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#NUMBERS Ideato da DMAV – Dalla maschera al volto presso il Museo Etnografico del Friuli

Numeri, cifre. Persone, popolazioni, amici sui social media, decrescita economica, statistiche. Soldi, pagamenti, investimenti, stipendi. Ogni giorno ci troviamo di fronte ai numeri. #Numbers è un progetto articolato in tre momenti – una performance, un’installazione d’arte pubblica, una mostra – che prende il via il 1° luglio, in occasione del festival Conoscenza in Festa di Udine, e si conclude il 28 agosto nelle sale del Museo Etnografico del Friuli. Ideata dal collettivo DMAV-Dalla maschera al volto in sinergia con PSG Partnership Studies Group dell’Università degli Studi di Udine – che vede la partecipazione di studiosi di letteratura, lingua, sociologia, antropologia culturale e critici di tutto il mondo –, l’iniziativa è realizzata in collaborazione con, tra gli altri, Confindustria FVG-Gruppo Giovani, Change_Community model, Sibec, Pf Group, Insiel e Labirinto Coop e con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Udine. #Numbers pone i numeri che fanno parte del nostro quotidiano a confronto con un’idea più antica di comunità e suggerisce, di fronte alla crisi del “villaggio”, forme di economia basata sulla consapevolezza relazionale. Il concetto di cura si contrappone all’idea che un numero sia sufficiente a spiegare tutto. Nella prima fase, quella performativa, nelle serate dell’1 e 2 luglio, il corpo e la voce sono gli strumenti adoperati per generare una visione archetipica di comunità: con un reading su base elettronica, elementi in video mapping – maxi proiezioni su superfici urbane – e azioni di colorazione urbana viene creato uno spazio di riflessione sui “numeri” del nostro tempo. In chiave di arte sociale, la performance lavora su un equilibrio tra l’intervento fisico dei performer, la creazione di un’ambientazione sonora e digitale a forte impatto immersivo e una fase di interazione diretta con il pubblico che diventa un vero e proprio partecipante dell’azione artistica. La seconda fase, sempre l’1 e 2 luglio, prevede l’allestimento di un’installazione interattiva: in una logica di rigenerazione urbana, Vicolo Sottomonte, centrale ma socialmente poco valorizzata, si riempie di numeri e viene resa vitale attraverso l’utilizzo del colore. La strada diventa uno spazio colorato e di confronto per gli abitanti della città. La trasformazione sensoriale del luogo e l’allestimento di oggetti di socialità stimolano la possibilità di fermarsi e vivere lo spazio, generando partecipazione, coscienza critica e visioni di cambiamento. La mostra, dal 3 luglio al 28 agosto al Museo Etnografico del Friuli, prolungamento naturale della performance e sua declinazione in chiave di esposizione, è pensata come un insieme di immagini fotografiche, videoinstallazioni e oggetti plastici con cui il pubblico può interagire. Immagini di luoghi della comunità da reinventare, numeri che si perdono nello spazio del paesaggio, voci che rimbalzano portando lo spettatore a inseguire la strada dei numeri, una sorta di contaminazione tra spazio reale e wonderland. All’interno del percorso viene inoltre presentata una serie di domande essenziali elaborate dai vari partner del progetto provenienti dal mondo dell’istruzione, della cultura e del lavoro.   L’esperienza di #Numbers verrà poi raccolta in un volume che comprenderà sia le immagini più significative del lavoro che alcuni testi scientifici elaborati da studiosi di livello internazionale sui temi dell’economia di cura, della partnership, della rigenerazione urbana, della social art, del digital and human development. Il progetto, allestito per la prima volta a Udine, sarà poi ambientato in altre città italiane ed europee.  Il collettivo DMAV-Dalla maschera al volto crea in tutta Italia progetti di arte sociale, per far emergere i messaggi e le risorse profonde delle comunità. È un viaggio collettivo, spazio di incontro di mondi possibili, di esperienze, di sogni e di visioni, di azioni e di intenzioni. Guidato da Alessandro Rinaldi, che lavora a livello internazionale su progetti di crescita delle comunità sociali attraverso l’arte e sui modelli di apprendimento centrati sull’esperienza, il team mescola artisti visivi, musicisti, creativi ad esperti di sviluppo sociale e organizzativo, talent management, relazioni di aiuto in contesti organizzativi, apprendimento esperienziale. DMAV crea installazioni ed eventi di agitazione empatica, narrativa e visuale, in spazi possibili e impossibili: dai luoghi dell’apprendimento ai teatri, dalle fabbriche ai parchi urbani, dagli ospedali ai musei e alle gallerie. Ogni volta che uno spazio acquista nuovi significati per una comunità per DMAV c’è l’occasione di creare un ancoraggio di bellezza che sveli un futuro possibile, una linea di contatto.

ANTEPRIMA DEL LIBRO DI GIOVANNI CARDONE LA RIVOLUZIONE RIMANDATA

Venerdì 1 luglio alle ore 19.00 presso le Scuderie di Villa Favorita si terrà l’Anteprima del Libro La Rivoluzione Rimandata di Giovanni Cardone Edito da Prospettiva editrice Roma. Interverranno:   Alessio Follieri Direttore Editoriale , Scrittore , Sceneggiatore e Presidente Internazionale Aster Academy, Giuseppina Scognamiglio Docente di Letteratura Teatrale Università Federico II di Napoli, Giovanni Cardone Storico e Critico d’Arte e Scrittore. Modera : Salvatore Perillo Giornalista.   E’ il secondo evento che rientra nel percorso della mostra L’Avanguardia del Terzo Millennio con il Ptrocinio del Comune Ercolano, in collaborazione con l’Associzione Libera/Mente e in collaborazione con l’Associzione Internazionale Aster Academy – Regione Campania  curata da Amedeo Gabucci e Giovanni Cardone . Espongono i seguenti arttisti : Alfonso Raiola, Amedeo Gabucci, Daniela Scala, Daniela Valentino, Emilio Belotti, Pasquale Di Nardo, Raffaella Vitiello, Umberto Carotenuto. Come ci dice Giovanni Cardone : La Rivoluzione Rimandata ,  racconta il percorso storico – filosofico  della Rivoluzione Napoletana del 1799. Il pensiero di alcuni autentici protagonisti della storia. Coloro che con il loro pensiero hanno cercato di dare un’ideale ai cittadini  napoletani i quali non hanno capito lo spirito della rivoluzione . Una rivoluziona nata dal pensiero di Giovan Battista Vico, Pietro Giannone , Gaetano Filangieri, Giuseppe Maria Galati, Pietro Verri, Cesare Beccaria, e custodito e tramandato da Bendetto Croce e Gerardo Marotta.  E coloro che con il loro coraggio stradinario hanno tramutato il pensiero in azione : Vincenzo Russo, Gennaro Serra di Cassano, Domenico Cirillo, e di Figure femminili per eccellenza come : Eleonora Pimentel De Fonseca, e di colei che divenne eroina per caso Luisa San Felice. La Rivoluzione Rimandata  vuole avere l’ambizione di raccontare una storia sempre accontonata come storia localistica , come Benedetto Croce ci dice che è la pagina : “ Tra le più rilevanti della Moderna Storia d’Italia.

