e delle Stelle” tenutasi presso la sede espositiva del Palazzo della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forli, a cura di Orlando Piraccini con testo introduttivo di Paolo Fox, e nel 2010 esposta presso il Museo Civico San Rocco di Fusignano (RA) e presso il palazzo del Capitano a Bagno di Romagna (FC). Sempre nel 2010 è inserito nella mostra “Road to Futurism” al National Museum of China a Pechino e al Guangdong Art Museum di Canton patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Minisero dlle attività Culturali. Nel dicembre dello stesso anno presenta l’installazione “Softheart” nel complesso di Santa Rita a Roma con una monografia recensita da Francesco Gallo. La stessa esposizione è presentata alla Galleria del Palazzo -Palazzo Coveri- nella primavera del 2011 nello stesso periodo è invitato alla 54 Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia Padiglione Italia Reggio Emilia Chiostri di San Pirero a cura di Vittorio Sgarbi.

Nel dicembre 2011 è viene richiamato ad esporre presso la sede torinese della 54 Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. RUBENS FOGACCI – Nasce a Bologna nel 1979, iniziando la sua carriera artistica alla giovanissima età di 15 anni. Da subito si dimostra un interessantissimo Artista, vincendo il primo premio al concorso internazionale di fumetto tenutosi al Museo Baraccano nel centro storico di Bologna. Da quel momento Rubens si dedicherà allo studio della figura umana, per lui importante base di partenza di ogni sua espressione artistica, che con il passere del tempo rielaborerà trasfigurandone l’aspetto estetico in una sua personale visione onirica. Dopo il diploma Rubens si iscrive alla Accademia di Belle Arti di Bologna dove studierà non solo pittura e grafica , ma anche scultura. I soggetti di Fogacci, spaziano dalle figure umane ai ritratti surrealistici di importanti personaggi storici e mitologici, come il famoso Nettuno o Giuseppe Garibaldi, ma negli ultimi anni le figure si antepongono a nature vive e scene di vita quotidiana, mantenendo però le caratteristiche inconfondibili delle sue  creazioni, ossia linee marcate e colori accesi e vibranti. Le tecniche preferite rimangono ad oggi oli e acrilici su tela, non tralasciando lo studio e la sperimentazione di nuovi materiali come resine, il bronzo e la creta. Moltissime le partecipazioni a fiere d’arte  italiane e internazionali come Expo di New York, Baf di Bergamo, ArtePadova e ArteGenova, e non meno importanti le numerose mostre personali in Italia e all’estero dove oggi è rappresentato in esclusiva da due Gallerie, la JustArt Gallery di Providence ( USA ) e la Galleria Wikiarte di Bologna.

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Giorgio Grasso

                                                                                                                              Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte

Via San Felice 18 – Bologna

dal 21 febbraio all’ 11 marzo 2015 – Inaugurazione venerdì 27 febbraio

Mostra personali di Ludmilla Radchenko , Massimo Sansavini, Rubens Fogacci

Orari : dal mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato martedì e domenica 15.00 – 19.00 -lunedì chiuso

Info e contatti:

Mail: info@wikiarte.com

Sito: www.wikiarte.com

La donna ieri e oggi

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Per poter parlare di “donna” al giorno d’oggi, serve un’ accurata visualizzazione e studio del processo evolutivo sociale evidenziatosi nel corso della storia. Prima cosa da studiare, è la posizione della donna che ha rispetto al suo pari (o almeno così lo chiameremmo oggi) di sesso opposto. Se visualizziamo sul piano storico la posizione della donna rispetto all’uomo, possiamo constatare che essa è stata sempre o quasi, posta ad un livello più basso rispetto all’essere di sesso maschile. Ciò è dato dalla sua idealizzazione di madre e tutrice, dei discendenti della famiglia e di suo marito, colui che ha avuto, soprattutto in passato, potere decisionale e potere legislativo su di essa, perché considerata priva di vera forza fisica, più debole, fragile, e quindi anche psicologicamente meno forte, incapace di gestire grandi affari o semplicemente di accedere agli insegnamenti di professioni specifiche o imparare a leggere o a scrivere. In ogni caso, però, così come possiamo riscontrare differenze nell’odierno, rispetto al passato, sul conto della donna, ogni età storica ha avuto le sue figure femminili di spicco o un modo diverso di concepire il gentil sesso. Nei tempi più antichi, all’inizio dell’umanità, la donna era indirettamente concepita come un pezzo del processo di procreazione, con cui creare discendenti e con cui condividere un esistenza basata sulla ricerca di cibo e difesa del proprio territorio: essa, quindi, aveva doveri ben precisi, quasi “innati”, ossia il badare alla prole e raccogliere frutti per aiutare il proprio sostentamento e quello della famiglia. Nel corso del tempo però,la sua importanza viene caratterizzata molto dalle influenze culturali dei vari popoli creatisi: nell’antico Egitto abbiamo personaggi femminili di spicco, e pertanto questi non sono per niente sminuiti, come ad esempio Nefertiti, in quanto essa per un lungo periodo della sua vita, ebbe potere politico, insieme e alla pari del suo consorte; l’esempio antico per eccellenza di governo femminile a tutti gli effetti è Cleopatra, la quale regnò fino alla decadenza egiziana, intrattenendo rapporti politici con personaggi di spicco di Roma: Cesare e Marco Antonio. Roma, invece, considerava le sue donne più importanti, (anche se queste, non avevano diritto di voto e di proferire parola in alcuni ambiti) certamente più di quanto a parità di epoca storica, considerava la Grecia, dato che le donne greche erano esclusivamente strumento di procreazione per rifornire la poleis di nuovi futuri guerrieri, e per il resto vivevano sotto l’obbedienza e la repressione maschile. A Roma l’uomo era comunque considerato all’apice della politica e delle istituzioni. L’uomo politico che a volte, come nel caso di Catone il Censore, volendo far primeggiare il “mos maiorum” e quindi, riproponendo una visione ancor più antica della società romana, decise di provare a diminuire il ruolo di “matrona” allora affermatosi, ossia di signora con possedimenti e pertanto amministratrice di certe ricchezze; con ciò quindi, possiamo stabilire che la donna ha sempre avuto avversari e si è sempre dovuta scontrare con pregiudizi infondati. Ad esempio nel Medioevo l’importanza del gentil sesso presenta varie sfaccettature. Ricordiamo che la chiesa operando a suo detto per la fede in Dio, ha perseguitato gli “eretici” e soprattutto coloro che si macchiavano del reato di “stregoneria”; questo reato era quello maggiormente attribuito alle donne. Donne che anche in quest’ambito, comunque, erano indirizzate allo svolgimento di lavori casalinghi, affiancavano il proprio consorte nel lavoro dei campi se vivevano nell’ambito del piccolo contado; per quanto riguarda coloro che appartenevano alla fascia sociale medio-alta vi erano matrimoni combinati; in ogni caso la figura femminile era costretta all’obbedienza e alla vita quasi “monastica” (se volessimo definirla con un termine più moderno) sotto il controllo del proprio padre, fino allo sposalizio, da cui passavano sotto al controllo del proprio marito. Atti di tradimento da parte delle mogli o delle promesse spose, erano severamente puniti, perfino con la morte; cosa che non succede affatto, invece, per quanto riguarda gli uomini. La donna, dopo l’anno mille, soprattutto quella di ceto sociale più elevato, comincia ad avere però una certa importanza dal punto di vista sentimentale da parte dell’uomo: testimonianze illustri, ad esempio in letteratura italiana, sono le donne come Beatrice, per Dante o Laura per il pre-umanista Petrarca; e abbiamo una certa simpatia e un certo interesse per il sesso femminile da parte di un altro grande pre-umanista, quale Boccaccio, che vede la donna come “colei che soffre di più” e come rappresentazione dell’incontrastata forza dell’amore. Beatrice funge da tramite con Dio, Laura è colei che viene posta all’apice e quindi presenta per la prima volta un immenso potere su colui che l’ama, Petrarca; e Boccaccio decide di produrre qualcosa a favore delle donne, per deliziarle e allontanarle dalle pene amorose le quali sono più sentite da loro: dunque la donna non è superiore, ma più debole rispetto all’uomo, però, per la prima volta, rappresenta una creatura da preservare e aiutare.