 

Giovanni Cardone Storico e Critico d’Arte Contemporanea Studioso della Rivoluzione Napoletana 1799 . Conduttore di due programmi sull’arte contemporanea Incontri con l’Arte Planet Magazine Tv e Papillon ENPLEINAIR NEWS Tv di Torino ed ospite fisso nel programma radiofonico su Radio Discussione dove parla di arte e cultura condotta da Sandro Salidu. Egli ha dedicato una vita dedicata alla scrittura, alla filosofia, alla saggistica e alla critica d’arte, segnata da esperienze e incontri irripetibili Aldo Masullo, Ugo Piscopo, Maria Antonietta Picone, Aurora Spinosa , Nicola Spinosa, Roberto Murolo, Flavio Caroli, Antonio Caprarica, Mimmo  Liguoro,  Ermanno Corsi, Mario Franco, Augusto Minzolini,Walter Ferrara,  Mimmo Jodice, Gerardo Marotta, questa la lunga galleria di personaggi che arricchiscono la sua biografia. Nell’ ultimo periodo come curatore ha curato innumerevoli mostre  in giro per l’Italia. Ha intervistato Laura Trisorio, Gerardo Marotta, Philippe Daverio, Aldo Masullo, Giampiero Mughini ,Vittorio Contrada, Justin Peyser , David Pompili, Chema Senra ,  Davide Bramante , Pupi Avati, Renzo Arbore, Elio e le Storie Tese, Fabio Mollo, Vittorio Moroni, Alessandro Rossetto, Edoardo Winspeare, Daniele Gaglianone, Antonio Spagnuolo Direttore Artistico di Festival del Cinema di Laceno d’Oro, Claudia Catalli Ideatrice di Cine@Cocktail Venezia 71 ( Mostra della Biennale del Cinema di Venezia ) Lello Lopez . Giovanni Cardone esprime il suo talento creativo attraverso la scrittura, con una lunga ricerca durata cinque anni scrive il libro “ Il Sangue dei Martiri “ La Vera Storia della Rivoluzione Napoletana del 1799 Edito da Editoriale Programma  vincitore di due premi, Premio Speciale per la Critica – XV Edizione Premio Letterario Internazionale Europa promosso dalla Universum Academy Switzerland – Lugano Sezione Narrativa Edita . Mentre per la XI Edizione del Premio Letterario Nazionale Surrentum  Primo Classificato per la Sezione Narrativa Edita presso il Chiostro di San Francesco – Sorrento.  Come Giornalista scrive : RACNA – Rivista di Arte Contemporanea di Napoli , Redattore Rivista Storica Nuovo Monitore Napoletano  collegata all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, Società Napoletana di Storia Patria ,Redattore delle seguenti Riviste e Magazine Planet Magazine-  Peridico di Arte e Cultura, Expò Arte Rivista di Arte, Colori Vivaci Magazine – Arte e Cultura, Premio Celeste- Rivista Arte e Cultura,  GlobalProject, Juliet Magazine – Arte e Cultura. Collabora con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, associazioni culturali e mondo dell’imprenditoria

 

 

 

AL MUSEO MADRE MIMMO JODICE IN L’ATTESA

Si inaugura Giovedì 23 giugno alle ore 19.00 l’Attesa 1960 -2016 di Mimmo Jodice a cura di Andrea Viliani presso  il Museo Madre . La mostra la si potrà visitare fino al 24 ottobre 2016.L’ Attesa la più ampia mostra retrospettiva mai dedicata a Mimmo Jodice uno degli indiscussi maestri della fotografia contemporanea. In un percorso retrospettivo appositamente concepito dall’artista per gli spazi del museo MADRE, la mostra presenta più di cento opere, suddivise in diverse sezioni, fra loro connesse. In queste opere, che hanno contribuito a definire gli sviluppi della ricerca fotografica a livello internazionale, Mimmo Jodice esplora il mondo intorno a noi soffermandoci sulle soglie di un tempo indefinito, in cui si intrecciano il passato, il presente e il futuro. Jodice delinea in questo modo una dimensione posta al di là dello scorrere del tempo e delle coordinate spaziali, sospesa nella dimensione – contemporaneamente fisica e metafisica, empirica e contemplativa – dell’attesa. Un’attesa che è anche matrice di una pratica rigorosamente analogica della fotografia: l’attesa come ricerca paziente dell’illuminazione, spesso mattutina, in grado di rilevare l’essenza del soggetto rappresentato, o l’attesa come l’altrettanto paziente bilanciamento dei bianchi e dei neri in camera oscura. E se, dal 1980, da queste opere scompare la figura umana – fino a quel momento presenza ricorrente – ciò a cui Jodice perviene è l’ineffabile eternità e il nitore assoluto di immagini in bianco e nero restituite dallo sguardo rivelatore di una macchina da presa che si fa “macchina del tempo” (o, meglio, del superamento del tempo), nell’affascinata perlustrazione del mondo, da quello più prossimo del ventre di Napoli alle sponde del Mediterraneo, con le loro vestigia di antiche civiltà ormai scomparse, fino agli incerti confini delle megalopoli globalizzate. Ognuno di questi scatti si fa suprema celebrazione dell’umano, colto osservando la realtà in tutte le sue espressioni sensibili e trasfigurata in una realtà fotografica che, prescindendo dalle differenti epoche o contesti, coincide con la costante reinvenzione della fotografia stessa, emancipata da un’interpretazione meramente documentaria, libera di esprimere le sue potenzialità rappresentative e conoscitive. Nella sala Re_PUBBLICA MADRE al piano terra – in prossimità della strada su cui il museo si affaccia – è messa in scena, nel formato di una grande proiezione cinematografica (Teatralità quotidiana a Napoli, 2016), una selezione di immagini dalle serie dedicate, negli anni Sessanta e Settanta, alla città di Napoli: dalla registrazione di forme di aggregazione sociale come i cortei del partito comunista o le feste popolari (oggetto, quest’ultime, anche del volume Chi è devoto?, 1974, con prefazione di Carlo Levi e schede di Roberto De Simone), alle condizioni di vita manicomiali e carcerarie, dalle dinamiche del lavoro in fabbrica, fra cui agli impianti di Bagnoli, e dalla denuncia del lavoro minorile o dei meccanismi di esclusione sociale alla vita di strada nei bassi e nelle periferie napoletane. Sono gli anni di un’estesa e approfondita interpretazione fotografica della realtà (a cui la rivista “Progresso fotografico” dedica nel 1978 un numero monografico, che segue il volume Mezzogiorno. Questione aperta del 1975). In queste immagine Jodice, senza mai ridurle a semplice documentazione, restituisce il senso stesso della propria epoca e della propria città, colti nelle loro irriducibili contraddizioni, con un’attenzione estetica che si traduce in impegno etico e antropologia democratica degli oggetti comuni, delle abitudini quotidiane, dei comportamenti collettivi, dei residui della Storia, delle ideologie e delle fedi. Un’analisi lucida che si erge a inno barocco, epistemologia lirica, chiaroscuro sociale e culturale: “teatralità quotidiana a Napoli”. Dopo l’avvio presso la sala Re_PUBBLICA MADRE la mostra prosegue al terzo piano: qui, l’inizio e la fine del percorso espositivo sono dedicati alle coeve ricerche sperimentali: incunaboli di una fotografia che si declina come investigazione concettuale delle potenzialità del linguaggio fotografico: in Vera fotografia (1979), l’immagine della mano dell’artista, intenta a scrivere a penna le parole del titolo, le riporta sulla carta fotografica come una vera scritta a penna. Analogamente, la stessa mano non rappresenta ma realizza un taglio (Taglio, 1978) e una bruciatura (Bruciatura, 1978). Sovvertendo l’interpretazione del mezzo fotografico quale mera registrazione del reale, Jodice oppone o sovrappone un elemento tridimensionale alla sua riproduzione fotografica (Ferrania, 1976, Carta d’identità, 1978, Vetro, 1978, Corrispondenza, 1979), così come strappa/accosta, satura/desatura diverse immagini fotografiche realizzando fantasmatici paesaggi che sono il risultato di inediti avvicinamenti spazio-temporali (Frattura, Paesaggio interrotto, Orizzonte, Strappi, Momenti sovrapposti). Anche i corpi, assottigliando la loro pretesa consistenza e singolarità, mutano grazie a rispecchiamenti (Autoritratto, 1963, Autoritratti con Emilio Notte, 1972, Frammenti con figura, 1968) o giocando con i parametri e i meccanismi stessi di produzione dell’immagine fotografica (Nudi stroboscopici, 1966, o Studio per un nudo, 1967, in cui l’immagine finale viene “completata” dai provini delle altre sue possibili versioni). Fino a giungere all’autoanalisi sia del proprio strumento (Macchina fotografica, 1965) che degli innumerevoli accadimenti trasformativi in fase di stampa (Chimigramma, 1966). Ne emerge tutta la libertà ideativa e compositiva di una pratica fotografica che aveva avuto inizio, del resto, da autodidatta, alla fine degli anni Cinquanta, non con l’uso della macchina da presa o della pellicola ma con l’uso di un ingranditore, e quindi con i concetti extra-fotografici di tempo (di esposizione) e (grado di) luminosità. Una libertà che è anche quella con cui l’identità dell’artista viene riplasmata: esaltando il valore modernista della processualità rispetto al prodotto, ed investigando al contempo, e con straordinario anticipo, le logiche del post-moderno citazionista e appropriazionista, nel 1978, nel progetto Identificazione presso lo Studio Trisorio di Napoli, Jodice ri-fotografa non solo le immagini ma anche le estetiche di altri fotografi quali Richard Avedon, Bill Brandt, Walker Evans, André Kertész, Ralph Gibson, Christian Vogt, esplorando le possibilità di “dilatazione o restringimento, sviluppo o riduzione” fotografici. Nelle tre ali del terzo piano si succedono poi – in una stringente contiguità e continuità fra i tre differenti tempi del passato (prima sezione), del futuro (seconda sezione) e del presente (terza sezione) – opere da tutte le principali serie di Jodice, a partire dagli anni Ottanta, evocando un tempo circolare, ciclicamente ritornante su se stesso e sui suoi motivi ispiratori. Nella prima sezione si procede dalle radici culturali del Mediterraneo (ricerca avviata nel 1985) alle epifanie del quotidiano (Eden, serie del 1995 presentata in mostra in una nuova versione inedita). Così come, nella terza sezione, dal confronto fra volti e corpi della Napoli contemporanea e i capolavori delle collezioni del Museo Nazionale di Capodimonte (Transiti, 2008) ci si volge alla relazione fra l’incanto del paesaggio naturale e la fantasmagoria metropolitana delle città contemporanee. Mentre nella seconda sezione, collocata al centro della mostra, prende corpo la matrice visionaria e meditativa di tutta la ricerca di Jodice, quella creazione di un reale al di là della realtà che, rintracciando un corrispondente emotivo e intellettuale nel Surrealismo novecentesco (richiamato in mostra dall’opera di René Magritte L’amour, 1949), si dischiude compiutamente nel nuovo ciclo Attesa, posto da Jodice quale approdo ideale della mostra ma anche, allo stesso tempo, quale suo fulcro generatore e suo eterno ritorno: nello spazio-tempo dell’attesa di un futuro che mai si compie, Jodice non riconosce più lo spazio o il tempo reali, ma li ricrea, mentre il mondo e la Storia, trasfigurati nel bianco e nero di un sublime mattino da camera oscura, sembrano essere ormai solo il ricordo di quello che erano, sono o saranno: il fantasma fotografico di un eterno istante dal mondo, di un suo giorno senza fine, in cui la maestosità caduca delle rovine di Palmira si trasfonde, per esempio, nella fragile imponenza delle Twin Towers di New York. Per la prima volta in una sua mostra Jodice lascia infine affiorare anche le fonti di ispirazione della sua ricerca, rappresentate da opere selezionate con l’artista stesso: due capolavori dell’archeologia mediterranea (la scultura in marmo bianco del Compagno di Ulisse e il busto in bronzo di Artemide, provenienti da quell’ipotetico museo del mare nostrum che Jodice evoca nelle sue opere di soggetto archeologico) sembrano presagire, tramite il catalogo di frammenti antiquari delle acqueforti su rame di Giovanni Battista Piranesi, la loro futura sintesi fotografica. La ferocia astratta di Eden oscilla fra la Natura morta con testa di caprone (1645-1650) di Jusepe de Ribera e la quiete delle nature morte di Giorgio Morandi, mentre i paesaggi di Jodice sembrano trovare accogliente assonanza nelle metafisiche piazze d’Italia di Giorgio De Chirico (La grande torre, 1932-38) o nei silenziosi, compendiari, minimali scenari cittadini di Mario Sironi (Paesaggio urbano, 1920). Dopo la formazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli (dove, grazie al suo Direttore, il pittore Emilio Notte, Jodice inaugurerà nel 1970 i primi corsi sperimentali e, dal 1975 al 1994, sarà docente del primo corso di fotografia in un’Accademia italiana), l’artista tiene la sua prima mostra personale nel 1967, presso la libreria La Mandragola, a cui segue nel 1970 la mostra Nudi dentro cartelle ermetiche alla galleria Il Diaframma di Milano (con presentazione di Cesare Zavattini), a cui seguirà una seconda mostra nel 1974. Nel 1968 espone a Urbino al Teatro Spento. Nel 1971 conosce Cesare De Seta, con il quale condividerà uno studio a Napoli fino al 1988, mentre attraverso la collaborazione anche con i galleristi Lucio Amelio e Lia Rumma inizia quel rapporto con l’ambiente artistico napoletano che sarà poi l’oggetto del volume Mimmo Jodice. Avanguardie a Napoli dalla contestazione al riflusso, 1996. Jodice è autore di numerosi altri volumi monografici, molti presenti in mostra, tra i quali Vedute di Napoli, 1980, con cui si chiude il “periodo sociale” e si avvia una ricerca sulla spazialità caratterizzata dallo scavo di memorie collettive e archetipe e da vuoti metafisici.  A Jodice hanno dedicato mostre personali alcuni dei più importanti musei del mondo, e sue opere sono presenti nelle collezioni di musei quali University Art Museum, Albuquerque; Museum Photographic Archive, Barcellona; Institute of Modern Art, Detroit; Musée Cantini, Marsiglia; Museo della Fotografia Italiana, Cinisello Balsamo- Milano; Galleria Civica d’Arte Moderna, Modena; Canadian Center of Architecture e Museo McCord, Montréal; Museum of Photography, Mosca; Aperture Foundation, New York; Metropolitana di Napoli, Museo MADRE e Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli; Bibliothèque Nationale-Cabinet des Estampes, MEPMaison Européenne de la Photographie e FNAC-Fond National d’Art Contemporain, Parigi; Museum of Art, Filadelfia; Centro Studio e Archivio della Comunicazione, Parma; Istituto Nazionale per la Grafica, Roma; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e Castello di Rivoli-Museo d’arte contemporanea, Torino; MART-Museo Arte Moderna e Contemporanea, Trento e Rovereto; Museum of Modern Art, San Francisco; Museum of Art, Tel Aviv; Library of Congress, Washington. All’artista sono stati conferiti infine diversi riconoscimenti quali nel 2003 il Premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei, nel 2006 la Laurea Honoris Causa dall’Università degli Studi Federico II di Napoli, nel 2011 l’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Art et des Lettres e, nel 2013 e 2016, la Laurea Honoris Causa dell’Università di Architettura di Mendrisio e dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Foto di Amedeo Benestante

 