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Petrarca e Boccaccio con queste nuove considerazioni aprono le porte al romanticismo, nel quale la donna inizia ad assumere una certa importanza che confluisce in una sorta di sfida esistenziale che caratterizzerà di molto il rinascimento, fino ai giorni nostri. Essa, è comunque vincolata alla discendenza e al gradino sociale, in quanto più alto era il potere familiare e la dinastia da cui esse provenivano e più potevano avere possibilità di cimentarsi nei vari ambiti che fino alla fine del medioevo non erano presenti nemmeno nella loro immaginazione. Le correnti letterarie dal cinquecento in poi sono numerose e si differenziano tra stato e stato, ma la posizione femminile all’interno di queste ha un risvolto eccezionalmente positivo: esempio di spicco che mi ha molto colpito durante il romanticismo è Madame de Staël, la quale rappresenta un esempio lampante di progressiva emancipazione femminile all’interno della società letteraria di quel tempo, fondando salottino di discussione e ponendosi alla pari e talvolta superando il punto di vista dei rispettivi esponenti di diverse correnti letterarie più importanti di quel secolo. La sua preparazione ed il suo viaggiare l’hanno resa modello principale, insieme ad altre del tempo, di un risveglio del sesso femminile. Spostandoci verso l’odierno, la donna assume oltre che al modello di tutrice e curatrice della casa, anche quello di “uomo” in quanto durante il primo ed il secondo conflitto mondiale, gli uomini erano impegnati nella guerra e dunque lasciavano poderi e case; in questo modo inziò a confluire nelle mani delle donne anche il potere decisionale sulla loro vita e su quella dei propri figli: in questo ambito, la donna inizia ad essere più forte, più sicura di sé, in quanto obbligata a tirar fuori grinta e voglia di fare per riuscire anche solo a campare. Ma il caso per il quale si può dire che la donna inizia davvero l’ascesa per giungere allo stesso livello dell’uomo, in Italia, avvenne nel 31 gennaio 1945, quando venne emanato il decreto legislativo che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni (età allora che le dichiarava maggiorenni). Da quel momento in poi, (ma anche in varie occasioni prima di quella data) la donna è riuscita con le proprie forze a conquistarsi sempre più un pezzetto di potere sociale, che l’hanno portata a comparire in alcuni ambiti prima accessibili solo all’uomo, come ad esempio, all’ambito politico, medico, giudiziario e molto più recentemente l’hanno vista partecipe nelle forze dell’ordine (esercito,finanza,polizia,carabinieri….) e nell’ambito manageriale. Ma al giorno d’oggi sono ancora presenti forme di pregiudizio, che, attenzione, si instaurano non solo negli uomini rispetto alle donne, ma anche nelle donne rispetto agli uomini; pregiudizi che decretano nell’uno l’inferiorità rispetto all’altro, questione oggetto di numerosi dibattiti tra le due fazioni (femministe e maschilisti) che non avranno mai fine. Ma si può però dire per certo che la donna oramai ha raggiunto la quasi totale emancipazione, in quanto ella può accedere a qualsivoglia mansione e status sociale senza essere giudicata per il proprio sesso.

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Birdman o L’imprevedibile virtù dell’ignoranza

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“Come siamo finiti qui?” è con questa frase che inizia Birdman o (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza), capolavoro del 2015 diretto da Alejandro González Iñárritu. Nel film Michael Keaton, il batman di Tim Burton, interpreta Riggan Thomson un attore ormai in pensione, che sempre di più tenta di allontanarsi dal ruolo che lo ha reso celebre: il supereroe Birdman. Per questo mette in scena una commedia a Broadway. A scoraggiarlo oltre una crisi interiore ed economica, il protagonista dovrà affrontare il nuovo attore sostituto Mike Shiner, interpretato da Edward Norton, che sempre di più lo porterà ad affrontare la paura di non essere un bravo attore e la figlia Sam Thomson, che ha il volto di Emma Stone, che gli farà capire di non essere stato un bravo padre. Tutto questo descritto durante i primi 4 giorni di programmazione, di cui 3 di anteprime e il 4° giorno lo spettacolo finale. Durante i quali cercherà di ricongiungere la propria vita familiare con la sua vita professionale e il suo dissidio interiore. E ci lascerà alla fine con una morale sorprendente: Noi chi siamo davvero?
Molto apprezzata è stata la scelta del regista di girare il film interamente in piano sequenza, ovvero una tecnica cinematografica che consiste nella ripresa di una sequenza attraverso una sola inquadratura senza mai staccarla o cambiarla. I personaggi infatti riescono con questo tipo di regia a mostrare tutta la loro preparazione artistica, poiché durante un’intera sequenza non si possono fare tagli. Quindi Iñárritu ha saputo dirigere questo film in maniera magistrale utilizzando perfettamente questa tecnica. La fotografia ha saputo mettere in risalto quelli che erano i pensieri del protagonista. La sceneggiatura perfetta in quasi tutti i punti con un intreccio semplice e coinciso e con discorsi mai fuori luogo e sempre contestualizzati con il protagonista. Il montaggio e semplice, visto che come detto prima il film è un intero piano sequenza. La colonna sonora anche se minimale fa il suo lavoro egregiamente. Un discorso a parte va fatto per gli attori. Avendo visto la versione doppiata non posso giudicare perfettamente le loro interpretazioni, ma posso giudicare la loro espressione, il modo di approcciarsi con l’ambiente e con gli altri personaggi. Sono tutti bravi attori e in questo film si sono superati, ma credo che le interpretazioni di Edward Norton e Emma Stone siano superlative, nulla togliere a Michael Keaton che ha fatto bene il suo lavoro.
Abbiamo parlato dei punti a favore, ma può Birdman non avere qualcosa di sbagliato? Beh, pensandoci, verso metà film, vuoi per la lunghezza delle scene o per la noiosità dei discorsi, la mia attenzione e calata, salvo riprendersi verso fine film.
Tutto sommato Birdman è e sarà sicuramene un film da ricordare e da vedere. Con i suoi tanti pregi e i quasi nulli difetti lo portano ad essere uno dei film più belli dell’ultimo periodo. Tutte le mie impressioni sono positive e non vedo l’ora dell’uscita in Blu Ray per poterlo avere tra le mie mani!
Voto finale…9/10