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ALLE SCUDERIE DI VILLA FAVORITA DIBATTITO SULL’ARTE CONTEMPORANEA

Giovedì 23 giugno alle ore 19.00 presso Le Scuderie di Villa Favorita si terrà il Dibattito sull’Arte Contemporanea – Le Avanguardie Artistiche . Interverranno : Marcello Francolini Storico e Critico d’Arte Contemporanea , Amedeo Gabucci Artista , Giovanni Cardone Storico e Critico d’Arte Contemporanea . Modera : Salvatore Perillo Giornalista. E’ il primo evento che rientra nel percorso della mostra L’Avanguardia del Terzo Millennio con il Ptrocinio del Comune Ercolano, in collaborazione con l’Associzione Libera/Mente e in collaborazione con l’Associzione Internazionale Aster Academy – Regione Campania  curata da Amedeo Gabucci e Giovanni Cardone . Espongono i seguenti arttisti : Alfonso Raiola, Amedeo Gabucci, Daniela Scala, Daniela Valentino, Emilio Belotti, Pasquale Di Nardo, Raffaella Vitiello, Umberto Carotenuto. Come dice Giovanni Cardone Critico d’Arte: Questo evento nasce per creare un nuovo movimento artistico che parte dal Sud che vuole espandersi in tutta Italia ecco perché è nata la collaborazione con artisti dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli e di Brera, questo è molto significativo non più Nord chiama Sud , ma è Sud che chiama Nord. La mostra la si potrà visiatre tutti giorni dal lunedì alla Domenica dalle ore 10.00 alle ore 20.00 fino all’8 luglio 2016.

Carmine Di Giandomenico straordinario, è suo il nuovo Guinness World Record

TERAMO – Carmine Di Giandomenico ha appena conquistato il Guinness World Record, realizzando 56 tavole a fumetti di Oudeis in meno di 48 ore!

Un grande risultato che consegna alla storia del fumetto questo grandissimo artista italiano.

Auguri da tutta la redazione.

Garda anche l’intervista: Un caffè con Carmine Di Giandomenico

foto: SaldaPress
foto: SaldaPress

LORENZO CHINNICI IN FUOCO SULL’ ACQUA

Si inaugura sabato 9 luglio alle ore 19.00 la mostra Fuoco sull’Acqua di Lorenzo Chinnici a cura di Emanuela Catalano presso Hotel Pontevecchio Lecco . La mostra si potrà visitare fino al 19 luglio 2016. Questo evento espositivo multifocale presentato da Dorothy De Rubeis, la più estroversa delle galleriste italiane, ha tutti gli elementi, attuali ed inediti, per essere l’Evento Artistico dell’Estate 2016 sul Lago di Como. Esposizioni artistiche così complete, poliedriche, sfaccettate, coinvolgenti e glamour non sono usuali in Italia. L’accostamento con altri “linguaggi” espressivi si propone come una nuova strada per avvicinare all’Arte, solitamente confinata in esposizioni asettiche e paludate, spesso poco visibili e poco accattivanti, quel glamour che le compete nello scenario contemporaneo. L’idea è di lasciare al pubblico un ricordo indelebile del MADE IN ITALY senza nulla trascurare. Questo progetto vuole raccontare l’io più profondo dell’artista partendo dall’ acceso dei colori dei dipinti di Lorenzo Chinnici, che ci parlano di una umanità opulenta nelle forme eppur sconfitta, e dalle fotografie d’Arte di Nini Ferrara che di questa umanità ci renderà precisi ritratti. In queste figure sono rappresentate la creatività e la forza che hanno portato alla nascita del MADE IN ITALY. Vicino alle opere figurative si ammireranno modelle con abiti ispirati ai dipinti del Maestro Chinnici che Ekaterina Budnikova ha creato appositamente per questa kermesse. Un magico pianoforte condurrà sul Lago le superbe voci del Soprano Anna Gorbachyova e del Tenore Rodolfo Maria Gordini che moduleranno melodie di Maestri italiani, Beatrice Zanolini giocherà col jazz ricordando al pubblico che con sette soli segni su di un pentagramma la creatività può dare vita a infinite combinazioni musicali, infinitamente differenti. I reading poetici di Nini Ferrara e di Giusy Nicosia ci restituiranno la delicatezza della parola poetica che sarà come balsamo per lo spirito dei presenti. Tantissimi ancora saranno i protagonisti, a vario titolo, di questa sessione artistica, che annovera anche l’interesse del FAI (Fondo Ambiente Italiano), come tantissimi erano gli attori ne “La grande bellezza” di Sorrentino, nella volontà di giungere a realizzare un vero e proprio EVENTO DI BELLEZZA celebrativo della multiforme creatività italiana, unica eppur composta da molteplici eccellenze, dalla poesia alla pittura al teatro, dalla moda alla musica al canto. La produzione, guidata da Ampellio Ramaioli, ha curato la serata nei particolari più minuti, assicurandosi anche la collaborazione di Domenico Parisi con il suo staff di Six Inch a cui si aggiunge, per brindare con tutti gli ospiti, la presenza della nota Cantina Valenti il cui titolare in persona sarà a disposizione degli ospiti per illustrare dettagliatamente il suo nettare purpureo. A coronare la serata una presenza importante, quella delle telecamere di World Fashion Channel TV, partner ufficiale della manifestazione.

Lorenzo Chinnici Nato a Merì (Me) nel 1942, Lorenzo, appartenente alla stesso ceppo familiare di Rocco Chinnici, si interessa fin dall’infanzia ai colori e all’arte. Il primo insegnamento lo riceve da Renato Guttuso che conosce nel 1953 a Barcellona Pozzo di Gotto in occasione di una esposizione. Il Maestro, colpito dall’attenzione ai dipinti di quel “picciriddu” si offre di insegnargli a dipingere. Più lungo sarà il sodalizio con un pittore compaesano: Salvatore La Rosa, noto con lo pseudonimo Furnari. Questi , già stabilitosi in Liguria, nei suoi rientri in Sicilia al paese natio conosce il piccolo Lorenzo che dopo l’incontro con Guttuso è ormai irrimediabilmente attratto dall’Arte pittorica. Sarà Furnari a regalare a Chinnici i primi colori e ad iniziarlo ai segreti dell’arte. Diverse volte Furnari esporrà col suo allievo, almeno fino all’inizio degli anni 60 del ‘900. Nel 1965, nel corso di un’ estemporanea frequentatissima, Lorenzo Chinnici è notato e premiato da Salvatore Pugliatti, emerito giurista e Rettore dell’Università di Messina , noto estimatore delle arti. Nel frattempo Lorenzo Chinnici si è diplomato e diventa così Artista professionista. Nel corso della sua vita saranno molti gli incontri con altri artisti, spesso derivati dalla frequentazione con l’illuminato gallerista della Meceden di Milazzo, Nino Caruso, che dal 1969 in Sicilia e anche all’estero si occupa dell’arte di Chinnici. Lorenzo ha anche modo di frequentare la Bottega d’Arte di Salvatore Fiume, con cui stringe un forte rapporto umano che vede anche lo scambio di dipinti tra i due in occasione di avvenimenti familiari. Procedendo negli anni si infittiscono le conoscenze con altri grandi artisti: Mario Rossello, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Ugo Nespolo. Sempre in queste frequentazioni Chinnici ha dei riscontri positivi dai colleghi, riscontri che sempre più lo consolidano nella sua vocazione e nel suo impegno artistico, fortificandolo nel dolore della malattia che lo affligge da sempre.Dopo i 40 anni il carico di dolore aumenta e Lorenzo, che non perde mai il fuoco della passione artistica e dell’amore per la sua terra, se ne strappa, negli anni ’80 e ’90 del ‘900, per ritiri spirituali ad Assisi.  Questi momenti di profonda introspezione aiutano l’Artista a ritornare alla pittura nuovamente forte e determinato a fare sempre più e sempre meglio. Schivo dalla notorietà, disinteressato alla pittura commerciale, al facile successo, Lorenzo Chinnici afferma di dipingere per sè stesso, solo per elaborare e tirar fuori gli stati d’animo che si avvicendano in lui. Chinnici ha seguito, negli anni, la sua ampia vena artistica, che gli fa praticare qualunque tecnica, dall’acquarello al murales, dall’affresco al sasso.Continua a vivere e a lavorare in Sicilia.Da tempo è testimonial per le Maculopatie. Hanno scritto di lui critici: L. Barbera, M. Truscello, G. C. Capritti, Maugeri, Nasillo, N. Billè, S. Greco, N. Ferrau, S. Pugliatti, E. Caruso, N. Cacia, M. Danzè, G. Anania, N. Ferrara, A. Sciuto, M. Francolini, F. Pasini, G. Gaudio, F. Baglini, S. Feder, B. Nickolls, C. Carducci, E. Comey, G. Cardone, T. Forrest, YM. Lamine, E. Catalano, Deborah Blakeley, Cav. F. Di Gregorio, C. Vannuzzi Landini. Il suo nome figura nelle più note e accreditate pubblicazioni d’arte italiana contemporanea.

 

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IN MOSTRA ALLE SCUDERIE DI VILLA FAVORITA ERCOLANO – “L’AVANGUARDIA DEL TERZO MILLENNIO”

Si inaugura sabato 18 giugno alle ore 19.00 la mostra d’arte contemporanea L’Avanguardia del Terzo Millennio a cura di Amedeo Gabucci e Giovanni Cardone con il Patrocinio del Comune di Ercolano in collaborazione con l’Associazione Culturale Libera/Mente e in collaborazione con l’Associazione Internazionale Aster Academy – Regione Campania ,presso Le Scuderie di Villa Favorita Ercolano – Napoli . La mostra la si potrà visitare fino all’8 luglio 2016. Come dice Giovanni Cardone Critico d’Arte: Questo evento nasce per creare un nuovo movimento artistico che parte dal Sud che vuole espandersi in tutta Italia ecco perché è nata la collaborazione con artisti dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli e di Brera, questo è molto significativo non più Nord chiama Sud , ma è Sud che chiama Nord. Come scrive nell’introduzione al manifesto del movimento artistico L’Avanguardia del Terzo Millennio il Critico d’Arte Prof. Giovanni Cardone : In anni di sempre più rutilante trasformazione, sotto tutti i profili, da quello sociale e politico a quello scientifico e tecnologico, l’arte più che mai si deve interrogare su se stessa: sul proprio ruolo, sulla propria funzione, ma anche e soprattutto sul proprio linguaggio. Poiché è proprio attraverso  le sue forme, la sua estetica, la sua sintassi, i suoi stili e stilemi, che l’arte può entrare, più o meno, in rapporto con la realtà circostante, con la storia, con la vita degli uomini che la fanno e che ne fruiscono. Un rapporto che può essere ambivalente: un viaggio di andata e ritorno. L’arte deve subire l’influenza della realtà e del suo divenire, ma deve anche, al tempo stesso, influenzarla e influenzarne, in qualche modo, le trasformazioni. O almeno deve provarci. Non solo lavorando sulle idee, e dunque sulla percezione, sull’interpretazione della realtà, ma anche sulla sua progettazione. Ma perché questo possa accadere occorre che l’arte contemporanea diventi strumento più forte e più duttile al tempo stesso, da una parte recuperando e rinsaldando le proprie radici e dall’altra aprendosi alla molteplicità delle sue infinite possibilità espressive  ed altrettanto  infinite concezioni estetiche attuali. Solo così l’arte può entrare efficacemente in rapporto dialettico con una realtà così articolata, stratificata, sfaccettata e complessa come quella contemporanea. Nel corso degli ultimi 150 anni il succedersi delle scoperte scientifiche e tecnologiche ha impresso alla storia dei mutamenti vertiginosamente rapidi e radicali. Allo stesso modo negli ultimi 150 anni il succedersi delle invenzioni e delle trasformazioni sul versante artistico, col succedersi inesorabile e travolgente delle Avanguardie, è stato altrettanto vertiginoso. Ed è ovvio che tra le due cose ci sia un rapporto più o meno diretto di causa-effetto, o per lo meno di osmosi o di contagio. Ora il mondo in cui oggi viviamo è l’inquieto, stratificato, caotico e contraddittorio risultato di tutte queste trasformazioni. E l’arte che può entrare in rapporto con questo mondo non può che essere un’arte capace di raccogliere e sintetizzare l’inquieta, stratificata, caotica e contraddittoria eredità delle Avanguardie e degli ultimi 150 anni di arte contemporanea. E su questa linea che è nato il movimento artistico La Nuova Avanguardia del Terzo Millennio che vuole  sintetizzare e contaminare stili e linguaggi, trovando punti di contatto inediti e suggestivi.  Parteciperanno all’evento i seguenti  artisti : Alfonso Raiola, Amedeo Gabucci, Daniela Scala, Daniela Valentino, Emilio Belotti, Pasquale Di Nardo, Raffaella Vitiello, Umberto Carotenuto.

Eventi :

Giovedì 23 giugno alle ore 19.00 Dibattitto sull’Arte Contemporanea Interverranno :

Prof. Giovanni Cardone Storico e Critico d’Arte

M° Amedeo Gabucci Artista

Dott. Marcello Francolini Storico e Critico d’Arte

Modera : Dott. Salvatore Perillo Giornalista

Venerdì 1 luglio alle ore 19.00 vi sarà la Dibattito sul 1799.- Interverranno :

Dott. Alessio Follieri Direttore Editoriale , Scrittore , Sceneggiatore e Presidente Internazionale Aster Academy.

Dott.ssa Antonella Orefice Storica, Scrittrice e Membro del Comitato Scientifico e Artistico Aster Academy .

Prof.ssa Giuseppina Scognamiglio Docente di Letteratura Teatrale Università Federico II di Napoli

Prof. Giovanni Cardone Storico e Critico d’Arte Coodinatore Regione Campania Aster Academy .

Modera : Dott. Salvatore Perillo Giornalista

 

CONTEMPORANEAPOLIS DAL MUSEO NITSCH, METRO’ ART (Stazioni Toledo e Dante) ANM E MUSEO MADRE

Lunedì 13 giugno dalle ore 10.00 alle ore 13.00 CONTEMPORANeapolis un itinerario gratuito alla scoperta dei luoghi del contemporaneo disseminati nelle strade del centro antico della città di Napoli un tour gratuito proposto dai Servizi Educativi del museo MADRE  in collaborazione con il Museo Archivio Laboratorio per le Arti contemporanee Hermann Nitsch e l’ANM-Azienda Napoletana Mobilità spa, nell’ambito dei progetti MADRE/CAMPANIACONTEMPORANEA_Tour. Un percorso pedonale inedito che partirà dal Museo Archivio Laboratorio per le Arti contemporanee Hermann Nitsch (ore 10:00), attraverserà le opere alla Stazione Toledo (ore 11:00) e alla Stazione Dante del circuito Metro Art-Stazioni dell’Arte-ANM della metrò di Napoli per approdare, infine, al museo MADRE di Napoli (ore 13:00). L’itinerario tocca alcune tappe simboliche della Napoli come “capitale del contemporaneo”, articolandosi in un viaggio nei luoghi in cui tanti artisti hanno scelto di intervenire, delineando una perfetta integrazione tra arte contemporanea e territorio. E, infine, il tour si concluderà con una pausa pranzo nella Caffetteria del museo MADRE (primo piano) per gustare i piatti tipici della cucina campana rivisitati in chiave contemporanea.

Ecco nel dettaglio il programma:

Ore 10:00

Museo Archivio Laboratorio per le Arti contemporanee Hermann Nitsch

Vico Lungo Pontecorvo, 29, Napoli

Il Museo Archivio Laboratorio per le Arti contemporanee Hermann Nitsch è situato nel centro antico della città di Napoli, all’interno di un edificio di fine Ottocento costruito per ospitare un impianto di produzione di energia elettrica e destinato al Teatro Bellini. Ri-pensato come uno spazio di documentazione e approfondimento delle tematiche filosofiche, poetiche e visive sviluppate dall’artista austriaco Hermann Nitsch (Vienna 1938) in oltre trent’anni di attività, il museo viene inaugurato nel 2008 con la 54.malaktion. Per celebrare i sette anni dalla sua apertura, il Museo Nitsch di Napoli propone un cambio radicale della sua collezione: Arena. Opere dall’opera, evento straordinario che presenta infatti, un’ampia raccolta di “relitti” provenienti dalle azioni teatrali dell’artista viennese dagli anni Sessanta ad oggi, di cui è stato costante testimone e mecenate Giuseppe Morra, declinando l’arte attraverso peculiari progettualità socio-culturali. Opere dall’opera intende analizzare la genesi, lo sviluppo e il significativo legame con l’Orgien Mysterien Theater (Il teatro delle Orge e dei Misteri) fondato da Nitsch nel 1957, opera d’arte totale, che ne include tutta la filosofia e la pratica artistica. I “relitti” esposti, pur collegati al momento performativo da cui discendono, vanno intesi come possibilità di rivisitare l’aura di suggestione e culto che attraversa questi oggetti percorsi da forte sensualità, rimandi e suggestioni. Su tavoli e grandi pedane, con una precisione cartesiana, Nitsch allinea e organizza materiali caldi e freddi, naturali e artificiali, montando assieme le tracce del sangue e delle sostanze organiche delle performance, con il nitore limpido dei cubetti di zucchero o la perfezione glaciale degli attrezzi chirurgici; “un’ideale sintesi unitaria del lavoro” come li definisce Nitsch.

Ore 11:00

Metro-Art -ANM

Le Stazioni dell’Arte della metropolitana di Napoli costituiscono uno degli esempi più interessanti di museo decentrato e diffuso su un’intera area urbana. Una collezione pubblica costituita da oltre 200 opere site-specific, con un percorso espositivo aperto e distribuito, che offrono a tutti i cittadini campani e ai turisti la possibilità di un incontro diretto, nel loro quotidiano, con l’arte contemporanea.

 

Stazione Toledo

via Toledo

Al primo piano della “Stazione più bella d’Europa”, progettata da Oscar Tusquests, sono integrati nelle architetture contemporanee i resti della cinta muraria di età aragonese, rinvenuti durante i lavori di scavo. I grandi mosaici di William Kentridge, le Olas a rilievo di Oscar Tusquets, l’immersione sottomarina di Bob Wilson, l’intervento di Achille Cevoli By the sea… you and me, e Men at work, sono le installazioni artistiche di questa stazione. I colori dei rivestimenti cambiano man mano che si procede in profondità: dal nero si passa a tonalità calde e dorate, fino ai mosaici azzurri, che indicano la discesa sotto il livello del mare. Si arriva così alla monumentale hall sotterranea, in cui domina il fascino del Crater de luz, il grande cono che attraversa tutti i livelli della stazione. Al suo interno è Relative light, un suggestivo gioco di luci LED programmate da Bob Wilson.

 

Stazione Dante

Piazza Dante, Napoli

 

Il progetto di Gae Aulenti per la stazione di Piazza Dante ha riguardato anche la risistemazione urbanistica della piazza, nel rispetto dell’impianto settecentesco. Gli interni sono scanditi da geometrie modulari e accolgono le opere d’arte di alcuni protagonisti della scena internazionale. Nell’atrio sono installate Luce-Grigio e Frammenti di un autoritratto anonimo, due tele di Carlo Alfano, e Queste cose visibili di Joseph Kosuth, un brano del Convivio di Dante Alighieri “scritto” con tubolari di neon bianco. La lunga parete del piano inferiore è occupata dall’installazione di Jannis Kounellis, mentre, al di sopra delle scale mobili, troviamo due versioni di Intermediterraneo di Michelangelo Pistoletto. Universo senza bombe, regno dei fiori. 7 angeli rossi, un lungo, coloratissimo mosaico di Nicola De Maria, accompagna la discesa verso il piano banchina.

 

Ore 13:00

Museo MADRE

Via Luigi Settembrini, 79, Napoli

 

Nel cuore storico di Napoli, i tre piani dell’ottocentesco Palazzo Donnaregina ospitano il MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina: 7200 mq di spazi espositivi, con installazioni site-specific, opere della collezione in progress Per_formare una collezione ed esposizioni temporanee. I partecipanti potranno visitare proprio il progetto espositivo Per_formare una collezione che nasce dal desiderio di condividere l’identità e la funzione della collezione museale oggi, quale strumento di riflessione critica, educazione e narrazione multipla, cui sono chiamati a partecipare gli artisti e il pubblico, insieme a critici, collezionisti, galleristi e altre istituzioni. Sarà possibile, inoltre, scoprire a pochi giorni dalla sua presentazione l’opera Cittàlimbo Archives (2015) di Brigataes, prodotta dalla Fondazione Banco di Napoli e dal 10 giugno entrata a far parte della collezione permanente del museo nell’ambito del nuovo progetto 2016 Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania #2. Sigla di produzione estetica creata da Aldo Elefante nel 1992, Brigataes ha realizzato installazioni multimediali, opere video, azioni performative, interventi urbani in cui, con approccio ironico ed esiti paradossali, si mette in questione la posizione dell’artista e il significato stesso dell’arte nella cultura contemporanea. In Cittàlimbo Archives, su una decina di monitor televisivi sparsi fra i diversi piani del museo campeggiano i volti di uomini e donne, tracce video mute trasmesse in loop. Nella sala di lettura della Biblioteca, al primo piano del museo, l’opera assume l’aspetto di un possibile archivio unitario: al centro di un gruppo di monitor televisivi (alcuni accesi con effetto flickering, altri spenti), un monitor trasmette le stesse tracce video ma, in questo caso, con l’audio attivato: utilizzando un trackpad, sarà possibile per il visitatore interagire con la “schermata” che compare sul monitor centrale e selezionare il “programma” da seguire. In realtà non si tratta né di “programmi televisivi” né di “schermate di computer”, ma di documenti di un archivio audio-video in formazione, oscillante fra passato e presente, storia e storie, critica e storytelling, che ci restituisce le testimonianze dal vivo dei protagonisti (artisti, critici, curatori, galleristi, collezionisti) che hanno concepito e prodotto, scritto ed esposto, diffuso e collezionato la storia dell’arte a Napoli e in Campania dal 1950 al 1980. In questo modo Cittàlimbo Archives si dispone come un ipertesto della collezione stessa del museo, fornendole non solo il supporto di una documentazione contestuale, ma dando polifonicamente la parola ai protagonisti stessi della storia dell’arte a Napoli e in Campania.

 

Ore 13:30

Caffetteria del museo MADRE

Il tour si conclude con una pausa pranzo che trasforma l’area Caffetteria del MADRE in uno spazio di intrattenimento all’insegna dell’arte e della tradizione culinaria locale, occasione per assaporare i prodotti della filiera enogastronomica campana, rivisitati in chiave contemporanea.

 

2. Kounellis, Dante (ph. L. Romano)1. Alfano, Dante (ph. F. Donato)

 

LA TERRA IN UNA STANZA. UNA WUNDERKAMMER PER I FRATELLI SCUB PRESSO LA GALLERIA ESSEARTE

Si inaugura sabato 11 giugno alle ore 18 la mostra La terra in una stanza. Una wunderkammer per i fratelli SCU8 a cura di Pasquale Ruocco presso la Galleria Essearte. A sette anni da “Maninarte”, mostra allestita nel 2009 presso Castel dell’Ovo, gli SCU8 tornano con un nuovo e complesso progetto. All’interno della galleria troverà luogo uno spazio a metà strada tra la wunderkammer e una stanza degli orrori dove, più che meraviglie dell’ingegno umano o bizzarrie naturali, saranno ospitati incubi e visioni del mondo contemporaneo. Coniugando, come sempre, l’abilità nel modellare l’argilla ad un approccio critico e sarcastico nei confronti della società, del mercato, del sistema dell’arte, della politica, gli SCU8 ‘giocano’, per l’occasione, con l’idea di una città, Napoli, distrutta in meno di un minuto da un incredibile cataclisma capace di stravolgere tutto lasciando dietro di sé morte, distruzione, immagini e corpi da curare e conservare. In questo senso il progetto si articolerà nel tempo, sarà un work in progress, quasi a fare della galleria un ricovero per i sopravvissuti, un porto sicuro dove rifugiarsi e meditare, arricchendosi di nuove opere e di eventi secondo un calendario che verrà comunicato di volta in volta. Attorno alla gigantografia di una pagina del quotidiano «Il Mattino» intitolata “Troppo Tardi”, chiaro riferimento alla più celebre opera realizzata da Andy Warhol in occasione del terremoto del 1980, i fratelli SCU8 svilupperanno un paesaggio fatto di facce esplose, di braccia, di gambe, di teste accumulate come rifiuti, di drammatiche torri umane, mentre un Superpulcinella post apocalittico si erge a unica speranza per l’umanità. Si tratterà di un percorso tra inediti e opere storiche, tra visioni sardoniche e momenti di riflessione sulla fragilità della vita nostra e del mondo che viviamo.  Il catalogo della mostra verrà presentato in occasione del finissage.

 

L’OPERA CITTA’LIMBO ARCHIVES DI BRIGATAES ENTRA NELLA COLLEZIONE DEL MUSEO MADRE

Venerdì 10 giugno alle ore 18.00 vi sarà presso il Museo Madre di Napoli la prestazione  dell’ opera Cittàlimbo Archives di Brigataes che entra nella collezione del MADRE nell’ambito di Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania oltre all’ artista Aldo Elefante interverranno Daniele Marrama, Pierpaolo Forte e Andrea Viliani. Sigla di produzione estetica creata da Aldo Elefante nel 1992, Brigataes ha realizzato installazioni multimediali, opere video, azioni performative, interventi urbani in cui, con approccio ironico ed esiti paradossali, si mette in questione la posizione dell’artista e il significato stesso dell’arte nella cultura contemporanea. Cittàlimbo Archives (2015) è l’opera di Brigataes, prodotta dalla Fondazione Banco di Napoli, a cura di Andrea Viliani, nell’ambito del nuovo progetto 2016 dedicato dal MADRE alla formazione progressiva della collezione del museo, con particolare riferimento alle pratiche dell’archivio: Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania, confermando così la natura performativa, agita e mutevole, condivisa e comunitaria, relazionale e dialogica della collezione del museo campano d’arte contemporanea, volta a sondare, esplorare, documentare e mettere in azione energie anche non ortodosse, sconfinamenti linguistici, disciplinari e metodologici.. L’opera Cittàlimbo Archives (2015) occupa uno spazio-tempo diffuso e liminare all’interno del museo, inserendosi non solo nelle sale espositive – dove entra in dialogo con le altre opere del progetto Per_formare una collezione – ma anche nelle aree di servizio del museo stesso (Biblioteca e spazi vari, piano terra, primo, secondo e terzo piano). Su una decina di monitor televisivi sparsi fra la biglietteria e la libreria, l’ingresso, la caffetteria, le sale del secondo piano, i bagni, le scale di raccordo fra i piani, campeggiano i volti di uomini e donne, tracce video mute trasmesse in loop. Nella saletta di lettura della Biblioteca al primo piano, l’opera assume l’aspetto di un possibile archivio unitario: al centro di alcune pile di monitor televisivi (alcuni accesi con effetto flickering, altri spenti), un monitor trasmette le stesse tracce video intraviste visitando il museo ma, in questo caso, con l’audio attivato: sedendosi su una poltrona, e utilizzando un Trackpad, è possibile per il visitatore del museo interagire con la “schermata” che compare sul monitor centrale e selezionare il “programma” da seguire. In realtà, questi di Brigataes, non sono né “programmi televisivi” né “schermate di computer”, ma documenti di un archivio audio-video in formazione, oscillante fra passato e presente, Storia e storie, critica e storytelling. Raccogliendo le testimonianze dei protagonisti (artisti, critici, curatori, galleristi, collezionisti) che hanno concepito e prodotto, scritto ed esposto, diffuso e collezionato la storia dell’arte a Napoli dal 1950 al 1980, Cittàlimbo Archives  si dispone come un ipertesto della collezione stessa del museo, fornendone non solo il supporto di una documentazione contestuale, ma dando la parola – con tutto il portato di apertura e ambiguità che ciò comporta, anche rispetto alla distanza critica propria della funzione museale – ai protagonisti stessi. Le loro storie sono quelle che, a Napoli, hanno contribuito a costituire la Storia dell’arte di tre decenni. A partire dal 2010, Brigataes ha registrato un centinaio di queste testimonianze che, nel loro caleidoscopico insieme, compongono appunto quella che nel frattempo è diventata la Storia dell’arte contemporanea a Napoli: accumulando una memoria plurima, intersoggettiva e fluttuante fra dato storicizzato e opinione personale, strategia consapevole e rimozione inconsapevole, Brigataes ha posto le proprie domande durante vere e proprie visite,  innescando reazioni e attivando meccanismi di racconto diversificati. I quali, nel loro insieme, restituiscono la complessità di momenti storici e di un ambiente culturale determinanti sia per la trasformazione dell’arte italiana del secondo Novecento sia per l’identità stessa del museo MADRE, deputato a conservarli e trasmetterli. Cittàlimbo Archives riscrive in questo modo la neutralità dell’archivio come un racconto a più voci, composto tanto dalle storie individuali quanto dalle relazioni fra queste storie, frammenti di una possibile Storia generale in cui il singolo documento si fa vettore di una conoscenza dialogica e diacronica. E se, per Brigataes, “non c’è arte senza opere, ma non c’è opera senza produttore e contesto”, Cittàlimbo Archives si fa collezione non di opere (oggetti), ma di persone (soggetti), configurando il MADRE come “museo di esistenze”, e non solo “di documenti artistici”.  Cittàlimbo Archives è di per sé un archivio caldo, realizzato “con una videocamera tenuta faticosamente a spalla, senza far uso di tutti quegli strumenti – cavalletto/luci/microfono esterno – che creano distanza fra il soggetto e l’oggetto” della ricerca. Seduti di fronte, quasi sospinti a una temporanea intimità, il testimone e chi ne raccoglie la testimonianza, il passato e il presente, si incontrano. Nelle sue assonanze con l’arte memoriale consapevole del suo possibile fallimento e sparizione di Christian Boltanski, o con le tassonomie di Bernd e Hilla Becher in cui ciò che si archivia si salva tramite una procedura di acquisizione in memoria, Cittàlimbo Archives rintraccia e ricarica anche pratiche e supporti storici della video-arte, quando essa praticava, fra gli anni Sessanta e Ottanta (gli stessi ripercorsi da Cittàlimbo Archives) un uso massiccio di apparecchi televisivi quale materia prima delle installazioni. Come nelle opere di Nam June Paik con i loro schermi a tubo catodico, simili all’opera presente nella collezione del museo, quelli che ritroviamo nella nostra visita sono “televisori, vecchi e profondi, che restituiscono un corpo alle immagini sottili del video, reperti archeologici animati, pezzi di un altro tempo”, che ti attirano dal tuo presente verso di loro per segnalarti l’attualità dell’archivio. Antinomie continue, come c’era da aspettarsi da Brigataes, che torna ad esporre al museo MADRE, nel contesto della collezione permanente, dopo la mostra personale No Lives Were Lost del 2009. La sigla Brigataes, nella sua assonanza con una denominazione destabilizzante quale quella di “brigata”, plasma e ridefinisce esplicitamente, fin dall’inizio degli anni Novanta i limiti antinomici di razionalità ed irrazionalità, caos e disciplina, esprimendo le potenzialità di stati conoscitivi e di azione sospesi, ipotetici o dubitativi: nella teorizzazione della psicanalisi freudiana l’Es (Id) è del resto l’istanza inter-psichica più arcaica e che contiene tanto le spinte pulsionali erotiche (Eros) quanto quelle autodistruttive (Thanatos). Partendo dall’istanza che “l’unica arte possibile, oggi, è la produzione di storie dell’arte, individuali o collettive, reali o immaginarie”, Brigataes costruisce, attraverso i suoi progetti, i capitoli di una narrazione sociale, politica, economica culturale che riscrive, approfondendola, la realtà stessa, definendo i contorni labili di una personalità artistica che appartiene a una storia dell’arte parallela, in cui la memoria reale, o condivisa, è la premessa di una memoria fittizia, o singolare, e in cui l’arte non consiste solo in ciò che è, o è stata, ma anche in ciò che l’arte avrebbe potuto essere, o che potrebbe diventare. Questo rapporto narrativo, o performativo, con la dimensione storica – che combina il “prelievo di elementi della produzione artistica universale” con la “documentazione di vite d’artista” – è la matrice di opere come la prima installazione, Deja vu. Capodanno 1870 in villa Mamontov ad Abramtsevo (1992), in cui i membri della Brigataes rappresentano se stessi su pannelli fotografici di grandi dimensioni come Peredvizhniki (ovvero Itineranti o Ambulanti, gruppo di artisti realisti russi della seconda metà del XIX secolo), o l’installazione presentata nel 2015 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Il più grande artista del mondo, che documenta con realistico dettaglio un ritrovamento archeologico e una scoperta antropologica novecenteschi a Cuma ma, in realtà, mai avvenuti. L’intervento di Brigataes al MADRE è il risultato di un’importante e inedita collaborazione fra Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e la Fondazione Banco di Napoli, che ha prodotto Cittàlimbo Archives destinandola alla collezione del museo MADRE. Esplorando le modalità con cui immagazziniamo e trasmettiamo la memoria e la storia, e dunque, innanzitutto, registriamo, conserviamo, archiviamo, Cittàlimbo Archives è perciò occasione anche per riflettere su quanto le funzioni connesse alla documentazione siano costitutive non solo alla vita ed alle relazioni umane, ma anche alle funzioni di due istituzioni deputate a conservare e valorizzare la storia della comunità a cui, storicamente, ogni giorno si rivolgono. Il museo MADRE collabora quindi con la Fondazione Banco di Napoli presentando al pubblico un’opera in grado di evidenziare e condividere le funzioni di entrambe le istituzioni, nella consapevolezza che questa occasione è solo la prima di una relazione che andrà consolidata e strutturata per perdurare e svilupparsi nel tempo.  Testimonianze in Cittàlimbo Archives: Vito Acconci, Flavia Alfano, Anna Amelio, Mathelda Balatresi, Nanni Balestrini, Renato Barisani, Enzo Bergamene, Rosario Boenzi, Ferdinando Bologna, Achille Bonito Oliva, Michele Bonuomo, Giannetto Bravi, Enrico Bugli, Peppe Capasso, Dina Carola, Renato Carpentieri, Geppino Cilento, Franco Cipriano, Francesco Clemente, Paola Colacurcio, Pasquale Coppola, Vitaliano Corbi, Salvatore Cotugno, Enrico Crispolti, Vincent D’Arista, Riccardo Dalisi, Renato De Fusco, Vincenzo De Simone, Armando De Stefano, Lucio Del Pezzo, Antonio Dentale, Bruno Di Bello, Gerardo Di Fiore, Carmine Di Ruggiero, Baldo Diodato, Ernesto Esposito, Renato e Liliana Esposito, Fabio Donato, Luciano Ferrara, Luigi Paolo Finizio, Mario Franco, Mario Guida, Nicola Incisetto, Arcangelo Izzo, Ernesto Jannini, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Graziella Lonardi Buontempo, Nino Longobardi, Giuliano Longone, Luigi Mainolfi, Teresa Mangiacapra, Giuseppe Manigrasso, Giuseppe Mannajuolo, Giuseppe Maraniello, Stelio Maria Martini, Lello Masucci, Aldo Masullo, Rosaria Matarese, Luigi Mazzella, Peppe Morra, Giuseppe Napolitano, Hermann Nitsch, Riccardo Notte, Mimmo Paladino, Salvatore Paladino, Rosa Panaro, Giulio Paolini, Peppe Pappa, Mario Persico, Salvatore Pica, Antonio Picardi, Mariantonietta Picone Petrusa, Felice Piemontese, Giuseppe Pirozzi, Gianni Pisani, Mimma Pisani, Bruno Pisaturo, Gigi Piscitelli, Ugo Piscopo, Amato Rak, Giuseppe Rescigno, Carmine Rezzuti, Clara Rezzuti, Maria Roccasalva, Lia Rumma, Mimma Russo, Mimmo Scognamiglio, Quintino Scolavino, Ninì Sgambati, Aurora Spinosa, Nicola Spinosa, Tony Stefanucci, Ernesto Tatafiore, Angela Tecce, Angelo Trimarco, Lucia Trisorio, Lea Vergine, Franco Visco, Salvatore Vitagliano, Elio Waschimps, Giuseppe Zevola. Tra le mostre personali di Brigataes ricordiamo: Artists’ Serial Killer, Neon, Bologna (1997); Forever, Care of, Cusano Milanino (1998); ES Dispenser, Viafarini, Milano (2000); Memories, Placentia Arte, Piacenza (2001); Artista volante non identificato, Palazzo Massari, Ferrara (2002); Invasion of the Body Artists, Changing Role, Napoli (2004); I Have a Dream, Maschio Angioino, Napoli (2005); No Lives Were Lost, Madre, Napoli (a cura di Mario Codognato, 2009); Il più grande artista del mondo, Museo Archeologico Nazionale, Napoli (2015). Tra le mostre collettive: Storie, Galleria Veravitagioia, Napoli (1995); Aperto Italia ’97, Trevi Flash Art Museum, Trevi (1997); Arte x tutti, Palazzo Soave, Codogno (1997); Fuori uso, Mercato ortofrutticolo, Pescara (1998); La coscienza luccicante, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1998);Fuori dalle righe, Galleria Continua, San Gimignano (1999); PS1 Italian Selection, Cittàdellarte, Biella (1999); Il possibile dal punto zero, Fondazione Ambrosetti, Brescia (2003); On Air, Galleria d’arte moderna, Monfalcone (2004); Troubled Times, Museo della guerra per la pace, Trieste (2004); Premio Terna 02, Tempio di Adriano, Roma (2009). Nel 1998 il PS1 Italian Bureau seleziona Brigataes fra i dieci artisti rappresentanti l’Italia.

 

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